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Festival delle Alpi con 70 eventi L'1 e il 2 luglio la 7/a edizione presentata a Milano

MILANO - Oltre 70 eventi da nord a sud legati al mondo delle montagna per favorire il turismo estivo d'alta quota ma anche la valorizzazione della natura, dell'ambiente e della biodiversità con attenzione particolare alle foreste. E' quanto prevede il calendario del Festival delle Alpi e delle montagne italiane, organizzato dall'Associazione Montagna Italia in collaborazione con il Club Alpino Italiano in tutta Italia l'1 e il 2 luglio.
    Alla manifestazione, giunta alla settima edizione, sono giunte oltre 70 adesioni da Valle d'Aosta, Liguria, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Sicilia, Abruzzo, Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Lazio. "Siamo lieti di aderire a questa iniziativa, che è innanzitutto una festa dedicata alle Alpi e alle montagne, che sono per noi un luogo magico", ha detto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, durante la presentazione del festival a Palazzo Lombardia.
   
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Domodossola recupera un tratto del vecchio sentiero Stockalper


Interventi di manutenzione a una delle vie storiche che attraversa il territorio alpino del Nord Ovest. Si tratta del tratto italiano del sentiero Stockalper, la via commerciale con la Svizzera realizzata nel Settecento dal barone Kaspar Stockalper che si guadagnò l’appellativo di «re del Sempione» per quanto fossero importanti i suoi guadagni. Con l’approvazione del progetto definitivo presentato dalla Regione, la giunta di Domodossola ha dato l’ok ai lavori che interesseranno tratti a Mocogna, Cisore e Monteossolano.  


La via parte da Briga, attraversa il passo del Sempione e tagliando per Bognanco arriva fino Sacro monte Calvario. Qui il barone Stockalper si rifugiò in esilio dopo essere caduto in disgrazia contribuendo a realizzare il patrimonio artistico di quello che oggi è un patrimonio Unesco. A testimoniare il suo passaggio al Calvario restano la casa in cui dimorò e una statua nella Cappella del Paradiso che lo raffigura.  

Incuria e abbandono
Sono a carico della Regione gli interventi di ripristino della percorribilità dei tratti franati o deteriorati anche per incuria e abbandono del territorio. Ai proprietari dei terreni confinanti l’amministrazione chiede di tagliare la vegetazione che invade la strada entro il 15 giugno. I lavori rientrano tra i progetti finanziati con il piano di sviluppo rurale 2014-2020.  

«E’ un’ottima cosa che ci sia l’interesse delle amministrazioni a mantenere in vita tratti importanti del nostro patrimonio escursionistico - afferma Renato Boschi, referente della segnaletica e cartografia per le sezioni Cai Est Monte Rosa -. La tratta italiana della Stockalper, detta anche via del Monscera, fu una storica e strategica via commerciale tra l’Ossola e il canton Vallese. Sebbene l’originale sentiero Stockalper passerebbe lungo il fondovalle della val Divedro». 
La Stampa

