L’autore di questo post è Luca Martucci, consulente ed esperto di marketing di destinazione –
Il 12 ottobre 1919 nasceva l’ENIT, l’Agenzia nazionale del Turismo. Un po’ di storia per un centenario passato del tutto inosservato e un confronto tra un esordio glorioso ed i giorni nostri (ne parleremo nella seconda parte di questo contributo). Nemmeno un c
omunicato stampa o due pasticcini per i giornalisti. Sembra che le celebrazioni siano state rimandate all’anno prossimo. Peccato trascurare questo traguardo ed un passato importante che meritano essere ricordati.
Agenzia ENIT a Parigi nel 1926
L’importanza del Turismo tra fine 800 ed inizio del nuovo secolo
Nei paesi europei che uscivano dalla prima guerra mondiale cresceva sempre di più la consapevolezza dell’importanza del turismo per le rispettive economie. Una coscienza che già si era manifestata nel secolo precedente, grazie alla nascita di realtà come il Club Alpino Italiano (1863), il Touring Club (1884 ) che ha festeggiato quest’anno i 125 anni di vita, l’Associazione Nazionale per il Movimento dei Forestieri (1900), l’Associazione degli Albergatori e l’Automobile Club di Torino (1898). La prima Pro-loco in un Trentino ancora austriaco è del 1881. Nel 1910 la Francia e l’Impero Austro Ungarico avevano già creato i loro rispettivi Uffici Nazionali del Turismo.
Nello stesso anno i comuni italiani, riconosciuti come luoghi di cura, iniziavano a riscuotere una tassa di soggiorno. La Svizzera istituì il suo ufficio nazionale del turismo nel 1918, mentre quest’anno FederTerme ha celebrato il suo centenario.
Il contributo di ENIT fu determinante per il Turismo dell’Italia
La definizione originale di ENIT Ente Nazionale Incremento Industrie Turistiche centrava perfettamente il suo scopo grazie ad una visione del Turismo come Industria, e declinata al plurale. La necessità di reperire finanze dopo la prima guerra aveva portato ad una proliferazione delle Pro-Loco, si parlava già da tempo di questione meridionale e ritardo delle infrastrutture, in uno scenario che grazie allo sviluppo di treni e navi stava cambiando radicalmente.
Il governo liberale di Nitti ravvisò quindi la necessità di sviluppare ulteriormente ed amministrare le spinte locali, cogliere gli stimoli che arrivavano dalle suddette associazioni, e promuovere l’Italia all’ estero.
Il contributo dell’ente nei suoi primi 15 anni di vita fu determinante non solo per la promozione, ma anche per la riforma e la prima classificazione degli hotel e per la predisposizione delle prime statistiche sul movimento dei forestieri.
Tra i compiti dell’ENIT il regio decreto prevedeva “provocare dal Governo provvedimenti legislativi atti ad emanare inconvenienti o deficienze dannose allo sviluppo dell’industria turistica e al movimento de forestieri”; “promuovere provvedimenti per facilitare il credito all’industria alberghiera” ; “l’istituzione di scuole ed il progresso di organizzazioni professionali del Turismo.”
Temi tutt’oggi importanti, quanto ancora poco attesi, rispetto ai quali ENIT ebbe un ruolo di coordinamento e di indirizzo strategico mai più riscontrato nella sua storia. Non a caso era assoggettato al Ministro dell’Industria e del Commercio, soluzione che ancora oggi sarebbe la più indicata, in mancanza di un ministero dedicato.
In questa tesi universitária (basata sul libro pubblicato da ENIT per il suo novantesimo compleanno) si trova il testo del regio decreto dove si legge che Il finanziamento era previsto attraverso un contributo annuale dallo Stato, una tassa a carico dei clienti degli alberghi, donazioni ed elargizioni di soggetti terzi ( che nei primi anni di vita dell’ agenzia furono consistenti).
Tuttavia è curioso notare quanto l’onorevole Rava primo presidente dell’ente scriveva a Benito Mussolini nel 1926 : “…programma che da qualche anno l’ ENIT persegue in Nord America, attendendo risultati tangibili che potrebbero diventare di gran lunga maggiori e più efficaci se il nostro Ente potesse avere mezzi proporzionati a quelli che le altre Nazioni Europee impiegano per la propaganda negli Stati Uniti“.
Corsi e ricorsi della storia, che si materializzeranno più volte come vedremo in seguito.
