-Elena Romanello – 2 settembre 2012- articolo3.com
Il turismo è e resta la voce principale dell’economia egiziana e, mentre la strada verso la democrazia procede tra alti e bassi dopo l’esplosione della primavera araba, si continua nel Paese africano a lavorare e a scavare per scoprire altri tesori dell’antica civiltà egizia.
A sud di Luxor, un’equipe di archeologi egiziani e stranieri stanno lavorando, con metodi che a tratti ricordano quelli dell’antico Egitto, per riportare alla luce il Ramesseum, il tempio voluto da Ramsete II, e a creare, entro il 2030, sulle due sponde del Nilo quella che sarà la più vasta area archeologica visitabile al pubblico,un vero e proprio museo a cielo aperto.
Il Ramesseum, testimone della gloria del faraone più celebre e longevo dell’antico Egitto, non è solo un tempio ma anche una cittadella con locali commerciali, depositi, case, aree verdi, scuole, dove nel periodo di massimo splendore vissero e prosperarono tremila famiglie.
Le due rive del Nilo, tra Karnak, Luxor e le nuove scoperte come il Ramesseum, mescolavano vita e morte, culto degli antenati e quotidianità, in quella che fu, fra alti e bassi, restaurazioni religiose e invasioni, la più duratura civiltà del mondo antico, presente come testimonianze archeologiche nei Musei di tutti i continenti.
In un momento di profonda crisi, economica, politica e sociale, l’Egitto sceglie quindi di puntare sul turismo, contando di raddoppiare i turisti da qui al 2030, facendo di Luxor una città con strutture ricettive moderne al centro di un complesso di visita, dove è stata ripristinato il viale delle Sfingi e dove altre migliorie sono previste. Una scommessa non sempre facile da gestire e da portare avanti, ma c’è da dire che comunque il viaggio in Egitto continua ad essere richiesto ed amato da moltissimi turisti di tutto il mondo, sedotti da un passato grandioso e da un popolo oggi, diverso ma fierissimo di quei suoi antenati.