Terrasanta, viaggio in trenta acquerelli
Agosto 2015, Terrasanta. Alessandro Alghisi si siede, inizia a disegnare e dipingere. «E intorno – racconta l’artista – si forma subito un gruppo di persone. Delle diverse religioni presenti in questa terra. Unite nell’esperienza di quella duplice visione».
Davanti a sé, infatti, quegli osservatori non hanno solo il monumento o il panorama "reali", il soggetto (e il punto di vista) scelti dall’artista, ma anche la sua raffigurazione, che via via prende forma e colore sulla carta. E li prende anche grazie a loro. Alla loro presenza, alla loro attesa, al loro stupore. Alla loro esistenza. Che in quel luogo, in quel tempo, incrocia quella dell’artista arrivato da Brescia alla Terrasanta, incaricato dalla Fondazione Opera diocesana San Francesco di Sales di realizzare gli acquarelli per illustrare una guida ai luoghi santi, allora in gestazione, e che sarebbe uscita a novembre col titolo "Toccati da Gesù", scritta da un sacerdote bresciano, monsignor Vincenzo Peroni, cerimoniere pontificio.
Così sono nate le trenta opere in mostra al Museo diocesano di Brescia fino al 31 gennaio. L’esposizione, intitolata semplicemente «Gerusalemme. Acquarelli di viaggio in Terrasanta» (ingresso libero; lunedì-domenica 9-12 e 15-18; mercoledì chiuso) è stata inaugurata ieri dal vescovo Luciano Monari. E si offre come un racconto per immagini dell’itinerario in Israele e Palestina fatto da Alghisi ad agosto, partecipando a uno dei pellegrinaggi guidati dal cerimoniere pontificio.«Non conoscevo monsignor Peroni, del quale poi sono diventato amico, né ero mai stato in Terrasanta», spiega Alghisi, 46 anni, cultore del disegno dal vero della figura umana, «ma anche della tradizione del taccuino di viaggio, come ho già fatto con luoghi come New York, Matera, la stessa Brescia, la mia città. Proprio una mia veduta di Brescia, esposta al Museo diocesano, aveva suggerito ai responsabili dell’Opera San Francesco di Sales di illustrare il libro di monsignor Peroni non con fotografie ma con disegni. Una scelta appropriata: a differenza della fotografia, il disegno e l’acquarello hanno una forza evocativa che non preclude il piacere della scoperta, quando poi si arriverà in quei luoghi».
Da Nazareth a Gerico a Betlemme, dal lago di Tiberiade al deserto di Giuda fino a Gerusalemme, dove ogni itinerario termina e inizia, Alghisi ha viaggiato «solo con la scatola degli acquarelli e il taccuino. Ho realizzato trenta opere, su una carta speciale fatta a mano, "Toscolano 1381": ora tutte in mostra, comprese le 19 finite nel libro. Sono rimasto incantato dalle persone, dalle comunità, dai luoghi di culto delle diverse religioni, dal bisogno di trascendenza e dall’esigenza di purezza che ho sentito sgorgare all’unisono da ogni realtà di questa terra, percepibili sotto la stratificazione delle contraddizioni, dei conflitti, delle sofferenze di quei popoli. È questo incanto che ho cercato di restituire con i miei acquarelli: semplici, essenziali, mai ruffiani. Soprattutto – scandisce l’artista –: non solo disegni, ma "immagini". Che nascono dall’"immaginazione" intesa come via per incontrare e scoprire il reale, intorno a noi e dentro di noi. Non avrei mai potuto disegnare e dipingere questi acquarelli a partire da foto scattate da altri – sottolinea infine l’artista –. Essere stato in quei luoghi, averli visti, respirati, toccati, è stato decisivo per scoprire e restituire il loro incanto».
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