Isaac Julien e Lina Bo Bardi, meraviglioso groviglio visivo

 Nove schermi disposti su cui scorrono immagini della stessa scena riprese da una angolazione diversa, che si accavallano con altri momenti e costringono l' osservatore a spostare continuamente lo sguardo per seguire il racconto. Una donna adulta e una giovane, nel video dànno corpo e voce a Lina Bo Bardi, la grande architetta italo brasiliana (1914-1992), in un gioco di scambi di età davanti a uno specchio che rompe la linea del tempo e dello spazio, riassunto di un concetto assai caro alla progettista di importanti edifici modernisti a San Paolo e Salvador: ''Il tempo lineare è un invenzione occidentale. Il tempo non è lineare, è un meraviglioso groviglio in cui, in ogni momento, si possono scegliere punti e inventare soluzioni, senza inizio né fine''. Apre la porta a uno scenario suggestivo di piani temporali che si incrociano la videoinstallazione dell' artista britannico Isaac Julien dedicata a Lina Bo Bardi, fulcro dell' appuntamento che il Maxxi propone fino al 17 gennaio, ''un nostro progetto dedicato a una architetta straordinaria - ha osservato la presidente Giovanna Melandri - con cui riapriamo la stagione delle produzioni e della ricerca dopo i mesi di interruzione causati dalla pandemia''.

    Julien, filmmaker sessantenne alla sua prima personale italiana impegnato da tempo sull' immagine in movimento, ha realizzato questo suo lavoro l' anno scorso e lo propone con una serie di foto di grande formato che evocano l' architetta Achillina Bo, che si era trasferita dall' Italia nel 1946 insieme con il marito Pietro Bardi . A lei l' artista cominciò ad interessarsi dagli anni Novanta dopo un viaggio in Brasile, affascinato dagli edifici che portavano la sua firma. ''Isaac Julien ha da sempre lavorato all' intersezione tra ambiti diversi di creatività, in primis tra cinema e arti visive - dice la curatrice Luigia Lonardelli - e tuttora si sta impegnando sul limite delle nuove tecniche''. Le foto esposte hanno l' effetto vivido quasi di pitture su vetro, sono immagini digitali su carta speciale applicate con una resina su plexiglass e poi riapplicata su alluminio con il risultato di un effetto di tridimensionalità e di profondità.
    Le tre sale del Maxxi riservate a ''Il meraviglioso groviglio'' mostrano il risultato di oltre sei anni di ricerca condotta dall'artista inglese con immagini girate in alcuni edifici di San Paolo e Salvador, progettati da Lina Bo Bardi tra gli anni Sessanta e Ottanta. Protagoniste di questo viaggio nel tempo molto particolare sono le attrici Fernanda Montenegro e Fernanda Torres, icone dello schermo in Brasile e non solo, madre e figlia nella vita, che interpretano il ruolo di Lina Bo Bardi portando in scena alcuni dei brani più intensi tratti dai suoi scritti. Gli spazi del Maxxi ripensati da Julien propongono una ''esperienza immersiva'' nella vita e nelle idee della progettista, le sue riflessioni sulla politica, la società e la cultura. ''L'opera di Lina Bo Bardi - è stato sottolineato - è un felice esempio di come l'unione di diverse culture sia capace di ispirare e generare una fervida energia creativa. Grazie alla delicata sensibilità di Isaac Julien il rapporto di Lina Bo Bardi con la poliedrica cultura brasiliana e il legame con l'Italia, sua terra d'origine, emergono in tutta la loro complessità. In questa 'poesia visiva, le potenti architetture di Lina Bo Bardi ispirano e generano performance, vorticose coreografie e intensi dialoghi''. ''Questa mostra è una operazione importante - ha detto Hou Hanru, direttore artistico del Maxxi - in questo momento particolare abbiamo bisogno di bellezza, gioia, diversità culturale. Questo progetto è anche una dichiarazione forte contro l' uniformità del pensiero''.
    (ANSA).

Lavazza riapre Nuvola e Museo. Numerose novità accolgono visitatori dopo stop per lockdown

 Due giorni di appuntamenti, con visite guidate, laboratori, esposizioni e la Turin Coffee Week, per festeggiare un ritorno nel segno di un'offerta culturale ancora più ricca, tecnologica e con un'attenzione sempre maggiore alla sostenibilità e ai giovani. Lavazza celebra così la riapertura, dopo i mesi di chiusura al pubblico per l'emergenza Covid-19, della Nuvola e del Museo dedicato al marchio che ha fatto la storia del caffè nel mondo.

