Il vino nostrano batte molti concorrenti e continua a costituire uno dei
primati del Paese agroalimentare, ma segna il passo su alcuni,
cruciali, fronti di consumo. Nel 2012 ad esempio, per la prima volta
dopo 10 anni, sono diminuite le vendite nei supermercati, anche per la
tradizionali bottiglie da 75cl. A dirlo è un'indagine di SymphonyIri che
verrà presentata a Vinitaly 2013, che aggiunge particolari ad un quadro
buono ma non eccelso, positivo per molti aspetti ma delicato per molti
altri.
Proprio nella grande distribuzione organizzata, infatti, è
stato registrato un calo delle vendite di vino confezionato pari al 3,6%
in volume rispetto al 2011. Nonostante la tendenza negativa, sono
d'altra parte aumentate del 3,3% le vendite del vino in bottiglia a
denominazione d'origine nella fascia di prezzo superiore ai 6 euro. Una
flessione più contenuta è stata anche segnalata per il vino in brik che
perde l'1,7%; tengono poi le "bollicine" con un - 0,6% e crescono anche
le vendite del vino a marca commerciale, prodotto dalle catene
distributrici (+1,9% sempre a volume). Lo scorso anno, sempre nella
distribuzione organizzata, sono saliti pure i prezzi di vendita: +5,5%
per il totale del vino confezionato, +4,5% a litro per le bottiglie e
+10,1% per i brik.
Cosa significa tutto ciò? Prima di tutto, deve far
pensare il calo di vendite nel canale commerciale che comunque
rappresenta buona parte del futuro del mercato alimentare nazionale.
Poi, che di fatto si sta assistendo ad una divaricazione del mercato fra
bottiglie di fascia alta e vini di qualità bassa. Basta pensare che,
per esempio, i vini a denominazione sotto i due euro (una fascia di
prezzo che rappresenta il 25,2% del mercato) perdono a volume il 18,3%.
Storie
a sé, inoltre, sono raccontate da alcuni particolari vini. Quello più
venduto nei supermercati italiani è il Lambrusco con più di 14 milioni
di litri per un valore di 44 milioni di euro. Seguono Chianti,
Montepulciano d'Abruzzo, Barbera, Bonarda, tutti vini conosciuti dal
grande pubblico dei consumatori.
Se questa è la tendenza nei
supermercati, il resto del comparto - che continua ad essere di fatto
uno dei più ricchi dell'agroalimentare italiano - si gioca il futuro su
alcune idee di fondo. Nei rumors che precedono il Vinitaly, ad esempio,
circolano alcuni concetti: export, qualità, sostenibilità, diversità e
aggregazione. Sono queste, infatti, le parole chiave maggiormente in
grado di rappresentare il settore e soprattutto le leve in grado di
sostenere ancora la sua crescita. Elementi che in parte sono noti e già
ampiamente presenti, ma in parte ancora tutti da costruire con più
concretezza, come quello della maggiore aggregazione per riuscire ad
essere meglio presenti sui mercati.
Occorrerà osservare se le aziende
e gli imprenditori sapranno - come già accaduto - farsi forti delle
qualità che hanno per continuare a crescere. L'alternativa non è stare
fermi, ma retrocedere.
avvenire.it