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Idee. La filosofia spiegata dai bambini

Non si diventa davvero filosofi prima dei quarantacinque anni. Almeno così sostiene Aristotele. Ma già Epicuro, di poco più giovane, la pensa diversamente e nella Lettera a Meneceo ritiene che non sia mai troppo presto per cominciare a filosofare. Quasi duemila anni dopo gli tiene bordone Montaigne che, nel capitolo XXVI dei suoi Saggi, reputa che gli uomini possano farlo già quando sono accuditi dalla balia. Se il precettore di Alessandro Magno l'avesse avuta vinta probabilmente Matthew Lipman, agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, non avrebbe tenuto a battesimo, nel suo nativo New Jersey, la "Philosophy for Children".Inizialmente il logico della Columbia University cercava qualcosa di apparentemente modesto: dotare gli adolescenti in età scolastica di strumenti per ragionare meglio. Erano, quelli, gli anni della controcultura e delle rivolte studentesche, che lo studioso americano non vedeva di buon occhio. A colpirlo erano però le difficoltà incontrate dai ragazzi nell'argomentare in maniera coerente le loro posizioni. Voleva insegnare a pensare. Da allora di acqua ne è passata e la filosofia rivolta ai bambini ha conquistato sempre più spazio. 

Lo prova la terza edizione degli "Stati generali della filosofia per bambini 2017" prevista per lunedì 15 maggio a Milano presso le Gallerie d'Italia in Piazza della Scala a partire dalle ore 14.30. Intorno alla tavola rotonda sederanno Anna Pironti, Fabio Minazzi, Veronica Ponzellini, Massimo Temporelli, Paola Bocci, Matteo Ordanini e Dorella Cianci moderati da Monica Guerra. Ilaria Rodella, tra gli organizzatori dell'appuntamento insieme al suo compagno di avventure dei Ludosofici Francesco Mapelli, non è stupita dal successo «perché il bambino da subito si confronta con le grandi domande». «Quando si imbatte in questi interrogativi - ci dice - occorre coinvolgerlo subito sfidando il vocabolario complesso della disciplina. Nel nostro approccio da ludosofi usiamo l'arte contemporanea come strumento per comunicare col bambino e rendere visibile qualcosa di invisibile». 

A soccorrere Rodella e Mapelli nei loro atelier arrivano Bruno Munari e Maria Montessori con le loro scatole tattili. «Da lì parte il nostro lavoro sull'identità come mostriamo Mapelli e io nel libro Tu chi sei (Corraini, pagine 112, euro 15,00). D'altronde Socrate non inizia a filosofare conoscendo se stesso?». Ai bambini si propone di costruire una scatola attingendo a materiali diversi per descrivere il proprio carattere. «Chi pensa di avere tratti dolci usa, per esempio, il cotone; altri con un temperamento spigoloso – continua Ilaria Radella – scelgono per descriversi il legno». Rifare lo stesso esercizio con gli stessi ragazzi dopo del tempo ha del sorprendente: la scatola sarà indubbiamente differente e loro cominceranno a riflettere su quanto esperienze e ricordi concorrano nel plasmare l'identità.

