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Arte. La storia millenaria del dente maligno (e perché Michelangelo lo mise a Gesù)

Marco Bussagli estende lo studio sul “mesiodens”, l’incisivo del Buonarroti, rintracciando le origini e il significato di una malformazione fisica che diventò simbolo di peccato e corruzione
Il “San Sebastiano” di Silvestro dell’Aquila: particolare del “terzo dente”

Il “San Sebastiano” di Silvestro dell’Aquila: particolare del “terzo dente” - WikiCommon

Nel 2014 lo storico dell’arte Marco Bussagli pubblicò con Medusa un libro a dir poco sorprendente. Si intitolava I denti di Michelangelo. Sembra uno scherzo ma era invece una cosa molto seria. Guardando il Giudizio della Sistina non si può non notare che i diavolacci nelle loro grotte esibiscono un dentone al centro proprio della bocca. Siccome questi esseri sono stati raffigurati in maniera intenzionalmente brutta, non desta stupore questa bizzarria. Ma l’autore continuò a guardare le immagini della Cappella Sistina e notò che anche figure bellissime come le Sibille mostrano questo dente incisivo in mezzo ai quattro normali. Riassumendo, lo vede nei personaggi lontani dalla grazia di Dio, come un segno di bruttezza morale (talvolta incolpevole) raffigurata attraverso questa bruttezza fisica.

All’odontoiatria è nota la presenza in alcune persone di una anomalia anatomica consistente in qualche dente in più rispetto ai trentadue normali. Si chiamano “denti soprannumerari” e tra queste esiste anche il dentone oggetto di questo studio, detto mesiodens. A Bussagli venne a quel punto una curiosità infrenabile e comprensibile: se è così, Cristo non dovrebbe avere il mesiodens per nulla al mondo. E andò a guardare la bocca semiaperta di Gesù nella Pietà Vaticana. Sorpresa! C’era il mesiodens! Tutta la teoria crollava di colpo, e poi Michelangelo, così attento all’anatomia, come aveva potuto farsi sfuggire una cosa del genere? Ma... e se l’avesse fatto apposta? Da uomo colto, Bussagli conosce bene il Nuovo Testamento e non tardò a imbattersi nella tremenda frase di san Paolo: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2Cor 5:21). Isaia, aggiungo io, al capitolo 53: «Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti». Cristo si assume i nostri peccati e li può redimere perché li ha fatti propri. Ecco la ragione del dente. Ed ecco la profonda sapienza di Michelangelo.

L’autore non tardò a domandarsi se era una trovata di Michelangelo o si poteva vedere in altri autori, pure di altre epoche. E allora intraprese una delle ricerche più pazzesche che io conosca. Naturalmente non poteva girare tutte le chiese e i musei del mondo a guardare in bocca i soggetti. Ma immaginiamo che potesse disporre di una sorta di enciclopedia dove ci fossero le fotografie di tutte le opere d’arte conosciute. Ed egli, paziente, la sfogliò pagina per pagina. Solo che un’opera del genere non esiste. Immaginarsi quindi il lavoro. I risultati sono raccolti nel densissimo libro Il male in bocca. La lunga storia di un’iconografia dimenticata (Medusa, pagine 376, euro 35,00). Il mesiodens si trova costantemente dalle prime sculture greche fino agli ultimi secoli, sempre come segno di malvagità o d’imperfezione. È impressionante la mole di esempi che Bussagli riporta, al punto che forse è più un libro di consultazione che di lettura. Le Gorgone, il Marsia Rosso, i ciclopi, i centauri, tutti hanno il dente superfluo. Anche nei capitelli medievali abbonda. E poi tanti altri artisti più recenti, non solo il Buonarroti. Ora, tutta l’estetica occidentale sul corpo umano deriva dalla kalokagathia greca e in particolare la simmetria è dogma. Non c’è alcuna possibilità che queste anomalie siano nate casualmente. La cosa più sorprendente è che nessuno degli storici dell’arte, quindi dall’Ottocento in qua, lo abbia mai notato. Nell’ambito dell’iconografia, Marco Bussagli si è guadagnato un riconoscimento storico.

