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Percorsi. Ecco i cento luoghi dell'arte contemporanea che bisogna visitare in Italia


Negli ultimi tre decenni, l'Italia ha vissuto un'evoluzione significativa nel panorama dei luoghi espositivi dedicati all'arte contemporanea, segnando una svolta sia in termini di quantità che di qualità delle strutture. Questo sviluppo ha riflettuto una crescente attenzione e valorizzazione dell'arte contemporanea, storicamente in secondo piano rispetto all'immenso patrimonio artistico classico e rinascimentale del Paese. A partire dagli anni '90, si è assistito all'apertura di numerosi musei e spazi espositivi dedicati all'arte contemporanea in diverse città italiane. Tra i più rilevanti, il Museo d'Arte Contemporanea di Roma (MACRO) e il Museo del Novecento a Milano, inaugurati rispettivamente nel 1999 e nel 2010, che hanno segnato un importante passo avanti nell’offerta culturale delle metropoli italiane. Questi spazi sono stati affiancati da istituzioni più recenti come il MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, anch'esso a Roma, che ha aperto le sue porte nel 2010, rappresentando un polo di eccellenza architettonica e curatoriale a livello internazionale. Parallelamente alla costruzione di nuovi musei, si è assistito a una vasta opera di riqualificazione di spazi industriali e storici convertiti in centri espositivi. Esempi emblematici includono la Fondazione Prada a Milano, un ex complesso industriale su cui ha lavorato l’archistar Rem Koolhaas e aperto nel 2015, e l'ex carcere delle Murate a Firenze, trasformato in un vivace centro culturale. Un'altra tendenza significativa è stata la diffusione di spazi espositivi al di fuori delle grandi città, favorendo una maggiore decentralizzazione della cultura. Realtà come il Museion a Bolzano, il MART di Rovereto e il Castello di Rivoli vicino a Torino hanno contribuito a portare l'arte contemporanea in contesti più periferici, promuovendo una fruizione più democratica e capillare. L'influenza delle fondazioni private è cresciuta esponenzialmente, con istituzioni come la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino e la Fondazione Merz che hanno giocato un ruolo chiave nel promuovere e sostenere l'arte contemporanea in Italia. Allo stesso tempo, sono proliferati spazi indipendenti, gestiti da curatori e artisti, che hanno favorito un dinamismo culturale particolarmente evidente in città come Napoli, Palermo e Venezia, sede della Biennale, il più importante appuntamento espositivo italiano e uno dei più significativi a livello mondiale. Infine, il periodo ha visto un'innovazione significativa nel campo della curatela e del design museale. Gli spazi espositivi italiani sono diventati sempre più interattivi e multimediali, rispondendo a nuove esigenze espositive e coinvolgendo un pubblico sempre più eterogeneo e internazionale. L'Italia ha dimostrato di sapere rinnovarsi e ampliare la sua offerta culturale nel campo dell'arte contemporanea, bilanciando la sua ricca eredità storica con una nuova vitalità nel presente. Mancava però una mappa di tutte queste realtà, a cui si possono aggiungere singole installazioni particolarmente significative, come l’“Ago, filo e nodo” di Claes Oldenburg a Milano, “Opera” di Ernesto Tresoldi sul lungomare di Reggio Calabria. “L.O.V.E.” di Maurizio Cattelan davanti alla Borsa di Milano, Piazza Verdi della Spezia nel progetto di Daniel Buren o la “Sfera grande” di Arnaldo Pomodoro a Pesaro. Ora questa guida c’è e conduce in un viaggio straordinario in “100 luoghi del contemporaneo in Italia” (come recita il titolo) a cura di Nicolas Ballario, edito da 24 ORE Cultura (pp. 272, in grande formato; 65 euro). Si tratta di percorso ragionato, alternativo ai percorsi storici più battuti e ricco di piacevolissime sorprese. Con le sue 100 schede riccamente illustrate dedicate a musei, associazioni e fondazioni tra le più innovative, ma anche a eventi, esposizioni diffuse e opere d’arte, il volume di Nicolas Ballario - aperto dalla prefazione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo - vuole offrire un’ampia finestra sull’arte contemporanea d’Italia, per consentire di avvicinarsi a luoghi e manifestazioni artistiche sia ben conosciute sia poco battute. Ballario è curatore e conduttore televisivo e radiofonico, ha studiato fotografia alla John Kaverdash School di Milano e ha frequentato l’Accademia Altieri di Roma. Entrato nello staff di Oliviero Toscani, è diventato esperto riconosciuto del connubio tra arte e mass media. Scrive nella sua Introduzione: “Dal punto di vista artistico, spesso si ha la sensazione che tra l’essere e il non essere il nostro Paese preferisca l’essere stato. C’è però una fittissima rete di luoghi che affronta i temi del presente e guarda a quelli del futuro e questo volume ha cercato di mettere insieme alcuni di quelli più significativi, che siano grandi istituzioni o piccole iniziative”. Un obiettivo raggiunto che fa del libro un compagno da consultare spesso per fare esperienza del contemporaneo in Italia. avvenire.it

Arte. Dürer pellegrino in Italia sfodera la sua luce a Trento


Al Castello del Buonconsiglio in esposizione le opere dell’artista tedesco, trait-d’union tra la visione prospettica del Rinascimento italiano e il naturalismo fiammingoAlbrecht Dürer, "Adorazione dei magi"

Quando, nel 1494, il giovane Albrecht Dürer (1471-1528) arriva per la prima volta nel nostro Paese, percorre la strada classica del Reise nach Italien, quella che ancora oggi fanno milioni di turisti: da Norimberga, passando per Augusta, verso Innsbruck, Bolzano, Trento e poi Verona e finalmente Venezia che è la meta finale del viaggio. Per il ventitreenne Dürer (come per il turista di oggi), il momento più bello è quando ci si lascia alle spalle le montagne del Tirolo e appare, splendente nel sole, la valle dell’Adige.

Dürer consegna la sua emozione, la gioia di essere dentro la luce e i colori dell’Italia, ad alcuni acquerelli (come la celebre Veduta del Castello del Buonconsiglio), immagini di paese che aprono una nuova e grande stagione per la moderna storia delle arti a Nord e Sud delle Alpi fondata sull’intuizione di Dürer secondo il quale è possibile coniugare la visione luminosa e prospettica degli italiani con il naturalismo lenticolare dei fiamminghi.

E’ di questo incontro e delle tracce che ha lasciato il passaggio in Trentino dell’artista di Norimberga che parla la mostra “Dürer e gli altri. Rinascimenti in riva all’Adige” allestita a Trento al Castello del Buonconsiglio a cura di Bernard Aikema, Laura Dal Prà, Giovanni Maria Fara e Claudio Salsi.

Con una infaticabile sete di conoscenza che lo porta a studiare gli ordini di Vitruvio e la prospettiva di Luca Pacioli, le proporzioni del corpo umano e i modelli dell’Antico, l’anatomia e la cosmografia, Mantegna e Giovanni Bellini, Leonardo e Raffaello, in costante appassionato dialogo con l’inseparabile amico umanista Willibald Pirckheimer, per Dürer la pittura è strumento intellettuale di comprensione e di rappresentazione, testimonia il vero e ardentemente insegue la bellezza.

