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Dieci itinerari intorno a una grande città, da percorrere a piedi, ciascuno in un giorno, incrociando le Scritture con la natura e la nostra umanità


Fare il pellegrino su normali sentieri di campagna o di montagna nelle immediatezze di una grande città. Senza una meta prettamente religiosa, ma con l’intento di meditare sui grandi temi della vita partendo da un brano delle Scritture.  Camminate in luoghi che aprono la mente e il cuore, da fare possibilmente in compagnia, se in gruppo ancora meglio. Percorsi che vivono di un solo giorno e quindi totalmente slegati da cammini o pellegrinaggi strutturati e a tappe. L’unica cosa che accomuna i singoli itinerari è il fatto di essere facilmente accessibili, collocati vicino alla metropoli e assemblati in un unico progetto naturalisticospirituale sviluppato in appuntamenti a cadenza periodica. L’idea è nata in tempo di Covid ed è stata messa in pratica a cominciare dalla fine del lockdown, per essere ripetuta negli anni successivi. L’area di interesse, in questo caso, è l’hinterland di Genova con percorsi collocati fra mare e montagna. Gli ideatori sono Giacomo D’Alessandro, classe 1990, camminatore, comunicatore e scrittore; Leonardo Vizzani, classe 1978, superiore della comunità dei gesuiti sotto la Lanterna. Dopo i primi due anni di pratica sul campo (sul sentiero) hanno deciso di farne un libro per Erga Edizioni: Meditare camminando a Genova e dintorni. Dieci itinerari con gli spunti per meditare in cammino sull’andare per strade non segnate (pagine 114, euro 13,50).

I due autori sottolineano che l’espressione “andare per strade non segnate” è in qualche modo la motivazione di fondo del loro lavoro, perché le vicende e i cambiamenti di questi anni, a cominciare dalla pandemia e dalla guerra che incombe, «danno la sensazione di muoverci su una strada che fatichiamo a riconoscere, dove le certezze si relativizzano e ci si chiede cosa abbia senso fare e dove abbia senso andare». Per dirla con papa Francesco «ci siamo illusi di restare sani in un mondo malato», ma anche di restare in pace in un mondo che riempiamo di armi e di non essere travolti dai problemi politici e sociali dopo esserci disinteressati alla cosa pubblica e al bene comune, in una ubriacatura generale in cui abbiamo pensato che il progresso della scienza, dei diritti e dei consumi ci avrebbe liberato da ogni male. Siamo smarriti, quindi. E a fare un serio esame di coscienza non possiamo, oggettivamente, scrollarci di dosso tutte le colpe per quello che ci accade intorno. Ritrovare la strada è una necessità, anche per avere come prospettiva una meta certa. Per questo hanno avuto un grande risveglio gli storici cammini di pellegrinaggio attraverso l’Europa. Ma per chi non può impegnarsi in simili imprese ecco la soluzione, più a “portata di piede”, sperimentata da Giacomo D’Alessandro e padre Leonardo insieme ai tanti pellegrini che hanno guidato sui loro sentieri.  In questa logica il libro si propone come una guida, unendo tutte le indicazioni stradali a un percorso di meditazione, per ciascun itinerario, composto di un brano dalle scritture accompagnato da una meditazione biblica e da una meditazione esistenziale adatta anche per un approccio più laico al percorso. Nella lettura è interessante scoprire come l’unione di percorsi a piedi, di approfondimenti esistenziali e di meditazioni bibliche faccia emergere i vari motivi per i quali ci si mette in cammino, ottenendo dalle Scritture risposte concrete, dal punto di vista pratico e spirituale, secondo l’indicazione di Gv 14,6: « Io sono la via, la verità e la vita». Prendiamo il tema scelto per il secondo itinerario, da Arenzano ai Laghi della Tinna, che è “Gesù custode del giardino” con l’episodio dell’apparizione alla Maddalena dopo la resurrezione, raccontato in Gv 20,11-18. Nella meditazione che segue si sottolinea: « Maria lo confonde col giardiniere… Gesù è colui che cura il giardino da cui siamo usciti all’inizio dei tempi. Quel sogno di vita pacifica, di armonia con gli uomini e il creato, il poter camminare serenamente col Padre è ciò che ognuno ancora desidera. Ci siamo messi in cammino, ma è curioso vedere che non siamo noi a rientrare nell’Eden, perché non possiamo con le nostre forze. Il Signore sa che deve tornare a prenderci. Il pellegrino è quindi colui che cammina per farsi trovare dalla meta. Cammina verso Gesù, ma è Gesù che viene a prenderci lungo la strada». E così al quarto itinerario, meditando sulla fuga di Elia (1Re 19) si scopre che ogni fuga della nostra esistenza può trasformarsi in pellegrinaggio; nel quinto, ragionando sull’episodio del Vitello d’oro, si può comprendere che ogni pellegrino fa un cammino di liberazione imparando prima di tutto a conoscere il nome di ciò che lo tiene in catene.

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