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La graziosa piazzetta di Sant’Eustachio a Roma si trova a due passi dal Pantheon, a pochi metri da piazza Navona e da Palazzo Madama. Insomma, non è strano che sia attraversata da centinaia di turisti ogni giorno, a tutte le ore. Molti poi, sono spinti qui dal desiderio di provare un espresso presso lo storico caffè omonimo. Ma non tutti sanno che alzando gli occhi al cielo e prestando attenzione alla sommità della Basilica di Sant’Eustachio, noteranno una stranezza: alla base della classica croce, c’è una scultorea testa di cervo. Per la precisione la croce si innalza proprio sulla testa dell’animale.
Sì, un cervo, con tanto di ramificate corna, che i più attenti osservatori ritroveranno anche in altre icone del rione (che si chiama anch’esso Sant’Eustachio). Ma cosa ci fa una testa di cervo in cima ad una chiesa? Un cervo che ha persino l’onore di sorreggere la croce cristiana dev’essere stato certamente un animale importante, vero o leggendario che fosse. La piazza prende il nome dalla chiesa di Sant’Eustachio, ma in precedenza si chiamava piazza della Schola. Il luogo di culto fu costruito nell’VIII secolo, in onore del santo che, all’epoca dell’Impero Romano, abitava qui. O almeno questo è quanto narra la leggenda.
Eustachio è stato identificato con Placido, un encomiato generale dell’esercito all’epoca di Traiano. Secondo la raccolta medievale della Leggenda Aurea, Placido un giorno si stava dedicando alla caccia, quando avvistò un cervo. Lo seguì fino al limitare di un burrone, quando la bestia si voltò e tra le sue corna comparve un croce luminosa. Il cervo si rivolse al generale, dichiarando di essere Gesù e chiedendo il motivo della persecuzione. Placido, spaventato, corse a casa dalla moglie, la quale aveva avuto a sua volta una visione. Fu così che i due decisero di recarsi dal vescovo e convertirsi al cristianesimo. Anni dopo, sotto Adriano, colui che ora veniva chiamato Eustachio fu condannato a morte con l’intera famiglia a causa della sua religione. Pare che tuttavia le fiere del Colosseo, che dovevano sbranarlo, si fermarono, e, chinando la testa, lo lasciarono vivere. L’imperatore condannò quindi Eustachio e famiglia ad una morte altrettanto cruenta, quella del toro di Falaride (si rinchiudeva lo sventurato in un toro di bronzo che veniva scaldato fino ad arroventare la vittima). Ma, si narra, una volta aperto lo strumento di tortura i loro corpi risultarono privi di vita, ma intatti.
Si dice che la chiesa sorga dove un tempo si trovava il giardino della casa del martire, su cui successivamente Nerone fece costruire le sue terme e Costantino, primo imperatore convertito al cristianesimo, vi eresse un oratorio. Documenti del 795 testimoniano in questo luogo la presenza di una diaconia (una sorta di centro di assistenza per i poveri) che nei secoli fu ampliato, e quindi consacrato, fino a giungere all’aspetto tipicamente barocco che ha oggi. Con la testa di cervo che sovrasta la chiesa e la piazza.
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