Sono queste le linee ideali della fugace ma particolarmente significativa presenza di quel genio inquieto di Dürer in Trentino che dà luogo ad un incredibile impatto (l’artista è fra i primi pittori a fare del paesaggio il motivo predominante, talora unico, dei suoi acquerelli) sulla produzione artistica di quel territorio, luogo di transizione, primaria via di comunicazione culturale e commerciale fin dal Medioevo, e di passaggio obbligato per chi voleva andare dall’Italia alla Germania e viceversa.

Il Trentino e il Tirolo meridionale erano tutt’altro che aree periferiche vantando anche alcune sedi episcopali (Bressanone e Trento) e commerciali (Bolzano) che costituivano realtà urbane di prim’ordine, pronte ad accogliere innovative soluzioni artistiche in un’epoca – è l’età di Massimiliano I d’Asburgo e della sua contrapposizione alla Serenissima - di intense trasformazioni culturali in atto nell’intera Europa.

E’ in questo clima che, tra l’ultimo Quattrocento e il primo Cinquecento, si sviluppa in Trentino quel Rinascimento originale, “sui generis” lo definiscono i curatori della mostra secondo i quali «tale stile nuovo o, meglio, l’insieme di tali nuovi stili, perché in realtà si tratta di linguaggi di un Rinascimento variegato e diffuso», che prende corpo il confronto con l’opera di Dürer che la mostra documenta attraverso una novantina di lavori (grafiche, dipinti, sculture, manufatti).

La mostra è un percorso affascinante dove si alternano alcuni noti capolavori di Dürer quali l’Adorazione dei Magi, olio su tavola proveniente dagli Uffizi di Firenze, la tavola Cristo tra i dottori prestato dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid e un considerevole numero di grafiche tra cui spiccano il disegno a penna dei Due giovani cavalieri e le incisioni a bulino de Il mostro marino e di Ercole al bivio.

Accanto alle opere di Dürer sono collocati i lavori di artisti che rappresentano “casi” esemplari del laboratorio stilistico estremamente eterogeneo che caratterizza la ricerca artistica del tempo in quell’area geografica. Ecco allora la presenza del superbo dipinto a olio e tempera di Jakob Seisenegger Le figlie di Ferdinando I d’Asburgo e Anna di Boemia. Così come i ritratti dipinti da Alvise Vivarini, Jacopo de’ Barbari, Marx Reichlich e quello di Bernhard Strigel dedicato a Massimiliano I con le insegne imperiali, l’imperatore per il quale Dürer prestò il suo servizio e a cui dedicò, insieme a Hans Springinklee, la xilografia suddivisa in due fogli dal titolo Albero genealogico di Massimiliano I proveniente dall’Albertina di Vienna.

avvenire.it


‘Pompei è Arte’, musica protagonista di 10 concerti tra giugno e luglio 2024


Pompei e il suo leggendario Anfiteatro romano tornano a essere protagonisti con ‘Pompei è Arte’, una rassegna imperdibile di 10 concerti patrocinata dal Ministero della Cultura, dal Parco Archeologico di Pompei con il Comune di Pompei e le società Fast Forward e Blackstar, leader nel campo della promozione e organizzazione dei concerti più importanti in Campania. Questo luogo, un tempo arena dei gladiatori, ha acquisito una nuova dimensione nel 1971 con lo storico concerto a porte chiuse dei Pink Floyd, divenuto uno dei momenti più memorabili della musica del XXI secolo, rafforzando il suo legame con il mondo della musica nell’immaginario collettivo.

Fino 26 luglio, artisti di fama internazionale si esibiranno in questo scenario unico e suggestivo. Questi eventi musicali non solo arricchiscono e valorizzano i monumenti storici, ma creano un’alleanza affascinante tra arte e cultura, capace di attirare anche le nuove generazioni. Tra i partecipanti Carmen Consoli (8 giugno); John Legend (11giugno); Russell Crowe (9 luglio); Ludovico Einaudi (12 luglio); Il Volo (17 luglio); Biagio Antonacci (18,19,20 luglio); I Pooh (22 luglio) e Francesco De Gregori (26 luglio).

Mentre al Teatro Grande si rinnova l’appuntamento con la drammaturgia antica, l’Anfiteatro si distingue per questa rassegna musicale. L’evento mira a valorizzare il sito come luogo fruibile in modi diversi, promuovendo l’approccio al patrimonio culturale attraverso varie forme d’arte e favorendo l’integrazione con il territorio. L’obiettivo principale è incentivare il turismo stanziale, a sostegno dell’economia locale e della Campania.

Per chi partecipa ai concerti l’Hotel Santa Caterina di Amalfi offre un soggiorno tra terrazze panoramiche, ulivi secolari e limoneti profumati. Con interni eleganti e servizi di lusso, la struttura garantisce una vacanza all’insegna della tranquillità e del relax. A pochi passi dall’hotel, Le Ville della Marchesa offrono un’esperienza esclusiva con suite circondate da giardini rigogliosi, piscina e solarium privati. Mantenendo la filosofia di ospitalità di alta qualità, gli ospiti possono usufruire di tutti i servizi di ristorazione, room service e SPA, per continuare a vivere l’incanto dell’atmosfera della costiera anche dopo i concerti. Vivere un’estate da sogno, dove la magia della musica si fonde con la bellezza senza tempo di Pompei e della Costiera Amalfitana.

L’Hotel Santa Caterina ha 36 camere di tipologia standard, superior e deluxe e 13 tra junior suite, executive junior suite, suite e senior deluxe suite che si trovano nell’edificio principale. Inoltre, tra le Garden Suite, le dépendances “Villa Santa Caterina” e la “Villa il Rosso” nel lussureggiante parco si contano altre 17 camere e suite.

Da aprile 2022 si aggiungono alle sistemazioni offerte Le Ville della Marchesa: un complesso di suites immerse in giardini pensili affacciati sul mare a pochi metri dall’Hotel Santa Caterina.

travelnostop.com

Le mostre del weekend, dalla Street Art a Isgrò


I principali esponenti della Street Art e un maestro come Emilio Isgrò, fino a Enrico Baj ed Elisabetta Benassi: sono alcune delle mostre della settimana.

CAORLE - Al centro culturale Bafile dal 10 maggio al 1 settembre la mostra "Basquiat, Haring, Banksy: the international and mysterious world of Street Art".

Esposta una settantina di opere provenienti da Italia, Spagna, Francia, Inghilterra e Stati Uniti, firmate dagli artisti che, dagli anni '70 ad oggi, sono considerati tra i principali portavoce della Street Art.

 Fino al 14 luglio la Fondazione Ragghianti ospita la retrospettiva "Otto Hofmann artista europeo: dal Bauhaus all'Italia". A cura di Paolo Bolpagni e Giovanni Battista Martini, la mostra è la prima dedicata all'artista tedesco nel nostro Paese da circa 15 anni, e ne documenta tutta l'attività artistica, includendo numerose opere inedite. Tra le rarità esposte quaderni illustrati di Hofmann delle lezioni tenute da Klee e Kandinskij tra il1928 e il 1930, e una documentazione delle corrispondenze dei suoi maestri e del diploma che conseguì nella scuola fondata da Gropius.