Di Cristo abbiamo già detto. Non è stato solo Michelangelo a inserire il mesiodens nella bocca del Redentore, ma tanti altri, anche artisti pressoché sconosciuti, come Romualdo da Candeli nel 1471 e Giovanni Teutonico nel 1470-1480. E via di seguito. Interessante è che il dente compaia anche nelle figure di alcuni santi. L’unica spiegazione possibile è che alluda alla loro identificazione con Cristo, al fatto che, uniti a lui, siano stati in qualche modo con lui “corredentori”.

avvenire.it

Michelangelo e i calchi delle tre Pietà mostra ai Musei Vaticani fino al 6 gennaio

L'esposizione, aperta al pubblico fino al 6 gennaio 2024, è allestita all'ingresso della Pinacoteca Vaticana e permette di ammirare la straordinaria arte plastica del Buonarroti attraverso tre calchi in gesso realizzati tra l'800 e il '900.
    "La mostra nasce - spiega Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani - con l'intento di offrire al pubblico dei musei uno spunto di riflessione attraverso le tre commoventi Pietà del grande maestro fiorentino, realizzate al servizio della Fede".
    Grazie al prestito della Gipsoteca del Liceo Artistico di Porta Romana a Firenze e ai due manufatti delle collezioni Vaticane, i tre calchi michelangioleschi si riuniscono in questa mostra, che è stata presentata nel 2022 prima al Museo dell'Opera del Duomo di Firenze e poi al Palazzo Reale di Milano.
    Collocate una vicina all'altra, le tre preziose opere in gesso offrono l'opportunità di studiare l'evoluzione dell'arte di Michelangelo e la sua maturazione spirituale: dalla prima giovinezza, quando a Roma scolpì l'opera di impronta classicista della Pietà Vaticana, ora nella navata laterale nord della Basilica di San Pietro, alla piena maturità espressa nella Pietà Bandini di Firenze e, dopo 60 anni, ormai anziano, quando scolpì la Pietà Rondanini del Castello Sforzesco di Milano. Il calco della Pietà di San Pietro della Città del Vaticano fu realizzato nel 1975 da Ulderico Grispigni nel Laboratorio Calchi e Gessi dei Musei Vaticani. Il busto venne realizzato quando la scultura originale della Pietà venne tolta per essere riparata dopo un atto vandalico nel 1972. Il calco della Pietà di Santa Maria del Fiore a Firenze, la Pietà Bandini, risale al 1882 e l'autore è Oronzo Lelli. Infine, il calco della Pietà Rondanini fu commissionato nel 1953 al formatore milanese Cesare Gariboldi, con l'intento di determinare l'ubicazione ideale per la scultura, conservata dal 1952 nel Castello Sforzesco.
    La mostra è inserita nel percorso espositivo dei Musei Vaticani e l'ingresso è gratuito.

ansa.it

(Segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci - turismoculturale@yahoo.it)

Al Ducale di Genova la testa del David di Andrea Salvatori

 

Nel Cortile Minore di Palazzo Ducale di Genova si può ammirare una grande scultura in terra rossa che raffigura la testa rovesciata del David di Michelangelo. Opera dell'artista Andrea Salvatori, rappresenta un omaggio al grande Maestro del Rinascimento e costituisce il collegamento simbolico tra le diverse sedi della mostra Intorno a Michelangelo, realizzata tra i tesori rinascimentali di Albissola e Savona e a Palazzo Ducale in occasione dell'esposizione 'Michelangelo. Divino Artista'. Un progetto diffuso con le sculture di Salvatori che vuole approfondire il rapporto tra l'arte contemporanea e l'eredità culturale e artistica dei due Papi discendenti della famiglia savonese Della Rovere. Un dialogo a distanza tra la scultura contemporanea e i capolavori di Michelangelo.

ansa

Al Louvre la scultura italiana del Rinascimento

 

 Un percorso artistico d'eccezione per la mostra che apre il 22 ottobre al Louvre nella Hall Napoleon dal titolo emblematico "Il Corpo e l'Anima", da Donatello a Michelangelo, con 140 sculture italiane del Rinascimento, esposizione organizzata con il museo del Castello Sforzesco di Milano sui capolavori della seconda metà del 15/o secolo, con lo sbocciare nel suo massimo splendore della raffigurazione della figura umana. Da Firenze a Venezia a Roma, le forme e i movimenti del corpo conquistano il centro di interesse di alcuni fra i più grandi artisti della storia, a cominciare da Michelangelo.