Gran Sasso, convivere (bene) coi lupi senza doppiette

ISOLA DEL GRAN SASSO (TERAMO) - "Qui a Campo Imperatore ci viviamo fra i lupi. Io ho 2.000 pecore, eppure in due anni non ne ho persa neanche una. La salvezza nostra è l''arma bianca', i cani pastori abruzzesi. Io ne ho 20".
    Giulio Petronio è uno dei 15 allevatori del Consorzio del Canestrato di Castel del Monte, saporito formaggio tipico di questo piccolo comune, alle pendici del Gran Sasso, in provincia dell'Aquila. Con le pecore Giulio ci vive, e i lupi per lui sono un problema. Ma è un problema che a suo avviso si può risolvere senza abbattere questi predatori, come prevede (pur come estrema ratio) il contestato Piano lupo del Ministero dell'Ambiente.
    Basta ricorrere ai sistemi collaudati da millenni, che negli ultimi decenni erano caduti in disuso per la quasi estinzione di questi animali: recinti per le pecore, e soprattutto robusti cani da guardia. Gli splendidi pastori abruzzesi, grandi animali dal pelo folto e candido. Mansueti con gli uomini e le pecore, implacabili coi lupi. Questi ultimi sanno con chi hanno a che fare, e girano alla larga.
    Campo Imperatore, la grande piana a 1.800 metri di quota nell'Aquilano (nota per la prigionia di Mussolini dopo il 25 luglio), fa parte del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Un parco che ha investito molto non solo sulla tutela del lupo, ma anche sulla sua convivenza con le attività umane. E i risultati si vedono.
    "Dei 12 progetti finanziati dalla Ue nel Parco - spiega Federico Striglioni, responsabile scientifico dell'ente - sei riguardavano la coesistenza dell'uomo coi predatori, dalla costruzione degli stazzi elettrici all'addestramento di cani da guardiania. Abbiamo lavorato per stabilire un rapporto di fiducia con gli allevatori, abbiamo concordato con loro il regolamento per gli indennizzi. Se non si affronta il problema con chi lavora negli allevamenti, non si risolve nulla".
    Nel territorio del Parco, 150.000 ettari, vivono oggi dai 70 ai 100 lupi. Gli animali domestici sono 85.000, dei quali 66.500 sono pecore. I residenti nel Parco sono 15.000, le aziende zootecniche 400. Il Parco rimborsa rapidamente gli allevatori per il bestiame predato, ma manda i veterinari, in veste di medici legali, ad accertare se le bestie sono state davvero uccise dai lupi. In questo modo si evitano truffe e non si sprecano i fondi disponibili.
    Tra i risultati di questo lavoro, c'è che sul Gran Sasso non si trovano i bocconi avvelenati che in altri territori vengono messi dagli allevatori per sterminare i predatori. L'ultimo progetto del Parco, Mircolupo, prevede la cattura e la sterilizzazione degli ibridi cane-lupo, per salvare l'identità genetica di questi predatori.
    "Gli abbattimenti controllati non hanno nessuna base tecnica - spiega Striglioni -. Se uccidi un lupo, il giorno dopo torneranno gli altri, e dopo un po' l'esemplare abbattuto sarà sostituito da un giovane proveniente da un altro branco. E' più facile dire 'togliamo i lupi' che educare gli allevatori".
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The Student Hotel arriva a Roma, a San Lorenzo creatività e innovazione


ROMA - Il colosso olandese di co-living e co-working, dedicato agli universitari ma anche a giovani imprenditori e incubatori di start-up, arriva nella capitale: dopo le prossime aperture a Firenze in autunno e a Bologna nel 2018, una struttura The Student Hotel sorgerà anche negli spazi dell'ex Dogana nel quartiere San Lorenzo a Roma, dove il gruppo fondato da Charlie McGregor, insieme con Cassa Depositi e Prestiti, investirà 90 milioni di euro. Un progetto, ha spiegato il giovane imprenditore scozzese, "che speriamo di realizzare entro il 2019 e che non prevede soltanto la struttura alberghiera dedicata agli studenti, ai genitori ospiti e ai globetrotter, ma vuole diventare un centro di riferimento per il quartiere e per la città". L'edificio progettato per la capitale "sarà in grado di ospitare 450 studenti", assicura McGregor. "Abbiamo scelto il quartiere di San Lorenzo perché è proprio quello che cercavamo, - ha proseguito - è vicino all'università e al centro della città, è pieno di giovani ed è il luogo giusto per creativi e startupper. È fantastico!".
    "Non sarà soltanto un albergo in cui poter dormire ma un luogo di scambio di esperienze, - ha aggiunto Frank Uffen, direttore marketing del gruppo The Student Hotel - ci saranno un collab space, un bar, un ristorante, un'area pubblica e una piscina".
    "The Student Hotel è un piano di rigenerazione urbana in un luogo oggi inutilizzato o parzialmente utilizzato", ha spiegato poi l'architetto Marco Fantoni, che si è occupato del progetto.
    "L'edificio sarà realizzato con un'architettura sostenibile - ha aggiunto - che ridurrà il carico termico sulle sue facciate esposte a Sud; ci sarà una piazza di circa 12.000 mq e un giardino di altri 6000 mq. Sul muro di confine che oggi delimita l'area di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti, andremo a edificare la struttura, lasciando un grande spazio centrale aperto a tutti".
    Una piazza di incontro, scambio di idee e realizzazione di progetti innovativi, in particolare su tematiche di responsabilità sociale e ambientale. Durante la presentazione del nuovo The Student Hotel, infatti, la società ha annunciato di estendere a Roma, Firenze e Bologna il progetto pionieristico "Living Lab", nato nei Paesi Bassi. A Roma il gruppo collaborerà con il Centro Interuniversitario di Ricerca per la Psicologia Ambientale dell'università La Sapienza, impegnandosi a ridurre i consumi di acqua del 20%: nelle docce dei nuovi edifici The Student Hotel verranno istallati dei contatori che mostreranno i consumi energetici e idrici, in modo tale che gli studenti possano monitorarli ed essere incentivati a un comportamento responsabile di risparmio delle risorse ambientali.(ANSA).