ROMA - Alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea dall'8 maggio al 31 dicembre nell'ambito dell'iniziativa Artista alla Gnam la mostra "Emilio Isgrò: Protagonista 2024": in occasione dei 60 anni della "cancellatura" - il "gesto" che rappresenta Isgrò - l'artista ha creato l'opera "Isgrò cancella Isgrò", con la cancellazione di "Autocurriculum", il suo romanzo autobiografico, che sarà donata alla Gnam. Sempre nel museo capitolino, fino al 30 giugno "Bai Ming. At the Crossroads of Worlds", la prima personale italiana dell'artista cinese contemporaneo Bai Ming. Il progetto espositivo, a cura di Jean-Louis Andral, testimonia il profondo legame tra creatività antica e contemporanea, alla base dell'operato del poliedrico artista da sempre capace di fondere tradizione e modernità. Dal 9 maggio al 25 agosto il Macro ospita "Autoritratto al lavoro", la prima grande antologica dedicata a Elisabetta Benassi. Per raccontare oltre 20 anni della sua produzione, Benassi propone una riflessione sul concetto stesso di retrospettiva attraverso una mise-en-scène delle sue opere con un sistema di architetture e ambienti disposte nello spazio come fossero quinte teatrali.
    Alla Mucciaccia Gallery dal 10 maggio al 6 luglio la mostra Tête-à-tête, a cura di Catherine Loewe, dedicata al racconto della vita privata e professionale di alcune coppie di artisti.
    Il percorso si configura come un racconto appassionato, in un serrato confronto delle opere eseguite dai protagonisti: Sue Arrowsmith & Ian Davenport, Nick Carter & Rob Carter, Charlotte Colbert & Philip Colbert, Rossella Fumasoni & Piero Pizzi Cannella, Emilia Kabakov & Ilya Kabakov, Carolina Mazzolari & Conrad Shawcross, Annie Morris & Idris Khan, Shirin Neshat & Shoja Azari.

NUORO - Allo Spazio Ilisso dal 4 maggio la mostra "Unica. Sei storie di artiste italiane" a cura di Maria Grazia Messina, Anna Maria Montaldo, Giorgia Gastaldon. Nel percorso figurano oltre 70 opere, alcune delle quali inedite, per raccontare il lavoro - ma anche le loro battaglie e le sfide nel contesto dell'arte italiana del Novecento - di sei artiste: Carla Badiali, Carol Rama, Giosetta Fioroni, Carla Accardi, Tomaso Binga (Bianca Pucciarelli Menna) e Maria Lai.

MILANO - Si intitola "Baj. Libri in libertà" la mostra omaggio allestita alla Biblioteca Nazionale Braidense fino al 6 luglio, a cura di Angela Sanna, Michele Tavola e Marina Zetti. Pensata in occasione dei 100 anni della nascita di Enrico Baj, l'esposizione presenta una ricca selezione di libri d'artista che attraversa tutta del grande pittore e scultore milanese.
    "Teatro dei Vitellini - Regia di Gian Paolo Barbieri" è la nuova mostra del grande fotografo di moda in programma a Leica Galerie Milano dal 10 maggio al 24 agosto. Esposte 25 immagini inedite (preparate in studio con un lavoro artigianale e artistico) in cui Barbieri, che ha avviato la sua carriera come attore, operatore e costumista, rilegge l'opera di Shakespeare.

TREVISO - Dal 9 maggio al 30 giugno a Treviso (e poi dal 19 luglio al 3 novembre 2024 a Monopoli), arriva "In my name. Above the show", a cura di Martina Cavallarin con Antonio Caruso.
    L'esposizione - attraverso 17 artisti, 155 fra tele e disegni, 2 opere in Virtual Reality, 18 tra sculture e installazioni, 5 video installazioni e proiezioni - si propone di fare il punto sullo stato dell'Urban Art. 

ansa.it

Viaggi Liguria, Al Palazzo Ducale di Genova lo charme di Franco Maria Ricci


Sette sale, ognuna delle quali intitolata alle principali collane della sua casa editrice per scoprire l'opera di Franco Maria Ricci, che si è inaugurata a Palazzo Ducale di Genova e che è un sigillo importante nell'anno in cui la città, dove vissero i suoi avi, è capitale del libro.


    La mostra (dal 20 aprile al 30 giugno, Loggia degli Abati) è un viaggio attraverso le opere di una figura importante, perché Franco Maria Ricci non era solo l'editore che ha dato vita al marchio più prestigioso dell'editoria moderna, ma è stato grafico, collezionista e anche visionario, visto che ha concepito il Labirinto in bambù più grande del mondo, al cuore del quale si trovano sia la redazione della casa editrice che la sua vasta collezione d'arte.

La mostra "Franco Maria Ricci. L'Opera al Nero", organizzata dalla Fondazione Franco Maria Ricci in collaborazione con Palazzo Ducale, diventa un omaggio a un cultore della bellezza e maestro di stile, che è stato punto di riferimento per il gusto italiano e internazionale. "Opera al nero perché il nero è una caratteristica evidente nelle opere di Ricci - spiega il curatore Pietro Mercogliano -. Lui aveva l'abitudine di far comparire le immagini dal nero che non era qualcosa di funereo ma di elegante, il colore della vita, perché li comprendeva tutti, e sul quale amava far spiccare le figure".
    Un percorso che riprende il suo famoso labirinto nel quale, oltre alla sua grande opera bibliografica, si trovano anche alcuni capolavori della sua collezione. "C'è un frammento di Adolfo Wilt, la madre, che era parte di un'opera più ampia distrutta nei bombardamenti - spiega il curatore - ma è esposta anche la Testa di tigre di Ligabue, la Regina di Saba di Erté, le statuine crisoelefantine di gusto decò e due vanitas, immagini di teschi che ricordavano la caducità della vita". Una mostra che ben si integra nell'offerta di Genova Capitale del Libro. 

ansa.it

A Venezia riapre Palazzo Diedo con Janus


VENEZIA - Nel grande androne a pianoterra ci sono le porte d'acqua che fanno da filtro al rumore unico della città, mentre dalle finestre dei piani affacciati sulla fondamenta i tetti di Venezia paiono quasi portati dalla luce abbagliante dentro le stanze con parte dei soffitti coperti da un'arte che parla la lingua dell'oggi ma si confronta con il passato.

È a uno spazio aperto al continuo divenire dell'arte, a una creatura viva in dialogo con la vitalità mai spenta di Venezia, quello che il collezionista e filantropo Nicolas Berggruen pensa quando parla del presente e del futuro di palazzo Diedo.

Un palazzo a cinque piani del XVIII secolo realizzato da Andrea Tiralli per la famiglia Diedo, passato poi al Comune per diventare scuola elementare poi sede del Tribunale di Sorveglianza: chiuso per un decennio, è stato acquisito alcuni anni fa da Berggruen. Oggi, dopo due anni quasi di restauro, con gli ultimi ritocchi ancora in corso, il palazzo, sede della fondazione benefica creata dal collezionista per approfondire i rapporti tra l'arte contemporanea e i secoli passati, tra Oriente e Occidente, è stato riaperto per ospitare l'esposizione "Janus" (Giano). La mostra riunisce i lavori, temporanei e in parte permanenti, ideati da undici artisti in diretto rapporto con l'architettura dell'edificio e in dialogo con le tradizioni dei mestieri d'arte veneziani. L'esposizione, dal 20 aprile al 24 novembre, le stesse date della Biennale d'Arte, è stata l'occasione per aprire le porte, per dare il segno iniziale - è stato ricordato - di un palazzo vivo. Lo spirito è chiaro: non idee museali, ma luogo di produzione, di incontri, di residenze per artisti chiamati a operare in loco e in stretto contatto con la realtà lagunare. L'assaggio è una esposizione che presenta lavori di personalità come Urs Fischer - splendido il riflesso della luce veneziana sulle 600 gocce di vetro soffiato, "Omen" - Mariko Mori, Ibrahim Mahatma, Sterling Ruby, Jim Shaw, Liu Wei, Aya Takano. Sospesi nel tempo e nello spazio i monocromi che paiono fatti di luce di Hiroshi Sugimoto (c'è anche una teca con il libro di Newton del 1704 che dà il titolo alle opere). Ipnotici i lavori di Lee Ufan (suo su un soffitto un'opera permanente e sui soffitti le fermanti anche di altri artisti coinvolti nella mostra). Se Holler opera sulla scala e Ruby sull'illuminazione dell'androne, Pietro Golia, quasi a simboleggiare il divenire di un palazzo dell'arte, ha fissato per novembre la realizzazione di un lavoro-pavimento veneziano al pianoterra.
    Intanto, per tutta la durata della mostra, ci saranno nella sala i sacchi con il materiale e gli operai che lo faranno.
    L'esposizione si articola anche in due progetti speciali: uno dell'artista Rhea Dillon l'altro della Polaroid Foundation "20x24". 

