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La mostra a Firenze. La forza creativa delle donne nell'Art Nouveau di Mucha

 
Alphonse Mucha, “Disegno tessile: Donna che tiene in mano una margherita”, 1900 - Justin Orwin / Firenze, Museo degli Innocenti, "Alphonse Mucha. La seduzione dell’Art Noveau"

Dici Alphonse Mucha e pensi inevitabilmente ai suoi ritratti femminili. Donne leggiadre, sospese fra reale e ideale, col capo cinto di corone floreali. La mostra al Museo degli Innocenti di Firenze, però, prende le mosse dal profilo di una donna reale, il classico incontro che segna la svolta nella carriera dell’artista in cerca del linguaggio che meglio possa tradurre in immagini il suo mondo interiore. Siamo nella Parigi fin de siècle, la donna in questione è Sarah Bernhardt che, colpita dallo stile di Mucha, gli commissiona la locandina per il suo spettacolo del 1894, Gismonda. Quasi una sfida a uscire da forme espressive più tradizionali, per cimentarsi con un genere nuovo che fino a quel punto non aveva conosciuto una dignità artistica. Il ritratto, chiaramente influenzato dall’arte bizantina nella regalità degli ori e nella composizione, restituisce perfettamente la potenza espressiva dell’attrice e il dramma del personaggio.

Il successo porterà a un accordo per altre affiche. Colpisce, fra quelle esposte nella mostra al Museo degli Innocenti di Firenze "Alphonse Mucha. La seduzione dell’Art Nouveau" (fino al 7 aprile), la celebre locandina di Medea, accompagnata dai bozzetti preparatori. Il risultato finale vive di forti contrasti cromatici, attira e inquieta. Morbidezza e sinuosità lasciano spazio a linee tese che convergono sulla mano destra e proseguono idealmente lungo la lama insanguinata, mentre il braccio sinistro è allusivamente avvolto da un bracciale a forma di serpente. Ai piedi le giovani vittime mentre il viso, in parte coperto dal velo nero, si illumina solo della follia nello sguardo incorniciato dai fiori di una cupa ghirlanda e dalle punte della corona. Un’immagine di rara potenza che testimonia l’interesse per il simbolismo e la peculiare attenzione ai condizionamenti psicologici della percezione visiva dell’opera.

Resta però un’eccezione fra le donne di Mucha, “forze creative che generano altre creature”, icone e muse alle quali è dedicata la prima sezione. Ritratti di donne sensuali mai ridotte a mero oggetto del desiderio, donne ancora al passo coi tempi perché senza tempo, come l’arte doveva essere nella concezione di Mucha: esplorazione della “tradizione degli antenati”, che non sfocia in un’evocazione nostalgica ma anzi aspira a mantenere in vita quella tradizione “contribuendo alla sua evoluzione organica”.

A guardarle, queste donne bellissime e magnetiche colte in una familiare quotidianità, ci si chiede se a inforcare biciclette o a preparare cioccolate calde per i bambini che le circondano festanti siano dee scese in terra o comuni mortali divinizzate. Il mito, d’altra parte, rimane, insieme al folklore, un riferimento costante. Una delle sezioni più originali dell’esposizione racconta attraverso scatti fotografici e bozzetti l’interesse dell’artista per la Bretagna. A incuriosire Mucha erano soprattutto le origini celtiche, comuni anche alla sua terra (i Galli Boi arrivarono in Boemia nel 600 a.C.), e il modo in cui quella regione francese più di altre avesse preservato fedelmente le sue tradizioni e la sua identità.

L’attenzione al passato, infatti, si accompagna in Mucha a un sentimento nazionalista da considerare nel contesto dell’epoca: l’indipendenza della patria dall’Impero austro-ungarico arriverà solo nel 1918 con la nascita della Cecoslovacchia. Il desiderio di contribuire al suo riscatto lo spinge a sposare le idee massoniche, ma anche a dar forma alla sua opera più ambiziosa, l’Epopea Slava, venti tele che guardano alla leggenda e al passato slavo per orientare un futuro all’insegna della libertà. La tensione verso il sacro, che affonda le sue radici nell’insegnamento della madre, cattolica praticante, e nei trascorsi giovanili come corista della cattedrale di Brno, nella maturità cercherà risposte altrove: nell’esoterismo, nella teosofia, nell’occultismo.

I versi del Padre Nostro, reinterpretati, sono allora piegati a raccontare con le immagini l’itinerario dell’uomo dal buio alla luce verso l’Ideale Divino nel volume Le Pater, che avrà grande visibilità all’Esposizione di Parigi nel 1900. Sempre sottesa alla ricerca estetica di Mucha resta però una filosofia dell’arte come “esigenza spirituale”, che gli permette di abbracciare pienamente la modernità rifiutando recisamente il concetto di “arte per l’arte”. Mucha non disdegnerà anzi di legare il suo stile, che segna un’epoca, anche a prodotti commerciali alla portata di tutti, con l’ambizione di contribuire attraverso etichette e pubblicità a un’educazione estetica, se non proprio spirituale, delle masse, prima che la deriva bassamente consumistica del connubio fra immagine e prodotto commerciale prendesse gradualmente il sopravvento.

avvenire.it

La settimana dell'Art Nouveau in 230 città italiane

La quinta edizione del festival Art Nouveau Week – manifestazione internazionale dedicata all’affascinante corrente culturale e artistica d’inizio Novecento nelle sue più molteplici espressioni, organizzata dall’Associazione Italia Liberty e curata dal professore Andrea Speziali, tra i massimi esperti in materia, coadiuvato da un comitato scientifico e d’onore che va da Vittorio Sgarbi a presidenti delle Regioni, come Stefano BonacciniMichele Emiliano, Giovanni Toti o Luca Zaia – offre un palinsesto di appuntamenti che  ripercorrono le strade dell’Art Nouveau dall’8 al 14 luglio 2023 in tutta Europa e oltre oceano, in  prevalenza con visite guidate, mostre, performance, convegni e concerti. 

