Benvenuti nella terra del fuoco, tra vulcani, foreste alpine, vegetazione subtropicale e una luce accecante da deserto del Sahara. Nell'arcipelago spagnolo delle Canarie anche d'inverno la temperatura oscilla tra i 18 e i 25 gradi e qui, oltre al mare, esistono gioielli culturali da esplorare, tra architettura coloniale, artigianato e tradizioni culinarie.
Tenerife
Con i suoi 2.034 chilometri quadrati di estensione, Tenerife è l’isola più grande e più urbanizzata di tutto l’arcipelago. Se le spiagge di El Hierro, La Gomera, La Palma, Gran Canaria, Lanzarote e Fuerteventura e Tenerife attirano ogni anno circa 10 milioni di turisti, nelle giornate in cui i venti alisei non consentono di sonnecchiare al sole, la cosa migliore è andare alla scoperta della storia e delle tradizioni locali.
Cosmopolita sin dall’Ottocento, quando a frequentarla erano le lady inglesi che sull’isola venivano a trascorrere l’inverno, malgrado lo sviluppo turistico intensivo, Tenerife conserva ancora qualche angolo nascosto. La capitale, Santa Cruz de Tenerife, è nota soprattutto per il Carnevale (tra gennaio e marzo), considerato il secondo per sfarzo e allegria dopo quello di Rio de Janeiro. Se si è amanti dell’architettura moderna, Santa Cruz merita una visita all’avveniristico Auditorio progettato da Santiago Calatrava.
Luogo di grande fascino e storia, riconosciuta dall’Unesco come patrimonio comune dell’umanità, è San Cristobal de la Laguna. Antica capitale dell’isola, La Laguna rappresenta il primo esempio di città coloniale non fortificata, che ha fatto da modello anche nelle colonie americane. Con i suoi palazzi tipici dell’architettura canaria (edificati tra il XVI e il XIX secolo) la Calle San Agustin è forse la via più bella della città. Al n. 16 si trova Casa Montañés (1746), mentre subito dopo si staglia Casa Lercaro (dal nome di una famiglia genovese che si stabilì sull’isola) che ospita il Museo di storia di Tenerife ( www.museosdetenerife.org). Puerto de La Cruz merita una sosta per il suo Giardino botanico. Creato nel 1788 per abituare le piante provenienti dalle colonie spagnole del Sud America al clima europeo, il giardino contiene circa 4.000 specie con piante tropicali e subtropicali inserite in uno splendido scenario.
Altro piccolo gioiello architettonico, situato nella parte settentrionale dell’isola, è la cittadina di La Orotava, divisa in una parte bassa (Villa de Abajo, dove vivevano le famiglie più ricche) e una alta (Villa de Arriba). Percorrendo la strada Colegio y Carrera si entra nella zona signorile della città. Tra i più bei edifici di stile barocco canario spicca Casa Fonseca, detta anche de los Balcones per i sei splendidi balconi in legno che la abbelliscono. Al suo interno accoglie un piccolo museo e un negozio di artigianato. Tra le lavorazioni tipiche, spiccano le tovaglie in lino il cui motivo tradizionale viene chiamato “calado” ( http://www.casa-balcones.com/).
Prima di ripartire e percorrere uno degli itinerari naturalistici più belli dell’isola, la Valle de La Orotava, stracolma di palme e bananeti, meglio fare una pausa in uno dei tanti ristorantini che propongono specialità canarie quali il gofio (farina di mais o di grano tostato, base di piatti di pesce, carne e dolci), il conejo salmorejo (coniglio marinato), papas arrujadas con mojo (patate novelle cotte in acqua molto accompagnate da una salsa a base di aglio, aceto, sale e erbe aromatiche che può essere piccante o meno), o il puchero canario (zuppa di verdure e carne, che a Tenerife mette insieme fagioli, patate americane, pannocchie e verze). Tra i luoghi che sono riusciti a conservare una certa autenticità ci sono Garachico e Masca, piccolo villaggio sospeso tra montagne e palmeti, situato nel Nord-Ovest dell’isola. Garachico è uno dei rari paesini in cui forse è ancora necessario conoscere lo spagnolo per ordinare una birra e dove non essendoci spiagge attrezzate, non esistono grandi alberghi e di conseguenza un turismo massificato. Ideali per i bambini sono le piccole piscine e laghetti naturali di acqua di mare di El Caletón, spiaggetta a ridosso del centro urbano. Se invece non si è mai visto produrre un sigaro a mano, fermarsi da Arturo, può essere una esperienza interessante. In questa bottega, da tre generazioni si lavorano le foglie di tabacco importate da La Palma, l’unica isola dell’arcipelago in cui ancora si coltivano le piante.
Non si può lasciare Tenerife senza avere messo piede nel parco nazionale del Teide e ammirato la sua montagna (il vulcano alto 3.718 metri) che sin dai tempi dei Guanches – popolazione che originariamente viveva nell’arcipelago prima dell’arrivo degli spagnoli alla fine del ’400 – ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella vita dell’isola. I più coraggiosi possono cimentarsi nella scalata del Pico Vejo (circa sei ore), la cima del vulcano, oppure prendere una teleferica e contemplare comunque le numerose specie di alberi, piante e animali che vivono unicamente in questo luogo. Tra i must da riportare a casa: le marmellate di cactus, di crema di banane, il miele di palma, mentre trai i prodotti erboristici, l’aloe vera. Specie endemica di queste isole, considerata sacra dagli aborigeni grazie alle sue notevoli proprietà, la sua produzione fa gola anche ai reali sauditi che proprio quest’anno hanno visitato l’isola per comprenderne la produzione.
