Ormai è un dato di fatto: il 60% degli italiani preferisce le microvacanze e sta dicendo addio alle vacanze “lunghe”.In questi ultimi anni, infatti, le ferie classiche, da quattro notti e oltre, stanno definitivamente lasciando il passo al microturismo territoriale cambiando radicalmente gli orizzonti turistici italiani. Un fenomeno in continua crescita che, oltre a mettere in luce nuovi protagonisti e aprire le porte a settori commerciali definiti finora di nicchia, richiede necessariamente un coordinamento di tutti coloro fra istituzioni, associazioni e produttori che agiscono sul territorio. Il tutto per arrivare a realizzare un’alleanza per il territorio”.
Claudio Nardocci, 54 anni, Presidente dell’Unpli (Unione Nazionale delle Pro Loco) a capo di un’organizzazione di 600 mila iscritti che operano in seimila sedi sparse in tutto il territorio italiano, spiega in questa intervista al nostro giornale la nuova politica della più potente e diffusa organizzazione di volontariato che opera in Italia.
Secondo Lei quali sono i fattori che hanno determinato questo nuovo modo di fare vacanza?
“Inizialmente si pensava che questo fenomeno fosse legato alla bassa congiuntura economica ma con il passare del tempo ha svelato un lato per nulla congiunturale. Nel 2008, secondo il dato ufficiale Istat, gli italiani alle vacanze tradizionali hanno preferito le vacanze brevi, quelle che durano da una a tre notti fuori casa”.
Da cosa nasce questa scelta?
“Da una parte abbiamo la minore attitudine dei turisti a concentrare aspettative e investimenti nelle vacanze lunghe e dall’altra la voglia di riappropriarsi del proprio territorio”.
Quindi possiamo parlare di vacanze a “chilometri zero”?
“Proprio così anche se è bene precisare che con questa definizione si intende sia il raggio di distanza limitato che la tendenza culturale dei turisti a riscoprire e rivalutare i territori vicini. Secondo quanto segnalato dagli albergatori a Pasqua 2010 il 17,5% dei clienti proveniva dalla stessa regione in cui era situato l’hotel, il 35% da una regione confinante per un totale del 53. Non si tratta di un dato occasionale visto lo scorso Natale era il 54%. Inoltre sempre nel 2009 i microvacanzieri non hanno fatto solo una vacanze a chilometri zero: il 26% ne ha fatte oltre 5 ed il 7% almeno 10. Insomma l’Italia, come il resto dell’Europa, sta dicendo addio al modello tradizionale di vacanze”.
E’ possibile fare un l’identikit del “microvacanziere”?
“Direi proprio di no, perché il microturismo è una tendenza generale che taglia trasversalmente tutti i ceti sociali partendo dai lavoratori autonomi fino ad arrivare ai più giovani. Grazie alla nuova spinta venuta dai protagonisti del territorio come enogastronomia, associazionismo e tutela del territorio, i microturisti possono avere accesso all’immenso patrimonio culturale materiale e immateriale del nostro Paese costituito da borghi riscoperti, ambienti, prodotti enogastronomici di nicchia. Il tutto unito dalla riscoperta, da parte dei turisti, dello stare insieme in modi diversi e più gratificanti”.
Ma quali sono i protagonisti del microturismo?
“Questo tipo di offerta turistica che vede le Pro Loco in prima linea ha portato alla ribalta nuovi protagonisti, come ad esempio, i Bed&breakfast, gli agriturismi o i produttori di miele. Allo stesso tempo si sono aperte nuove frontiere nel settore commerciale a cui si aggiunge il proliferare di mercatini di fine settimana. Purtroppo questo tipo di fenomenologia sociale ed economica è cresciuta in modo creativo ma disordinato, insomma a cespuglio”.
Quale strategia è necessaria per fare decollare definitivamente le “vacanze brevi”?
“E’ indispensabile che le istituzioni nazionali e locali mettano a punto nuove politiche e che, nello spirito della sussidiarietà, diano all’associazionismo privato e alle forme di imprenditorialità diffuse nel territorio, la chance di nuove forme di collaborazione per la promozione del territorio. E’ arrivato il momento che questo tipo di turismo nato per lo più in forma occasionale si sviluppi strutturalmente”.
E questa alleanza per il territorio nascerà?