ansa.it


Molise. Da Regione 1,2 mln per promozione culturale e turistica

 

Ammontano ad per 1 milione e 200mila euro le risorse Fsc destinate a interventi a sostegno delle società e degli enti di promozione culturale e turistica in Molise. La Giunta regionale, infatti, ha approvato la scheda dell’intervento e nel contempo ha demandato al Direttore del competente Servizio regionale la predisposizione del relativo Avviso pubblico.

Sarà dunque finanziato il sostegno alle società e agli enti culturali e di promozione turistica, nell’ambito dell’attività annuale, anche attraverso il supporto alla realizzazione di eventi e manifestazioni di valenza regionale, interregionale e nazionale. L’Avviso è rivolto a società ed enti culturali e di promozione turistica che operano anche non esclusivamente in Molise, purché la loro sede legale sia sul territorio molisano e le loro attività siano relative alla valorizzazione delle peculiarità del patrimonio culturale molisano.

I settori di riferimento di questi enti, anche in forma integrata, sono i seguenti: artistico e tradizioni (spettacolo, musica, manifestazioni folkloristiche e di costume, cinema), artigianato tipico (mercatini, fiere, mostre, laboratori) e valorizzazione delle risorse culturali, paesaggistiche, ambientali, naturali ed enogastronomiche locali.

travelnostop.com

Capitali o città d’arte, dove andranno gli italiani per i Ponti?

 

Con la primavera tornano i ponti e gli italiani si organizzano per ritagliarsi una vacanza tra giorni di ferie, feste comandate e weekend. Quali sono le mete e le date preferite per le partenze tra 25 aprile e primo maggio? eDreams ha indagato sulle destinazioni più prenotate e sulla durata dei viaggi per italiani ed europei nelle prossime settimane.

Oltre alle capitali e metropoli europee che non passano mai di moda – su tutte spiccano Barcellona, Parigi e Amsterdam – quest’anno le prenotazioni dall’Italia puntano forte anche sulla capitale albanese, Tirana. Le prime italiane in classifica sono invece Catania e Roma.
Per quanto riguarda la durata, ben il 37% dei connazionali ha scelto di concedersi una vacanza di 3 giorni mentre il 15% unirà le due festività per un break di 6 o 7 giorni. Ma quali sono le date più popolari per la partenza? I giorni più gettonati sono il 25 aprile (scelto dal 30% del campione) e il 26 (22%).

Secondo la tradizione, questi primi ponti di primavera saranno anche un’ottima occasione per i turisti e viaggiatori stranieri che verranno a scoprire le meraviglie nostrane. Anche nel 2024, la primavera sembra il periodo ideale per ammirare in particolare le città d’arte. Tra il 25 aprile e il primo maggio quest’anno – secondo eDreams – sceglieranno una vacanza in Italia prevalentemente i francesi (30%), seguiti dagli spagnoli (19%) e dai tedeschi (18%). Complessivamente quasi la metà dei turisti che visiteranno il nostro Paese ha prenotato un soggiorno di 3 o più giorni (il 27% di 3 giorni e il 26% di quattro), leggermente più alta degli italiani la percentuale di chi imposterà l’out of office per 6 o 7 giorni, del 19%. Le date più congeniali per la partenza degli europei saranno il 26 e 25 aprile.
Quanto alle destinazioni più amate, gli stranieri stilano così la loro top 5 delle città d’arte italiane: in testa Roma seguita da Milano, poi Venezia, Napoli e Firenze.

travelnostop.com


Salone del Mobile e Miart, il business si intreccia con arte e design

 


L’arte e il design continuano a intrecciarsi con il business. Durante la settimana dedicata alla fiera del Salone del Mobile e dell’arte moderna e contemporanea (Miart), gli studi Clearwater International, La Scala Società tra Avvocati e Lca diventano degli spazi dedicati alle mostre di famosi artisti.

Gli uffici di Clearwater International ospiteranno fino al 31 maggio la mostra “Se tutto bruciasse” di Alessandro Calabrese, a cura di Francesca Interlenghi e in collaborazione con la galleria d’arte contemporanea Viasaterna. L’artista, da sempre interessato a esplorare il complesso sistema delle relazioni umane, sembra rielaborare in chiave artistica i valori di cui lo studio Clearwater si fa portavoce, tra questi la trasparenza, la fiducia, la collaborazione, il reciproco rispetto, la flessibilità nell’affrontare il cambiamento e il costante impegno nel coltivare le imprese.

Il progetto di Calabrese, un’installazione neon site-specific, raccoglie 12 opere fotografiche, che indagano il modo di produzione delle immagini, la loro proliferazione bulimica, il tema dell’inconscio tecnologico e il ruolo del caso nel processo di esecuzione.

“Vogliamo che i nostri uffici non siano solo un luogo di lavoro, ma anche uno spazio di contaminazione e scambio di idee. Per questo, in occasione della Milano Art Week 2024, abbiamo accolto tra le nostre mura l’arte contemporanea, capace di stimolare innovazione, progresso e benessere all’interno e all’esterno dell’azienda” spiega Alexandre Perrucci, managing partner di Clearwater International in Italia.
Le altre mostre durante il Salone del Mobile e Miart

Dal 19 aprile presso l’Auditorium Piero Calamandrei di La Scala Società tra Avvocati, sarà possibile visitare la riedizione della mostra fotografica di Giacomo Infantino, dal titolo “Eden e Realtà – Il difficile rapporto tra uomo e natura”, nata per incoraggiare una riflessione sulla percezione dell’identità delle giovani generazioni attraverso i social network, toccando tematiche quali solitudine, marginalizzazione, bullismo e body shaming. L’obiettivo dell’artista è disaminare i rapporti sociali tra le nuove generazioni e, parallelamente, sperimenta la percezione del paesaggio, con una riflessione sul rapporto tra uomo, natura e sostenibilità.

Lo studio legale Lca omaggerà l’artista la fotografa Letizia Battaglia testimone femminile della cronaca siciliana tra gli anni Settanta e Novanta con la mostra “Storie di libertà ritrovata“, disponibile fino al 13 aprile. La mostra è realizzata in collaborazione con l’Archivio Letizia Battaglia, la Galleria Francesco Pantaleone Arte Contemporanea, Arte Generali e Apice e si colloca all’interno di Law is Art!, il progetto di Lca nato con lo scopo di promuovere l’arte contemporanea nel contesto
milanese e italiano.