Caravaggio il doppio e la copia a Roma

-Due capolavori di Michelangelo Merisi, 'San Francesco in meditazione' e 'La flagellazione di Cristo', a confronto con due copie probabilmente coeve, pressoché identiche, al centro di complesse attribuzioni e indagini diagnostiche. Sono le quattro opere di 'Caravaggio nel Patrimonio del Fec. Il doppio e la copia', la mostra, curata da Giulia Silvia Ghia, che sarà alle Gallerie Nazionali di Arte Antica - Palazzo Barberini a Roma dal 22 giugno al 16 luglio. L'esposizione, che celebra i 30 anni del Fondo Edifici di culto, ''è un'operazione scientifica molto intelligente - dice il Ministro dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini, che ha visitato la mostra in anteprima insieme a Marco Minniti, Ministro dell'interno, il dicastero dove ha sede il Fec -. E' stata possibile grazie al Fondo Edifici di Culto, che ha la proprietà di moltissime chiese (circa 800, ndr) e tanti altri beni su tutto il territorio nazionale, ndr) e di uno straordinario patrimonio di opere d'arte. C'è qui insieme ai quadri anche una bella documentazione che aiuterà ai visitatori a capire le differenze che hanno portato alle giuste attribuzioni''. E' infatti pieno di scoperte e colpi di scena il rapporto fra i due originali caravaggeschi e le rispettive copie. I due San Francesco in meditazione, l'uno proveniente dalla chiesa di San Pietro a Carpineto Romano (in deposito alle Gallerie Nazionali di Arte Antica) e l'altro proveniente dalla chiesa romana di Santa Maria della Concezione (nota come Chiesa dei Cappuccini), sono stati per anni al centro di una complessa vicenda attributiva. Il quadro della chiesa dei Cappuccini era stato attribuito a Caravaggio nel 1908. Un'attribuzione rimasta immutata fino al 1968, quando venne reso noto il ritrovamento di un'altra versione del tutto identica, nella chiesa di San Pietro a Carpineto. Le operazioni di restauro e le ricerche tecniche sui due dipinti, hanno portato a riconoscere l'originale (realizzato nel 1605) nella tela proveniente dalla chiesa di San Pietro a Carpineto. Invece La pala con la Flagellazione di Cristo, realizzato tra il 1607 ed il 1608, proveniente dal Museo di Capodimonte di Napoli, venne commissionata a Caravaggio dalla famiglia De Franchis, e collocata nella loro cappella nella chiesa di San Domenico. Agli esiti del restauro del 1928 si deve il moderno recupero dell'opera agli studi caravaggeschi, grazie alle indagini diagnostiche che hanno messo in luce il grande numero di ripensamenti e di modifiche tra cui una figura estranea alla redazione finale. La sua copia, oggi collocata nella cappella del Rosario di San Domenico, venne attribuita, dopo un intervento di restauro nei primi anni '30 del '900, ad Andrea Vaccaro, noto copista di Caravaggio. In realtà, è un'attribuzione difficile, e le ultime indagini diagnostiche effettuate per la mostra hanno offerto nuovi elementi di riflessione. Il Fondo Edifici di Culto dal 1987 è stato chiamato a custodire il patrimonio in cui sono confluiti i beni di proprietà dagli organismi instituiti dalle cosiddette 'leggi eversive' emanate dopo l'Unità d'Italia, con le quali furono soppressi molti enti ecclesiastici ed incamerati i loro beni. Gli edifici sacri che amministra, conservano innumerevoli opere d'arte, fra gli altri, di Michelangelo, Guido Reni, Paolo Veneziano, Bernini, Tiziano e il Cavalier d'Arpino
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Notte Teatro Massimo per 120 bambini Sabato 24 giugno dormiranno in sala anche 10 piccoli profughi