Da qui comincia la filosofia anche quella rivolta ai bambini che è però una galassia in fermento, con correnti e contrapposizioni. Per Nicola Zippel, autore del recente I bambini e la filosofia (Carocci, pagine142, euro 12,00), i limiti della metodologia di Lipman sarebbero evidenti. «Ridurre la filosofia ad argomentazione – dice ad Avvenire – sarebbe limitativo. Essa è molto di più. Eppoi il metodo di Lipman la astrae dal proprio contesto senza inquadrarla nella storia escludendo addirittura la figura del filosofo e introducendo quella del facilitatore».Zippel lavora con i bambini a partire dagli otto anni. «Fare filosofia con loro permette di avvicinarli alla disciplina. Non si tratta però di un esercizio fine a se stesso ma reintroduce la filosofia nella città sottraendola a una deriva astratta e specialistica in cui si avvita da un po' di tempo». Niente di strano praticarla già con i bambini che «sono portatori di una logica più onesta, più semplice e consequenziale tanto quanto quella degli adulti». Loro «hanno solo bisogno di ordinare le proprie strategie di pensiero». Che «l'infanzia sia un luogo della filosofia» lo conferma Paolo Perticari, pedagogista dell'università di Bergamo, e promotore della prima sperimentazione mondiale nella scuola dell'infanzia l'Uccello filosofia (Edizioni Junior) un libro ideato dall'artista Jacqueline Duhême le cui illustrazioni sono chiosate da estratti tratti dalle opere di Gilles Deleuze. Per il filosofo francese era uno dei suoi libri preferiti perché era un «libro non fatto ma che si faceva – spiega Perticari – attraverso l'esperienza di dialoghi filosofici autogestiti dai bambini con la guida delle insegnanti». 

«Fare filosofia con i bambini – conclude – vuol dire recuperare una dimensione importante del bambino, che è la dimensione del pensiero, spesso più fresco di quello degli adulti. Per questo dai bambini proviene all'adulto che lo sa cogliere un insegnamento a cui difficilmente può rinunciare». Insomma i bambini non sono estranei alla filosofia ma anzi, e su questo concordano tutti, questo antico sapere può contribuire a renderli cittadini di domani responsabili e soprattutto liberi.
avvenire

