Le montagne di luce, Kim Minjung a Roma Fino al 4 marzo al Macro le opere dell'artista coreana


(di Nicoletta Castagni)

Carte colorate, china, combustioni, le opere dell'artista coreana Kim Minjung sono in mostra fino al 4 marzo negli spazi del Macro Testaccio. Al centro della rassegna (organizzata nell'ambito della Biennale Le vie della Seta), un grande lavoro appositamente realizzato dalla Minjung per questa esposizione, lungo circa 30 metri e appartenente alla serie Mountains.

La mostra curata da Gianluca Ranzi si intitola 'Kim Minjung. Il suono della luce' e presenta per la prima volta nella capitale la raffinata poetica dell'artista (classe 1963), capace di miscelare con sapienza la cultura orientale e quella occidentale, che conosce molto bene dal momento che nel '91 e' venuta a studiare all'Accademia di Brera e a Milano ha mantenuto un atelier, dove lavora per lunghi periodi.

Il ciclo Mountains è forse il più famoso della Minjung, e consiste in una serie di lavori in cui la luce gioca un ruolo fondamentale, creando impalpabili trapassi atmosferici dal grigio perla al nero assoluto. L'ispirazione di queste opere, racconta l'artista, risale al '97, quando, durante una passeggiata all'alba, è colpita dal paesaggio circostante, da una roccia sul mare, dall'osservazione delle onde.

Una stretta risonanza con l'infinità del tutto ed ecco le Mountains, in cui luce, oscurità e colore sono resi con delicatissime pennellate sovrapposte, simili a creste montuose o ondate sonore che continuano a vibrare e a comporsi in toni digradanti. Gli altri lavori che affiancano al Macro questa monumentale installazione raccontano l'evoluzione del percorso pittorico della Minjung nella sua completezza.

In essi risulta evidente come la combinazione di pieno e di vuoto sia una delle caratteristiche del lavoro dell'artista, ottenuta attraverso la sapiente composizione di sottilissime carte colorate unite all'uso del pennello, della china e della bruciatura. Il colore e le forme si legano allo sfondo, quasi ad attraversarlo da una parte all'altra e una miriade di punti, cerchi, filamenti e striscioline danno vita a una metamorfosi continua delle forme naturali. Non manca l'elemento del fuoco, usato per bruciare i bordi delle sottilissime carte, disposte a strati per comporre l'immagine, che quasi assurge a simbolo della mutazione istantanea, dell'impermanenza che domina ogni aspetto della vita.

ansa

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