Upfront, fotogiornalisti di guerra

“Un nuovo ‘disordine’ mondiale si apre dopo l’11 settembre. Con esso si è formata la generazione di fotogiornalisti ispani più internazionale della storia”, afferma il commissario della mostra ‘Upfront’ Ramiro Villapadierna. Creata dall’Istituto Cervantes a Praga e organizzata e promossa dalla AECID, con la collaborazione della Real Academia de España en Roma, la mostra raccoglie i lavori di una ventina di prestigiosi fotografi – uomini e donne – che attraversano frontiere chiuse, si addentrano in conflitti armati e si dirigono in luoghi da cui la gente fugge. Non soltanto sono capaci di lasciare il segno sulle prime pagine della stampa di tutto il mondo, ma ne ottengono premi e riconoscimento. Le loro uniche armi sono la macchina fotografica e la propria determinazione. Il loro obiettivo, imprimere un’istantanea delle afflizioni del mondo. Il loro salvacondotto: oggi non ci sono salvacondotti.
La mostra ‘Upfront’ gioca a manipolare lo sguardo. Che gli occhi vedano ciò che vogliono vedere e non ciò che è: come il caos di immagini che imperano nel nostro quotidiano. Ma è anche un tributo ai fotogiornalisti di Spagna e America Latina il cui lavoro è protagonista, ogni giorno di più, dei principali media e agenzia del mondo.
23 professionisti che condividono la sfida di uno sguardo indagatore e una lingua globale, scoprendo le ferite del mondo e l’attualità, dall’Afghanistan ad Haiti, passando per la Siria, il Congo, la Libia o il Centroamerica. Con meno mezzi e più rischi che mai, incerti del proprio destino, ma non del proprio ruolo, alcuni hanno vissuto il sequestro, l’isolamento, la fame… Ma hanno anche ricevuto il riconoscimento sotto forma di premi come il Pulitzer o il World Press Photo
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