Dibattito. Musei ecclesiastici, forzieri o cantieri? La sfida dell'identità

È considerato un documento fondamentale: ma quanto della Lettera circolare sulla funzione pastorale dei musei ecclesiastici, emanata nel 2001 dalla Pontificia commissione per i Beni culturali della Chiesa, ha trovato reale attuazione? E come può essere integrata e aggiornata alla luce delle trasformazioni che investono, anche in modo drammatico, la società? Sono le domande al centro del convegno organizzato dall’Associazione dei musei ecclesiastici italiani (Amei) e dall’Università Gregoriana, in programma domani a Roma nelle aule dell’ateneo pontificio. Convegno che vedrà l’introduzione di Nunzio Galantino, segretario generale della Cei.
«La Lettera è stata scritta con una forte capacità di guardare avanti» commenta Domenica Primerano, direttrice del Museo diocesano tridentino e presidente di Amei. «È un documento ampio e articolato, che analizza il museo ecclesiastico sotto molti punti di vista: dalle funzioni alla governance all’allestimento… Il tipo di museo che emerge non è un istituto di conservazione, ma che deve vivere nel rapporto con la comunità». Quale comunità, però? Rispetto a 16 anni fa la società è cambiata: «È un passaggio che richiede un aggiornamento. Oggi il nostro territorio è abitato da persone che provengono da Paesi diversi. Una realtà che i nostri musei conoscono quotidianamente, per esempio attraverso le scuole, e sulla quale siamo convinti sia necessario attivare una riflessione. Inoltre nella Lettera si parla di volontariato: che è certamente una risorsa, ma attenzione ad affidarvi in modo esclusivo la vita del museo, ci sono a rischio competenze e continuità». 
Da questo punto di vista Primerano lancia un allarme: «Accanto a casi di diocesi che credono e investono nei progetti, stiamo registrando un diffuso ritirarsi dall’impegno. Riceviamo molte segnalazioni di riduzioni o mancati rinnovi di contratti a conservatori, chiusure dei servizi della didattica, tagli delle ore di apertura. Ma sguarnendo il personale viene meno la possibilità dare corso a quanto indicato dalla Lettera. Se negli ultimi anni abbiamo assistito alla crescita dei musei ecclesiastici, ora temiamo che il processo virtuoso si possa fermare». 
Non è per fortuna quanto sta accadendo a Reggio Calabria, dove il Museo diocesano “Monsignor Aurelio Sor-È rentino” ha aperto nel 2010 e sta diventando un punto di riferimento. Un percorso iniziato nel 2002 grazie «all’avvio del progetto museografico con incontri, scambi e confronti in seno ad Amei, facendo frutto di esperienze più longeve» racconta la direttrice Lucia Lojacono. «Un percorso al quale hanno collaborato più figure professionali, dallo storico dell’arte all’architetto museografo, dal liturgista al teologo, attenendosi a quanto indicato nella Lettera, documento che per noi è stato un vero e proprio vademecum». Un museo di piccole dimensioni – ma «la consapevolezza della necessità di ampliarne gli spazi è ormai chiara e prossima a soluzione» – che, però, opera secondo gli standard attuali, a partire dalla didattica, «in un contesto certo non facile. Il museo deve molto al contributo annuale dell’8x1000, che integra l’investimento da parte della curia diocesana, la quale mostra una crescente sensibilità verso necessità e potenzialità del museo. Attenzione e fiducia che vediamo aumentare anche nel territorio diocesano: da privati e da parrocchie cominciano a pervenire spontaneamente donazioni o affidamento di opere in deposito. Il Museo diocesano è sempre più avvertito come un “bene comune”». 
A Reggio Calabria il Museo diocesano è parte attiva del tentativo di costruire una rete che proponga un’offerta turistico- culturale integrata nella città sullo Stretto. A Susa don Gianluca Popolla ha fatto di “rete” una parola d’ordine: il Centro culturale diocesano coordina la biblioteca, l’archivio storico e il Sistema museale diocesano, ramificato nel territorio. Ha fondato la Cooperativa Culturalpe ed è tra gli ideatori di “Tesori d’arte e cultura alpina”, che con associazioni, enti pubblici e fondazioni bancarie promuove la tutela e la valorizzazione della valle per rendere economicamente sostenibile lo sviluppo culturale e sociale delle comunità locali. «A Susa – dice – abbiamo scelto di costruire un sistema museale per rispettare la complessità del territorio e stimolare le comunità nel gestire e valorizzare il proprio patrimonio. All’inizio è stato difficile, perché la valle è grande e le comunità poco abituate a condividere il lavoro. Nel tempo si è creato un bel gruppo di volontariato culturale e grazie alla formazione è cresciuto il loro livello di responsabilità». Ma per Popolla la sfida non è conservare: «Il patrimonio culturale non è ciò che viene esposto per i turisti, ma custodito come memoria della comunità perché possa costruire un futuro. Magari diverso dal passato, ma generato da quel Dna». 
Una linea che Popolla, incaricato regionale per i beni culturali ecclesiastici, propone a tutto il Piemonte: «Le 17 diocesi promuovono il patrimonio culturale come strumento di inclusione sociale, una tipologia di welfare attraverso la cultura che stimoli il dialogo interreligioso. Il museo ecclesiastico oggi deve essere la sorgente identitaria capace di generare memorie aperte. E deve essere un museo “resiliente”, che renda le nostre comunità mature, non spaventate da un nuovo che entra nei nostri territori». Eppure la coscienza del museo non come semplice rassegna di bellezza ma come strumento culturale è ancora poco diffusa: «Da una parte – prosegue Popolla – abbiamo sacerdoti impegnati, ma che vivono la frattura tra sociale e cultura. Non riescono a capire come questa possa essere uno strumento di inclusione. Dall’altra, invece, sacerdoti che vivono la cultura in senso conservatore, come i mattoni del muro che consente di fermare il tempo. Ma c’è un altro elemento da considerare: anche molti sacerdoti italiani di domani saranno persone provenienti da altri continenti. E anche loro avranno bisogno di una mediazione culturale per custodire questo patrimonio». 
Per “risintonizzare” i musei ecclesiastici occorre affinare gli strumenti. Anche prendendoli a prestito dal mondo dell’impresa culturale: «Ma non per monetizzare i risultati, quanto per rendere più efficaci ed efficienti i processi che portino al raggiungimento dei fini postisi da un ente religioso » spiega Stefano Monti, docente alla Gregoriana di Management delle organizzazioni culturali e partner di Monti&Taft. «In un’epoca ambigua tra laicismo tecnologico e fondamentalismi, il patrimonio culturale religioso assume rilevanza eccezionale. Oggi più che mai le istituzioni culturali religiose dovrebbero interrogarsi sulla gestione per migliorare l’impatto spirituale del loro operato». Se c’è una povertà materiale a cui far fronte, ce n’è anche una spirituale e culturale, non meno grave, che rischia invece di essere negletta: «C’è una enorme domanda di spiritualità nel consumo culturale occidentale, un dato in crescita costante. È un’istanza davanti alla quale il patrimonio culturale religioso non può trovarsi impreparato». 
avvenire

