Italia green: il futuro è già qui. In un libro di Marco Frittella la mappa delle eccellenze italiane nell’economia verde

 

Ora come non mai è chiaro che il futuro dell’Europa debba essere verde. «Dobbiamo cambiare il modo in cui trattiamo la natura; un cambiamento non solo necessario quello del Green New Deal, ma anche possibile». Sono le parole pronunciate il 16 settembre scorso a Bruxelles dal presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel discorso sullo stato dell’Unione davanti al Parlamento dell’Ue riunito in seduta plenaria.

Il Green New Deal è la strategia dell’Unione europea che ambisce a raggiungere la neutralità climatica o impatto climatico zero entro il 2050 mediante la riduzione del 55 per cento delle emissioni nocive nel prossimo decennio. Ebbene l’Italia, che è già all’avanguardia nella green economy, potrà esserne capofila in Europa. Lo sostiene del resto anche il Manifesto di Assisi, presentato a gennaio scorso col titolo «Un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica» nel Sacro Convento di San Francesco.

Gli obiettivi che la comunità internazionale si è data con l’accordo di Parigi del 2015 non sono più adeguati: solo la decarbonizzazione, ossia il passaggio dalle combustibili fossili alle fonti rinnovabili, potrà diminuire le emissioni di anidride carbonica. Una transizione economicamente e socialmente né immediata né indolore, eppure sempre più conveniente.

«Lo sapete che in Europa noi italiani siamo i migliori a riciclare quell’enorme risorsa che sono i rifiuti? Più dei tedeschi, pensate. E che siamo tra i primi nel mondo quanto a efficienza energetica e uso delle rinnovabili? C’è chi ritiene che si possa fare un elegante tessuto dell’Italian Fashion con le bucce delle arance siciliane oppure una vernice atossica con le fave di cacao». Con una tempistica perfetta tutto questo e molto altro ce lo svela in maniera avvincente e sorprendente il volume del noto giornalista Marco Frittella: Italia green. La mappa delle eccellenze italiane nell’economia verde, Rai Libri, Roma 2020. Attenzione però, non è un libro sullo «Strano ma vero». Ad affermarlo è lo stesso autore che si ripromette di raccontare, e lo fa in maniera convincente, quello che orgogliosamente e inaspettatamente in Italia si realizza, per entrare nell’era dello sviluppo sostenibile, dell’economia circolare e della rivoluzione energetica. Frittella traccia con ricchezza di dati la mappa delle eccellenze italiane nell’economia verde, ancora poco note ai più.

In sostanza c’è già un’Italia in prima fila. Oggi in molti settori, dall’industria all’agricoltura, dall’artigianato ai servizi, dal design alla ricerca, siamo protagonisti nel campo dell’economia circolare e sostenibile. Ad esempio, pur avendo noi italiani inventato la plastica, ora guidiamo la lista dei Paesi virtuosi, nel limitarne l’uso, avendo già anticipando le scadenze indicate dalle direttive europee.

L’autore ci parla del progetto Solar Print, cioè, di una rivoluzione tecnologica tutta italiana, che prevede di produrre su larga scala celle fotovoltaiche, stampabili come fossero un giornale, e ricaricabili con la luce solare o artificiale. Saranno ecologiche ed economiche, perché invece del silicio adopereranno composti del carbonio, come il Pet — polietilene tereftalato — lo stesso materiale con cui si fanno le bottiglie per l’acqua. Frittella infatti spiega che «il sogno è quello di poter un giorno stampare una cella anche con una comune stampante di casa, oppure di avere impressa sul giornale di carta una cella solare che alimenti le componenti interattive del quotidiano, come videoclip o animazioni». Potrebbe essere un modo per aiutare la carta stampata a non scomparire, legandola all’evoluzione dell’Internet delle Cose con il 5g.

L’agricoltura, che era stata considerata per decenni del tutto residuale, invece può e deve tornare protagonista. L’agroalimentare — afferma — non potrà che tornare ad essere uno dei principali motori di crescita nazionale, perché vantando la maggiore biodiversità vegetale e animale, l’agricoltura italiana è la più verde d’Europa: è ecosostenibile, sicura, controllata, biologica, biodinamica, in linea per la transizione energetica. L’agroalimentare Made in Italy realizza il cibo più vario al mondo, la cui contraffazione ogni anno sottrae un valore di oltre 100 miliardi di euro, più del doppio dell’export del vero agroalimentare italiano.

