ROMA - Vennero aperti dal crollo di Wall Street del '29, l'anno nero che segnava la fine dell'euforia dei ruggenti Venti e che avrebbe traghettato l'Italia (e non solo) verso l'ordine segnato da fascismo, nazismo e da un'altra tragica guerra. Ma furono anche gli anni del trionfo della modernità in ogni campo, delle infrastrutture che cambiarono il profilo (e l'anima) di un Paese, della nascita del design, dello swing e dell'esplosione del cinematografo.
È dedicato a "Gli anni '30. Le arti tra le due guerre" il ciclo di quest'autunno-inverno degli Incontri d'arte del Fai. In calendario, dieci appuntamenti fino a marzo, a cura di Valeria Grilli, che per le restrizioni dell'emergenza Covid-19 hanno dovuto, almeno temporaneamente, rinunciare alla presenza e sposare la formula del webinar. Prossimo appuntamento, il 3 dicembre alle 18, è con il professor Giorgio Ciucci sul tema "L'architettura nell'Italia fascista". Al centro, il "razionalismo", termine complesso, strettamente connesso all'epoca fascista, del quale gli architetti volevano interpretare lo "spirito rivoluzionario".
"Già nel 1933 il critico Edoardo Persico scrive che 'il razionalismo italiano è morto' - spiega Ciucci -. Per lui, gli architetti razionalisti con la formula 'architettura arte di stato' legano la loro opera agli espedienti della lotta politica. Al di là del giudizio di Persico, possiamo seguire l'evolversi del razionalismo nei due concorsi per il Palazzo del Littorio, nel 1934 e 1937, e più in particolare nell'opera di Adalberto Libera, che a Roma nel 1928 organizza l'Esposizione Italiana di Architettura Razionale, nel 1932 progetta la facciata della Mostra della Rivoluzione Fascista e nel 1939 realizza il Palazzo dei Congressi all'Eur. E poi di Giuseppe Terragni, autore della Casa del Fascio di Como, tra il 1932-36".
(Info e prenotazioni: roma@delegazionefai.fondoambiente.it )
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