Tra le centinaia di architetture visitabili in via eccezionale nel corso degli itinerari guidati nelle  località divenute a inizio ‘900 roccaforte dello stile Liberty, a Torino apriranno le loro porte  capolavori d’architettura assoluti, siglati da Pietro Fenoglio, Giuseppe Velati, Bellini Antonio, Vandone di Cortemiglia, Giovanni Gribodo, Eugenio Ballatore di Rosana, Cesare Benni, Giuseppe  Besozzi… Nomi che fanno immediatamente intuire che non si tratterà dei consueti itinerari Liberty  torinesi, ma di autentiche esplorazioni all’interno di una corrente di gusto sempre e ancora capace di  stupire con i suoi luoghi segreti, tra cui anche un giardino pensile, coltivato da oltre un secolo con  amore e dedizione dalla stessa famiglia e aperto per la prima volta alle visite appositamente per Art  Nouveau Week. Siti individuati in anni di ricerche da Maria Grazia Imarisio del comitato di studio di  Italia Liberty, insieme ai cui membri ha progettato la manifestazione torinese.  

Un autentico museo a cielo aperto tutto da scoprire, come i preziosi gioielli della città silente al  Monumentale, attraverso una formula unica e coinvolgente, che vedrà condurre i gruppi da una guida  abilitata, specializzata sul tema, e un esperto, architetto e docente universitario di storia dell’arte,  autore di vari volumi e saggi sul Liberty a Torino e in Piemonte, al quale saranno demandati contributi  stilistici, storici, tecnici e notizie inedite.  

Si prospetta così un evento senza precedenti che Italia Liberty intende aprire al pubblico come  esperienza innovativa e avvincente, insieme ai suoi soci e alle prestigiose collaborazioni intervenute  a fattivo supporto della manifestazione torinese: dal Conservatorio Statale di Musica “G. Verdi”, alla  Fondazione Tancredi di Barolo-MUSLI, al Centro Culturale M. Pannunzio, a Daniela Piazza Editore,  sino e soprattutto alla Città Metropolitana di Torino, che ha patrocinato la settimana dell’Art Nouveau e accoglierà nella propria sede di corso Inghilterra, 7 la Conferenza stampa del 6 luglio, alle ore 11,00.  

Oltre agli itinerari guidati con ingressi esclusivi in edifici privati di Cit Turin-San Donato, ex Piazza  d’Armi, corso Dante-Valentino, via P. Micca-Piazza Castello e Crimea-precollina nei luoghi-mito di Profondo rosso, da segnare in agenda appuntamenti esclusivi e inediti all’interno degli universi di  questa caleidoscopica, empatica e affascinante corrente artistica: dall’incontro-concerto inaugurale di  pianoforte e arpa su note Art Nouveau al Conservatorio “G. Verdi”, alla singolare Nursery Liberty  sulla grafica torinese per l’infanzia a Palazzo Barolo con visita guidata al MUSLI, entrambi gratuiti,  sino all’appuntamento dedicato agli elitari locali subalpini del ritrovo Belle Époque e ai Dolci Liberty,  con degustazioni-rito inizi ‘900 al Caffè Baratti & Milano, “Locale Storico d’Italia”, dove il floreale  dialoga con lo stile Aemilia Ars. 

Per di più, l’edizione torinese mostrerà per la prima volta ai visitatori un vasto ciclo di affreschi  floreali inediti, realizzati da un affermato pittore e decoratore d’inizio ‘900, di recente rinvenuti  all’interno della “Casa Sociale” di via Schina, specie lungo le due scenografiche scalee ellittiche  gemelle, e già restituiti all’originario splendore per entrare a pieno titolo nella storia del Liberty  subalpino, a riprova che l’arte è tema dinamico, in continua evoluzione, a qualsiasi tempo appartenga.  

Il calendario di Art Nouveau Week 2023, patrocinato da Ministero della Cultura, Enit e altri enti  pubblici di gran parte delle Regioni italiane e di numerosi Comuni è rivolto a tutti coloro che  desiderano immergersi nella stupefazione e nella bellezza delle suggestive atmosfere Belle Époque e  iniziare a guardare con occhi diversi la propria o l’altrui città, in Italia e all’estero. 

Il periodo dall’8 al 14 luglio è stato individuato dal curatore dell’evento per la singolare ricorrenza  dell’anniversario di nascita di Giuseppe Sommaruga, tra i vessilliferi del Liberty italiano, di Gustav  Klimt, insuperabile maestro della Secessione viennese, e di altri autori e artisti paladini dell’Art  Nouveau nel mondo, come Otto Wagner, Giovanni Michelazzi, Salvatore Gregorietti, William Henry  Bradley, Siegmund von Suchodolski, Michele Tripisciano, Fernand Allard l’Olivier e Charles Cottet. 

avvisatore.it