Da Santa Sofia a Caravaggio l'arte a rischio in Ucraina

 

Dalla suggestiva Cattedrale di Santa Sofia a Kiev, con le sue cupole dorate, alle testimonianze archeologiche di Sebastopoli con i resti di una città fondata dai greci sulle rive del Mar Nero.

Ma anche il centro storico medievale di Leopoli a Cernivci, la favolosa residenza dei metropoliti bucovini e dalmati con la sua ottocentesca e opulenta sinergia di stili architettonici, il museo di Odessa che tra i suoi tesori vanta persino un Caravaggio. A rischio distruzione, nell'Ucraina invasa dalle truppe russe, ci sono pure i capolavori dell'arte e i tanti siti patrimonio dell'Umanità. Testimonianze di tutte le epoche storiche a cui si aggiungono le meraviglie della natura, come le faggete, che l'Unesco ha già inserito nella sua prestigiosa lista, o la steppa, che risulta tra i siti candidati. Pagine di storia e di bellezza che ora potrebbero essere cancellate dai bombardamenti, sacrificate dalle esigenze della guerra, devastate, razziate. Nel Paese i siti certificati dall'Unesco sono in tutto sette, ma altri se potrebbero aggiungere nei prossimi anni se venissero accettate le 17 candidature , dai resti dell'antica città di Tyras, antico porto commerciale del mondo antico fondato alla fine del VI secolo a.C., alla foce del Dnestr, al complesso di monumenti della fortezza medievale di Sudak, dall'osservatorio astronomico di Mykolayiv, ritenuto il più antico osservatorio navale dell'Europa sudorientale, alle città rupestri della Gotia crimeana.

E se tra i progetti di candidatura a patrimonio dell'umanità c'è l'intero centro storico di Odessa, con la sua raffinata struttura urbana ottocentesca dove sono cresciuti Trotsky e Kandinsky , ma anche la mitica "scalinata Potemkim" icona dei cinefili, il museo dell'arte occidentale di questa citta così fascinosa e multiculturale è uno scrigno di tesori dell'arte che vanno da Caravaggio a Rubens, da Gerad David a Guercino. Una quantità impressionante di opere dell'arte europea che il regime russo aveva confiscato a nobili, commercianti, collezionisti della grande regione di Odessa che a quel tempo si estendeva dalla Romania alla Crimea.
    Rubata nel 2008, ritrovata nel 2010 e quindi oggetto di un delicato restauro, la tela attribuita a Michelangelo Merisi vanta tra l'altro una storia avvincente e tormentata, ricostruita qualche anno fa dalla studiosa Nataliia Chechykova.

 Con tutta probabilità acquistata a Parigi da Alexander Petrovich Basilewsky, un grande collezionista russo di origini ucraine, la tela, che all'epoca si intitolava Le Baiser de Judas, venne offerta in regalo nel 1870 al fratello dello Zar, Vladimir Alexandrovich Romanov e quindi approdò in Russia dove però, proprio tra rivoluzione e guerre, ha avuto una vita tutt'altro che facile. Donato all'Accademia delle Belle Arti di San Pietroburgo, il quadro di Caravaggio venne trasferito nel 1916 nel museo di Odessa insieme ad altre 28 creazioni dei grandi maestri europei. Solo un anno dopo però la città fu investita in pieno dalla rivoluzione del 1917 e poi dalla guerra civile, conquistata e persa dall'Armata rossa più volte. Durante la seconda guerra mondiale poi Odessa fu bombardata pesantemente e poi occupata dalle truppe romene e naziste e della Cattura di Cristo (come oggi viene intitolato il quadro) per un po' non si seppe più nulla, tanto più che inspiegabilmente la tela non risultava nell'elenco delle opere messe in salvo dal museo. Data per persa, la tela ricomparve "miracolosamente" nel giugno del 1945, 14 mesi dopo la liberazione della città, riconsegnata alle autorità sovietiche dalla Chiesa Cattolica Romana. (ANSA).

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