    Una riapertura all'insegna delle novità, dalla prima audioguida via Instagram realizzata con la voce di Federico Russo, che conduce il visitatore alla scoperta del Museo, alla ISSpresso, la macchina del caffè realizzata per la Stazione Spaziale Internazionale. "Per noi è una giornata molto importante - sottolinea Alessandra Bianco, Corporate Communication Director Lavazza Group - perché possiamo tornare ad accogliere le persone alle quali raccontare le nostre storie, che è quello per cui Nuvola è nata. Il Gruppo crede profondamente in questo luogo, che ha dato uno spazio fisico ai nostri valori e alla nostra storia".
    Fra le novità anche la mostra sui 50 anni di Qualità Rossa e i due libri realizzati con la Franco Cosimo Panini, 'Come nasce il caffè' e 'TOward 2030: what are you doing?', dedicati ai più giovani. (ANSA).


Roma Caracalla Sunset, passeggiate al tramonto tra mura e mosaici

 

ROMA - Una passeggiata al tramonto in uno dei luoghi più suggestivi di Roma, le Terme di Caracalla, tra i grandi mosaici e i resti delle vasche, la decorazione architettonica, i sotterranei e le monumentali rovine, illuminate dalla luce dorata della prima sera. E' Caracalla Sunset, il ciclo di visite che la Soprintendenza Speciale di Roma, in collaborazione con Electa e Coopculture, ha in programma ogni martedì, dal 29 settembre al 10 novembre.
    La visita al tramonto, quando i laterizi colorano le Terme di un rosa intenso, permetterà di visitare il monumento in un'atmosfera magica e tornare a vedere i sotterranei e il Mitreo, riaperti per la prima volta dopo l'emergenza.
    "Un segnale importante di ripartenza, all'insegna di una cultura che non si è mai davvero fermata e ora torna a marciare a pieno regime - secondo la Soprintendente Speciale Daniela Porro -. Un'occasione unica di godere di un sito come le Terme di Caracalla, con quel tocco di magia in più, dato dalla romantica luce serotina".
    I gruppi di massimo 20 persone (con prenotazione obbligatoria, al costo di 20 euro), potranno partecipare ogni martedì alle sei visite guidate in orari sfalsati della durata di circa un'ora, ognuna delle quali avrà una diversa sfumatura del tramonto, una differente esperienza.
    "Il tramonto a Caracalla è un'esperienza unica - spiega Marina Piranomonte, direttore delle Terme di Caracalla -. Le lunghe ombre dei pini secolari si stendono sulle alte murature che si tingono di rosa. Si tratta di un momento di serendipity che vogliamo far condividere ai visitatori in questo difficile autunno. Le calme e solenni pareti verticali trascolorano dal tramonto all'illuminazione serale, restituendo il fascino di un instante perfetto".
    I ruderi delle Terme di Caracalla, che si ammirano ancora per la notevole altezza di oltre 37 metri in numerosi punti, restituiscono oggi un'idea della grandiosità del complesso termale. Le dimensioni dell'edificio e la monumentalità degli ambienti, conservati per due piani in alzato e per tre livelli in sotterraneo, ci permettono di immaginarne ancora oggi la loro fastosità, esaltata dalla luce del tramonto. (ANSA).

Fotografia: il genio di Norman Parkinson in mostra a Londra

Il genio dietro una reflex. A Londra viene dedicata una mostra retrospettiva al fotografo inglese Norman Parkinson (1913-1990), celebre ritrattista di personaggi famosi e acuto osservatore del mondo della moda, negli anni in cui ha lavorato per grandi riviste patinate, come Vogue e Queen. L'esibizione, curata da Monica Colussi e organizzata in collaborazione con Fiat Chrysler Motor Village UK, si intitola 'Timeless Act', e nelle 60 opere esposte vengono accostati gli scatti di Parkinson ai dipinti dell'artista britannica Molly Gaisford. Fotografia e pittura astratta si fondono quindi in questo evento che è visitabile solo su appuntamento, dal 27 settembre al 29 novembre, presso il Motor Village di Fiat Chrysler, nel cuore della capitale. Viene ripercorsa la lunga e per molti versi avventurosa carriera di Parkinson. Dopo gli esordi negli anni Trenta, con la Seconda Guerra mondiale il fotografo si arruola e viene assegnato alla ricognizione aerea nella Raf. Subito dopo il conflitto, inizia a scattare per la rivista Vogue e partecipa alla rivoluzione della rivista che negli anni Sessanta coglie lo straordinario cambiamento sociale e di costumi in corso. Parkinson è fra i primi a fotografare le modelle in esterno e non più in studio. Viaggia molto e trascorre lunghi periodi a Tobago. Fra i momenti culminanti della sua lunga carriera c'è la nomina a fotografo di corte della regina Elisabetta, al posto di Cecil Beaton. Fotografa i reali e realizza una serie di celebri ritratti, molti dei quali sono esposti nella mostra. Immortala figure come Audrey Hepburn, i Rolling Stones, la stessa Elisabetta II, la regina madre, Jerry Hall, Grace Coddington e molti altri personaggi. Riceve per questo premi e onorificenze. Muore a 76 anni a Singapore, nel 1990, "come aveva vissuto", secondo le parole della modella Twiggy, sempre dietro la sua amata macchina fotografica. (ANSA).