Ma nella mostra al Louvre si scoprono artisti meno celebri e si ritrovano tutte insieme opere non sempre accessibili per la loro collocazione abituale, in chiese, piccoli comuni o riserve dei musei. Il Corpo e l'Anima è la "seconda puntata" della mostra che il Louvre propose nel 2013 insieme con Palazzo Strozzi di Firenze, consacrata agli albori dell'arte del Rinascimento a Firenze nella prima metà del Quattrocento. L'esposizione si articola in tre parti: "Il furore e la grazia", con opere che traducono la forza e l'esasperazione dei movimenti ispirati da modelli antichi. Si succedono le opere di Antonio del Pollaiolo o Francesco di Giorgio Martini. Nella stessa sezione, ma come contraltare, si ammirano drappeggi eleganti che avvolgono corpi soprattutto femminili, mettendo in evidenza - stavolta - la grazia del corpo nudo. Segue la sezione "Emozionare e convincere", che mette in risalto la volontà di toccare con forza, nelle rappresentazioni sacre, l'anima dello spettatore.

Con l'opera di Donatello, l'emozione e i movimenti dell'anima conquistano un posto chiave nell'arte e le commoventi figure di Maria Maddalena o di San Girolamo fioriscono in molte città d'Italia con la loro ricerca del pathos religioso. Infine, Da Dioniso ad Apollo, si passa alla riflessione senza sosta sull'antichità classica nelle opere come lo Spinario o Laocoonte: parallelamente allo stile dolce del Perugino o del giovane Raffaello, anche nella scultura si sviluppa una nuova armonia che trascende i gesti e i sentimenti più estremi. Star dell'esposizione, Michelangelo la cui inarrivabile ispirazione unita alla tecnica senza pari conducono al punto d'arrivo del classicismo di inizio 16/o secolo con Lo Schiavo Morente, per arrivare poi all'inverso alla dinamica ascendente dell'essere umano, che volge lo sguardo verso il mondo divino nella figura atletica de Lo Schiavo Ribelle. La mostra rimarrà aperta al pubblico al Louvre fino al 18 gennaio 2021. Dal 5 marzo al 6 giugno sarà poi visibile al Museo del Castello Sforzesco di Milano.

Michelangelo il divino, genio che intimoriva i Papi

 

Accolto in casa da Lorenzo il Magnifico, conteso da principi e papi. Ma anche costretto a fuggire dalla sua Firenze dopo la cacciata dei Medici e poi dalla capitale saccheggiata dai barbari, obbligato a destreggiarsi nelle lotte per il potere e nei rivolgimenti politici della sua città, intimorito dai sermoni apocalittici del Savonarola. Michelangelo "il divino" come già lo definiva in vita Giorgio Vasari, artista unico e universale, è stato testimone e spesso protagonista, suo malgrado, di un secolo glorioso e travagliato. E a dispetto di un carattere estremamente schivo e di un'etica del rigore quasi ossessiva, la sua lunga vita, così prodiga di capolavori, dalla Pietà al David, dagli affreschi della Sistina alla cupola della basilica di San Pietro, è stata anche puntellata di incontri e di rapporti straordinari, in un dialogo continuo con i potenti di allora, con i quali riuscì a mantenere relazioni che pure non furono mai di sudditanza. Tanto che il veneziano Sebastiano del Piombo, per anni suo amico e sodale, glielo sottolineava scherzoso: "Michelangelo, tu fai paura anche ai papi" . Tant'è , tra i suoi committenti ci sono stati ben cinque pontefici e diversi capi di stato e a lusingarlo arrivò persino la proposta del sultano turco Bayezid II, che voleva affidargli il progetto di un ponte sul Corno d'Oro da Costantinopoli a Galata. Ed è proprio su questi incontri d'eccezione e sull'incredibile combinazione di talento, determinazione e circostanze fortunate che rese la vita di quest'uomo geniale assolutamente unica, che si incentra "Michelangelo. divino artista", dal 21 ottobre al 14 febbraio a Palazzo Ducale con oltre 120 opere tra disegni, bozzetti, lettere autografe e documenti. Una mostra particolare che "deve fare i conti con l'inamovibilità della grande maggioranza delle opere autografe dell'artista", premette all'ANSA Cristina Acidini, la studiosa che nel 2014 ha firmato la grande rassegna romana allestita ai Musei capitolini per i 450 anni dalla morte, oggi curatrice del progetto genovese sempre con Alessandro Cecchi ed Elena Capretti . Ma che può egualmente contare sulla presenza di opere molto interessanti: in particolare due sculture, la giovanile e già straordinaria Madonna della Scala, bassorilievo realizzato intorno al 1490 da un Michelangelo poco più che quindicenne, e il Cristo Redentore (1514-1516) oggi conservato nella chiesa di San Vincenzo Martire a Bassano Romano, un' opera monumentale identificata solo venti anni fa con la prima versione del Cristo di Santa Maria sopra Minerva a Roma. E ancora su una testa di Bruto prestata dalla Galleria Colonna di Roma "particolarmente interessante per il soggetto", spiega Acidini, che sembra essere un rimando alle lotte di potere fiorentine, e un crocifisso ligneo abbozzato in tarda età per il nipote Lionardo, che ne sarà l'erede. Accanto alle sculture i disegni autografi - che da soli varrebbero il viaggio - e in particolare la preziosa Cleopatra disegnata per l'amato Tommaso de Cavalieri (con la scoperta recente di un retro nel quale la bellissima sovrana appare stravolta dall'angoscia). E poi gli scritti, le lettere e le rime, tanti documenti che ricostruiscono il racconto di una avventura senza uguali. Un percorso completato dalle opere dei collaboratori, in molti casi dirette e ispirate dallo stesso Michelangelo, che generosamente regalava cartoni agli artisti meno dotati e offriva spunti creativi (lo fece persino con Sebastiano dal Piombo che riteneva 'debole' nel disegno). E dai ritratti, quelli fatti all'artista e quelli dei personaggi storici che ha incontrato, oltre a medaglie, rime, lettere di autori vari.
    Prima assoluta per la Liguria, la rassegna - prodotta e organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e dall'Associazione Culturale MetaMorfosi- vuole essere anche l'occasione per sottolineare i rapporti di Michelangelo con la regione, attraverso Giulio II per esempio, che come già Sisto IV apparteneva ai Della Rovere, originari di Savona. Sarà un'occasione, quindi, anche per la riscoperta di tesori nascosti, monumenti, palazzi e opere d'arte sparsi nella regione. E perché no per incroci virtuosi con la Pinacoteca di Savona, dove una rassegna parallela ("Intorno a Michelangelo") approfondisce il rapporto tra l'arte contemporanea e l'eredità culturale e artistica dei due papi mecenati. (ANSA).