Verbania Lago Maggiore Le nuove sfide di LetterAltura: “Eventi e legame coi giovani”

Cambio al vertice di LetterAltura, l’associazione che organizza il festival estivo tra Lago Maggiore e le valli del Vco: dopo un anno - erano state elette il 13 settembre 2014 - si dimettono la presidente Roberta Costi e la vice Carla Merlo. Al loro posto subentrano Karim Fael, a cui è ora affidata la presidenza, ed Elisa Cristina. «Bisogna dare spazio ai giovani” è la spiegazione dell’associazione.  
Fael, 38 anni, e Cristina, 37, facevano già parte del direttivo, che oggi comprende anche il tesoriere Umberto Gallo, i consiglieri Michele Airoldi, Daniela Fornaciarini, Danila Tassinari e il segretario Carlo Zanoni.  

«Eredito un ottimo lavoro e non ci saranno rivoluzioni - dice Fael -. Per organizzare il festival c’è tempo, mentre ora ci concentriamo sull’associazione che per la città è una realtà culturale importante. Prevediamo di inserire appuntamenti che vadano oltre il programma di LetterAltura: proseguiremo la parentesi “off” dedicata ai giovani introdotta l’anno scorso e intensificheremo le proposte con “eventi ponte” prima del festival di giugno. L’altro obiettivo è stringere un legame con le scuole per sensibilizzare alla lettura i più piccoli». 
lastampa.it

10 Musei a misura di bambino Dai laboratori ai corsi creativi, gli indirizzi che piacciono ai piccoli e incuriosiscono gli adulti