Lo studio di consulenza Accuracy sponsorizza, durante la Milano Art Week, la mostra fotografica “Contemporary Museum Watching” di Alex Trusty, che raccoglie alcuni scatti realizzati dall’artista nell’arco di dieci anni in oltre 80 musei, esposti per la prima volta al pubblico nell’ “Appartamento dei Principi” del Palazzo Reale.

Anche Banca Investis promuove l’iniziativa “The Sign Week” che offre un percorso insolito nelle diverse forme del design con la firma di cinque artisti e creativi. Fino al 19 aprile, il gruppo darà la possibilità ai clienti, banker e stakeholder di scoprire l’inedita veste della sua sede milanese. Il racconto promosso durante le mostre promuove le caratteristiche distintive del gruppo: l’olismo, la personalizzazione, la cultura, il territorio e l’innovazione.

The Sign Week prevede cinque appuntamenti per cinque diverse esperienze, sia fisiche che digitali, dedicate a differenti espressioni di creatività, raccontate attraverso le opera dell’artista Elena Salmistraro, Taketo Gohara, Angelini Design, Monogrid specializzato nel settore di Ai e Marco Assaggia per la food culture.
Fonte: dealflower.it

Nuova Passeggiata Archeologica di Roma, un mega anello pedonale

 

Una passeggiata unica al mondo congiungerà via dei Fori Imperiali con gli altri percorsi intorno al Colle Palatino, intercettando l'itinerario ciclo-pedonale di via di San Gregorio, via dei Cerchi, via di San Teodoro e delle salite e discese del Colle Capitolino, e sarà caratterizzata da un incremento degli spazi e dei servizi dell'area, percorsi ciclo-pedonali, aree verdi e balconate.

Il progetto verrà realizzato dallo studio romano Labics che si è aggiudicato il concorso internazionale, per il quale sono state presentate 23 proposte progettuali, per la realizzazione di un grande anello pedonale.

Il progetto riprende l'idea della Passeggiata di fine Ottocento del ministro Baccelli. "Sono da sempre assertore della modernizzazione e della valorizzazione del patrimonio culturale come ci impone la Costituzione, allo stesso tempo la mia preoccupazione era che il progetto salvaguardasse il valore della storia: i Fori non nascono oggi, ma già con papa Alessandro VII era stato abbozzato il primo progetto di passeggiata sui Fori Imperiali. Possiamo dire che la via e la visione prospettica è stata storicizzata quindi il progetto dovrà armonizzarsi con questi criteri", ha detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano in occasione dello svelamento del progetto vincitore del bando.
    Con questo progetto, ha aggiunto il sindaco di Roma. Roberto Gualtieri, "la via e i Fori si riconciliano: il percorso sarà un luogo piacevole dove passeggiare e dove poter anche indugiare per godersi la vista sui Fori. E lo sarà per i turisti ma anche per i romani" che potranno riappropriarsi di un luogo per vivere la bellezza della città eterna.

ansa.it

Da Degas a Renoir, l'Impressionismo in mostra a Roma


A150 cinquant'anni dalla prima mostra ufficiale, quella organizzata dal fotografo Nadar il 15 aprile 1874 a Parigi, arriva a Roma Impressionisti - L'alba della modernità, antologica che celebra il movimento al Museo storico della fanteria, dal 30 marzo al 28 luglio, con oltre 160 opere di 66 artisti, tra i quali spiccano Degas, Manet, Renoir e l'italiano De Nittis.

"Una mostra dal taglio particolare, inedito, realizzata appositamente per questo luogo", spiega Vincenzo Sanfo, membro del comitato scientifico diretto da Vittorio Sgarbi e composto anche dall'ex direttore del Musée du Petit Palais e Membre Ecole du Louvre, Gilles Chazal, e dall'ex direttrice del Musée de Chartres e Musée Paul Valeéry, Maithé Vallès-Bled.

Divisa in tre sezioni (Da Ingres a L'Ecole de Barbizon, i fermenti dell'Impressionismo; L'Impressionismo; e L'eredità dell'Impressionismo), la mostra, prodotta da Navigare srl, abbraccia un arco temporale che va dall'inizio dell'Ottocento, con opere di Ingres, Corot, Delcroix e Doré, tutte provenienti da collezioni private italiane e francesi, arrivando agli eredi Toulouse-Lautrec, Permeke, Derain, Dufy e Vlamininck, per concludersi al 1968 con un'acquaforte di Pablo Picasso, omaggio a Degas e Desboutin. Ma non solo. Accanto alle opere poco conosciute dei grandi protagonisti, come Pissarro, Degas, Cézanne, Sisley, Monet, Morisot e Renoir, spiccano anche le tele di artisti comprimari come Bracquemond, Forain, Lepic, Millet, Firmin-Girad e il Lecomte del Bateau sur la riviere scelto come immagine simbolo della mostra. E ancora, ecco un insolito focus sul disegno, le incisioni e le tecniche di stampa, così fortemente influenzate dell'avvento della fotografia. "Gli impressionisti - racconta Chazal - abbandonano la pittura accademica dei grandi quadri storici e iniziano a ritrarsi l'un l'altro o a immortalare momenti di vita quotidiana. Hanno una visione della pittura molto meno aulica".

In quest'ottica va letta anche la collezione di libri, lettere e oggetti personali, come la teiera del servizio di Monet. "L'impressionismo non è un movimento, ma una condizione umana che nasce quando la pittura della realtà è sconfitta dall'invenzione della fotografia - commenta Sgarbi -. È la vita, la possibilità di rappresentare stati d'animo. È fatta per dirci quello che la realtà ci provoca dentro. Per questo non finirà mai. Non a caso un impressionista tragico come Van Gogh parla di sé, ma parla al mondo. L'impressionismo è una condizione dello spirito, questo vuol dire la mostra. Quello che fino a quel momento non contava, come la teiera del servizio di Monet, impensabile ad esempio nei dipinti del Tiepolo, improvvisamente con gli impressionisti diventa soggetto e momento eterno. Portare gli Impressionisti e questa mostra a Roma, città per tradizione così lontana da Parigi, e al Museo della Fanteria non è solo sperimentare luoghi nuovi - conclude il critico -. È portare la vita, perché gli impressionisti sono la fine della guerra. E conquistare uno spazio di guerra con una mostra d'arte che espone una teiera, è portare la pace".

ansa.it

'Festa del Maggio', ad Accettura si sceglie l'albero più bello

 

Dal 18 al 21 maggio si terrà la festa del Maggio di Accettura (Matera), un rito centenario che si ripete ogni anno nei giorni di Pentecoste. E' stata definita "tra le 47 feste più belle del Mediterraneo" secondo l'itinerario "Les fetes du Soleil" patrocinato dall'Unesco. La festa pagana "viene dedicata a San Giuliano, un giovane dalmata che cercava di diffondere la sua fede con coraggio e che, per questo, venne torturato e giustiziato a Sora".
    In un comunicato diffuso dal Comitato Feste è specificato che "dall'archivio di Accettura si rileva che il culto di San Giuliano è cominciato a manifestarsi nel 1725, anno in cui san Giuliano divenne protettore del paese" e che "la prima domenica dopo Pasqua, quest'anno il 7 aprile, si tiene il primo appuntamento della lunga e complessa sagra del Maggio che culmina nelle manifestazioni della domenica di Pentecoste e si conclude il giorno del Corpus Domini".
    All'alba "dalle campagne del paese, massari e boscaioli convengono verso il bosco di Montepiano, una cerreta di circa mille ettari, a pochi chilometri dall'abitato. I maggiaioli più esperti, seguiti dai curiosi, si aggirano per il bosco; scrutano le chiome, testano i tronchi, stabiliscono ad occhio l'altezza e alla fine scelgono l'albero più bello e più dritto che sarà tagliato e trasportato in paese il 28 maggio. Contestualmente sono scelti altri cerri che faranno da corteo durante il trasporto e serviranno per innalzare il Maggio. Definite le scelte, gli alberi sono contrassegnati con un puntone a forma di martello su cui è incisa la sigla Sgm (San Giuliano Martire).
    Intanto, si prendono accordi per la domenica successiva (14 aprile) per la scelta della Cima, il più aggraziato agrifoglio della foresta di Gallipoli".

