Sono professionisti, giovani
ma più spesso adulti, in genere italiani ma anche stranieri, più
frequentemente maschi, in vacanza da soli, meno in gruppi. Il più delle
volte già orientati verso la fede, e tuttavia non di rado anche non
credenti o lontani da Dio. Di sicuro, in fuga dallo stress,
dall'iperconnettività di smartphone e pc, dai tempi alienanti della vita
in città che spingono a ricercare esperienze spirituale forti. E'
questo, a sentire i gestori, l'identikit dei sempre più numerosi utenti
che quest'estate hanno deciso di varcare le porte di uno degli oltre 500
cosiddetti bed&blessing italiani. Monasteri, conventi, eremi,
santuari sparsi per la penisola, immersi nella natura selvaggia o
isolati su vette mozzafiato, dove trascorrere le ferie all'insegna della
condivisione della vita monastica, tra preghiere (tre volte al giorno),
lectio divinae, canti gregoriani e meditazione. Per ripulire corpo e
mente, la sistemazione è generalmente spartana: servizi essenziali,
letto, tavolo e crocifisso.
I pasti sono in comune e alla fine, quasi dappertutto, anziché pagare
il conto si lascia un'offerta libera. Niente caparre né iscrizioni.
Attenzione però: "Non è una vacanza alternativa - spiega Guido Dotti
della comunità monastica di Bose, in provincia di Biella, una delle mete
più gettonate -, l'unica condizione che si richiede è un impegno serio
da parte degli ospiti tra cui si annoverano comunque anche non
credenti". Per accedere al monastero di Enzo Bianchi, infatti, dove i
circa 90 posti sono andati esauriti da giugno fino a metà settembre, non
si prenota via email. "Facciamo una sorta di colloquio al telefono
prima - spiega Dotti - per capire che cosa cerca la persona e se noi
siamo la scelta giusta per lui". Attualmente in programma c'è un corso
di letteratura biblica, poi ogni settimana relatore e tema cambiano.
Impegni di un'ora al mattino e una al pomeriggio, il resto del tempo è
libero. "Ci fa sempre effetto - osserva Dotti - che ci siano persone che
'sprechino' le ferie per stare qui d'estate ma sono proprio coloro che
vengono a desiderare una condizione di raccoglimento, vogliono
riflettere e ripensare la propria vita".
"Noi non lo chiediamo espressamente - aggiunge - ma sono gli ospiti
appena arrivati a buttare via il cellulare e a rispettare silenzio e
solitudine, si lamentano dell'eccesso di Internet e telefono". Dalla
pace dell'eremo benedettino di San Giorgio, una comunità di 9 frati sul
lago di Garda, parla il monaco Lorenzo Saraceno: "Ospitiamo fino a 15
persone, il picco è da giugno a settembre, la nostra unica richiesta è
che ci sia un interesse serio, con la disposizione a partecipare alla
nostra liturgia e alle lectio divinae. Se poi liberamente qualcuno
chiede un dialogo più ravvicinato con un monaco noi siamo pronti".
"Accogliamo di tutto - fa sapere -, persone semplici, variegate per età e
provenienza, spesso professionisti stressati. Come principio noi
diciamo subito di abbandonare la macchina, qui ci si muove solo a
piedi". "Gli ospiti però - aggiunge con una battuta - mangiano in
refettorio, anche noi vogliamo la nostra privacy!".
Le scelta è davvero ampia: al convento di san Francesco di Paola nel
cosentino, i frati minori accettano solo seri ritiri spirituali con
partecipazione tassativa alle funzioni religiose. Maglie più larghe,
invece, al famosissimo santuario toscano della Verna (25 frati), simbolo
della spiritualità legata a San Francesco ed evergreen dei conventi che
ha conosciuto una rinnovata popolarità con papa Bergoglio. "Nelle
stanze della foresteria non ci sono comfort - spiega fratel Marco - ma
ciò che piace molto ai nostri ospiti è l'intensa vita di preghiera della
comunità". Più rigidi sono all'abbazia di Santa Giustina - 20 monaci a
Padova - che può vantare, di recente, anche la maturazione di una
vocazione tra i propri ospiti: "Due architetti romani vengono spesso
quando sono in ferie. Uno di loro due, sui 35 anni, ci ha annunciato che
a settembre entrerà in seminario".
Nessun commento:
Posta un commento