Per informazioni: Ufficio del turismo spagnolo in Italia ( www.spain.info/it/disfruta/en_el_mar/costas/islas_canarias.html) e www.turismodecanarias.com.
Tenerife
Con i suoi 2.034 chilometri quadrati di estensione, Tenerife è l’isola più grande e più urbanizzata di tutto l’arcipelago. Se le spiagge di El Hierro, La Gomera, La Palma, Gran Canaria, Lanzarote e Fuerteventura e Tenerife attirano ogni anno circa 10 milioni di turisti, nelle giornate in cui i venti alisei non consentono di sonnecchiare al sole, la cosa migliore è andare alla scoperta della storia e delle tradizioni locali.
Cosmopolita sin dall’Ottocento, quando a frequentarla erano le lady inglesi che sull’isola venivano a trascorrere l’inverno, malgrado lo sviluppo turistico intensivo, Tenerife conserva ancora qualche angolo nascosto. La capitale, Santa Cruz de Tenerife, è nota soprattutto per il Carnevale (tra gennaio e marzo), considerato il secondo per sfarzo e allegria dopo quello di Rio de Janeiro. Se si è amanti dell’architettura moderna, Santa Cruz merita una visita all’avveniristico Auditorio progettato da Santiago Calatrava.
Luogo di grande fascino e storia, riconosciuta dall’Unesco come patrimonio comune dell’umanità, è San Cristobal de la Laguna. Antica capitale dell’isola, La Laguna rappresenta il primo esempio di città coloniale non fortificata, che ha fatto da modello anche nelle colonie americane. Con i suoi palazzi tipici dell’architettura canaria (edificati tra il XVI e il XIX secolo) la Calle San Agustin è forse la via più bella della città. Al n. 16 si trova Casa Montañés (1746), mentre subito dopo si staglia Casa Lercaro (dal nome di una famiglia genovese che si stabilì sull’isola) che ospita il Museo di storia di Tenerife ( www.museosdetenerife.org). Puerto de La Cruz merita una sosta per il suo Giardino botanico. Creato nel 1788 per abituare le piante provenienti dalle colonie spagnole del Sud America al clima europeo, il giardino contiene circa 4.000 specie con piante tropicali e subtropicali inserite in uno splendido scenario.
Altro piccolo gioiello architettonico, situato nella parte settentrionale dell’isola, è la cittadina di La Orotava, divisa in una parte bassa (Villa de Abajo, dove vivevano le famiglie più ricche) e una alta (Villa de Arriba). Percorrendo la strada Colegio y Carrera si entra nella zona signorile della città. Tra i più bei edifici di stile barocco canario spicca Casa Fonseca, detta anche de los Balcones per i sei splendidi balconi in legno che la abbelliscono. Al suo interno accoglie un piccolo museo e un negozio di artigianato. Tra le lavorazioni tipiche, spiccano le tovaglie in lino il cui motivo tradizionale viene chiamato “calado” ( http://www.casa-balcones.com/).
Prima di ripartire e percorrere uno degli itinerari naturalistici più belli dell’isola, la Valle de La Orotava, stracolma di palme e bananeti, meglio fare una pausa in uno dei tanti ristorantini che propongono specialità canarie quali il gofio (farina di mais o di grano tostato, base di piatti di pesce, carne e dolci), il conejo salmorejo (coniglio marinato), papas arrujadas con mojo (patate novelle cotte in acqua molto accompagnate da una salsa a base di aglio, aceto, sale e erbe aromatiche che può essere piccante o meno), o il puchero canario (zuppa di verdure e carne, che a Tenerife mette insieme fagioli, patate americane, pannocchie e verze). Tra i luoghi che sono riusciti a conservare una certa autenticità ci sono Garachico e Masca, piccolo villaggio sospeso tra montagne e palmeti, situato nel Nord-Ovest dell’isola. Garachico è uno dei rari paesini in cui forse è ancora necessario conoscere lo spagnolo per ordinare una birra e dove non essendoci spiagge attrezzate, non esistono grandi alberghi e di conseguenza un turismo massificato. Ideali per i bambini sono le piccole piscine e laghetti naturali di acqua di mare di El Caletón, spiaggetta a ridosso del centro urbano. Se invece non si è mai visto produrre un sigaro a mano, fermarsi da Arturo, può essere una esperienza interessante. In questa bottega, da tre generazioni si lavorano le foglie di tabacco importate da La Palma, l’unica isola dell’arcipelago in cui ancora si coltivano le piante.
Non si può lasciare Tenerife senza avere messo piede nel parco nazionale del Teide e ammirato la sua montagna (il vulcano alto 3.718 metri) che sin dai tempi dei Guanches – popolazione che originariamente viveva nell’arcipelago prima dell’arrivo degli spagnoli alla fine del ’400 – ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella vita dell’isola. I più coraggiosi possono cimentarsi nella scalata del Pico Vejo (circa sei ore), la cima del vulcano, oppure prendere una teleferica e contemplare comunque le numerose specie di alberi, piante e animali che vivono unicamente in questo luogo. Tra i must da riportare a casa: le marmellate di cactus, di crema di banane, il miele di palma, mentre trai i prodotti erboristici, l’aloe vera. Specie endemica di queste isole, considerata sacra dagli aborigeni grazie alle sue notevoli proprietà, la sua produzione fa gola anche ai reali sauditi che proprio quest’anno hanno visitato l’isola per comprenderne la produzione.
Per informazioni: Ufficio del turismo spagnolo in Italia ( www.spain.info/it/disfruta/en_el_mar/costas/islas_canarias.html) e www.turismodecanarias.com.
ansa
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