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Ritrovate Historiae di Seneca il Vecchio La scoperta della papirologa e ricercatrice Valeria Piano

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ERCOLANO - Ritrovate a Ercolano le Historiae di Seneca il Vecchio. Autrice dell'eccezionale scoperta, annuncia il direttore della Biblioteca nazionale di Napoli Francesco Mercurio, è una giovane papirologa e ricercatrice dell'Università Federico II di Napoli, Valeria Piano, che ha riconosciuto il testo nel P. Herc. 1067, uno dei più noti papiri di Ercolano conservato nell'Officina dei Papiri Ercolanesi.
    Della Historiae ab initio bellorum civilium di Seneca il Vecchio non esisteva finora alcuna notizia diretta di tradizione manoscritta. La Piano ha impiegato un anno nella ricomposizione degli scampoli, tutti catalogati con lo stesso numero di inventario e dunque provenienti dallo stesso rotolo. Gli studi e le analisi eseguite sui 16 pezzi, sul loro contenuto e sui calcoli cronologici, hanno condotto alla certa attribuzione dell'opera di Seneca il Vecchio che racconta i primi decenni del principato di Augusto e Tiberio (27a.C.-37d.C.). Il riconoscimento è stato accolto positivamente anche da altri studiosi e paleografi.
    Il P. Herc. 1067 è conosciuto come Oratio in Senatu habita ante principem e finora si riteneva conservasse un discorso di tenore politico composto da Lucio Manlio Torquato e pronunciato in Senato al cospetto dell'imperatore. L'attribuzione a Seneca il Vecchio, oltre a restituirci parte di un'opera finora ritenuta persa, conferma quanto la Villa dei Pisoni con la sua biblioteca fosse un vitale centro di studi fino a poco prima dell'eruzione del Vesuvio. I papiri carbonizzati di Ercolano riservano così un'altra straordinaria scoperta, mostrando come nella villa dei Pisoni vi fosse l'opera di uno dei grandi assenti della letteratura latina.
    Dal Mibact arriva la soddisfazione del dg biblioteche e istituti culturali Paola Passarelli, che parla di "segnale positivo di come fare sistema possa portare a questi risultati ed uno stimolo incoraggiante a proseguire in questo senso". Il binomio tutela e ricerca, commenta a sua volta il segretario generale del Mibact Carla di Francesco, "porta oggi un risultato straordinario e restituisce al mondo un'opera della letteratura latina finora ritenuta perduta".

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Italiani scoprono effetto antiossidante del latte fermentato

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 Il probiotico di latte fermentato, che si trova nel banco frigo del supermercato, oltre ad essere antinfiammatorio è, per l'intestino, anche antiossidante. Tutto ciò, grazie a un batterio 'buono', il Lactobacillus casei Shirota, scoperto negli anni Trenta da Minoru Shirota, un microbiologo dell'Università di Kyoto. Questa ricerca ha firme tutte italiane: infatti, lo studio è stato realizzato dall'Università di Teramo e dal Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria. Il lavoro è in corso di pubblicazione su Frontiers on Immunology. A contribuire sono stati i ricercatori Mauro Serafini, Alberto Finamore, Fabio Nobili, Anna Raguzzini, Roberto Ambra e Ivana Garaguso. "La novità è l'effetto antiossidante del Lactobacillus casei Shirota, del quale già era stato notato l'effetto antinfiammatorio - hanno spiegato Mauro Serafini, docente di nutrizione umana dell'Università di Teramo e Fabio Nobili, ricercatore del Crea - Il probiotico, infatti, interagisce con la cellula dell'intestino che, se si trova sotto stress, viene protetta".
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Italiani in cucina, più etnico e km zero E la grande distribuzione segue il trend

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 I consumatori italiani si dividono a tavola in due popolazioni, da un lato chi cerca nuove esperienze sperimentando le cucine di altri Paesi sia al ristorante sia tra le mura domestiche cimentandosi ai fornelli; dall'altro chi del prezzo è costretto a fare una discriminante basandosi su offerte e discount. Se ne è parlato a Linkontro, evento annuale che Nielsen Italia organizza in Sardegna, quest'anno a Santa Margherita di Pula, per analizzare trend e futuro del largo consumo.