Ma c’è anche l’olio fritto delle nostre cucine, che ora finisce nei lavandini e che invece può essere riutilizzato come combustibile. L’Eni ad esempio, oltre a essere la prima compagnia al mondo ad aver convertito una raffineria tradizionale in bioraffineria (prima a Venezia e poi a Gela), ora è impegnata nel recupero degli olii vegetali e da frittura che servono a produrre diesel verde: la multinazionale ha stipulato 30 accordi con municipalizzate di varie città per la raccolta dell’olio da cucina, compreso quello del Vaticano, ci rivela Frittella.

Oltre al record del fotovoltaico per la produzione di energia elettrica, l’Italia è tuttora il secondo maggiore produttore di energie rinnovabili in Europa, meglio di Germania, Francia e Gran Bretagna. Il quinto per capacità solare-fotovoltaica nel mondo, il primo nell’energia geotermica.

Per un coinvolgimento per la difesa dell’ambiente che provenga dal basso e che non sia imposto dall’alto, l’autore è convinto che la vera svolta “green” in Italia verrà piuttosto dai comportamenti dei singoli cittadini e dalle imprese, le quali avvertono il vantaggio derivante dal posizionarsi e dal riconvertirsi verso produzioni orientate alla green economy. Lo hanno capito i giovani e le donne, spesso a capo di start-up che inventano piani industriali verdi, proprio perché l’Italia grazie al suo modello produttivo è la superpotenza europea dell’economia circolare, della gestione dei rifiuti e in generale dell’innovazione nel settore. L’eccellenza italiana “green” si articola su più fronti, dalla bioplastica ottenuta con scarti vegetali, all’agrifood e alla moda sostenibili, dalle costruzioni verdi all’e-mobility.

Tuttavia, nella transizione verso un’economia sostenibile a livello globale è imperativo non dimenticare quei milioni di esseri umani, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, che non hanno accesso alcuno all’energia. Come afferma Papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’, bisogna combattere la cultura dello scarto, «senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno», ossia coinvolgendo e non escludendo. In questo senso è emblematica la storia del Movimento dei Focolari, che rappresenta un piccolo miracolo della solidarietà sostenibile. Hanno presentato infatti all’Expo 2015 di Milano una cucina a energia solare sostenibile biodegradabile destinata in un primo momento ai terremotati di Haiti, ma che è perfettamente replicabile altrove, contribuendo così ad arginare il fenomeno della deforestazione, che tanto minaccia il Sud del mondo.

Pur avendo il nostro Paese un ruolo preciso nella transizione energetica, Frittella biasima la lentezza dell’implementazione di politiche che siano veramente al passo coi tempi: ad esempio l’autore menziona il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima 2030, presentato nel 2019 dal governo italiano, però giudicato troppo timido tanto dagli ambientalisti quanto dal mondo imprenditoriale. Un’altra critica ad esempio riguarda la commercializzazione del derivato del riciclo, per il quale si rende necessario un provvedimento “end of waste”, «ma mentre negli altri Paesi si contano decine di decreti del genere ogni anno, noi ne abbiamo visto approvare uno solo dopo cinque anni».

«I libri sul problema ambientale sono giustamente tantissimi — chiosa Frittella — mentre i libri sulle soluzioni ai problemi sono meno numerosi, e meno ancora sono quelli, a parte le meritorie pubblicazioni tecnico-scientifiche destinate ad un pubblico specialistico, che si concentrano sulle soluzioni che si sperimentano e si concretizzano in Italia».

Non a caso l’autore con Italia Green accompagna il lettore lungo un viaggio virtuale e concreto allo stesso tempo, capace di suscitare non solo curiosità e orgoglio, ma anche un senso di fiducia verso un futuro sempre più a portata di mano e forse sempre meno velleitario. Frittella ci ricorda, infatti, che le persone si devono sentire parte della costruzione del futuro.

di Alicia Lopes Araújo / Osservatore

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