ansa.it

Arte. La storia millenaria del dente maligno (e perché Michelangelo lo mise a Gesù)

Marco Bussagli estende lo studio sul “mesiodens”, l’incisivo del Buonarroti, rintracciando le origini e il significato di una malformazione fisica che diventò simbolo di peccato e corruzione
Il “San Sebastiano” di Silvestro dell’Aquila: particolare del “terzo dente”

Il “San Sebastiano” di Silvestro dell’Aquila: particolare del “terzo dente” - WikiCommon

Nel 2014 lo storico dell’arte Marco Bussagli pubblicò con Medusa un libro a dir poco sorprendente. Si intitolava I denti di Michelangelo. Sembra uno scherzo ma era invece una cosa molto seria. Guardando il Giudizio della Sistina non si può non notare che i diavolacci nelle loro grotte esibiscono un dentone al centro proprio della bocca. Siccome questi esseri sono stati raffigurati in maniera intenzionalmente brutta, non desta stupore questa bizzarria. Ma l’autore continuò a guardare le immagini della Cappella Sistina e notò che anche figure bellissime come le Sibille mostrano questo dente incisivo in mezzo ai quattro normali. Riassumendo, lo vede nei personaggi lontani dalla grazia di Dio, come un segno di bruttezza morale (talvolta incolpevole) raffigurata attraverso questa bruttezza fisica.

All’odontoiatria è nota la presenza in alcune persone di una anomalia anatomica consistente in qualche dente in più rispetto ai trentadue normali. Si chiamano “denti soprannumerari” e tra queste esiste anche il dentone oggetto di questo studio, detto mesiodens. A Bussagli venne a quel punto una curiosità infrenabile e comprensibile: se è così, Cristo non dovrebbe avere il mesiodens per nulla al mondo. E andò a guardare la bocca semiaperta di Gesù nella Pietà Vaticana. Sorpresa! C’era il mesiodens! Tutta la teoria crollava di colpo, e poi Michelangelo, così attento all’anatomia, come aveva potuto farsi sfuggire una cosa del genere? Ma... e se l’avesse fatto apposta? Da uomo colto, Bussagli conosce bene il Nuovo Testamento e non tardò a imbattersi nella tremenda frase di san Paolo: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2Cor 5:21). Isaia, aggiungo io, al capitolo 53: «Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti». Cristo si assume i nostri peccati e li può redimere perché li ha fatti propri. Ecco la ragione del dente. Ed ecco la profonda sapienza di Michelangelo.

L’autore non tardò a domandarsi se era una trovata di Michelangelo o si poteva vedere in altri autori, pure di altre epoche. E allora intraprese una delle ricerche più pazzesche che io conosca. Naturalmente non poteva girare tutte le chiese e i musei del mondo a guardare in bocca i soggetti. Ma immaginiamo che potesse disporre di una sorta di enciclopedia dove ci fossero le fotografie di tutte le opere d’arte conosciute. Ed egli, paziente, la sfogliò pagina per pagina. Solo che un’opera del genere non esiste. Immaginarsi quindi il lavoro. I risultati sono raccolti nel densissimo libro Il male in bocca. La lunga storia di un’iconografia dimenticata (Medusa, pagine 376, euro 35,00). Il mesiodens si trova costantemente dalle prime sculture greche fino agli ultimi secoli, sempre come segno di malvagità o d’imperfezione. È impressionante la mole di esempi che Bussagli riporta, al punto che forse è più un libro di consultazione che di lettura. Le Gorgone, il Marsia Rosso, i ciclopi, i centauri, tutti hanno il dente superfluo. Anche nei capitelli medievali abbonda. E poi tanti altri artisti più recenti, non solo il Buonarroti. Ora, tutta l’estetica occidentale sul corpo umano deriva dalla kalokagathia greca e in particolare la simmetria è dogma. Non c’è alcuna possibilità che queste anomalie siano nate casualmente. La cosa più sorprendente è che nessuno degli storici dell’arte, quindi dall’Ottocento in qua, lo abbia mai notato. Nell’ambito dell’iconografia, Marco Bussagli si è guadagnato un riconoscimento storico.

Di Cristo abbiamo già detto. Non è stato solo Michelangelo a inserire il mesiodens nella bocca del Redentore, ma tanti altri, anche artisti pressoché sconosciuti, come Romualdo da Candeli nel 1471 e Giovanni Teutonico nel 1470-1480. E via di seguito. Interessante è che il dente compaia anche nelle figure di alcuni santi. L’unica spiegazione possibile è che alluda alla loro identificazione con Cristo, al fatto che, uniti a lui, siano stati in qualche modo con lui “corredentori”.

avvenire.it

Il programma di eventi culturali al Salone del Mobile.Milano 2024



Dal 16 al 21 aprile la Manifestazione ispira e innova grazie a un ricco palinsesto di Talk, Tavole Rotonde e installazioni site-specific. Ecco il programma completo

Uno degli elementi che caratterizzano la 62ª edizione del Salone del Mobile.Milano è l’approccio neuroscientifico, a partire dal rinnovato layout espositivo progettato da Lombardini22 per migliorare l'esperienza di visita attraverso l'analisi delle reazioni neurologiche, emotive e percettive dei visitatori ai diversi percorsi, collocazione e distribuzione delle aree espositive e di sosta. Ma non basta. Dal momento che il cervello è spronato a uscire dalla propria “comfort zone” dall’arte, dalla cultura e dall’estetica, la proposta culturale sarà diffusa per coinvolgere il visitatore lungo l’intero percorso espositivo.
Le aziende che partecipano al Salone del Mobile.Milano organizzeranno eventi negli spazi di Rho Fiera e in città durante l'intero periodo della manifestazione.

Tre grandi installazioni al Salone del Mobile.Milano 2024

La prima, "lnteriors by David Lynch. A Thinking Room" (padiglioni 5-7) è un omaggio reso al Salone da David Lynch, il celebre regista dell'inconscio. Due "stanze del pensiero" speculari, con la curatela di Antonio Monda, sono immaginate come porte simboliche da attraversare per immergersi nella Manifestazione. Con esse, il Salone del Mobile.Milano riflette, in modo originale e immaginifico, sulla produzione di interni e su quanto questa sia in relazione profonda con l'interiorità.

“Under the Surface”, la seconda installazione progettata e realizzata da Accurat, Design Group Italia ed Emiliano Ponzi per il Salone Internazionale del Bagno (padiglione 10) riflette su etica, sostenibilità, tecnologia ma anche potere, fascino e fragilità dell'acqua. A che punto è il design dell'arredobagno rispetto alla sostenibilità idrica. Ideata a forma di isola sommersa, l'installazione vuole suggerire un racconto visivo, evocativo, educativo per prendere coscienza dell'impatto ambientale delle nostre pratiche quotidiane legate all'acqua. I riflessi di luce, che si muovono e cambiano incessantemente, rappresenteranno i dati sul consumo globale d'acqua mentre, attraverso l'uso innovativo di data-visualization dinamica, verranno raccontati i progressi tecnologici e manifatturieri legati alla salvaguardia idrica nel campo dell'arredobagno.