"Una parte di consumatori guarda principalmente al prezzo, differenziando anche i luoghi di acquisto, non ha né i mezzi né la cultura della sperimentazione alimentare. Un'altra parte vuole sperimentare in cucina, compra la burrata dal casaro e si indirizza sull'offerta 'premium' della grande distribuzione dai 'Gourmet Carrefour' al Viaggiatore Goloso di Unes, a Eté di Vegè, cercando nuovi prodotti - spiega Giorgio Santambrogio, presidente di Adm (Associazione distribuzione moderna) - e l'offerta deve adeguarsi".

Sopratutto i millennials scelgono di cucinare una cena a base di Falafel libanesi o di Guacamole messicana e la domanda di ingredienti etnici sugli scaffali cresce seguendo le nuove culture alimentari. "Attenzione però - aggiunge Santambrogio - non sempre il contadino è migliore se guardiamo a sicurezza e qualità. Se vogliamo i prodotti a km zero sugli scaffali devono essere a filiera certificata e corretta catena del freddo".

Sono 14 milioni gli italiani che scelgono di provare la cucina etnica e continuare a farlo, ma all'aperitivo e al digestivo prevale l'italianità.

"Notiamo - afferma Leonardo Vena, ad di Amaro Lucano - la tendenza dei locali etnici che aprono con banco bar, come messicani, giapponesi, vietnamiti o hawaiani, ad utilizzare amari italiani per miscelare i cocktail e i consumatori a berlo liscio come dopo pasto". (ANSA).

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Fao, le api devono essere protette per tutelare nostro cibo Domenica 20 si celebra la prima Giornata Mondiale delle Api

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Alla vigilia della prima Giornata mondiale delle api, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) ha esortato paesi e singoli individui a fare di più per proteggere le api e gli altri impollinatori per non rischiare un brusco calo della diversità alimentare.

In Slovenia, per la cerimonia ufficiale della Giornata mondiale delle api, il Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva, ha affermato che i paesi devono passare a politiche e sistemi alimentari più favorevoli agli impollinatori e più sostenibili. "Non possiamo continuare a concentrarci sull'aumento della produzione e della produttività basandoci sull'uso diffuso di pesticidi e di sostanze chimiche che minacciano le colture e gli impollinatori", ha affermato Graziano da Silva. 

Oltre il 75% delle colture alimentari mondiali dipendono in una certa misura dall'impollinazione per resa e qualità. Le api sono gravemente minacciate dagli effetti combinati del cambiamento climatico, dell'agricoltura intensiva, dei pesticidi, della perdita di biodiversità e dell'inquinamento. L'assenza di api e di altri impollinatori eliminerebbe la produzione di caffè, mele, mandorle, pomodori e cacao, per citare solo alcune delle colture che si basano sull'impollinazione. "Ognuno di noi ha una responsabilità individuale nei confronti della protezione delle api e dovremmo tutti fare scelte rispettose degli insetti impollinatori", ha aggiunto Graziano da Silva. "Anche la crescita dei fiori a casa per nutrire le api contribuisce a questo sforzo".

Impollinatori, come api, api selvatiche, uccelli, pipistrelli, farfalle e coleotteri volando, saltano e strisciano sui fiori aiutando le piante a fertilizzarsi. Tuttavia, il numero e la diversità degli impollinatori sono diminuiti negli ultimi decenni e le prove indicano che il declino è principalmente conseguenza delle attività umane, compreso il cambiamento climatico, che possono interrompere le stagioni di fioritura. Le pratiche agricole sostenibili, in particolare l'agro-ecologia, possono aiutare a proteggere le api riducendo l'esposizione ai pesticidi e contribuendo a diversificare il paesaggio agricolo.

Con l'Organizzazione mondiale della sanità )Oms), la Fao ha anche sviluppato il Codice di condotta internazionale sulla gestione dei pesticidi.

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