Il ruolo delle Ferrovie dello Stato e la commercializzazione
ENIT ebbe un forte alleato nelle Ferrovie dello Stato, fino allora unico vero promotore del turismo in Italia. Insieme crearono il Consorzio delle Agenzie di Viaggi e Turismo (1920), che arrivò ad avere solo sei anni dopo 33 uffici e 615 agenzie corrispondenti nel mondo.
L’unico serio tentativo in tutta la storia centenaria dell’ente di fare anche commercializzazione durò solo fino al 1927, quando ENIT decise di soprassedere e staccarsi dal Consorzio, che assunse il nome di Compagnia Italiana Turismo (CIT).
Al riguardo vale la pena ricordare la testimonianza di Willy Domprè, storico direttore dell’Hotel Villa d’ Este, che nel suo “Studio sull’industria alberghiera in Italia” (1922) si preoccupava del fatto che ENIT fosse “entrato in inopportuna concorrenza con i principali operatori turistici internazionali” ( NDR es. Wagon Lits ), mentre “dovrebbe prestare attenzione agli effetti deleteri , sopratutto sulla stampa estera, di una normativa che crea molteplici disagi per i turisti stranieri : i visti d’ingresso sui passaporti , un macchinario antiquato e ridicolo”.
Oggi né la tematica dei visti né un’effettiva politica di commercializzazione fanno parte dell’“agenda del turismo italico”, mentre per mesi si è pensato alle Ferrovie per salvare Alitalia.
La Promozione “con la P maiuscola” e non solo del turismo!
Il paragone con i tempi attuali risulta stridente se si considera quanto, all’epoca e per tanti anni a venire, ENIT ha fatto per la promozione del Paese.
La rivista Le Vie d’Italia, edita in collaborazione con il Touring Club, altro fondamentale partner di allora, arrivò a contare 400 mila copie tradotte in nove lingue per abbonati in tutto il mondo. Non solo si promuoveva il turismo, ma anche il meglio del design e dei prodotti italiani (e non solo !) con articoli, fotografie ed illustrazioni di artisti famosi e pubblicità di aziende come FIAT, Borsalino o Campari, consorzi come il Chianti, macchinari industriali, ma anche multinazionali come Shell!
I poster promozionali dell’ENIT durante l’epoca fascista, ma anche nel secondo dopoguerra, sono vere e proprie opere d’arte.
Il consolidamento del regime e la fascistizzazione di ENIT
Nonostante alcuni gerarchi fascisti, sulla scia dei deliri futuristi vedessero di malocchio i turisti stranieri, che, accolti da un popolo di camerieri visitavano il paese dei romantici ruderi e gustosi sorbetti, prevalse l’interesse per l’entrata di valuta (stimata in 3 miliardi di lire nel 1925 ) e per l’utilizzo del Turismo come strumento di propaganda del regime.
Si puntava alla grande comunità di oriundi invitata al bagno di italianità ( prima espressione del turismo di ritorno o delle radici ) ed ai simpatizzanti o influencer dell’epoca invitati a conoscere non solo le bellezze del paese, ma anche le attività del regime.
Nel 1931 l’ENIT subì il primo (di tanti futuri commissariamenti), per poi essere assoggettato al Ministero della Cultura e Propaganda : l’inizio di quella odiosa prevaricazione della politica, che ancora oggi , seppure in una democrazia, caratterizza l’Agenzia.
Ancora una volta è interessante trovare nella discussione del disegno di disegno di legge per l’istituzione del Commissariato (da pag.7) temi attualissimi quali: necessità o meno della presenza dello stato, autonomie e finanze locali, regolamentazione di agenzie e guide turistiche, connubio turismo-agricoltura, mobilità, politica dei visti o dei prezzi di hotel, ed apertura di nuovi uffici ENIT all’estero.
Fulvio Suvich, il primo di tanti presidenti che poi diventano commissari, e che riportava direttamente a Mussolini, intendeva mettere ordine nella periferia controllando le Aziende Autonome di Soggiorno e Turismo, nate nel 1926 e fino allora controllate dal Ministero degli Interni.
Un conflitto centenario tra Stato e territori locali
In questo interessante saggio intitolato “La nascita delle Aziende autonome e le politiche di sviluppo territoriale in Italia tra le due guerre“ è ben spiegato come neanche un gerarca potente come Suvich riuscì a fare sistema e controllare vanità ed interessi di territori e podestà locali. Battaglia persa, anche dopo l’istituzione dei Comitati Provinciali ( 1932 ), divenuti poi Enti Provinciali del Turismo (1935).
