Turismo: rilanciare il 'marchio Italia'

Il giorno dopo Ferragosto, giro di boa della stagione estiva, il ministro Piero Gnudi rilancia l'allarme sul turismo e chiede a tutti uno sforzo congiunto per il rilancio del 'Marchio Italia', le cui quote faticano a tenere il passo dei più diretti competitor europei, Spagna su tutti. Quindi, basta con le 'Regioni fai da te' e via a un progetto d'insieme, anche se ci sono "problematiche d'ordine costituzionale che non è certamente facile risolvere subito". Dai microfoni di Radio anch'io il ministro del Turismo tenta, insomma, di somministrare al Paese un antidoto efficace in un'estate minata dall'Imu, dall'immancabile fiammata dei prezzi della benzina e da un -22% del giro d'affari, almeno secondo i dati di Federalberghi. Da Radio Rai il ministro ha colto l'occasione per annunciare il 'no' del governo all'accorpamento delle festività, che secondo alcuni avrebbe giovato ai flussi dei vacanzieri.

E l'arrivo, da qui a un mese, di un decreto legislativo che dovrebbe mettere la parola fine alla querelle sulle concessioni balneari nel rispetto della direttiva Bolkenstein. "Il turismo balneare rappresenta al momento il 30% del giro d'affari totale e certamente - ha chiarito - non vogliamo penalizzarlo, quindi sono certo che troveremo il giusto modo per garantire tutti gli addetti del settore". Contro la crisi, che ha sgonfiato sensibilmente i portafogli degli italiani, e dopo un Ferragosto che ha visto tantissimi rimanersene a casa (secondo dati di Assoedilizia rispetto a 5 anni fa le presenze nelle città sarebbero aumentate del 50%), Gnudi ha ricordato l'avvio imminente del Piano Strategico e le sue 46 'azioni', "molte delle quali avranno un impatto immediato sul settore", che tenteranno di rimetterlo in piedi "dopo essere stato trattato a lungo come una Cenerentola". Quindi ha esortato "a fare una promozione migliore del marchio Italia all'estero, evitando, com'é stato fatto finora, che ogni Regione promuova soltanto il proprio territorio". In questi anni, ha ricordato, "il turismo italiano, che ha 3,3 milioni di addetti, è passato dal 6% al 4% di quota, a fronte di un mantenimento del 6% della Spagna, e quindi al momento in Europa siamo scesi alla terza posizione". Gnudi trova il tempo di chiarire il suo parere anche sulla tassa di soggiorno, applicata da circa 500 comuni: "non è negativa, il problema è che queste risorse dovrebbero essere girate al settore".

Alla trasmissione di Radio Rai ha detto la sua anche il direttore del centro studi di Federalberghi Alessandro Cianella, che ha contestato i dati di Confartigianato, secondo cui i prezzi degli alberghi sarebbero lievitati quest'estate del 12%. "Secondo i nostri calcoli gli albergatori in questo momento stanno facendo pagare le stanze a un costo inferiore al tasso di inflazione", ha chiarito. "Naturalmente possono essere ridotti all'osso ma - ha detto - bisogna capire che i nostri operatori debbono sopportare la competizione di altri Paesi con costi del lavoro più bassi". Ma non tutto sta andando male: secondo il presidente del Sindacato italiano balneari, Riccardo Borgo, "se il clima caldo proseguirà fino a fine mese forse sarà possibile recuperare anche qualcosa che avevamo perso a inizio stagione, quanto il tempo aveva fatto un po' di capricci"
ansa

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