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WORLD ECONOMIC FORUM Turismo: Italia troppo cara, solo ottava nel mondo



Bella, ma cara. E con un contesto poco favorevole alle imprese. Così si riassume l'ottava posizione dell'Italia nella classifica biennale sulla competitività nel turismo stilata dal World economic forum, guidata come nella passata edizione da Spagna, Francia, Germania, seguite da Giappone e dagli Stati Uniti, che scalzano la Gran Bretagna dal quinto posto, con l'unico movimento di rilievo nella parte alta del ranking. L'Italia, che conferma dunque la posizione del 2017, è preceduta anche dall'Australia e a sua volta precede Canada e Svizzera.

Lo studio quest'anno accende i riflettori sulla sostenibilità del turismo, sempre più in bilico sotto il peso delle crescenti masse di turisti: gli arrivi sono stati oltre 1,4 miliardi nel 2018 (oltre ogni previsione), favoriti dai minori costi e dalle minori barriere rispetto al passato. Il settore per ora resiste, ma il punto critico, in cui a fronte degli arrivi non ci saranno nè le capacità infrastrutturali, nè le politiche di gestione adeguate per farvi fronte, si sta avvicinando più velocemente del previsto, ammonisce il rapporto. Lo dimostrano del resto vari episodi, come lo sciopero degli addetti del Louvre a maggio per il sovraffollamento del museo, le polemiche per il passaggio delle grandi navi da crociera a Venezia o le proteste dei residenti in Spagna davanti alle ‘orde' dei visitatori in alcune località.


In generale, sottolineano per altro gli studiosi del Wef, la competitività del settore turistico sta aumentando, il che è molto importante visto che il settore nel 2018 ha contribuito al 10% del Pil e dell'occupazione globali e questo contributo dovrebbe aumentare di quasi il 50% nel prossimo decennio grazie all'espansione della classe media nel mondo, soprattutto in Asia. Andando al dettaglio della classifica, i punti forti della Penisola sono le sue risorse naturali (settima sui 140 Paesi) e culturali (quarta), ma a frenarla sono soprattutto un clima relativamente sfavorevole alle imprese (110ma) e la scarsa competitività dei prezzi (129ma).

Va meglio per le infrastrutture turistiche (decima), ma non brilla certo per sicurezza (69esima) ed è 63esima in altri importanti fattori quali la sostenibilità ambientale, le risorse umane e anche per la (scarsa) priorità data al turismo. Per inciso, il Paese che guida la sub-classifica per il contesto favorevole alle imprese è Hong Kong, davanti a Singapore e Svizzera. Il Paese più sicuro è la Finlandia, davanti a Islanda e Oman. Per igiene la palma va all'Austria, davanti alla Germania e alla Lituania. Per risorse umane e mercato del lavoro primeggiano gli Usa, davanti alla Svizzera e alla Germania. Sul fronte della prontezza tecnologica, il posto migliore è Hong Kong (l'Italia è 41esima). Per la competitività dei prezzi, il rapporto assegna il primo posto (a sorpresa) all'Iran, davanti a Brunei e all'Egitto.

Tutti i maggiori Paesi avanzati sono, in realtà, mete costose per i turisti. La Francia è 128esima per la competitività dei prezzi, la Germania 124esima, gli Usa 119esimi e la Spagna, che si conferma comunque più competitiva delle principali concorrenti su questo fronte, è 101esima. La maglia nera va al Regno Unito, ma anche la Svizzera (137esima) è nel plotone di coda. Per sostenibilità ambientale la classifica premia Svizzera, Norvegia e Austria. Per gli aeroporti sul podio salgono Canada, Australia e Usa (Italia 30esima). Per le infrastrutture nei servizi turistici al primo posto c'e' il Portogallo, davanti a Austria, Spagna, Usa e Croazia.

Per risorse naturali il Paese migliore è il Messico, seguito da Brasile, Australia e Cina e nella classifica l'Italia è preceduta anche dalla Francia (sesta) e dagli Usa (quinto posto). Per risorse culturali e viaggi d'affari al primo posto c'e' la Cina, davanti a Spagna e Francia. Malta, Giamaica e Cipro sono sul podio per la priorità data al settore turistico. I primi 10 Paesi della graduatoria generale rappresentano oltre un terzo degli arrivi internazionali, il che dimostra la grande concentrazione dei viaggi. Il 25% dei Paesi al top, da solo, rappresenta due terzi degli arrivi.

La combinazione della concentrazione degli arrivi turistici e la rapida crescita dei viaggi, sottolinea il Wef, stanno mettendo sotto pressione le località più frequentate, anche se dispongono di buone infrastrutture e di buoni servizi nei Paesi avanzati. Ma anche molti Paesi emergenti sentono ‘il peso' del turismo, come la Thailandia che ha chiuso una delle sue spiagge più belle e famose, Maya Bay, per i danni ecologici causati dai turisti. C'è insomma il rischio che i Paesi diventino vittime del loro stesso successo. I viaggi e il turismo possono trainare le economie, ma solo se i policy-maker assicurano un'adeguata gestione delle attività turistiche con un approccio che tenga conto di tutte le parti in causa, sottolinea il rapporto. Altrimenti senza gli adeguati investimenti in infrastrutture e in altre risorse per i viaggi e il turismo, nel lungo termine la competitività verrà minata.

ilsole24ore

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