Ancora una volta ritroviamo temi sui quali si dibatteva allora come oggi: imposta di soggiorno ed utilizzo dei suoi proventi, definizione di territorio turistico in relazione a confini amministrativi od offerta di servizi. A chi dare la preferenza tra turisti stranieri, villeggianti o cittadini ? Come gestire il nuovo turismo di massa, che non era costituito solo dai gruppi della Thomas Cook , ma anche da escursionisti della gita domenicale e del dopolavoro.
Nelle conclusioni leggiamo che il turismo, a causa del suo carattere complesso, non fu inquadrato in una corporazione in quanto “non avrebbe mai potuto assolvere i vasti e complessi compiti affidati all’Enit fascistizzata“.
“Al turismo erano connesse tutte o quasi le attività nazionali: dalle grandi industrie automobilistiche alle piccole artigiane, dalle imprese alberghiere a quelle commerciali, dalle attività dei trasporti marittimi a quelli ferroviari”.
Ed ancora: “Certamente proprio la trasversalità del turismo tra diversi spazi economici consentì e legittimò il suo depauperamento”.
Dopo la seconda guerra mondiale, vennero gli anni del boom economico ed il turismo tornò alla ribalta. L’ENIT non ebbe più un ruolo centrale nonostante fosse divenuto il braccio esecutivo del nuovo Ministero del Turismo e dello Spettacolo, creato nel 1959, in vista delle Olimpiadi di Roma. Nel 1960 fu varata la prima riforma repubblicana dell’ENIT, che assumeva personalità giuridica autonoma, con l’ acronimo originale trasformato in Ente Nazionale Italiano Turismo.
Per chiudere questa prima parte, e sottolineare ancora una volta certe analogie con il presente, un breve spezzone video dell’Archivio Luce del 1969 sulla celebrazione del Cinquantenario dell’ENIT.
Il ministro Scaglia ricordava la nuova rete autostradale da primato europeo, ma anche la persistenza di criticità come la scarsa conservazione del patrimonio culturale… e l’immondizia per le strade di Roma!
Il Sole 24 Ore
Il 12 ottobre 1919 nasceva l’ENIT, l’Agenzia nazionale del Turismo. Un po’ di storia per un centenario passato del tutto inosservato e un confronto tra un esordio glorioso ed i giorni nostri (ne parleremo nella seconda parte di questo contributo). Nemmeno un c
omunicato stampa o due pasticcini per i giornalisti. Sembra che le celebrazioni siano state rimandate all’anno prossimo. Peccato trascurare questo traguardo ed un passato importante che meritano essere ricordati.
Agenzia ENIT a Parigi nel 1926
L’importanza del Turismo tra fine 800 ed inizio del nuovo secolo
Nei paesi europei che uscivano dalla prima guerra mondiale cresceva sempre di più la consapevolezza dell’importanza del turismo per le rispettive economie. Una coscienza che già si era manifestata nel secolo precedente, grazie alla nascita di realtà come il Club Alpino Italiano (1863), il Touring Club (1884 ) che ha festeggiato quest’anno i 125 anni di vita, l’Associazione Nazionale per il Movimento dei Forestieri (1900), l’Associazione degli Albergatori e l’Automobile Club di Torino (1898). La prima Pro-loco in un Trentino ancora austriaco è del 1881. Nel 1910 la Francia e l’Impero Austro Ungarico avevano già creato i loro rispettivi Uffici Nazionali del Turismo.
Nello stesso anno i comuni italiani, riconosciuti come luoghi di cura, iniziavano a riscuotere una tassa di soggiorno. La Svizzera istituì il suo ufficio nazionale del turismo nel 1918, mentre quest’anno FederTerme ha celebrato il suo centenario.
Il contributo di ENIT fu determinante per il Turismo dell’Italia
La definizione originale di ENIT Ente Nazionale Incremento Industrie Turistiche centrava perfettamente il suo scopo grazie ad una visione del Turismo come Industria, e declinata al plurale. La necessità di reperire finanze dopo la prima guerra aveva portato ad una proliferazione delle Pro-Loco, si parlava già da tempo di questione meridionale e ritardo delle infrastrutture, in uno scenario che grazie allo sviluppo di treni e navi stava cambiando radicalmente.
