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Fri-El Green House. Colture idroponiche in serra

Colture idroponiche in serra

L’azienda Fri-El Green House, fondata nel 2012, opera nel territorio di Ostellato (Ferrara), in Emilia Romagna: produce pomodori in coltura idroponica. La produzione si sviluppa per 365 giorni l’anno all’interno di serre riscaldate e illuminate artificialmente, realizzate con la più avanzate tecnologie disponibili. I titolari, infatti, cercavano un modo intelligente ed ecosostenibile per non disperdere il calore generato dalle centrali elettriche a biogas. I pomodori Fresh Guru crescono rigogliosi, sani e buonissimi all’interno di serre ipertecnologiche che – nella stagione fredda – vengono riscaldate con l’acqua calda prodottadalla vicina centrale elettrica. In questo modo viene recuperata dell’energia preziosa, dando vita a un ciclo virtuoso che fa bene all’ambiente e ai pomodori.
I pomodori crescono puliti, essendo coltivati su un substrato inerte e in ambiente controllato, non entrano in contatto con sostanze inquinanti. Il loro nutrimento, totalmente naturale, viene garantito da impianti tecnologici che gestiscono anche l’irrigazione, consentendo di filtrare e riciclare l’acqua non trattenuta dalle piante, impiegandone il 70% in meno rispetto alle colture tradizionali. controlli qualitativi quotidiani, la passione dei tecnici e del personale di serra permette ai pomodori di essere sani, controllati, saporiti, gustosi e freschi. Lacoltivazione in ambiente protetto consente di utilizzare tecniche di lotta biologica ai parassiti in cui si rileva un’ efficacia di oltre il 90% rispetto alla coltivazione biologica tradizionale, sorpassando il concetto di equilibrio tra gli insetti utili e dannosi, ed evitando la dispersione di fertilizzanti o antiparassitari. Liberando in serra insetti utili questi non si disperdono nell’ambiente e si cibano degli insetti dannosi fino alla loro scomparsa.
L’azienda è al 100% italiana, animata da una forte passione per le cose fatte bene, per il made in Italy e l’insieme dei fattori della cultura produttiva italiana, applica questi valori in uno dei settori che più di altri hanno reso ilnostro Paese un punto di riferimento a livello mondiale. Inoltre c’è un approccio serio alla sostenibilità ambientale. Le centrali a biogas che garantiscono alle serre l’energia elettrica e il riscaldamento necessario, vengono alimentate esclusivamente con sottoprodotti di origine agricola che, al termine del loro ciclo di impiego, vengono ulteriormente trasformati in concimi per il settore agricolo. Le piante di pomodoro, una voltaterminato il loro ciclo produttivo, diventano concime, consentendo all’azienda di recuperare gran parte delle risorse impiegate. Un modo intelligente di produrre, amico dell’ambiente e quindi dell’uomo. L’impollinazione delle piante di pomodoro avviene per mezzo di calabroni.
La coltivazione di ortaggi in serra idroponica permette di utilizzare molto meno terreno, a parità di quantitativi prodotti, rispetto alle coltivazioni in campo aperto. Un ettaro di serra idroponica produce lo 
stesso quantitativo di ortaggi che si otterrebbero in circa dieci ettari di coltivazioni tradizionali. Con una riduzione dell’impatto ambientale delle coltivazioni e un incremento della capacità produttiva che resta 
pressoché costante in termini quantitativi e qualitativi per l’intero ciclo di vita delle piante.
Irrigare una coltivazione di ortaggi in campo aperto comporta un impiego imponente di risorse idriche, con parte di queste che viene totalmente dispersa nell’ambiente per effetto del drenaggio. Nelle colture di Fri-El GreenHouse si recupera e utilizza l’acqua piovana per l’irrigazione e le serre idroponiche sono dotate di sofisticati impianti di irrigazione che assicurano alle piante il giusto quantitativo di acqua (e di nutrienti) per crescere in modo ottimale. L’acqua in eccesso, non trattenuta dalle piante, viene recuperata, filtrata e immessa nuovamente nell’impianto, eliminando qualsiasi spreco.
Per garantire volumi produttivi adeguati a soddisfare la richiesta delle grandi piattaforme distributive, il progetto Fri-El è in continuo sviluppo e prevede la realizzazione di altre serre nei prossimi anni.
Avvenire

Archeologia. A Pompei scoperto l'affresco di Narciso

A Pompei scoperto l'affresco di Narciso
Nuove scoperte in via del Vesuvio nella Regio V di Pompei, dove i lavori nell'ambito del progetto cofinanziato dall'Ue per la messa in sicurezza rispetto al rischio idrogeologico hanno consentito di portare alla luce porzioni non scavate dell'antica città romana. Dopo il cubiculum con il quadretto di Leda con il cigno, gli archeologi hanno disseppellito un'alcova sensuale e raffinata. Alle spalle dell'ambiente, torna in luce anche parte dell'atrio della dimora, con pareti dai vividi colori e l'affresco di Narciso, al centro di una di esse, mentre si specchia nell'acqua e si innamora della sua immagine, secondo l'iconografia classica.
L'elegante dimora già dal corridoio di ingresso accoglieva gli ospiti con l'immagine di buon auspicio del Priapo, in analogia con quella della vicina Casa dei Vettii. Decori raffinati di IV stile caratterizzano l'intera stanza di Leda, con delicati ornamenti floreali, intervallati da grifoni con cornucopie, amorini volanti, nature morte e scene di lotte tra animali. Anche sul soffitto, crollato sotto il peso dei lapilli durante l'eruzione pliniana del 79 d.C., pregiati disegni, i cui frammenti sono stati recuperati dai restauratori per ricomporne la trama. Interessante, nell'atrio di Narciso, è la traccia ancora visibile delle scale che conducevano al piano superiore, ma soprattutto il ritrovamento nello spazio del sottoscala, utilizzato come deposito, di una dozzina di contenitori in vetro, otto anfore e un imbuto in bronzo.
Una situla bronzea (contenitore per liquidi) è stata invece rinvenuta accanto all'impluvio. "La bellezza di queste stanze, evidente già dalle prime scoperte, ci ha indotto a modificare il progetto e a proseguire lo scavo per portare alla luce l'ambiente di Leda e l'atrio retrostante - spiega il direttore, Alfonsina Russo - ciò ci consentirà in futuro la fruizione del pubblico di almeno una parte di questa domus".
da Avvenire