Da 4 a 10 ottobre Michelangelo-Infinito

 © ANSA

ROMA - Dopo il successo di Caravaggio - l'Anima e il sangue e dagli stessi produttori, un'altra grande produzione cinematografica sta per approdare sul grande schermo: dal 4 al 10 ottobre arriva al cinema Michelangelo - Infinito, il nuovo film d'arte dedicato al genio dell'arte universale Michelangelo Buonarroti e alle sue opere immortali ed 'infinite'.

    Una produzione originale Sky con Magnitudo Film. Un progetto realizzato con la collaborazione dei Musei Vaticani e di Vatican Media, con il Riconoscimento del Mibact - Direzione Generale Cinema, in collaborazione con il Consiglio Regionale della Toscana, con il Patrocinio del Comune di Firenze e del Comune di Carrara. Media partner Rtl 102.5.
    A dare il volto a Michelangelo Buonarroti è Enrico Lo Verso (Il ladro di bambini, Lamerica, Così ridevano, I Miserabili, Maltese - Il Romanzo del Commissario, Raffaello - il Principe delle Arti). Giorgio Vasari è Ivano Marescotti (Johnny Stecchino, Raccontami, Hannibal, Cado dalle nubi, A casa tutti bene).
    Il film traccia un ritratto avvincente e di forte impatto emotivo e visivo dell'uomo e dell'artista Michelangelo di pari passo con il racconto cinematografico della sua vasta produzione artistica, tra scultura, pittura e disegni, con spettacolari riprese in ultra definizione (4K HDR) e da punti di vista inediti ed esclusivi, cui si aggiungono ricostruzioni sorprendenti attraverso evoluti e sofisticati effetti digitali.



Michelangelo, ritratto da Macerata al Met

MACERATA - E' partita da Macerata per essere esposta al Metropolitan Museum of Art di New York nella mostra "Michelangelo Divine Draftsman & Designer" un'opera in cuoio attribuita a Federico Zuccari, che raffigura Michelangelo nella posa della celebre scultura dedicata a Mosè con strumenti dell'architettura e della scultura ai piedi. Il corame è di proprietà del Museo Buonaccorsi di Macerata. L'opera andrà al Met insieme ad altri prestiti da Napoli, Roma e Torino. Il cuoio di Palazzo Buonaccorsi era destinato a celebrare il fratello di Michelangelo, Taddeo, anche lui pittore, con episodi che vanno dai suoi difficili esordi romani al successo. Nella mostra del Met, che si apre il 13 novembre, figurano opere provenienti da 54 musei e istituzioni pubbliche e private di Stati Uniti ed Europa, compresi 150 disegni, fra cui la serie completa dedicata a Tommaso de' Cavalieri, tre sculture di marmo e Il tormento di Sant'Antonio, considerato il primo dipinto di Buonarroti.
ansa