Il governo liberale di Nitti ravvisò quindi la necessità di sviluppare ulteriormente ed amministrare le spinte locali, cogliere gli stimoli che arrivavano dalle suddette associazioni, e promuovere l’Italia all’ estero.
Il contributo dell’ente nei suoi primi 15 anni di vita fu determinante non solo per la promozione, ma anche per la riforma e la prima classificazione degli hotel e per la predisposizione delle prime statistiche sul movimento dei forestieri.
Tra i compiti dell’ENIT il regio decreto prevedeva “provocare dal Governo provvedimenti legislativi atti ad emanare inconvenienti o deficienze dannose allo sviluppo dell’industria turistica e al movimento de forestieri”; “promuovere provvedimenti per facilitare il credito all’industria alberghiera” ; “l’istituzione di scuole ed il progresso di organizzazioni professionali del Turismo.”
Temi tutt’oggi importanti, quanto ancora poco attesi, rispetto ai quali ENIT ebbe un ruolo di coordinamento e di indirizzo strategico mai più riscontrato nella sua storia. Non a caso era assoggettato al Ministro dell’Industria e del Commercio, soluzione che ancora oggi sarebbe la più indicata, in mancanza di un ministero dedicato.
In questa tesi universitária (basata sul libro pubblicato da ENIT per il suo novantesimo compleanno) si trova il testo del regio decreto dove si legge che Il finanziamento era previsto attraverso un contributo annuale dallo Stato, una tassa a carico dei clienti degli alberghi, donazioni ed elargizioni di soggetti terzi ( che nei primi anni di vita dell’ agenzia furono consistenti).
Tuttavia è curioso notare quanto l’onorevole Rava primo presidente dell’ente scriveva a Benito Mussolini nel 1926 : “…programma che da qualche anno l’ ENIT persegue in Nord America, attendendo risultati tangibili che potrebbero diventare di gran lunga maggiori e più efficaci se il nostro Ente potesse avere mezzi proporzionati a quelli che le altre Nazioni Europee impiegano per la propaganda negli Stati Uniti“.
Corsi e ricorsi della storia, che si materializzeranno più volte come vedremo in seguito.
Il ruolo delle Ferrovie dello Stato e la commercializzazione
ENIT ebbe un forte alleato nelle Ferrovie dello Stato, fino allora unico vero promotore del turismo in Italia. Insieme crearono il Consorzio delle Agenzie di Viaggi e Turismo (1920), che arrivò ad avere solo sei anni dopo 33 uffici e 615 agenzie corrispondenti nel mondo.
L’unico serio tentativo in tutta la storia centenaria dell’ente di fare anche commercializzazione durò solo fino al 1927, quando ENIT decise di soprassedere e staccarsi dal Consorzio, che assunse il nome di Compagnia Italiana Turismo (CIT).
Al riguardo vale la pena ricordare la testimonianza di Willy Domprè, storico direttore dell’Hotel Villa d’ Este, che nel suo “Studio sull’industria alberghiera in Italia” (1922) si preoccupava del fatto che ENIT fosse “entrato in inopportuna concorrenza con i principali operatori turistici internazionali” ( NDR es. Wagon Lits ), mentre “dovrebbe prestare attenzione agli effetti deleteri , sopratutto sulla stampa estera, di una normativa che crea molteplici disagi per i turisti stranieri : i visti d’ingresso sui passaporti , un macchinario antiquato e ridicolo”.
Oggi né la tematica dei visti né un’effettiva politica di commercializzazione fanno parte dell’“agenda del turismo italico”, mentre per mesi si è pensato alle Ferrovie per salvare Alitalia.
La Promozione “con la P maiuscola” e non solo del turismo!
Il paragone con i tempi attuali risulta stridente se si considera quanto, all’epoca e per tanti anni a venire, ENIT ha fatto per la promozione del Paese.
La rivista Le Vie d’Italia, edita in collaborazione con il Touring Club, altro fondamentale partner di allora, arrivò a contare 400 mila copie tradotte in nove lingue per abbonati in tutto il mondo. Non solo si promuoveva il turismo, ma anche il meglio del design e dei prodotti italiani (e non solo !) con articoli, fotografie ed illustrazioni di artisti famosi e pubblicità di aziende come FIAT, Borsalino o Campari, consorzi come il Chianti, macchinari industriali, ma anche multinazionali come Shell!