INAUGURATA A ROVERETO UN'OPERA DEDICATA AD ANTONIO ROSMINI

 Inaugurata una nuova opera di Paola de Gregorio, “Rosmini in uscita” Il bassorilievo, opera dell’ artista romana Paola De Gregorio, verrà posizionata il 4 ottobre nella Casa Natale- Museo del Filosofo, in occasione della festa annuale in memoria del Beato, organizzata dal Decanato di Rovereto e dai Padri Rosminiani 

Una nuova opera dell’ artista Paola de Gregorio verrà inaugurata a Rovereto domenica 4 ottobre alle 11:30 nel cortile di Casa Natale Rosmini in via Stoppani 3: si tratta del bassorilievo “Rosmini in uscita”. L’ evento si svolge nel contesto della festa annuale in memoria del Beato filosofo, come parroco di San Marco, organizzata dal Decanato di Rovereto e dai Padri Rosminiani. La mattinata si aprirà alle 10.00 con la Santa Messa in San Marco, presieduta dall’ Arcivescovo, monsignor Lauro Tisi, con la presenza del Padre Generale dei Rosminiani, Vito Nardin e del Padre Provinciale, Mario Adobati.

Al termine della funzione liturgica, l’ evento, che prevede la partecipazione anche di autorità civili, proseguirà con l’ inaugurazione del bassorilievo dell’ artista de Gregorio, che si concluderà con la benedizione dell’ opera da parte del Vescovo. Tanti sono i motivi che emergono dal bassorilievo. La gestualità già al primo impatto emblematica: ricordando le parole che nel 1829 Pio VIII scrisse al giovane Rosmini (“È volontà di Dio che Ella attenda a scrivere libri”) la de Gregorio è riuscita a coglierlo proprio nel momento in cui la sua attività intellettuale si fa carità: si è appena alzato dal suo scanno e dai manoscritti che sta scrivendo, per “uscire”incontro a gli altri. È un attimo, che riassume tutta la sua vita, interamente dedicata alla Carità spirituale: Rosmini tiene perciò ancora nella mano destra, ormai quasi aperta, la penna con cui ha momentaneamente interrotto la sua scrittura, mentre con la sinistra tiene stretto a sé il fascio delle pagine che ha scritto. Non raccolte in un libro, come spesso si vede nelle rappresentazioni, ma pagine sciolte di un manoscritto, tenute dall’ autore in modo naturale, affettuoso, come appoggiate sul cuore: istintivamente infatti chi scrive, se interrompe per un attimo la scrittura (e talora Rosmini pazientemente interrompeva i suoi studi per rispondere a chi gli chiedeva qualche consiglio spirituale), tiene il manoscritto appoggiato al petto, come a proteggerlo.

L’ idea dell’ artista è però quella di aver introdotto, in alto a destra, una figura femminile, discreta e leggerissima Maria-Chiesa, con l’ identica gestualità del filosofo, in modo che l’ osservatore sia spinto a fare dei parallelismi: la figura femminile rappresenta infatti emblematicamente la Carità per estensione anche Maria e la Chiesa stessa. Tutte sono  “in uscita”: tutte stringono al cuore quello che hanno di più prezioso, il piccolo, grande Gesù. Ma tutte lo porgono generosamente, a mano aperta a noi che ne abbiamo bisogno. L’ insieme della rappresentazione è sobria e rigorosa per meglio aderire alla personalità di un filosofo come Rosmini. 

La Festa sarà anticipata, venerdì 2 ottobre, da una conferenza pubblica di presentazione del nuovo opuscoletto “Antonio Rosmini “prete roveretano” - Parroco di S. Marco (1834-1835) e cittadino di Rovereto”, nella chiesa della Madonna di Loreto alle 17.30. Relatore sarà don Eduino Menestrina, direttore della Biblioteca Rosminiana di Rovereto. La prof.ssa Elena Albertini, storica, interloquirà con il relatore, ponendo alcuni dei quesiti che i Roveretani hanno nel cuore e nella mente a proposito di Rosmini.

