La riscossa dell’Etiopia


Chiesa di San Giorgio - Lalibela - Etiopia

L’Etiopia è entrata tra le Top Ten Value Travel Destinations di Lonely Planet del 2014, insieme alla Puglia, alle isole Greche, alle Fiji e ad altre mete da non perdere. La gran parte del Paese del Corno d’Africa, dicono gli autori di Lonely Planet, si può visitare con budget limitati, soprattutto grazie all’ampia rete di voli domestici di Ethiopian Airlines, che facilita il viaggio soprattutto sulla rotta storica verso Nord. Obiettivi ambiziosi Il ministero del Turismo dell’Etiopia stima aumento degli arrivi intorno al 10% l’anno, che fa crescere i ricavi del settore anche più in fretta, intorno al 20% l’anno. Questi numeri hanno spinto il governo etiope a creare nuovi organismi per far evolvere il settore: il Tourism Transformation Council e l’Ethiopian Tourism Organization. Alla guida del primo ci sarà il premier in persona, Haile Mariam Desalegn, con tutta l’autorità necessaria per coordinare le attività di istituzioni pubbliche e religiose, imprese private e associazioni. «Per lungo tempo – ha detto – l’Etiopia ha portato il peso di un’immagine negativa nel panorama internazionale. Ma questo sta cambiando velocemente, ed è il momento di dare più attenzione al turismo». L’Ethiopian Tourism Organization nasce nel frattempo come organo autonomo di governo federale, con funzione di assistenza al Council, dotato di Tourism Board. Il direttore generale è Solomon Tadesse: uomo-immagine con una lunga esperienza di management negli Usa, a Seattle, dove è stato console onorario dell’Etiopia. Nel 2010 ha curato nel suo Paese la quinta Conferenza mondiale sul Federalismo, ora partecipa con entusiasmo alla nuova sfida per far crescere il turismo. Lo abbiamo incontrato a Milano, dove ha ribadito l’obiettivo dell’Etiopia: «Vogliamo diventare una delle top destination in Africa». La visita ai siti Unesco in Etiopia – nove, uno dei quali naturalistico – è un’esperienza coinvolgente. Perché il contesto naturale e umano del Paese appartiene a una dimensione storica, e nel contempo viva e attuale, che attraversa i secoli. La tolleranza e la gentilezza della gente trasformano nel viaggiatore la percezione della realtà, le persone diventano protagoniste nell’esperienza di viaggio. In Etiopia difficilmente ci si sente soli. Storia antichissima Vale la pena di ripercorrere rapidamente la storia del Paese. L’Etiopia è una delle nazioni più antiche del mondo, l’unica in Africa indipendente da millenni. La prima dinastia imperiale risale al 1000 a.C. con Menelik I, ma i resti di Lucy, l’Australopitecus Afarensis, rinvenuti vicino ad Hadar e conservati nel Museo nazionale di Addis Abeba, risalgono a 3,2 milioni di anni fa. Questa terra era già nota agli egiziani 25 secoli prima di Cristo. Nel I secolo a.C., con il Regno di Axum, si usa ufficialmente il nome Ethiopia; nel 316 d.C. due fratelli siriani, Frumenzio ed Edesio, diffondono il cristianesimo bizantino: il primo viene nominato vescovo della Chiesa etiope. Negli anni Axum diventa una potenza in Africa Orientale, la prima a battere moneta con il simbolo della croce, e la sua egemonia si estende su Eritrea, parte della Somalia, Sudan, Gibuti, Yemen, Egitto e Arabia meridionali. Il suo declino è sancito nel IX secolo dall’invasione della regina Gudit (probabilmente ebrea). La dinastia salomonica viene ristabilita alla fine del 1200, il Re dei Re, e dura fino al 1400, consolidando la stretta alleanza con il potere religioso. Per un paio di secoli i re etiopi si spostano in giganteschi campi tendati per tenere il territorio sotto controllo. Dopo alterne vicende, nel 1872 arriva un principe tigrino che si fa incoronare come Yohannes IV, ma in questo periodo acquisisce potere Menelik, principe dello Shewa. Nel frattempo gli inglesi concedono il porto di Massaua agli italiani, che da qui partono alla conquista dell’Eritrea. Il re Yohannes muore in battaglia, Menelik II viene proclamato imperatore. I rapporti con gli italiani nascono male: le due versioni, italiana e amarica, dell’accordo di Uccialli del 1889 differiscono a svantaggio degli Etiopi. La situazione precipita e dopo un paio di episodi sfortunati l’esercito italiano viene duramente sconfitto ad Adua, la pace viene firmata nell’ottobre 1896 e l’Eritrea rimane agli italiani. Alla morte di Menelik nel 1913, sale al trono la figlia Zauditu affiancata da un consiglio del quale fa parte ras Tafari Makonnen (ras è un titolo equivalente a duca). Alla morte dell’imperatrice nel 1930 ras Tafari è riconosciuto imperatore (negus, letteralmente re) con il nome di Hailé Selassié. Quando l’Italia invade l’Etiopia nel 1935, l’imperatore si ritira in esilio a Londra. L’occupazione italiana finisce nel 1941 e Hailé Selassié torna. Nel 1974 un colpo di stato militare depone il Negus, che morirà un anno dopo. Il potere viene assunto dal Derg, di indirizzo socialista, poi dalla fazione di estrema sinistra con Mengistu. Con il crollo nel comunismo del 1991, l’Eritrea torna indipendente e nel 1995 nasce la Repubblica federale popolare di Etiopia; nel 2000 ad Algeri viene siglata la pace con l’Eritrea. Nella foto: la Chiesa di San Giorgio nel sito Unesco di Lalibela. 

Cristina Ambrosin http://www.lagenziadiviaggi.it

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