Eleganti, sperduti o diroccati: stanno diventando case per vip o di chi vuole cambiare vita
ROSELINA SALEMI - lastampa.it
MILANO
Nel mulino che vorrei, tanto per parafrasare il tormentone pubblicitario, ci sono quattro camere e cucina, tre bagni, una piscina e un bel prato. Optional: vista mare, anatre, istrici, ippocastani, torrenti incontaminati con trote. Beh, se volete un mulino, accomodatevi perché è il momento giusto per comprarne uno, ce ne sono in vendita 250, di tutti i tipi e di tutti i prezzi, da Milano a Pantelleria, da 24mila a cinque milioni di euro, e stanno scatenando un curioso fervore (il catalogo completo è su Immobiliare.it). Il loro tempo è finito, o forse sta per cominciare. Niente più farina, ma loft e agriturismo. O grandi alberghi, tipo il Molino Stucky Hilton. Costruito a Venezia, alla Giudecca, sulle rovine del convento di san Biagio e Cataldo, produceva 50 tonnellate al giorno: la sua storia è finita nel 1955 e ricominciata nel 2007, a cinque stelle. Sono rimaste le travi imponenti, i soffitti a forma di silos, le torrette appuntite e nella Penthouse Tower, il mosaico originale con Demetra, dea della mietitura.
Piace, il mulino, soprattutto ad acqua, perché evoca immagini di felicità nutrite da anni di spot, sogni di autarchia energetica, desideri di fuga. E ha più appeal di una villetta a schiera. Qualche volta conserva addirittura un pezzo di storia, che ha resistito alle ristrutturazioni avide e alle follie degli architetti. Uno, in vendita a Milano, (a Cassinetta di Lugagnano sul Naviglio Grande), è appartenuto alla famiglia Visconti: il meccanismo e le pale sono state progettate, si favoleggia, da Leonardo da Vinci. Costicchia, però: cinque milioni di euro. Un altro, a Licciana Nardi (Massa Carrara) risale al diciassettesimo secolo e porta ancora gli stemmi dei Marchesi Malaspina. Poi c'è quello di Monteriggioni (Siena) bella città «di torri incoronata», citato nel catasto napoleonico. Prezzo appropriato al rango: un milione e 400mila euro.
Ma seguendo il filo rosso dei mulini, qualcuno ancora attivo, qualcuno in cerca di un aspirante mugnaio, e non se ne trovano (a Castel Focognano, Arezzo, la ristrutturazione è già stata finanziata, e nessuno si fa avanti) molti chiusi, in attesa di un innamoramento fulmineo che li salvi dalla demolizione, si scopre un'Italia incantevole e minimalista. Certi annunci sono poetici. Descrivono i cedri, le civette, le lastre di arenaria e le tegole marsigliesi del tetto (a Badia Tedalda, Arezzo: viene voglia di trasferirsi subito). A Verghereto (Forlì) c'è un mulino recintato a prova di lupo, a Folgaria (Trento) il torrente privato è nel pacchetto tutto compreso, a Sorgà (Verona), la costruzione cinquecentesca e la perfetta ruota che gira sull'acqua, sono da cartolina. Definito «un posto da gnomi». Nel senso che non sarebbe strano incrociarne uno.
Il più chic è sull'Argentario e ha, com'è ovvio, tutto: mare, giardino, ruscello, terrazze. Per incontentabili. Il più conveniente, un saldo, è in provincia di Vercelli, messo un po' male, d'accordo, ma che cosa pretendete per 24mila euro? Il proprietario assicura che è sistemabile e lo consiglia «per le grigliate con gli amici o per pescare le rane». Il più originale è un dammuso a Pantelleria destinato a finire, per mezzo milione di euro, nelle mani dei rural-chic che frequentano la corte di Carole Bouquet o Giorgio Armani.
Non manca il filone degli ecologisti duri e puri che pensano al risparmio energetico, alla slow economy tanto invocata. A Nizza di Sicilia (il sogno di Taormina è appena a dieci chilometri) e a Piorarco (Macerata, ai confini con l'Umbria) l'investimento sposa la sostenibilità. I due mulini, che producono energia pulita, sfiorano orgogliosamente l'autosufficienza. Nizza offre il sole, il mare non lontano e due terrazze con vista. Prioarco è immerso un parco di 20mila metri quadrati punteggiati di laghetti, dove la caccia è vietatissima, perciò incontrate più facilmente volpi veloci come nei cartoni animati, faine furbissime, cinghiali e tassi, che esseri umani. Lo prendete a 450mila euro, il prezzo di un appartamento.
Ma chi abita in posti così? Non solo artisti, misantropi e collezionisti di seconde case. Sempre più gente, come quella affascinata dall'ecovillaggio (www.ecovillaggiosolare.it) di Jacopo Fo nel cuore dell'Umbria, si lascia tentare. Uno dei primi è stato Franco Cologni, lunga storia come top manager di Cartier, oggi anima della Fondazione «Mestieri d'arte» che porta il suo nome. Il «Mulino delle anatre», dove vive, è un angolo delizioso nel parco del Ticino. La costruzione è del 1815 (c'è scritto sul pilone) e lui l'ha cercata, da milanese, «per un desiderio di integrazione completa» con il paesaggio che gli era familiare. Adesso è l'ora dei giovani professionisti. Andrea Galli e Mirella Rossi, ingegneri informatici, abbandonano felici la città. Nel loro progetto ci sono «bambini, galline e wi-fi». Cercano un mulino in Lombardia (e sul mercato ce ne sono almeno 20). Magari non sarà Bianco, non sarà sul Po letterario di Riccardo Bacchelli, non sarà a vento (dimentichiamo don Chisciotte). Però sarà il loro mulino. Proprio come nella pubblicità.