“Abbiamo fatto le prove generali a Trapani durante un convegno al quale hanno partecipato amministratori locali, dirigenti delle Pro Loco provenienti da tutto il Paese, studiosi di alcune università italiane, produttori di tipicità e le nuove professioni nate intorno al micro turismo territoriale: Bed&breakfast, agriturismo, produttori di conserve ed altro. Ne è nata una proposta operativa: costituire il tavolo permanente degli “attori del territorio” intanto per alcune cose operative come il calendario degli eventi, le informazioni e la comunicazione. Il resto verrà da se. La nuova alleanza è partita”.
Claudio Nardocci, 54 anni, Presidente dell’Unpli (Unione Nazionale delle Pro Loco) a capo di un’organizzazione di 600 mila iscritti che operano in seimila sedi sparse in tutto il territorio italiano, spiega in questa intervista al nostro giornale la nuova politica della più potente e diffusa organizzazione di volontariato che opera in Italia.
Secondo Lei quali sono i fattori che hanno determinato questo nuovo modo di fare vacanza?
“Inizialmente si pensava che questo fenomeno fosse legato alla bassa congiuntura economica ma con il passare del tempo ha svelato un lato per nulla congiunturale. Nel 2008, secondo il dato ufficiale Istat, gli italiani alle vacanze tradizionali hanno preferito le vacanze brevi, quelle che durano da una a tre notti fuori casa”.
Da cosa nasce questa scelta?
“Da una parte abbiamo la minore attitudine dei turisti a concentrare aspettative e investimenti nelle vacanze lunghe e dall’altra la voglia di riappropriarsi del proprio territorio”.
Quindi possiamo parlare di vacanze a “chilometri zero”?
“Proprio così anche se è bene precisare che con questa definizione si intende sia il raggio di distanza limitato che la tendenza culturale dei turisti a riscoprire e rivalutare i territori vicini. Secondo quanto segnalato dagli albergatori a Pasqua 2010 il 17,5% dei clienti proveniva dalla stessa regione in cui era situato l’hotel, il 35% da una regione confinante per un totale del 53. Non si tratta di un dato occasionale visto lo scorso Natale era il 54%. Inoltre sempre nel 2009 i microvacanzieri non hanno fatto solo una vacanze a chilometri zero: il 26% ne ha fatte oltre 5 ed il 7% almeno 10. Insomma l’Italia, come il resto dell’Europa, sta dicendo addio al modello tradizionale di vacanze”.
E’ possibile fare un l’identikit del “microvacanziere”?
“Direi proprio di no, perché il microturismo è una tendenza generale che taglia trasversalmente tutti i ceti sociali partendo dai lavoratori autonomi fino ad arrivare ai più giovani. Grazie alla nuova spinta venuta dai protagonisti del territorio come enogastronomia, associazionismo e tutela del territorio, i microturisti possono avere accesso all’immenso patrimonio culturale materiale e immateriale del nostro Paese costituito da borghi riscoperti, ambienti, prodotti enogastronomici di nicchia. Il tutto unito dalla riscoperta, da parte dei turisti, dello stare insieme in modi diversi e più gratificanti”.
Ma quali sono i protagonisti del microturismo?
“Questo tipo di offerta turistica che vede le Pro Loco in prima linea ha portato alla ribalta nuovi protagonisti, come ad esempio, i Bed&breakfast, gli agriturismi o i produttori di miele. Allo stesso tempo si sono aperte nuove frontiere nel settore commerciale a cui si aggiunge il proliferare di mercatini di fine settimana. Purtroppo questo tipo di fenomenologia sociale ed economica è cresciuta in modo creativo ma disordinato, insomma a cespuglio”.
Quale strategia è necessaria per fare decollare definitivamente le “vacanze brevi”?
“E’ indispensabile che le istituzioni nazionali e locali mettano a punto nuove politiche e che, nello spirito della sussidiarietà, diano all’associazionismo privato e alle forme di imprenditorialità diffuse nel territorio, la chance di nuove forme di collaborazione per la promozione del territorio. E’ arrivato il momento che questo tipo di turismo nato per lo più in forma occasionale si sviluppi strutturalmente”.
E questa alleanza per il territorio nascerà?
“Abbiamo fatto le prove generali a Trapani durante un convegno al quale hanno partecipato amministratori locali, dirigenti delle Pro Loco provenienti da tutto il Paese, studiosi di alcune università italiane, produttori di tipicità e le nuove professioni nate intorno al micro turismo territoriale: Bed&breakfast, agriturismo, produttori di conserve ed altro. Ne è nata una proposta operativa: costituire il tavolo permanente degli “attori del territorio” intanto per alcune cose operative come il calendario degli eventi, le informazioni e la comunicazione. Il resto verrà da se. La nuova alleanza è partita”.
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