Famiglia Cristiana



New York come l'Europa, si mangia all'aperto tutto l'anno

 

New York come una capitale europea, si mangia all'aperto tutto l'anno. Il sindaco Bill de Blasio ha infatti reso permanente il programma 'Open Street: Restaurants' creato per consentire ai ristoranti di riaprire solo con servizio all'aperto dopo la serrata di marzo in piena crisi Covid-19. Una misura inizialmente concepita solo per i mesi estivi e che avrebbe dovuto terminare il 31 ottobre. Ma dopo gli appelli disperati e le proteste da parte di migliaia di ristoratori alle prese con lo spettro di non sopravvivere alla riapertura dal 29 settembre della ristorazione al chiuso ma solo con una capacità del 25% almeno nel primo mese, il sindaco ha ceduto e ha reso permanente 'Open Street'.
    E così ogni sera e per gran parte della giornata durante i fine settimana New York si trasforma in una grande piazza all'aperto con i tavoli sui marciapiedi davanti ai ristoranti oppure, dove è consentito, occupando le strade chiuse al traffico. Per i residenti un sogno che si avvera, con la possibilità di godersi, senza varcare l'oceano, un lifestyle all'europea con un totale di quasi 30 km di spazi ricavati all'aperto.
    Ma per New York il cosiddetto 'outdoor dining' (ristorazione all'aperto) non è solo una questione di lifestyle. I ristoranti sono infatti tra i principali motori economici della città e il programma ha salvato circa 90 mila posti di lavoro secondo i dati dell'amministrazione comunale. Ma in totale l'intero settore che comprende anche bar e club ne occupa 300 mila, la metà dei quali ha perso il lavoro. Da quando Open Street è stato lanciato lo scorso giugno vi hanno aderito circa 10 mila e 300 ristoranti tuttavia i bar restano ancora chiusi.
    "Ha salvato la ristorazione a New York - ha detto all'ANSA Rosario Procino, co-proprietario della pizzeria Ribalta - e ha creato un'architettura e un paesaggio molto europei. Attualmente tra marciapiede e strada riusciamo a far sedere circa 80 persone". "In uno dei nostri ristoranti - continua Gianfranco Sorrentino, alla guida del Gattopardo Group che comprende Il Gattopardo, The LEOPARD at des Artistes, Mozzarella e Vino ed un servizio di catering - facciamo numeri migliori del periodo pre Covid. Abbiamo riaperto i nostri ristoranti, ad eccezione di Mozzarella e Vino lo scorso 17 agosto ed in particolare The LEOPARD at des Artistes ha visto un aumento della clientela.
    Siamo vicini a Central Park e ora abbiamo per lo più solo residenti perche' non ci sono turisti in città e molti più giovani rispetto al passato. I nostri clienti ci dicono che il patio che abbiamo creato fa sembrare di essere a Roma. Al Gattopardo (situato di fronte al MoMa, ndr) invece siamo riusciti ad occupare le scale della palazzina neo liberty dei Rockefeller e sono i tavoli più richiesti".
    Ma la ristorazione all'aperto non viene senza costi. Per renderla accessibile durante il rigido inverno newyorkese occorrono investimenti di migliaia di dollari. "Abbiamo creato delle tendo strutture - continua Procino - che comunque devono essere in parte aperte altrimenti diventano ristorazione al chiuso e con capienza limitata. Per quanto riguarda il riscaldamento la normativa è molto rigida. Le lampade a gas sono consentite solo sui marciapiedi mentre sulla strada si possono usare le lampade elettriche". "Abbiamo messo in conto - spiega Sorrentino - un budget di circa 20 mila dollari a ristorante ma va bene e sono positivo perché i newyorkesi amano mangiare all'aperto e non temono il freddo". (ANSA)

Una guida per Cammino di San Giorgio, 500 km in 28 tappe

 

