Nuovo percorso scopre i tesori dell'Aventino

(di Nicoletta Castagni)

A Santa Sabina la meraviglia della porta lignea, rarissimo e splendido manufatto del V secolo, la cella di San Domenico trasformata dal Bernini in una sontuosa cappella barocca e il Museo Domenicano, nella vicina basilica di Sant'Alessio invece la cripta romanica con gli affreschi medievali e le colonne pagane, il giardino che affaccia su Roma, disseminato di reperti di epoca paleocristiana: questi e molti altri i tesori d'arte e devozione che si possono scoprire da oggi grazie a un nuovo itinerario di visite (su prenotazione) che copre l'intero complesso edificato sull'Aventino.

    ''Qua vengono molti turisti, ma non trovano né una bottiglia d'acqua né indicazioni per i percorsi d'arte, vanno tutti a vedere il buco della serratura del cancello del Priorato dei Cavalieri di Malta che offre la più famosa vista di San Pietro. Ora poi ancor di più dopo il film di Sorrentino''. A parlare è Manuela Annibale, storica dell'arte che con altre colleghe ha dato vita a Spazio Arte Roma, l'Associazione culturale che, oltre a organizzare corsi e incontri, ha ora messo a punto il nuovo itinerario tra le bellezze ancora sconosciute del colle più meridionale di Roma, che dall'antichità ospita il maggior numero di congregazioni religiose.

   Il percorso inizia dalla Basilica di Santa Sabina, costruita nel V secolo per volere di papa Celestino I sulla tomba della martire e divenuta sede dal 1222 dell'ordine domenicano, dove ancora oggi risiede la curia generalizia. Antichissima, è una delle chiese paleocristiane meglio conservate della città eterna, tanto che proprio all'ingresso principale si può ammirare la porta lignea (V secolo), che costituisce il più antico esempio di scultura su legno altomedioevale. ''E' fatta in cipresso, un legno resistente, scelto probabilmente anche per il forte profumo resinoso'', spiega Manuela Annibale indicando sul lato del portale il bellissimo affresco con Madonna col Bambino e Santa Sabina, rinvenuto solo nel 2010 per alcuni interventi di restauro. 'E'una delle rarissime testimonianze di pittura di quell'epoca, sopravvissuta alla furia iconoclasta''.
    E' però il percorso interno la vera novità per i visitatori. Mentre la basilica è aperta a tutti, previa prenotazione si può varcare la porta del convento per accedere al chiostro (restaurato circa 15 anni fa), il più grande di Roma con le sue 304 colonne realizzate con i marmi antichi. Si sale quindi nella cella di San Domenico, trasformata nel 1669, su commessa di Clemente IX, in una sontuosa cappella barocca dal genio di Gian Lorenzo Bernini, che scelse marmi policromi purpurei, fece affrescare la piccola volta e aprì una finestra per inondare di luce quello spazio di devozione. Si accede poi al Museo Domenicano, allestito in quello che era il dormitorio del convento, diventato con il tempo un deposito.

''Nel 2009 cercavo un dipinto e sono entrata qui per la prima volta - racconta la storica dell'arte - ho proposto quindi ai frati di catalogare tutte le opere accatastate e dimenticate e alla fine siamo riusciti ad allestite un percorso museale''. Dove non mancano i tesori, come la scultura attribuita ad Arnolfo di Cambio, la tavola con San Vincenzo Ferrer di Antoniazzo Romano, la Madonna del Rosario del Sassoferrato e alcuni inediti seicenteschi. Uscendo, dopo il famoso Giardino degli aranci, ecco la Basilica di Sant'Alessio, dove i Chierici Regolari Somaschi aprono tutti i giorni la loro mensa ai poveri (i proventi delle visita andranno a sovvenzionare proprio questa attività). Dietro la facciata seicentesca (è sede ambita di matrimoni), ecco i meravigliosi pavimenti comateschi e la discesa nella Cripta romanica del 1200, in cui la tradizione vuole siano conservate le reliquie di Tommaso Becket, mentre uscendo ci si arriva nel Giardino del Belvedere, disseminato di reperti, affaccio inedito sulla grande bellezza di Roma.
   
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