
«Alvaro, c’è uno sciame d’api che si è “perso”. Lo riportiamo a casa?». La telefonata di don Alberto arriva mentre Alvaro Caramanti, apicoltore e presidente del Consorzio degli apicoltori di Macerata, è in auto, diretto proprio lì, nel suo apiario all’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, vicino a Urbisaglia. Una trentina di arnie, dal valore fortemente simbolico, fra l’orto e il chiostro di questo gioiello cistercense in un angolo meraviglioso delle Marche. I monaci non ci sono più dal 2018, ma la chiesa, il monastero e la riserva naturalistica che li circonda sono sempre vivi e meta di visitatori, fedeli, famiglie. A celebrare messa e occuparsi dell’antico complesso monastico c’è proprio don Alberto Forconi (con don Rino Ramaccioni). Anche le api qui lavorano e “pregano” in quel ritmo perfetto che scandisce la loro vita operosa. Lo sciame è raccolto attorno a un ramo di un albero, poco distante dalle arnie. Don Alberto accarezza le api con affetto, Alvaro le cattura dolcemente e le porta in una nuova casa. La vita può continuare, i favi riprendono forma un po’ alla volta e accolgono il prodotto più incredibile della natura: il miele.
Siamo in una terra dalla grande tradizione apistica, con diversi comuni che fanno parte dell’Associazione nazionale delle Città del miele, nata nel 2001, la rete di realtà e territori (oltre cinquanta) legati al mondo dell’apicoltura con manifestazioni, imprese, idee. È a Macerata che lo scorso anno, su iniziativa del Consorzio degli apicoltori, nasce un progetto unico che di certo farà da apripista per altre realtà: la Strada del miele, il primo itinerario organizzato per una vacanza sostenibile all’insegna dell’apiturismo. Un tour - che si può compiere in auto e camper, in moto, ma anche su percorsi di cicloturismo (come la Ciclovia di Monte Cavallo) e trekking attraverso sei comuni marchigiani membri dell’associazione, fra l’area montana e quella collinare, vigneti e città d’arte: Matelica, Monte Cavallo, Montelupone, Urbisaglia, Valfornace e da poco anche Camerino, con tutto il suo patrimonio architettonico e l’antica Università. La proposta di apiturismo integra le varie soluzioni di itinerari con servizi di accoglienza, ricettività ed esperienze, fra colorate colline ricche di una biodiversità che favorisce una produzione eccellente e varia del “nettare degli dei”. Ed ecco l’incontro di luoghi, persone e la scoperta di un’arte antica, il lavoro degli apicoltori, le visite agli apiari per conoscere le diverse fioriture che li circondano, la smielatura del miele, la distinzione dei gusti e profumi delle diverse tipologie di mieli, degustarli in abbinamento ai prodotti tipici del territorio, apprendere i benefici dell’apiterapia (nell’agriturismo Re Salomone si può vivere l’esperienza di percorsi benessere fra gli apiari olistici) e della cosmesi naturale, acquistare il miele direttamente dai produttori (a Civitanova Marche, sul lungomare, c’è anche uno dei primi negozi totalmente dedicati ai prodotti dell’alveare, Queen Bee).
Dolcezze che leniscono le ferite di una zona che ha dovuto fare i conti con il terremoto. Fra centri storici fortemente segnati, Camerino in particolare, si ritrova l’occasione di guardare oltre e aldilà del dramma per ricostruire con quell’operosità che le api ci insegnano. Lo si avverte fra la gente amabile e paziente di questi luoghi semplici. Come a Monte Cavallo, il comune più piccolo delle Marche, un centinaio di abitanti. Qui il Municipio e le Poste sono ancora nelle casette prefabbricate. Molti abitanti pure. E anche il bar della piazza, dove mangiare la “rocciatina” (una sfogliata di verdure), e la trattoria “Il Nido dell’aquila” con lo chef Renzo, un’istituzione in questo punto di ritrovo per i motociclisti e camminatori diretti al Bosco delle Pianotte. Arrampicandosi sui monti, fra i villaggi e le frazioni in altura, si scoprono paesaggi sorprendenti, apiari di montagna e persone genuine legate alla terra, come la signora Angela, a Cascine, con la sua sapienza nella coltivazione dei legumi, le lenticchie di Selvapiana in particolare, e un antico pisello selvatico, la Roveja.