PALERMO - È la notte dei bambini a teatro, la notte in cui le sale austere del Massimo diventano un campeggio per 120 ragazzini tra sette e undici anni con tende, pigiami, spazzolini, curiosità ed entusiasmo. Sabato 24 giugno "Una Notte a Teatro", un evento unico nel panorama teatrale nazionale, inserito nella rassegna estiva "Summerwhere". Tra i mini-ospiti, grazie alla collaborazione dell'assessorato Attività sociali del Comune di Palermo, ci sono dieci piccoli profughi arrivati da soli in Sicilia sui barconi, tecnicamente "minori non accompagnati", accolti in famiglie assistite dall'associazione Ubuntu. Saranno coinvolti, insieme ai loro coetanei, nella realizzazione della messa in scena di uno spettacolo dopo avere scovato costumi ed elementi scenografici in una grande caccia al tesoro. E poi ancora giochi, proiezioni, attività musicali.
    "Un modo per dire ancora una volta - dice il sovrintendente Francesco Giambrone - che siamo aperti a tutti, un modo per innescare l'amore per il teatro sin da piccoli. Credo che qualsiasi bambino che abbia dormito al Massimo per una notte lo considererà per tutta la vita casa propria". "Una festa della cultura - aggiunge Leoluca Orlando, sindaco e presidente della Fondazione Teatro Massimo - e della collaborazione tra le istituzioni e l'associazionismo. Una festa che vedrà protagonisti i bambini e che si deve alla sensibilità e all'attenzione della dirigenza del Teatro, così come alla grande sensibilità degli scout, presenza sempre attenta alla crescita culturale e sociale dei propri piccoli esploratori". Le tende saranno allestite nelle splendide Sala Onu e Sala Stemmi. Proprio come per un campeggio, i bambini dovranno portare una borraccia d'acqua, una lampadina tascabile, un portacolori con matita, penna, gomma e colori vari, una tazza di plastica per la colazione, uno stuoino di gomma, un sacco a pelo estivo o in alternativa un lenzuolo matrimoniale. E poi quel che occorre per la notte: un paio di pantaloni di pigiama o di tuta leggera, una maglietta, un cambio di biancheria, un paio di calze con gommini antiscivolo, spazzolino, dentifricio, sapone e una tovaglietta.
    Il programma comincia alle 18.30 di sabato 24, quando i bambini saranno accolti con una fanfara di maestri d'orchestra che li accompagnerà all'interno delle sue sale. Poi il gioco collettivo di presentazione, la divisione in macrogruppi, la sistemazione nelle sale, la cena, l'ammaina bandiera. Dalle undici a mezzanotte la caccia al tesoro, poi tutti a dormire.
    L'indomani mattina, dopo la sveglia, la colazione, la sistemazione degli zaini, la rappresentazione delle opere dei bambini. A mezzogiorno tutti nel foyer per il concerto del Coro di voci bianche e del Coro arcobaleno del Teatro Massimo diretto da Salvatore Punturo e intitolato "Dreams come true". Un concerto che sarà l'evento conclusivo della Notte a Teatro, ma che sarà anche aperto al pubblico. Poi tutti a casa.(ANSA).