I poster promozionali dell’ENIT durante l’epoca fascista, ma anche nel secondo dopoguerra, sono vere e proprie opere d’arte.
Il consolidamento del regime e la fascistizzazione di ENIT
Nonostante alcuni gerarchi fascisti, sulla scia dei deliri futuristi vedessero di malocchio i turisti stranieri, che, accolti da un popolo di camerieri visitavano il paese dei romantici ruderi e gustosi sorbetti, prevalse l’interesse per l’entrata di valuta (stimata in 3 miliardi di lire nel 1925 ) e per l’utilizzo del Turismo come strumento di propaganda del regime.
Si puntava alla grande comunità di oriundi invitata al bagno di italianità ( prima espressione del turismo di ritorno o delle radici ) ed ai simpatizzanti o influencer dell’epoca invitati a conoscere non solo le bellezze del paese, ma anche le attività del regime.
Nel 1931 l’ENIT subì il primo (di tanti futuri commissariamenti), per poi essere assoggettato al Ministero della Cultura e Propaganda : l’inizio di quella odiosa prevaricazione della politica, che ancora oggi , seppure in una democrazia, caratterizza l’Agenzia.
Ancora una volta è interessante trovare nella discussione del disegno di disegno di legge per l’istituzione del Commissariato (da pag.7) temi attualissimi quali: necessità o meno della presenza dello stato, autonomie e finanze locali, regolamentazione di agenzie e guide turistiche, connubio turismo-agricoltura, mobilità, politica dei visti o dei prezzi di hotel, ed apertura di nuovi uffici ENIT all’estero.
Fulvio Suvich, il primo di tanti presidenti che poi diventano commissari, e che riportava direttamente a Mussolini, intendeva mettere ordine nella periferia controllando le Aziende Autonome di Soggiorno e Turismo, nate nel 1926 e fino allora controllate dal Ministero degli Interni.
Un conflitto centenario tra Stato e territori locali
In questo interessante saggio intitolato “La nascita delle Aziende autonome e le politiche di sviluppo territoriale in Italia tra le due guerre“ è ben spiegato come neanche un gerarca potente come Suvich riuscì a fare sistema e controllare vanità ed interessi di territori e podestà locali. Battaglia persa, anche dopo l’istituzione dei Comitati Provinciali ( 1932 ), divenuti poi Enti Provinciali del Turismo (1935).
Ancora una volta ritroviamo temi sui quali si dibatteva allora come oggi: imposta di soggiorno ed utilizzo dei suoi proventi, definizione di territorio turistico in relazione a confini amministrativi od offerta di servizi. A chi dare la preferenza tra turisti stranieri, villeggianti o cittadini ? Come gestire il nuovo turismo di massa, che non era costituito solo dai gruppi della Thomas Cook , ma anche da escursionisti della gita domenicale e del dopolavoro.
Nelle conclusioni leggiamo che il turismo, a causa del suo carattere complesso, non fu inquadrato in una corporazione in quanto “non avrebbe mai potuto assolvere i vasti e complessi compiti affidati all’Enit fascistizzata“.
“Al turismo erano connesse tutte o quasi le attività nazionali: dalle grandi industrie automobilistiche alle piccole artigiane, dalle imprese alberghiere a quelle commerciali, dalle attività dei trasporti marittimi a quelli ferroviari”.
Ed ancora: “Certamente proprio la trasversalità del turismo tra diversi spazi economici consentì e legittimò il suo depauperamento”.
Dopo la seconda guerra mondiale, vennero gli anni del boom economico ed il turismo tornò alla ribalta. L’ENIT non ebbe più un ruolo centrale nonostante fosse divenuto il braccio esecutivo del nuovo Ministero del Turismo e dello Spettacolo, creato nel 1959, in vista delle Olimpiadi di Roma. Nel 1960 fu varata la prima riforma repubblicana dell’ENIT, che assumeva personalità giuridica autonoma, con l’ acronimo originale trasformato in Ente Nazionale Italiano Turismo.
Per chiudere questa prima parte, e sottolineare ancora una volta certe analogie con il presente, un breve spezzone video dell’Archivio Luce del 1969 sulla celebrazione del Cinquantenario dell’ENIT.
Il ministro Scaglia ricordava la nuova rete autostradale da primato europeo, ma anche la persistenza di criticità come la scarsa conservazione del patrimonio culturale… e l’immondizia per le strade di Roma!
Il Sole 24 Ore
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