Da Cagliari all'Ogliastra e fino alle Baronie, tra mulattiere, tratturi, piste sterrate e strade rurali sulle orme di San Giorgio vescovo. Il Cammino identitario dedicato al primo vescovo della diocesi di Suelli, è descritto in una ricca e dettagliata guida firmata dal logudorese Franco Saba, ex dirigente forestale e volontario ambientalista. Edito da Isolapalma, con la direzione editoriale di Paolo Lusci, costituisce uno strumento indispensabile per percorrere il Cammino in autonomia, perché lungo il tragitto manca la segnaletica. "L' auspicio è che le amministrazioni possano adottare e valorizzare i tratti di loro competenza", spiega all' ANSA Saba.
    L' itinerario attraversa 40 diversi territori comunali tra le province di Cagliari, Nuoro e l'Ogliastra, 500 chilometri in 28 tappe con differenti gradi di difficoltà. Una guida rigorosa costruita sulla base di testimonianze storiche tuttora presenti e inserite lungo il percorso, corredata da indicazioni su dove alloggiare. Il volume è arricchito da 34 mappe del territorio in scala 1:33mila. Al vescovo sardo taumaturgo e "sempre in viaggio" per portare in luoghi impervi non solo la buona novella ma opere di bene, sono riferiti una serie di toponimi: sorgenti, rocce, piante, nuraghi e guadi. Uno su tutti La Scala di San Giorgio a Osini, monumento naturale, via di collegamento tra le comunità a valle e a monte. A lui sono dedicate oltre al santuario di Suelli, le chiese di Sarroch, Donori, Osini, Urzulei, Arbatax, San Vito, Bitti.
    Il Cammino incrocia paesaggi di rara bellezza, le colline fertili del Parteolla e della Trexenta, le zone montane dell'Ogliastra e delle Barbagie, spiagge, miniere, boschi di lecci e sugherete, i famosi tacchi di Ogliastra, i supramontes di Urzulei, Orgosolo e Oliena. Un cammino costellato di nuraghi, domus de janas, menhir. Dalle tracce della memoria ai segni artistici moderni come quelli lasciati a Ulassai da Maria Lai.
    "Alcuni tratti si possono percorrere in battello o col trenino verde - suggerisce Saba - E a rendere il Cammino ancora più vivo è la calorosa ospitalità delle persone che abitano lungo il percorso".
    San Giorgio nasce a Cagliari nell'XI secolo, nell'attuale via Fara, a Stampace, dove nel ' 600 fu eretta una chiesa a lui dedicata e dove è rimasta una targa in suo ricordo. Lo si descrive come un infaticabile camminatore, sempre in viaggio. E non ci si sorprende perché il suo territorio di giurisdizione era vastissimo: la Sardegna centro sud orientale. Missionario e taumaturgo, a lui sono attribuiti miracoli che hanno a che fare anche con gli elementi naturali. "Si racconta che col suo bastone faceva scaturire sorgenti, generare piante e aprire strade come la Scala di San Giorgio", sottolinea l'autore della guida. Paladino dei deboli, protettore degli oppressi, evangelizzatore e animatore sociale di grandi vedute, era esperto di agricoltura, invocato per la pioggia durante i periodi di siccità, stimato e venerato anche dopo la sua morte.
    Si racconta che il primo atto compiuto arrivato in Ogliastra fu quello di far redigere l'elenco completo di tutti i poveri della diocesi che aiutava. La sua figura è caduta ingiustamente nell'oblio. Ripercorrendo i suoi passi si incrociano chiese erette a suo nome, sorgenti, rocce, piante, nuraghi e guadi.
    "Sul suo percorso ha lasciato tracce di amore", dice Saba. E un amore riconoscente è quello manifestato dalla comunità della sua diocesi, Suelli, dove è ancora viva la devozione con una processione dedicata al primo vescovo scomparso probabilmente nel 1050 di morte naturale e "santo subito" per volontà popolare. (ANSA).

Le celebrazioni in onore di Raffaello Sanzio. Nonostante la pandemia

 Un particolare della locandina della mostra «La lezione di Raffaello. Le antichità romane»

Osservatore Romano

26 settembre 2020

Si è appena chiusa la “mostra dell’anno”: Raffaello 1520-1483 alle Scuderie del Quirinale. Un anno “Sanzio” bisestile e funesto nel quale abbiamo vissuto e continuiamo a vedere cose e situazioni inimmaginabili, impensabili anche nei film di fantascienza più avveniristici.

La mostra delle Scuderie su Raffaello è stata “la” mostra di questo anno e mi piace sottolineare i tanti lati positivi di questa iniziativa. Emblema di come si è saputo, incredibilmente e con tenacia, affrontare la pandemia, la chiusura, la riapertura contingentata e “a tempo” (5 minuti per ogni sala) ed essere un successo comunque, nonostante tutto. Oltre 150 mila presenze — forse meno visitatori di quanti auspicati in fase di organizzazione, ma uno strepitoso risultato considerata la situazione — negli ultimi giorni apertura 24 ore su 24, senza chiusura, a gruppi di dieci persone ogni 5 minuti fino alle 22.30 del 30 agosto scorso.

Ho avuto il privilegio di essere invitata all’ultima visita (in qualità di ente prestatore e di membro del Comitato scientifico) e ripercorrere le sale del sobrio, elegante ed efficace allestimento. Mario De Simoni e Matteo Lanfranconi mi hanno voluto accanto a loro a chiudere questa mostra fantastica insieme a tutto l’operoso staff delle Scuderie del Quirinale. In quell’occasione ho capito ancora meglio lo sforzo e la passione messi da parte di tutto il gruppo, l’abnegazione e la volontà di andare avanti, che rappresenta lo specchio dell’attitudine che tutti noi che operiamo nel mondo dell’arte e dei musei (e non solo la nostra categoria) abbiamo in questo momento così anomalo per tutto il pianeta.

