Una volta, prima della pandemia, si organizzava il viaggio estivo – magari economicamente impegnativo – che, tranne emergenze, era dato per certo. I piani B non erano alternativi. Semmai, per chi ne aveva la possibilità e il tempo, aggiuntivi. Insomma: un viaggio per volta. Per molti, “il” viaggio estivo. Quasi due anni di pandemia, molti mesi di interruzioni nei collegamenti, una prima ondata di traumatici annullamenti e complicati rimborsi fra la primavera e l’estate 2020 hanno tuttavia cambiato l’approccio delle persone. Come segnalano Cnbc e l’australiano Travel Talk con un paio di focus sulla nuova tendenza, un numero crescente di persone prenota due o anche tre viaggi nello stesso periodo. La ragione? Tristemente ovvio: non rimanere a casa nel caso in cui la situazione epidemiologica o altre questioni collegate alla pandemia dovessero mandare a monte il piano principale.
Una tendenza che, magari senza rendercene conto, ciascuno di noi ha messo in atto negli ultimi mesi. Stanti le politiche di cancellazione gratuita che sono ormai uno standard su quasi tutte le piattaforme di prenotazione, l’idea è stata quella di provare a programmare qualcosa di più impegnativo, tenendo aperte diverse “exit strategy”. Si chiama “trip stacking” e comprende appunto questo genere di scelta: prenotare una trasferta più “aggressiva” e una specie di backup più a portata e meno suscettibile di essere cancellato. Alla fine, si sceglierà spesso davvero a ridosso della partenza, così da avere la libertà di prendersi tutto il tempo a disposizione.
I viaggi “impilati”, per tradurre letteralmente l’etichetta statunitense, sono "una tendenza abbastanza nuova". Lo dice Misty Belles, amministratore delegato della rete di viaggi di lusso Virtuoso. Stima che sia iniziato tra maggio e giugno, dopo che le vaccinazioni erano state lanciate negli Stati Uniti e l'Europa stava iniziando a riaprire. Lo stesso non si può purtroppo dire per la direzione opposta, ma in ogni caso anche gli europei hanno vissuto simili situazioni, alla ricerca di paesi extra-europei nell’elenco D del ministero della Salute, salvo poi ripiegare su qualche destinazione continentale. D’altronde, secondo un sondaggio di FinanceBuzz e rimanendo ai dati statunitensi, all’inizio di agosto più del 50% dei viaggiatori aveva cancellato o cambiato piani a causa della diffusione della variante Delta. "Nel complesso, le politiche di cancellazione sono rimaste molto flessibili, consentendo al viaggiatore di avere questa scelta - aggiunge Belles – bisognerà capire se sarà ancora possibile quando i viaggi ripartiranno davvero". Per il momento, il “trip stacking“ è un’inevitabile realtà.
“Dopo mesi di restrizioni e di limitazioni, in Italia il desiderio di viaggiare e allontanarsi dalla routine e dai luoghi della propria quotidianità è cresciuto e soprattutto con le prime vaccinazioni e con l’arrivo del ‘green pass’ questo desiderio è riuscito in molti casi a concretizzarsi, ma sempre con cautela e con le giuste precauzioni -spiega a Repubblica Davide Mara, Market director Italia e Spagna di lastminute.com - quest’estate, le prenotazioni di hotel sono state molto superiori rispetto all’estate 2019, ma gli italiani hanno optato nel 60% dei casi per soluzioni che prevedevano la cancellazione gratuita o il rimborso (contro il 35% del 2019), pianificando in contemporanea un secondo viaggio con una frequenza quasi tripla rispetto al 2019 per ovviare al rischio di non poter partire per eventuali variazioni nelle restrizioni ai viaggi”.
Anche se per gli hotel può essere frustrante “fa parte del gioco”, conferma alla Cnbc Jason Friedman, managing director della società di consulenza turistica J.M. Friedman & Co. "Se un hotel propone una politica di cancellazione senza penalità entro 24 ore, allora non c'è niente di sbagliato nella prenotazione di un ospite e poi nella cancellazione all'interno di quelle regole”. Un punto di bilanciamento, ovviamente, potrebbe essere quello che i viaggiatori si rassegnino a qualche penale di cancellazione, magari contenuta. Il trip stacking, infatti, dev’essere ben distinto dal “ghost booking”, cioè l’illogica scelta di chi prenota camere salvo poi cancellarle quasi per sfregio, sapendo fin dall’inizio di non poter affrontare una certa trasferta. Un atteggiamento inaccettabile.
Il controcanto del “trip stacking” può tuttavia consistere in un aumento generalizzato dei prezzi delle compagnie aeree e degli alloggi: "A differenza dei ristoranti, negli hotel e nelle compagnie aeree i prezzi aumentano man mano che aumentano i livelli di occupazione" spiega Tim Hentschel, cofondatore e Ceo di HotelPlanner. Per questo “alcuni hotel potrebbero ora iniziare ad addebitare in anticipo una commissione di prenotazione non rimborsabile - come fanno le compagnie aeree - e altri potrebbero semplicemente eliminare del tutto le loro politiche di cancellazione per scoraggiare le persone dalla doppia prenotazione" aggiunge Hentschel. Per ora, però, il fenomeno sembra consolidarsi e, alla fine, tenere in piedi quel che resta del turismo, specialmente internazionale e su media-lunga distanza.
repubblica.it
(segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci - Turismo Culturale)