Al centro di EuroCucina, invece, si apre "All You Have Ever Wanted to Know About Food Design in Six Performances", un grande palcoscenico che ospita sei food magazine indipendenti internazionali e che, insieme ad artisti, designer e chef provenienti da tutto il mondo, presenteranno una visione inedita e originale sul presente e futuro degli ingredienti che la natura ci offre. Il tutto avverrà tra riflessioni, esposizioni, talk e tasting experience, che si susseguiranno giorno dopo giorno; animeranno il dibattito sul binomio cibo-progetto le riviste. Le sei esperienze vogliono essere un'esortazione a superare i confini e ad aprire nuove strade per l'avanzare di sperimentazioni in campo alimentare che facciano la differenza per il futuro dell'uomo su questo pianeta. Le installazioni, situate nell’Arena Food Design (padiglione 2-4), saranno visitabili per tutto l'orario di apertura, mentre le esperienze di food tasting e le presentazioni dei progetti e delle visioni editoriali, che le accompagnano, si svolgeranno live alle ore 14.30.

Il programma di Talk e Tavole Rotonde

Un nuovo programma di Talk e Tavole Rotonde, dal titolo "Drafting Futures. Conversations about Next Perspectives", curato da Annalisa Rosso, raccoglie alcune delle personalità più interessanti del nostro tempo, con l’intento di rendere evidente come progetto, design e architettura siano in grado di comprendere il presente e immaginare il futuro, aprire nuove strade, trovare soluzioni, vagliare il possibile, attivando intuito e immaginazione. I Talk del mattino si terranno alle ore 11.00 nell'Arena "Drafting Futures" (Padiglione 14) disegnata da Formafantasma recuperando le sedute della precedente edizione, coperte da una moquette stampata con disegni astratti, il cui pattern ricorda gli scarabocchi che si fanno quando impegnati a riflettere o durante una conversazione. La partecipazione ai Talk dà diritto a due crediti formativi agli iscritti all’Ordine degli Architetti italiani, per iscriversi è sufficiente compilare il form all’interno dell’evento dedicato.

Al centro del palcoscenico, si alterneranno: Francis Kéré, architetto, fondatore Kéré Architects, la cui attività è caratterizzata da una profonda sensibilità verso la sostenibilità e l'inclusività sociale, intervistato dalla giornalista Giulia Ricci (17 aprile, ore 11.00-13.00); John Pawson CBE, architetto, che converserà con Deyan Sudjic OBE, autore, divulgatore, curatore di architettura e design (18 aprile, ore 11.00-13.00); Jeanne Gang, FAIA, FRIBA, socia fondatrice Studio Gang, che mette al centro della sua pratica le esigenze delle persone e del pianeta, in dialogo con Johanna Agerman Ross, capo curatore “Conran Foundation” del Design Museum di Londra (19 aprile, ore 11.00-13.00); Hans Ulrich Obrist, direttore artistico della Serpentine Gallery, che intervisterà Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.Milano (20 aprile, ore 11.00-13.00).

Le Tavole Rotonde affronteranno, invece, alcuni degli argomenti cruciali per l'attualità del design e dell'architettura, come l'uso dell'intelligenza artificiale, il rapporto tra nautica e progetto e le novità del settore hospitality. Inoltre, proprio nell'Arena, verrà inaugurato il nuovo progetto di Biblioteca del Salone del Mobile, anch'essa su progetto di Formafantasma, che raccoglierà, su suggerimento dei relatori di questa e delle future edizioni della Manifestazione, volumi destinati a migliorare le nostre azioni e le prospettive future. “Nautica e design: le influenze positive del Made in Italy” (16 aprile, ore 16.00), in collaborazione con il Salone Nautico Internazionale di Genova, vedrà un confronto tra progettisti e aziende per capire come il ruolo del design stia diventando sempre più cruciale nello sviluppo dell’industria nautica. “Form Follows Formulation: Maria Cristina Didero in conversation with Aesop” (17 aprile, ore 16.00) vedrà protagonista il celebre marchio australiano di skincare di alta qualità, tra design e customer experience. “Il comparto arredo, eccellenza del Made in Italy: investimenti strategici e vantaggi competitivi per lo sviluppo internazionale della filiera” (18 aprile, ore 16.30) a cura di Intesa Sanpaolo: un panel dove i temi della sostenibilità e degli investimenti verranno inquadrati come drive strategici per lo sviluppo del settore. “New Shapes of Hospitality” (19 aprile, ore 16.00) sarà un appuntamento dedicato a un settore che sta evolvendo rapidamente, alla scoperta di nuove opportunità e mercati da sviluppare. “The Present and Future of Artificial Intelligence” (20 aprile, ore 16.00): un momento di incontro dedicato al significato dell’IA per le discipline dell’architettura e della progettazione, per capire se sarà solo un ulteriore strumento al servizio del settore o se potenzialmente possa avere un impatto molto più ampio e di rottura.

Il Bookshop Corraini Mobile, per gli amanti della lettura

Dopo il successo del debutto dello scorso anno, anche quest’anno accanto all’Arena sarà allestito il Bookshop Corraini Mobile, a cura di Corraini Edizioni, che vedrà esposta e in vendita, un'ampia selezione di pubblicazioni internazionali dedicate al mondo del design, dell'arte, dell’illustrazione, con qualche incursione in quelli del cibo e del food design, rappresentativa di oltre 110 editori. Non mancheranno i libri per bambini, manifesti e grafiche in tiratura limitata, ceramiche, piccoli oggetti d'arte e pezzi unici, curiosità e rarità. In un’ottica di progettazione a tutto tondo, si tratta di uno spazio che, dialogando con le installazioni e l'allestimento della Fiera, diventa parte integrante dell'esposizione.
Fonte: salonemilano.it

Biennale. Il Padiglione Vaticano a Venezia: l’arte intreccia cultura e società

 
Calle di ingresso, Padiglione della Santa Sede presso la casa di reclusione femminile Venezia-Giudecca - Marco Cremascoli, 2024

La visita di papa Francesco a Venezia del prossimo 28 aprile «sarà un momento storico». Infatti sarà il primo Pontefice a visitare la Biennale. E questo «dimostra chiaramente la volontà della Chiesa di consolidare un dialogo fecondo e ravvicinato con il mondo delle arti e della cultura». Lo ha ribadito con forza e argomenti il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’educazione, presentando ieri in sala stampa vaticana il Padiglione della Santa Sede alla prossima Biennale di Venezia, sul tema “Con i miei occhi”, visitabile dal 20 aprile al 24 novembre su appuntamento. «Non è un caso - ha fatto notare il porporato portoghese - che la Santa Sede abbia scelto di presentare il suo padiglione alla Biennale di Venezia – nell’anno in cui questa celebra la sua sessantesima edizione – in un luogo apparentemente inaspettato, come lo può essere il Carcere femminile dell’Isola della Giudecca».