Grande festa per gli albanesi d’Italia

L'Eparchia di Lungro disegnata da Giovanni Mele

Era il 13 febbraio 1919 quando gli italo-albanesi d’Italia, residenti in Calabria e Basilicata, si videro per la prima volta raccolti nella giurisdizione ordinaria di un vescovo cattolico della propria tradizione ecclesiale. Era nata, così, l’Eparchia di Lungro, che riuniva “comunità disperse in varie diocesi tradizionali sotto un unico coordinamento che avesse competenza in ambito linguistico e liturgico”, come ricorda il prof. Gaetano Passarelli, già docente di Spiritualità orientale all’Istituto Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum e di Liturgia bizantina al Pontificio Istituto Orientale e autore per Graphe.it di “La visita di Giovanni Mele ai paesi arbëreshë di Calabria e Lucania nel 1918”.

La figura di Giovanni Mele

Molto si deve alla figura di questo sacerdote in cui la Santa Sede, a partire da Papa Benedetto XV, riponeva grandissima fiducia: spiritualmente e culturalmente preparato, fu inviato in quelle terre per redigere una relazione sulle condizioni sociali e religiose in cui vivevano quelle comunità, arrivate nel sud Italia ben 350 anni prima. L’intento della missione era ovviamente ecumenico: “Mele farà da collante alle comunità arbëreshë – sottolinea Passarelli – di ogni paese descriverà la situazione geografica e sociale, evidenziando particolari sacche di analfabetismo nella popolazione e addirittura i libri liturgici usati dai sacerdoti, per dimostrare agli ortodossi che in Italia i cattolici bizantini potevano mantenere la propria identità”.

La decisione di erigere una nuova diocesi: nasce l’Eparchia di Lungro

Lungro già da tempo aveva iniziato a essere una tappa importante del cammino ecumenico che univa Roma a Costantinopoli, così fu abbastanza naturale istituire lì un coordinamento diretto delle comunità disperse, che si occupasse primariamente della formazione del clero. “Gli albanesi erano stati inizialmente accolti dalle comunità locali – ricorda il prof. Passarelli – ma in un secondo momento ci fuorono difficoltà per quegli ‘strani riti’ officiati. Poi ci si metteva anche la lingua diversa a creare incomprensioni e la concorrenza nella attività di pastorizia cui erano dedite entrambe le comunità…”.
vaticannews

Giornata mondiale della Radio: voce di dialogo, tolleranza e pace


“Video killed the radio stars” cantavano nel 1979 i The Buggles, quando dalla scatola magica cominciavano a comparire i primi videoclip, che si pensava avrebbero presto spazzato via la musica ascoltata in FM. Ma così non è stato e la radio ha continuato a colonizzare l’etere con la voce, nelle sue innumerevoli declinazioni: dai proclami del fascismo, all’opera classica, dalle previsioni meteo all’informazione h24, passando per le tavole rotonde, l’intrattenimento, e non ultimo la straordinaria diffusione del Vangelo, sulle ali dell’arcangelo Gabriele, patrono delle comunicazioni. A celebrare uno dei più potenti mezzi della comunicazione di massa e strumento di cooperazione internazionale, capace di promuovere la “perfetta informazione”, cioè libera, accessibile a tutti e rispettosa delle diverse culture, è oggi il World Radio DayUn evento mondiale giunto alla sua ottava edizione, istituito dall’Unesco nel 2011, proprio il 13 febbraio, in memoria del giorno del 1946 in cui avvenne la prima trasmissione radio dall’Onu.

Dialogo, tolleranza e pace

Tema scelto per l’odierna giornata, sostenuta da 46 enti radiofonici, è “Dialogo, Tolleranza e Pace”, una triade preziosa su cui la Radio Vaticana, nata 88 anni fa, ha da subito poggiato le sue fondamenta. Ma l’edizione 2019 vede in rilievo anche la necessità di stimolare la partecipazione e quella di unire su tematiche di interesse comune, concentrandosi sui valori universali della non violenza, della solidarietà e della tolleranza. La radio infatti con la sua “semina larga” (dall’inglese broadcasting), ha il potere di coinvolgere e stimolare, toccando tutti intimamente e personalmente al di là dello spazio fisico, parafrasando Marshall McLuhan. La radio informa, trasforma e  unisce. Va oltre le differenze, supera i tanti, troppi muri oggi eretti per distruggere la famiglia umana, creata come dice anche Papa Francesco, per vivere insieme sotto il tetto a cielo aperto della Casa Comune.