Una mostra che in tanti non hanno voluto perdere proprio perché emblema di tale caparbia attitudine. La mostra ha avuto il merito di presentare il “divino” Raffaello, l’artista universale nella formula au rebour (a ritroso), partendo dal mito e dalla morte per arrivare alle fasi giovanili e alla formazione. Un’idea geniale e pratica che è risultata vincente per il grande pubblico. Una esposizione che ha condiviso tanti capolavori, ma anche la visione globale di Raffaello.

Con essa è stato possibile ricordare, ribadire e rendere ben evidente a questa nostra generazione, dai più giovani ai visitatori di ogni età che in numerosi l’hanno visitata, che Raffaello è un artista universale: ottimo universale, come appunto descritto da una felice espressione vasariana e come è stato ribadito da Silvia Ferino Pagden, coordinatrice dell’iniziativa.

Raffaello maestro impeccabile, raffinato ritrattista di figure vive e penetranti, dedito al suo lavoro e modello di organizzazione delle attività collettive nel rispetto delle singole personalità; simbolo della nostra nazione italiana, così creativa e geniale, ma anche figura sovranazionale e unica per la complessità del suo essere. Le opere in mostra, provenienti da tante collezioni sparse nel mondo, ne sono una ulteriore e tangibile testimonianza.

Come è stato ricordato da Papa Francesco  nel gennaio di quest’anno, rivolgendosi agli ambasciatori di tutto il mondo accreditati presso la Santa Sede, il divino di Urbino deve essere un modello da guardare, da emulare e diffondere perché figlio di quel Rinascimento che è stato un’epoca non priva di difficoltà ma animata da fiducia e speranza, e attraverso di lui riscoprire lo stesso spirito di apertura che ha reso tutto più bello in storia, arte e cultura.

Quindi Raffaello come “modello”, figura da emulare non solo per la sua personalità, per il suo genio creativo e artistico, ma anche e soprattutto per quei valori fondamentali che in tutta la sua vita e professione ha portato avanti: primo fra tutti quello della tutela, attenzione che ancora di più ha sviluppato nel 1515 a seguito dell’incarico di Commissario alle Antichità che Leone x gli chiese di svolgere e, dal 1519, con la redazione della celebre lettera a quattro mani con Baldassarre Castiglione allo stesso pontefice Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico.

Questo aspetto fondamentale del genio raffaellesco, che era stato così ben evidenziato nelle prime sale della mostra delle Scuderie del Quirinale, è ribadito, con una volontà di condivisione e divulgazione, in una piccola ma significativa mostra romana, curata dalla valente Ilaria Sgarbozza, che si è aperta il 17 settembre scorso: «La lezione di Raffaello. Le antichità romane».

Non è un caso che l’iniziativa è stata valutata degna del patrocinio ministeriale delle importanti celebrazioni raffaellesche dal Comitato Nazionale di Raffaello. Ad indirizzare la decisione del Comitato — presieduto da Antonio Paolucci — è stata anche la scelta di averla nel complesso di Capo di Bove sulla Via Appia Antica, luogo preposto dalla Soprintendenza italiana e dall’Ente Parco dell’Appia Antica a sede dell’Archivio e delle memorie di Antonio Cederna, figura che ha portato avanti battaglie su quei valori di attenzione, salvaguardia e tutela che avevano origine proprio dalla Lettera di Raffaello e Castiglione e da quel felicissimo momento storico vissuto prima della sua morte.

La raffinata iniziativa della Sgarbozza, e del comitato organizzatore, ruota tutta intorno a Raffaello quale “modello” da seguire, non solo per il suo estro, ma anche e soprattutto per l’attenzione seria e approfondita che aveva verso “l’Antico” e intorno al valore, alla percezione e alla divulgazione nei secoli della Lettera a Leone x.

Su queste pagine avevo scritto, in occasione dell’anniversario del 6 aprile scorso, che per conoscere Raffaello bisognava visitare la mostra “ammiraglia” organizzata dall’Italia e venire in Vaticano. Questa cosa la penso ancora, e le preziose raccolte murarie e le collezioni mobili vaticane, imprescindibili per una piena comprensione dell’Urbinate, sono ancora qui, custodite nelle mura vaticane e ancora più accessibili grazie alle tante novità, di restauri e di allestimenti, presentate in questo anno di celebrazioni.