E’ il luogo perfetto dove imparare divertendosi: nell’ex area industriale di Bagnoli a Napoli è rinata, dopo un periodo di chiusura, la Città della Scienza che ospita due nuovi musei, Corporea e Dome. I 5mila metri quadrati di superficie espositiva di Corporea, interamente dedicata al corpo umano, alla prevenzione e alla salute, consentono di compiere un viaggio dentro se stessi camminando nelle vene e nelle arterie e sbucando nelle vie biliari. Il percorso di visita, diviso in 14 isole tematiche - dall’apparato cardiocircolatorio a quello digerente – è arricchito da postazioni interattive, esposizioni, macroinstallazioni, video immersivi, esperienze di realtà virtuale e sperimentazioni dirette. Science Center, invece, ospita il Dome, un avanzato planetario tridimensionale con una cupola dal diametro di 20 metri, 120 posti a sedere e tecnologie di ultima generazione: grazie a effetti audio, filmati e proiezioni spettacolari si ripercorre la storia dell’astronomia e delle prime navicelle spaziali e si sondano i misteri dell’universo. Nel museo c’è anche uno spazio dedicato al mondo dell’infanzia, Officina dei Piccoli, dove i bambini giocano, imparano e si divertono. Ogni weekend il museo propone un ricco programma di attività di animazione e laboratori; sono previsti, inoltre, sconti e agevolazioni per le famiglie. Informazioni: www.cittadellascienza.it
Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci, Milano E’ lo storico museo tecnologico di Milano che piace ai grandi e ai bambini: diviso in 28 sezioni che vanno dall’informatica all’astronomia, dalla ricostruzione di alcune macchine di Leonardo ai laboratori interattivi, il museo ospita attività educative, workshop e progetti didattici sempre nuovi per stimolare l’apprendimento, la sperimentazione e la curiosità anche dei bambini più piccoli. Così nei laboratori, per esempio, perfino la chimica diventa affascinante se si può sperimentare tra fiamme, cartine e soluzioni per scoprire le proprietà delle diverse sostanze. Nell’area nanotecnologie i più grandi, invece, incontrano i ricercatori dell’Università degli Studi di Milano che lavorano nel laboratorio del Museo e che nei weekend spiegano cosa è una nano-particella e molto altro. Tante sono le attrazioni che incuriosiscono e due in particolare: il sottomarino Enrico Toti, da visitare indossando un elmetto, e il simulatore di volo di un elicottero. Per informazioni sul calendario delle attività e sui prezzi: www.museoscienza.org Galata-Museo del mare, Genova Il museo del mare al porto di Genova offre la possibilità di approfondire la vita e la storia della navigazione attraverso 17 sale. E’ un affascinante viaggio alla scoperta delle avventure dell’uomo in mare grazie alle sale interattive che spiegano la storia delle traversate e del commercio via mare, dall’antichità ai giorni nostri, e alle riproduzioni in scala naturale di alcune imbarcazioni, come la galea genovese del Siecento e un brigantino-goletta dell’Ottocento. Suggestive sono la sala della tempesta in 4D con una simulazione al largo di Capo Horn e la sezione dedicata ai transatlantici con carte nautiche storiche e virtuali; imperdibili sono anche la sezione dedicata al sommergibile Nazario Sauro, la prima nave-museo visitabile in acqua, che permette di riviverne la vita a bordo, e la sala della grande traversata oceanica dei migranti italiani negli Stati Uniti, Brasile e Argentina. Il museo, inoltre, prevede numerosi eventi e mostre tematiche interattive. Per informazioni: www.galatamuseodelmare.it
Immaginario Scientifico, Trieste E’ un museo interattivo dove giocare, capire e tenersi aggiornati sulla ricerca scientifica e tecnologica. Basato sulla concezione dell’apprendimento attraverso il gioco il museo di Trieste, a ridosso del parco di Miramare, ha creato percorsi tematici in diverse sezioni - Fenomena, Kaleido, Cosmo e Demolab - che ospitano collezioni, grandi schermi e installazioni multimediali. Nell’area Fenomena, per esempio, ci sono tante “macchine da toccare” che svelano i principali fatti scientifici con esperimenti e dimostrazioni; lo spazio Kaleido è un ambiente multimediale che si rinnova sempre per offrire nuove esperienze, mentre Cosmo è un planetario con una cupola rigida dove un esperto spiega i misteri della volta celeste tra costellazioni, sistema solare e luna. Infine c’è Demolab, dove i partecipanti sono coinvolti direttamente in attività scientifiche. Per informazioni sugli eventi e sui prezzi: www.immaginarioscientifico.it
