I luoghi simbolo della storia più buia per non dimenticare. Per la Giornata della Memoria da Auschwitz a Fossoli


FOSSOLI - Il 27 gennaio di 77 anni fa le truppe dell'Armata Rossa, impegnate nell'offensiva Vistola-Oder, fecero una scoperta agghiacciante: il campo di concentramento nazista di Auschwitz, che divenne da allora il luogo simbolo dell'Olocausto e della pagina più buia della nostra storia.

Da quell'inferno i soldati russi liberarono 9 mila prigionieri, pochi superstiti rispetto ai 4 milioni che dal 1940 vi erano stati detenuti, a pochi chilometri dal confine con la ex Cecoslovacchia. Nel 2005 l'Onu scelse proprio quella data, il 27 gennaio, per celebrare la Giornata della Memoria e ricordare i milioni di vittime dell'Olocausto con cerimonie, incontri, film, spettacoli teatrali, letture e mostre per documentare l'eccidio e testimoniare quanto la memoria sia importante per lottare contro ogni forma di discriminazione e razzismo. Cimiteri, monumenti celebrativi, lager, treni: tutto è stato trasformato in musei, in luoghi della memoria da conoscere per non dimenticare e non ripetere l'orrore del passato.
    Il filo spinato, il cancello con la scritta "Arbeit macht frei", lo spettrale binario ferroviario sono ancora visibili nel campo di concentramento di Auschwitz, dove si visitano anche una libreria ben documentata, il blocco 11 con diverse celle e una camera a gas. Se Auschwitz era un campo di prigionia, il vicino lager Birkenau, ad appena 4 chilometri, nacque solo per sterminare: qui persero la vita oltre un milione e centomila tra ebrei, russi, polacchi, prigionieri di guerra, omosessuali, oppositori politici e zingari provenienti da tutta l'Europa. In questo campo si visitano l'infermeria, le baracche, la rampa dove arrivava il treno, le camere a gas, le fosse comuni e la torre di guardia.
    A 60 chilometri sorge un altro suggestivo luogo della memoria: il quartiere ebraico Kazimierz di Cracovia dove si trova, tra gli altri, la fabbrica di smalti di Oskar Schindler, oggi trasformata in un interessante museo che ricorda gli anni sotto l'occupazione nazista e onora la memoria dell'imprenditore che salvò più di un migliaio di ebrei dal campo di concentramento, impiegando alcuni prigionieri come operai. Viaggiando per quasi 400 chilometri si arriva a Varsavia, nel cui ghetto il museo Polin racconta la vita della comunità ebraica polacca, dal X secolo ai giorni nostri.
    E' la Germania a detenere il maggior numero di luoghi della memoria: il più significativo è il memoriale della Shoah, un campo di steli disegnato dall'architetto Peter Eisenmann nel cuore del quartiere Mitte di Berlino, esattamente nell'area occupata dal palazzo del gerarca nazista Joseph Goebbels. Il monumento, uno dei luoghi della memoria più noti al mondo, è composto da quasi 3 mila blocchi di pietra che commemorano i 6 milioni di ebrei uccisi dai nazisti. Sempre nella capitale tedesca si trova il museo ebraico che racconta la storia della comunità ebraica tedesca, dal Medioevo fino alla Shoah; progettato da Daniel Libeskind, dall'alto ha la forma simbolica di una stella di Davide spezzata. Nella stazione ferroviaria di Grunewald si trova il Gleis 17 Memorial, un monumento situato al binario 17, da dove gli ebrei partivano verso i campi di concentramento tra il 1941 e il 1945. Qui 186 placche di acciaio ricordano il nome, la data e il luogo di prigionia dei deportati. Infine, il cimitero ebraico di Weissensee, sempre a Berlino, è un luogo di pace e di memoria ed è il più grande d'Europa con le sue 115mila tombe, i cui cunicoli furono usati come nascondiglio durante il nazismo.
    Un altro famoso luogo della memoria è la casa-museo di Anna Frank ad Amsterdam: sorge nel luogo in cui la giovane ebrea tedesca si nascose con la famiglia dai rastrellamenti dei nazisti. Morta in un campo di concentramento, la giovane è divenuta un simbolo della Shoah per il suo diario, reso pubblico dopo la fine della guerra. Infine merita di essere conosciuto anche il Memoriale della Shoah di Parigi che dal 1943 raccoglie documenti e testimonianze politiche utili per le inchieste storiche, tra cui il processo di Norimberga.
    Il viaggio nei luoghi simbolo dell'Olocausto in Italia parte da Roma, dove la comunità ebraica ha una storia millenaria. Il ghetto, tra i più antichi del mondo, è un luogo della memoria per eccellenza: qui il 16 ottobre 1943 furono catturati oltre mille ebrei, rinchiusi nel Collegio Militare in via della Lungara e trasferiti alla stazione Tiburtina per essere deportati ad Auschwitz. Nella Capitale sono molti altri i luoghi dove ebrei, dissidenti, omosessuali, rom e sinti furono arrestati e deportati; per ricordare quei luoghi nel 1993 l'artista tedesco Gunter Demnig ha creato le pietre d'inciampo, piccoli blocchi in pietra incastonati lungo i marciapiedi o nel selciato che ricordano le vittime delle deportazioni. Sulla pietra sono riportati il nome della vittima, il luogo dove visse o dove, in molti casi, ebbe inizio la deportazione. Le pietre d'inciampo sono oltre 300 - 22mila in tutto il mondo - disseminate in molte zone della città.
    Sotto la stazione Centrale di Milano sorge la Fondazione Memoriale della Shoah-Binario 21, il luogo da dove partivano i convogli carichi di ebrei e di altri perseguitati verso i campi di sterminio nazisti. Il Memoriale testimonia la vita di migliaia di prigionieri che vi transitarono tra il 1943 e il 1945, tra cui anche la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz. A testimoniare gli orrori nei campi di concentramento c'è anche il Museo del deportato di Fossoli, vicino a Carpi, in provincia di Modena; vi transitarono anche famosi uomini di cultura tra cui lo scrittore Primo Levi. A Trieste il monumento nazionale Risiera di san Sabba, da struttura per la pilatura del riso a campo di detenzione, è ora un museo che testimonia la tragica storia di soldati italiani, partigiani, detenuti politici ed ebrei imprigionati e poi deportati all'estero.
    A Tarsia, in provincia di Cosenza, sorge il più grande campo di concentramento fascista d'Italia; qui dal 1940 vi furono rinchiusi ebrei italiani e stranieri, antifascisti e profughi politici. Dal 2004 il lager, chiuso nel 1945, è stato trasformato nel museo della memoria Ferramonti. Infine a Servigliano, nelle Marche, un vecchio campo di prigionia dove nel periodo fascista venivano incarcerati oppositori, rifugiati, prigionieri di guerra ed ebrei è diventato il Parco della Pace; accanto è nato il museo-casa della Memoria. (ANSA).