Ormai chiusa la mostra delle Scuderie del Quirinale in questi prossimi mesi del 2020, per comprendere Raffaello bisognerà, quindi, venire in Vaticano ma anche fare una bellissima passeggiata sulla Via Appia Antica, fino al complesso di Capo di Bove.

di Barbara Jatta

L'ITALIA EBRAICA, DAL CIBO, ALLA CULTURA, ALLA RELIGIONE TUTTO IN UNA APP

 Tutto sull'Italia ebraica e in punta di app. Talmente semplice da consentire a chiunque, sia italiano o straniero, di addentrarsi in oltre 2mila anni di presenza e storia ebraica nella Penisola senza perdere nulla.

E, se ebreo, di vivere (e mangiare) secondo i precetti. L'applicazione 'Myjewishitaly' è un'iniziativa dell'assessore all'Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) Jacqueline Fellus in collaborazione con la Fondazione beni culturali ebraici (Fbce) e l'Assemblea rabbinica italiana (Ari) che ha avuto il patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. L'obiettivo è quello di rendere sempre più visibile un patrimonio artistico, culturale e religioso spesso ancora poco conosciuto o dato per scontato.
E’ risaputo che l’Italia concentri sul proprio territorio un patrimonio artistico molto importante e che il turismo è un settore economico fondamentale per il nostro paese. Messa a punto dalla società 'Frankenstein', 'Myjewishitaly' offre, per quanto riguarda i luoghi, un' accurata mappatura da parte della Fbce di tutte le Sinagoghe, i quartieri, i memoriali, i musei, i cimiteri, i mikwaot (bagni rituali) , che punteggiano la Penisola raccontandone la storia nel corso del tempo. Sarà ad esempio una sorpresa scoprire quanto sia stata capillare la presenza degli ebrei nel meridione italiano in mano spagnola prima che questi venissero espulsi dai cattolicissimi re iberici. Così come sarà un piacere per gli occhi visitare le piccole Sinagoghe diffuse nell'Italia del nord a cominciare da quella strabiliante di Casale Monferrato o l'altra, per andare di nuovo a sud, di Trani, piccola come uno scrigno e da poco restituita al culto ebraico. Senza tralasciare nessuno degli eventi che puntualmente vengono proposti nella app. 'Myjewishitaly' ha anche un ulteriore tesoro: una lista di prodotti 'kasher' (consentiti dalle regole alimentari ebraiche) disponibili su mercato nazionale. Stilata dall'Assemblea rabbinica italiana e dall'Ucei, di facile consultazione, la lista - ha spiegato Fellus - "servirà ad orientare gli acquisti non solo di coloro che, per motivi religiosi, vogliono osservare una dieta che rispetti le regole ebraiche, ma anche per gli utenti che riconoscono in questa certificazione una assoluta trasparenza e controllo degli ingredienti e di tutta la filiera". "Vegetariani, intolleranti o allergici alle proteine del latte o della carne, induisti, e musulmani - ha aggiunto - possono tranquillamente consumare, selezionandoli, i prodotti elencati e debitamente classificati". La lista dell'app è anche una "leva di marketing per facilitare la ricerca di importatori internazionali interessati a distribuire nel proprio mercato prodotti made in Italy con il valore aggiunto della certificazione Kasher". Se poi l'utente deciderà di voler consumare sul posto, l'app offre l'indicazione di ristoranti, bar, forni, pasticcerie, gelaterie, catering, distributori di vini kasher dove si può mangiare pietanze che raccontano la storia e le tradizioni ebraiche. Ed è una storia appassionante. Nel menù virtuale di 'Myjewishitaly' si possono inoltre trovare alberghi, bed & breakfast, orari delle Sinagoghe attive e riti osservati, accrediti per assistere a funzioni religiose, elenco di guide turistiche professionali, arte giudaica, eventi nazionali organizzati da Enti ebraici ed altro. Un viaggio irrinunciabile.
Ecco gli indirizzi.
https://www.myjewishitaly.it/,( per i sistemi operativi Ios: https://apps.apple.com/it/app/my-jewish-italy/id1497343076 mentre per i sistemi operativi Android: https://play.google.com/store/apps/details?id=com.jewishitaly.app&gl=IT )

 

A Vieste il G20s. Obiettivo: l'attribuzione dello status di "Città balneare"

 



Si apriranno mercoledì 30 settembre a Vieste, in provincia di Foggia, i lavori della terza edizione del G20s, il summit delle località balneari italiane con maggior afflusso turistico in collaborazione con Enit Agenzia nazionale per il Turismo. Un’eccellenza del nostro turismo che ha appena archiviato una delle stagioni più difficili degli ultimi anni e che si prepara già a programmare l’estate 20201. Anche quest’anno Enit parteciperà attivamente ai tavoli di lavoro del G20s, dando seguito dunque al protocollo d’intesa tra G20s e l’Allenzia firmato l’anno scorso a Castiglione della Pescaia.