E «non è certo un caso che il titolo del padiglione, “Con i miei occhi”, voglia focalizzare la nostra attenzione sull’importanza di come, responsabilmente, concepiamo, esprimiamo e costruiamo il nostro convivere sociale, culturale e spirituale». Infatti «viviamo in un’epoca, marcata dal predominio del digitale e dal trionfo delle tecnologie di comunicazione a distanza, che propongono uno sguardo umano sempre più differito e indiretto, correndo il rischio che esso rimanga distaccato dalla realtà stessa». Così la contemporaneità «preferisce metaforizzare lo sguardo», invece «vedere con i propri occhi conferisce alla visione uno statuto unico, poiché ci coinvolge direttamente nella realtà e ci rende non spettatori, ma testimoni».

Ed è proprio questo è ciò che «accomuna l’esperienza religiosa con l’esperienza artistica», difatti «nessuna delle due smette di valorizzare l’implicazione totale e anticonformista del soggetto». Il cardinale de Mendonça a questo proposito ha sottolineato che l’anno in cui la Biennale Arte celebra il suo sessantesimo anniversario segna anche i 60 anni dalla prima esibizione del film Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, proiettato per la prima volta a Venezia. E lo ha fatto con un richiamo alla consonanza tra i temi pasoliniani e il tema della misericordia, a partire dal capitolo 25 del Vangelo di Matteo, «uno dei testi biblici più commentati da Papa Francesco e che possiamo certamente associare alle linee portanti del Suo pontificato».

A questo proposito il porporato ha rimarcato che le opere di misericordia «non sono temi teorici», ma «testimonianze concrete», che «obbligano a rimboccarsi le maniche per alleviare la sofferenza». «A noi, dunque, - ha spiegato - è richiesto di rimanere vigili come sentinelle, perché non accada che, davanti alle povertà prodotte dalla cultura del benessere, lo sguardo dei cristiani si indebolisca e diventi incapace di mirare». E questo vale anche per gli artisti. Da qui la scelta del luogo che ospiterà il Padiglione vaticano. Luogo del tutto eccezionale e «apparentemente inaspettato»: il Carcere femminile dell’Isola della Giudecca. Idea nata dall’esigenza di tradurre nella pratica le parole del Papa, a partire soprattutto dal suo Discorso agli artisti, pronunciato il 23 giugno scorso nella Cappella Sistina, dove li invitava a non dimenticare i poveri, chi vive condizioni di vita durissime, che non hanno voce per farsi sentire e quindi invitandoli a «farvi interpreti del loro grido silenzioso». Tra questi i carcerati.

Nel corso della conferenza stampa il cardinale de Mendonça ha rivelato che quando ha mostrato a papa Francesco il progetto del padiglione, Francesco - prendendo spunto dal tema scelto - gli ha risposto: «Andrò anche io con i miei occhi». Il prefetto del Dicastero per la Cultura ha poi ringraziato le «autorità italiane per la loro indispensabile collaborazione», e «in particolare» il ministero della Giustizia nella persona del capo dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria nazionale, Giovanni Russo. Ringraziamento esteso ai curatori Bruno Racine e Chiara Parisi, «che formano una squadra straordinaria che, ne sono certo, elaborerà una proposta ispiratrice». Quindi il grazie a «coloro che stanno collaborando alla realizzazione del padiglione: COR architetti, e in particolare l’Architetto Roberto Cremascoli». E poi ha espresso gratitudine al «principale partner», la banca Intesa-San Paolo. Ed infine il grazie al Patriarcato di Venezia guidato da monsignor Francesco Moraglia, «con il quale intrattengo una stretta ed amichevole collaborazione». Alla conferenza stampa hanno partecipato Russo, i curatori Racine e Parisi, e Paolo Maria Vittorio Grandi, Chief Governance Officer di Intesa Sanpaolo.

«Il carcere è un luogo inaspettato, ma dove l’attesa è una condizione permanente», ha detto il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia. «Il nostro compito – ha proseguito Russo descrivendo l’emozione provata alla notizia della visita di Francesco, primo papa a visitare la Biennale – è quello di aiutare i detenuti, in questo caso le detenute, a ricostruire il proprio vissuto dopo gli errori che, per svariate ragioni, sono stati compiuti nella loro vita precedente. Le detenute sono state chiamate non solo ad ospitare, ma anche a collaborare attivamente alla costruzione del Padiglione, e ciò ha avuto un importante ruolo riparativo, un modo per vivere in concreto la generosità, la solidarietà, e tutti quei valori che sono tipici del cristianesimo e che loro nella loro vita passata avevano per ragioni diverse calpestato».

Per Bruno Racine «trovare un luogo che sia già in sé un messaggio» è stata la prima sfida che si è dovuta raccogliere per il Padiglione della Santa Sede, allestito alla Giudecca che prima di essere un carcere è stato il Convento delle Convertite, e oggi è «il luogo simbolico di una proposta artistica, ma anche relazionale» tra artisti e detenute, a cui il visitatore potrà accedere lungo un percorso guidato dalle detenute stesse. E questa «sarà un’esperienza per gli artisti, le detenuti e i visitatori, che dovranno capire che attraversano un confine, in sintonia con il tema generale della Biennale, “Stranieri ovunque”». Da parte sua Chiara Parisi, che intervistiamo in questa pagina, ha parlato della «doppia creatività» degli artisti e delle detenute, che ha portato frutti come un docufilm girato nel carcere, a cui hanno partecipato una ventina di detenute, ed opere ispirate alle foto di famiglia delle recluse o a poesie scritte da loro.

Tra gli artisti che animano lo spazio della Biennale allestito dalla Santa Sede c’è anche Maurizio Cattelan, che 25 anni dopo la sua opera esposta sempre qui alla Biennale del 1999, dal titolo Mother, realizzerà un’altra opera ispirata alla figura materna. Nel 1999 l'opera di Cattelan La Nona Ora, provocatoria statua raffigurante Giovanni Paolo II colpito da un meteorite, aveva suscitato critiche e imbarazzi nel mondo cattolico. «Quella di Cattelan - ha spiegato Parisi - non è un arte provocatoria, lui lavora sui tabù, è molto malinconico e ha una diffidenza per cui mai accetta inviti e invece ha detto sì in modo spontaneo». «Una poetessa europea ha scritto che “l’iconoclasta ricostruisce l’icona”», ha commentato il cardinale de Mendonça. «A volte - ha precisato - interrogativi che possiamo in un primo momento giudicare come radicali sono modi di ricostruire la visione del sacro, e questo fa parte dell’incontro della Chiesa con il mondo artistico, le sue categorie, le sue logiche». Perché – ha puntualizzato – «non è che la Chiesa si aspetti che gli artisti siano cassa di risonanza immediata dei suoi valori e delle sue idee, un dialogo è polifonia, incontro nell’inatteso, ma un vero incontro».

Oltre a Cattelan gli altri artisti coinvolti sono Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Fontaine, Sonia Gomes, Corita Kent, Marco Perego & Zoe Saldana, Claire Tabouret. Tranne Corita Kent, scomparsa nel 1986, tutti saranno a Venezia per curare e allestire le proprie opere. «Gli artisti sono toccati dall’estrema disponibilità di papa Francesco», ha testimoniato Parisi, precisando che sono ottanta le detenute che a titolo volontario collaborano con l’allestimento del Padiglione e fanno da guida ai visitatori. «Sicuramente si apriranno per loro molti benefici penitenziari», ha assicurato Russo, spiegando che la selezione delle detenute è stata fatta con la direzione del carcere e che si è registrata «una grandissima adesione, con alcune esclusioni solo per motivi sanitari o di sicurezza».

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