Explora- Museo dei bambini, Roma Si gioca tantissimo nei due piani del museo interattivo Explora, in via Flaminia a Roma, che promuove nei bambini un’attitudine esplorativa e curiosa nei confronti del mondo. E’ una città in miniatura dove i bambini fino ai 12 anni giocano a fare i grandi: al piano terra ci sono installazioni permanenti come il supermercato, la banca, il camion dei pompieri e l’area “Piccoli Exploratori”, mentre al primo piano ci sono la sezione dedicata alla mostra temporanea Mission Possible e lo spazio dedicato ai laboratori creativi, scientifici e costruttivi. Tra questi i due più richiesti sono l’Officina in cucina, un laboratorio dove i bambini impastano, stendono e mangiano i biscotti, e il percorso “Pesi e misure per capire il metro e il chilo”. All’interno della città, dove ogni gioco ha un bollino che indica la fascia d’età adatta, vengono organizzati eventi a tema, ma ci sono anche i campus estivi per accogliere i bambini durante le vacanze. Per maggiori informazioni e conoscere tutte le attività: www.mdbr.it
Muba, Milano E’ il museo dei bambini di Milano, un centro culturale e artistico che promuove la curiosità e l’immaginazione dei piccoli visitatori attraverso mostre interattive. “Imparare giocando, divertirsi imparando”: è questo l’intento del museo, inserito nella splendida cornice della Rotonda della Besana, complesso settecentesco che comprende l’ex chiesa di san Michele e il giardino racchiuso dal colonnato. All’interno del museo ci sono anche laboratori didattici e creativi permanenti come Remida Milano, che insegna a usare i materiali di scarto, e la mostra Colori, per scoprirli attraverso il gioco. Il museo, oltre ad avvicinare i bambini all’arte e alla lettura facendoli socializzare e giocare, propone un ricco calendario di eventi e mostre e la possibilità di organizzare feste a tema e campus estivi. Per maggiori informazioni:www.muba.it
Esapolis, Padova Il suo nome per esteso è il museo vivente degli insetti, dei bachi e delle api della provincia di Padova ed è il posto ideale dove scoprire l’immenso mondo di questi piccoli animali. Seguendo le orme degli antichi etologi, i giovani visitatori hanno la possibilità di ripercorrere uno dei rami più entusiasmanti della scienza e visionare molte specie di insetti: da quelli utili all’uomo, come i bachi da seta e le api, ai ragni e ai più grandi scarabei del mondo. Oltre alle mostre stabili il museo ospita esposizioni fotografiche e vari allestimenti che avvicinano al primo grande insettario d’Italia. Nel museo è possibile anche provare alcune delle più innovative tecnologie per entrare in contatto con il mondo degli insetti, grazie al cinema quadridimensionale, al teatro olografico e al chroma-key, tecnica che crea effetti speciali. Esistono anche laboratori d’approfondimento sotto la guida di un educatore e interattivi aperti al pubblico della domenica. Per informazioni:www.micromegamondo.com/it/musei-e-parchi/esapolis
La città dei bambini e dei ragazzi, Genova Il museo ligure, in collaborazione con La Cité des Enfants di Parigi, stimola la gioia della scoperta, il gioco e la socializzazione attraverso una serie di attività ed esperienze di ben 90 installazioni interattive. I più piccoli hanno a disposizione un’area dove ci sono un bosco da esplorare con prati, alberi, grotte, anfratti e casette, e un fiume da guadare per stimolare le attività psicomotorie e sensoriali; per i bambini dai 3 ai 5 anni, invece, ci sono un vero cantiere dove si costruisce indossando un elmetto, lo spazio “mani in acqua” con un grande grembiule impermeabile e un’area dedicata alle scoperte. La sezione per i più grandi, dai 6 ai 12 anni, offre la possibilità di misurarsi con il mondo e le sue leggi nascoste in modo pratico ma ci sono anche una cascata di sabbia e una parete digitale dove ci si può arrampicare. Per informazioni sul museo che fa parte del circuito Acquario Village: www.cittadeibambini.net
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia Tutte le domeniche nel prestigioso museo Guggenheim di Venezia si può accedere ai laboratori Kids Day, programma creativo rivolto ai bambini tra i 4 e i 10 anni, che introduce i piccoli visitatori all’arte moderna. Dalle 15 alle 16.30 i bambini vengono accompagnati in un breve tour del museo alla scoperta di una o più opere, a cui segue un laboratorio creativo nella biblioteca o nel giardino delle sculture. Per informazioni sugli argomenti dei laboratori:www.guggenheim-venice.it
Museo d’arte per bambini, Siena Nella piazza del Duomo di Siena, proprio davanti alla cattedrale, si trova santa Maria della Scala, un complesso museale che ospita una serie di collezioni che vanno dall’antichità nel museo archeologico nazionale all’epoca moderna nel centro d’arte contemporanea e al museo d’arte per bambini. Qui attraverso esposizioni, giochi e laboratori interattivi si cerca di avvicinare all’arte i bambini dai 4 agli 11 anni. Le opere esposte, dal periodo antico al contemporaneo, sono unite per argomenti e tipologie: pittura su tela o su tavola, fotografia, video, scultura e installazioni. Per informazioni su prezzi ed eventi: www.santamariadellascala.com/museo-darte-bambini
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Flessibili, ibridi e 4.0, ecco gli hotel del futuro