L’edizione 2020 del G20s si svolgerà in presenza, fattore su cui hanno insistito i sindaci del G20 per dare un segnale forte a tutto il comparto. Naturalmente ci sarà anche la possibilità di assistere alle dirette streaming sui canali social del G20s. Fondamentale l’apporto di Enit, partner indispensabile per progettare il turismo del futuro: "La domanda turistica in Italia nel 2019 aveva segnato un numero di notti complessive trascorse nelle strutture ricettive pari a un picco di quasi 437 milioni (+1,8%), e circa il 30% di queste notti sono rilevate negli esercizi ricettivi costieri. Per un comparto così determinante è strategico un tavolo di coordinamento quanto mai sostanziale ora per scuotere il mercato e coordinare attività sistemiche per tutto il settore", dichiarano congiuntamente il presidente Giorgio Palmucci e il direttore, Giovanni Bastianelli.

Obiettivo fondamentale lo Status di Città balneare “Alla fine, nonostante il Covid, siamo riusciti a organizzare il G20s in presenza”, afferma Giuseppe Nobiletti, sindaco di Vieste. “Una sfida vinta dopo una stagione estiva molto positiva per noi, soprattutto ad agosto e settembre, nonostante le tante preoccupazioni della vigilia. Ora è il momento di pianificare il futuro con il G20s, un summit che sarà incentrato sul riconoscimento dello status giuridico di Città Balneare per le nostre realtà. Le nostre sono cittadine di qualche decina di migliaia di abitanti che, d’estate, accolgono milioni di persone. Noi sindaci non abbiamo gli strumenti per affrontare queste dinamiche, per questo lavoreremo per elaborare un documento condiviso da presentare al Governo per il riconoscimento di questo status”.

“Un comune balneare di 10 o 20mila abitanti d’estate deve fare i salti mortali per garantire servizi, sicurezza, gestione dei rifiuti, traffico”, commenta Pasqualino Codognotto sindaco di San Michele al Tagliamento-Bibione. “Ogni estate noi amministratori locali dobbiamo scendere in trincea e inventarci soluzioni creative per risolvere problemi che sono molto concreti. Per questo lo status di Città Balneare è un aspetto chiave, tanto quanto le problematiche legate all’erosione costiera e alla promozione di gruppo del turismo balneare. Un altro punto fondamentale inoltre sarà l’utilizzo del recovery found per contrastare i cambiamenti climatici, un aspetto essenziale per il mondo balneare e per tutto il Paese”.

“La crisi ha reso ancora più evidente la necessità e l’urgenza di rafforzare l’identità complessiva delle località più attrattive del turismo balneare italiano”, conclude il docente universitario Bruno Barel. “La specificità dei loro problemi richiede anche una valutazione e una regolamentazione differenziata e appropriata, per questo è fondamentale ottenere lo status di Città Balneari”.

Il programma del summit “Saranno tre giorni dedicati anche alla scoperta e alla conoscenza del nostro territorio”, racconta Rossella Falcone, assessore al Turismo e Vice Sindaco di Vieste. “Accoglieremo le delegazioni delle altre città del G20s già il 29 pomeriggio, con una cena itinerante nel centro di Vieste. Il mattino del 30 settembre inizieranno i tavoli tecnici e tematici, mentre al pomeriggio ci sarà un’escursione lungo la nostra costa che terminerà con una cena di gala. Appuntamento conclusivo il 1° ottobre con la presentazione di risultati elaborati durante i tavoli tematici”.

Tante dunque le proposte e le sfide che verranno analizzate nella due giorni di Vieste che vedrà coinvolti amministratori ed esperti in un confronto serrato per elaborare soluzioni e proposte da condividere con il mondo delle associazioni e dell’imprenditoria.

Le spiagge del G20s La rete è nata nel 2018 grazie a un’idea del Comune di San Michele al Tagliamento-Bibione (Veneto), il quale ha invitato le 20 principali destinazioni balneari al fine di porre le basi per una cooperazione utile ad identificare i problemi comuni. I venti comuni più visitati riescono ad attrarre più di 62 milioni di turisti, considerando le ulteriori 6 spiagge si arriva a quasi 70 milioni: un impatto enorme sul turismo nazionale, da Nord a Sud.

Ecco le spiagge che fanno parte del G20s: Rimini, Cavallino Treporti, San Michele al Tagliamento - Bibione, Jesolo, Caorle, Lignano Sabbiadoro, Riccione, Cervia, Cesenatico, Sorrento, Comacchio, Bellaria - Igea Marina, Vieste, Cattolica, Chioggia, Castiglione della Pescaia, Grado, Forio, San Vincenzo, Ischia, Arzachena, Orbetello, Rosolina, Grosseto, Viareggio, Taormina.

Fonte: Affari Italiani