Fra le casette di Monte Cavallo si nasconde un prezioso scrigno dove si fanno stagionare il guanciale e un altro prodotto meraviglioso, il ciauscolo, il salame spalmabile tipico di qui. Distrazioni gastronomiche che accompagnano e si integrano col miele. A Matelica, patria del Verdicchio (l’altro Verdicchio rispetto a quello di Fano), una delle più importanti Docg marchigiane nella versione riserva, è nato il Melitites, il primo vino al miele cantato anche da Plinio Il Vecchio nella sua Naturalis Historia (fra i produttori, le cantine Belisario). Un elisir da sorseggiare per meditare dopo una cena, che in alcuni ristoranti della zona può declinarsi in un’esperienza di degustazione... tutta al miele, dall’antipasto al dolce. Al ristorante del Relais Villa Fornari, alle Calvie, sulle colline che guardano Camerino, si possono assaggiare diversi piatti speciali: dal pecorino fritto con crema di fave e miele al risotto alle erbe e miele, fino al filetto di maiale con senape antica e miele della Sinclinale Camerte (spettacolo della natura che si può ammirare dalla Rocca Bargesca)
Il tour del miele di Macerata non può non toccare il villaggio fortificato di Montelupone che dentro le sue mura racchiude palazzi ed edifici nobiliari e un intreccio di viette e vicoli che spesso conducono a piazzette inaspettate. La sua posizione privilegiata su una collina consente di osservare il variegato paesaggio marchigiano, che, nei giorni particolarmente tersi, arriva fino all’Adriatico. Qui a dicembre si svolge Mielemente, il primo e unico mercatino di Natale interamente dedicato al miele e ai suoi derivati. Ai confini con l’Umbria, Valfornace, nato dalla fusione dei comuni di Pievebovigliana e Fiordimonte, è punto di partenza per l’esplorazione del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Un presidio di autenticità: dal caffè corretto con il liquore all’anice (il Varnelli, ottimo anche per gli aperitivi, con uno speciale cocktail al miele) ai tessuti lavorati al telaio secondo l’antica tecnica dei liccetti.
A fine 2024, dalla collaborazione sinergica fra il Comune, il Consorzio apicoltori di Macerata e l’Associazione delle Città del Miele è nato il “Giardino delle Api”, un’area green con 54 piante nettarifere. Un percorso educativo per promuovere la consapevolezza del valore della biodiversità che ogni territorio conserva in sé e il rispetto della natura. Nel territorio la pieve di Santa Maria e quella di San Giusto, uno degli esempi più singolari dell’architettura romanica delle Marche: eretta tra il 1050 e il 1200 si differenzia e spicca dalle altre del tempo e della zona per la singolare struttura circolare e la cupola realizzata ad anelli concentrici che dall’alto mostra un bellissimo disegno di colori e forme. Non lontano il lago di Boccafornace con una suggestiva camminata che induce alla riflessione e al raccoglimento.
Altra tappa, Urbisaglia: municipio e poi colonia romana, Urbs Salvia, conserva un Parco Archeologico di rilevanza nazionale, dove ammirare la storia e i fasti della dominazione romana nelle Marche. Non lontana, l’Abbazia di Fiastra, la cui storia inizia nel 1142 con l’arrivo dei monaci cistercensi di Chiaravalle, Milano. Attorno alla struttura, da una parte immensi campi che in primavera si colorano (con i papaveri) di rosso e dall’altra il Parco della Vita (promosso dalla Fondazione Giustiniani Bandini) dove si può piantare un albero per ogni abitante che nasce o che muore, in un legame indissolubile fra la natura e l’uomo. Dietro, l’orto dell’abbazia e l’apiario di Alvaro, dove le api lavorano e pregano. Con un ronzio che riempie il silenzio di chi vuole vivere questo itinerario dolce e straordinario. A Macerata.
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