Flessibile, ibrido e 4.0: ecco l'hotel del futuro. Basta scrivanie, bagni piccoli e hall enormi. Sì a letti trasformisti e spazi di co-working. Con la quarta rivoluzione industriale che fonde e fa collaborare le macchine con uomini, robot, internet e intelligenza artificiale anche l'industria ricettiva e in turismo guardano avanti. A tracciare gli scenari futuri dell'hotellerie in occasione del più grande raduno di albergatori d'Italia, ovvero l'assemblea di Federalberghi iniziata venerdì a Rapallo, è Thomas Bialas, futurologo e innovatore e responsabile del progetto Future Management Tools di Cfmt.
    "La maggior parte degli alberghi - dice all'ANSA Bialas - sono stati concepiti e costruiti in un'epoca molto diversa da quella che stiamo vivendo. Era il tempo della civiltà industriale e del fordismo e c'era una netta divisione tra lavoro e tempo libero. Ora tutto è saltato e non c'è più nessuna separazione. Quanti lavorano tramite computer, telefoni e Ipad anche mentre sono in vacanza? Siamo davanti a situazioni ibride e destrutturate e gli spazi ricettivi devono adeguarsi".
    La prima cosa da defenestrare? La scrivania... "E' - dice - totalmente inutile negli hotel. Quanti la usano ancora? Ormai i nuovi device permettono di scrivere per terra, seduti in poltrona, a letto. Non per niente nell'hotel Virgin di Chicago Richard Branson non ha avuto dubbi: meglio un letto trasformista, postazione ibrida che sia allo stesso tempo luogo per riposare e per lavorare".
    Rimanendo nella camere Bialas spiega: "I Millennials adorano le camere ampie con bagni importanti, magari con docce a vista al centro della camera, con elementi di design".
    Altra "durezza" da cambiare la rigidità degli orari: "Gli alberghi - dice - spendono molto per cose che ormai nessuno vuole più e sono restii a fornire quello che invece oggi è ricercato. Basta regole fisse, l'ospite deve poter dormire fino a tardi senza l'incubo del check out o arrivare quando crede.
    Anche gli orari della SPA, ormai luogo immancabile in una struttura alberghiera, deve essere flessibile. L'ospite deve poter trovare light lunch o spuntini a qualsiasi ora. Ormai si lavora a progetto e non si conoscono orari e luoghi fissi. E poi anche tutte quelle colazioni standardizzate possono essere sostituite da cibi particolari che richiamino il territorio.
    Ancora ricordo una colazione al settimo piano tutto a vetri del Radisson Blu a Roma: c'erano frittelle vegane di ceci, si potevano spremere le arance da soli...".
    Infine il lavoro: "Al posto di hall giganti con personale vestito come negli anni '60 - aggiunge - l'hotel del futuro offre spazi di co-working dove si può essere raggiunti anche da colleghi provenienti dall'esterno. Addirittura a Barcellona c'è l'Hotel Praktik Bakery che ospita una meravigliosa panetteria nella hall, che è aperta anche al pubblico esterno".
    Infine l'hotel come luogo di scambio: "A Berlino ad esempio - racconta - il Soho House è un hotel club che accoglie solo creativi, che possono aggregarsi scambiarsi idee e trovano miliardi di iniziative adatte a loro".
ansa

