Alto Atlante, le montagne 'svizzere' del Marocco


(di Ida Bini)

Ad appena cento chilometri dall’esotica Marrakesh, viaggiando verso est, si scoprono pascoli verdi, boschi di eucalipti e lecci, laghetti alpini e mucche al pascolo; un paesaggio strano, insolito, sicuramente inaspettato rispetto a quello più stereotipato di deserto, suq e oasi a cui si è abituati in terra di Marocco. L’inconsueto paesaggio bucolico, più elvetico che africano, appartiene alla catena montuosa dell’Alto Atlante, che ospita vette altissime, anche sopra i 3mila metri, dove d’inverno si fa trekking ma si può anche sciare.

Il viaggio su queste montagne permette di scoprire luoghi seducenti e un po’ misteriosi ma soprattutto forti contrasti come le ampie vallate color smeraldo interrotte da profonde gole rocciose, simili a canyon americani, erose dal vento caldo del Sahara.

L’itinerario, da fare rigorosamente con un fuoristrada per la presenza di lunghi tratti non asfaltati, parte da Tizi n’Tichka, a 2.260 metri, il passo più alto del Paese, e attraversa il villaggio berbero di Telouet, che sorge su un altopiano coloratissimo tra campi coltivati. Il centro abitato sorge tra alte pareti rocciose color rosso acceso, erose dal vento che lasciano intravedere le pareti fortificate delle abitazioni tra la terra. Prima di lasciare il villaggio è bene visitare la Casbah di Glaoui, il palazzo del sultano, con le stanze finemente decorate e un bellissimo cortile.

La strada prosegue tra le gole delle miniere di sale, di cui una visitabile dopo qualche chilometro di tornanti, ed entra nella valle di Aït Bouguemez dove sorge il bellissimo villaggio di Aït Benhaddou, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. E’ un labirinto di viuzze strette tra case di paglia e fango, costruite secondo la tecnica pisé (o della terra battuta) con argilla umida compatta, che sale sopra una collina da dove si ammira, oltre le montagne, il deserto del Sahara in uno spettacolo suggestivo ed emozionante. L’antico ksar (villaggio fortificato) regala una fortezza di sabbia rossa con vista sul deserto. E’ un luogo davvero magico che ha ispirato registi e scrittori: da David Lean che lo scelse per girare Lawrence d’Arabia a Franco Zeffirelli che vi ambientò Il Gesù di Nazareth; da Ridley Scott per Il Gladiatore a Robert Aldrich per girarvi le scene di Sodoma e Gomorra. Qui vengono realizzati film western e biblici, proprio per il terreno rossastro, per le torrette fortificate e le piccole case cadenti che fanno da perfetto sfondo naturale.

L’itinerario tra le montagne con mille tornanti e tante carovane di cammelli prosegue per Ouarzazate, la porta del Sud, dove si trovano la bella Taourirt e dal 1983, gli studi cinematografici Studios Atlas (www.studiosatlas.com), i più grandi del mondo, da visitare assolutamente per ripercorrere la storia del cinema internazionale. Qui sono stati girati film legati al deserto come L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese e Il tè nel deserto di Bernardo Bertolucci, solo per citare i due più famosi.

La città di Ouarzazate, incastonata tra la valle del Dra, è circondata da montagne bellissime e alte: qui le strade, le gole, le valli appartengono a un paesaggio quasi primordiale, incontaminato, come se il tempo si fosse fermato del tutto. Grazie alla nascita degli studios cinematografici, però, la cittadina è diventata molto turistica: lungo il viale principale – boulevard Muhammed V - ci sono negozi, alberghi di lusso, caffè e ristoranti. Rappresenta un’oasi di modernità in uno spazio davvero lontano dal mondo. Fuori città, in direzione di Tinerhir, si trova la Casbah Taorirt, un interessante edificio monumentale trasformato in complesso turistico, spesso usato come location per i film.

Da qui il percorso scende verso Zagora, lungo il corso del fiume Dra, e attraversa un paesaggio completamente diverso: verdissimo con le alte montagne tutte intorno che ricordano le Highlands scozzesi, mentre filari di palme si stagliano all’orizzonte. Dopo aver fatto tappa nella città di Agdz, ai piedi del Jebel Kissane, si viaggia verso l’oasi di Tamnougalt, un tempo capitale della regione e ora abitata da pochi berberi che commerciano in datteri e pascolano capre. Anche Zagora con la bellezza dei suoi scenari naturali, la quiete del deserto, i cieli blu e con il ksar dell’XI secolo costruito oltre il fiume, contribuisce a rendere ancor più affascinante questa zona del Marocco, che siamo abituati a vedere nei film ma che qui è davvero reale.
ansa

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