Enit parteciperà fino al 23 gennaio alla 42º edizione della fiera Fitur di Madrid con uno stand di 323mq


 La fiera si riconferma uno dei più grandi eventi nel settore turistico internazionale e svolge una funzione cardine per la ripresa del settore. La fiera riunirà un totale di 6.933 partecipanti con la presenza di tutte le comunità autonome, aziende e destinazioni di 107 paesi, 70 dei quali con rappresentanza internazionale. Presenti allo stand le regioni Campania, Emilia Romagna, la Repubblica di San Marino, Ita Airways e gli operatori privati del turismo, per un totale di circa 40 aziende. L’Italia come la Spagna è un Paese a grande vocazione turistica e una porta d’ingresso in Europa di tutti i flussi di lingua spagnola che provengono dall’America del Sud. A Madrid sarà occasione per approfondire le strategie di sviluppo del settore e avere significativi incontri e relazioni coi principali protagonisti del turismo mondiale. Questa edizione di Fitur prevede anche una partecipazione in forma virtuale attraverso la piattaforma Fitur LiveConnect, che sarà operativa fino al 4 febbraio. All'inaugurazione dello stand Italia il Presidente Enit Giorgio Palmucci e l'Ambasciatore italiano in Spagna Riccardo Guariglia. Il turismo spagnolo conforta sulla ripartenza e ci ha lasciati nel periodo pre-pandemia con grande entusiasmo e propensione per l'Italia. Tra le presenze degli stranieri in Italia negli ultimi cinque anni dal 2015 al 2020 la Spagna si posiziona ai primi posti con una media di oltre 5 milioni di presenze. La quota di pernottamenti dei turisti spagnoli incide sul totale delle notti dei turisti stranieri per il 2,5 per cento circa. Lee presenze negli esercizi ricettivi italiani sono aumentate del 14,4 per cento. I viaggiatori spagnoli in Italia hanno perlopiù un’età compresa tra i 25 e 34 anni (circa il 35%). Le vendite del turismo organizzato spagnolo verso l’Italia sono promettenti. In base a quanto rilevato dal monitoraggio Enit, per l’80% dei tour operator contattati in Spagna in pre-pandemia, l’andamento complessivo delle vendite della destinazione Italia è stato più che positivo. Più della metà dei tour operator spagnoli riferisce di aumenti delle vendite” sostiene il presidente Enit Giorgio Palmucci. “Gli spagnoli in Italia stanno iniziando a privilegiare l’extralberghiero: il 71 per cento delle presenze totali è in hotel, tuttavia a crescere di più sono le notti in b&b, agriturismi, campeggi, villaggi e alloggi in affitto, dato significativo di un nuovo trend” conclude Palmucci.

Fonte: Comunicato Stampa