Vacanze rovinate? Ecco come difendersi

Vacanza sognata, vacanza conquistata. Ma se poi, invece dell'albergo a 4 stelle, ci ritroviamo in un B&B? E se passaporto in mano e crema pronta per essere spalmata, si rimane a terra all'aeroporto? Per non parlare di quei ''200 metri appena dal mare'', che li devono aver calcolati con i metri di un marziano se per arrivarci si deve noleggiare almeno un motorino. E poi piscine mai funzionanti, crociere con motonavi anteguerra, parchi gioco mai costruiti (e pensare che avevate scelto quel villaggio proprio per tenere occupati i bimbi), ristoranti sporchi, stanze già ''abitate'' da specie non umane e quella guida che avrebbe dovuto parlare in italiano, ma è da mezz'ora che vi spiega il Partenone in greco quasi antico. Altro che vacanza: per quanto l'abbiate sognata, preparata e, soprattutto pagata, quell'ambita settimana può trasformarsi in un vero incubo. E allora, prima di partire, è bene sapere che tutto ciò ha un nome: Danno da vacanza rovinata. ''Il termine 'vacanza rovinata' - spiega Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori - è usato per identificare il danno corrispondente al disagio psico-fisico subito dal turista per non aver goduto pienamente delle proprie ferie ed è ormai riconosciuto da anni come il diritto a ottenere un risarcimento nel caso in cui negligenze o ritardi non abbiano consentito di godere appieno delle proprie vacanze. I disagi più comuni? Ritardi aerei, strutture alberghiere inadeguate e bagagli smarriti''.
    Il risarcimento si può chiedere sia per il tempo di vacanza inutilmente trascorso che per l'irripetibilità dell'occasione perduta e i danni seguiti dal mancato godimento delle ferie, ad esempio stress, anche se più difficilmente quantificabili. Il tutto vale anche per le agenzie viaggi on-line, che il Codice del Turismo ha equiparato a quelle tradizionali. Ma attenzione, l'onere della prova sta al turista. Per farvi valere toccherà aguzzare l'ingegno e trasformarvi un po' in piccoli ''detective''. Prima cosa, quindi, partire sereni ma conservare tutto: ricevute di pagamento, brochure, cataloghi, assicurazioni, in particolare se si tratta di un viaggio tutto compreso. Serviranno a dimostrare cosa vi hanno promesso e fatturato (farete sempre in tempo a buttarli al ritorno). Se disgraziatamente la vacanza non andasse come stabilito, parola d'ordine è ''documentare''. Foto della spiaggia che non c'è, della rampa rotta da cui siete caduti rovinosamente, ma anche fatture di spesa, recapiti e dichiarazioni di testimoni o medici che vi hanno soccorso: sarà tutto utile al ritorno. Rivolgetevi poi ai rappresentanti dell'organizzazione sul posto per segnalare ogni difformità rispetto al contratto di viaggio (è utile precostituire la prova scritta delle lamentele inoltrate).
    ''Una volta rientrati a casa - prosegue Donà - avete 10 giorni lavorativi per inviare un reclamo con richiesta di rimborso a mezzo lettera raccomandata a.r.'', indirizzata all'agenzia di viaggi, al tour operator o alla compagnia aerea (nel caso di un pacchetto, all'organizzatore, non al singolo fornitore di servizi).
    Potete farvi seguire da un avvocato (potete avvertirlo già mentre siete ancora fuori) o mettere in copia l'Unione Nazionale Consumatori o altre associazioni di categoria. Nel caso di un danno causato da malattia di cui ritenete responsabile la struttura, si può chiedere risarcimento anche per il partner se obbligato ad assistervi e quindi impossibilitato anche lui a godere della vacanza. In genere si arriva a un accordo già nella prima fase. Se così non fosse, le strade sono due: per richieste fino a 5 mila euro si pronuncia il Giudice di Pace, altrimenti bisogna rivolgersi al Tribunale civile, con tutti altri tempi.
ansa