Il turismo è il petrolio dell’Italia. Eppure, a 145 giorni dall’avvio di Expo 2015,
che porterà nel nostro Paese almeno 20 milioni di visitatori, sul
turismo regna il caos. Perché la rivoluzione annunciata da Dario
Franceschini e dai suoi consulenti per migliorare “l’offerta turistica
[…], anche in occasione […] di EXPO 2015” non è neppure all’orizzonte.
È poi notizia di questi giorni il rinvio, da parte di Palazzo Chigi, dell’approvazione dello statuto per
la “nuova Enit”, a cui sta lavorando Cristiano Radaelli – commissario
dell’ente di promozione turistica – da ben sei mesi. Ossia da quando è
stato approvato il decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, che ha disposto, proprio nell’ottica di rilanciare il turismo anche in chiave digitale,
il commissariamento e la contestuale trasformazione di Enit in ente
pubblico economico, nonché la liquidazione di Promuovi Italia spa. In
questi sei mesi i risultati sono stati magrissimi. Perché, a parte
qualche cortina fumogena – come quella del TdLab, organizzata da Stefano Ceci, il superconsulente di Franceschini, poi costretto a dimettersi dopo un’inchiesta de L’Espresso – è tutto fermo: Enit è stata di fatto svuotata di capacità operativa; la promozione all’estero del brand Italia è da tempo in stallo; il portale di promozione turistica Italia.it è nel limbo; nella bozza di statuto per la nuova Enit rispedita al mittente, l‘elemento più innovativo è rappresentato dalla possibilità, per il CdA, di svolgere riunioni a distanza “sempre che tutti i componenti possano identificarsi”.
Senza considerare che si
sono perdute le tracce del piano di liquidazione di Promuovitalia, su
cui peraltro è stato fatto un singolare tentativo, poi rientrato, di embargo informativo ai dipendenti.
A PROMUOVITALIA NON PAGANO PIU’ GLI STIPENDI
Ma prima ancora di essere liquidata, Promuovitalia rischia il crack, come preannunciato da Wired. Perchè da settimane, nonostante continui l’assegnazione di singolari consulenze, non c’è un euro in cassa. A testimoniarlo una comunicazione interna in cui si spiega che “l’erogazione degli stipendi [...] subirà un ritardo al momento non quantificabile in termine di tempi”.
Il peggio deve però ancora arrivare
per la società veicolo del Mibact nata per gestire progetti formativi
finanziati dall’UE nel settore del turismo. Perché le indagini in atto
da parte della magistratura capitolina – confermate da una serie di
“visite a domicilio” di uomini della Guardia di Finanza
e dell’Arma dei Carabinieri – potrebbero avere risvolti clamorosi. E
fare finalmente luce su tante zone d’ombra e sulla guerra feroce che ha
avuto come principale teatro proprio Promuovitalia.
LA GUERRA DENTRO PROMUOVITALIA
Una guerra condotta a colpi di esposti alle
Procure della Repubblica di Roma e della Corte dei Conti, querele,
missive dal contenuto molto pesante, licenziamenti in tronco. Una montagna di veleno che peraltro sta producendo un contenzioso non indifferente,
destinato a crescere. E che fino a settembre di quest’anno ha generato,
per la sola fase istruttoria di una serie controversie aperte, spese
legali pari a 120 mila euro.
Il clima dentro Promuovitalia comincia a
surriscaldarsi i primi mesi del 2013. Ossia quando, entrata in vigore la
legge 135/2012 sulla spending review, si deve procedere alla nomina di
un amministratore unico, ma soprattutto alla riorganizzazione del
perimetro di azione della società.
Sono due i fronti che si contrappongono. Da una parte il presidente di Promuovitalia Costanzo Jannotti Pecci – uomo di Confindustria – , il suo vice Massimo Ostillio
– già parlamentare della Margherita poi transitato alla corte di
Mastella ed ex assessore regionale in Puglia, rottamato da Vendola – ed
un manipolo di dirigenti e funzionari della società. Dall’altra parte il
socio Enit, i due componenti dell’ultimo CdA del Mibact e del Mise,
oltre ad un pezzo del management. Tra cui spicca la figura di Francesco Montera,
ex direttore generale messo alla porta lo scorso anno da Pecci e
Ostillio. E per il quale, diversamente da quanto riferito alla camera
dal sottosegretario Barracciu in una recente audizione, la due diligence giuslavoristica affidata da Promuovitalia a KPMG prefigura una possibile vittoria giudiziaria.
IL BILANCIO 2013 MAI APPROVATO
Pecci e Ostillio, nel progetto di bilancio per l’esercizio 2013 di cui abbiamo acquisito copia
e mai giunto alla sua approvazione prima dell’arrivo del liquidatore
designato da Franceschini, “occupano” di fatto la relazione sulla
gestione con più di 50 pagine di autodifesa rispetto allo stato
malconcio di Promuovitalia alla fine del 2013.
La relazione messa a punto dai due appare
poi una sorta di processo sommario nei confronti di tutti coloro i quali
sarebbero a loro dire i tanti colpevoli del disavanzo (stimato prudenzialmente in 2,6 milioni di euro),
del lacerante conflitto venutosi a creare e della deriva organizzativa.
Ma soprattutto della progressiva perdita di operatività. Che, va detto,
comincia, per ragioni da chiarire, proprio in coincidenza dell’arrivo
di Pecci e Ostillio ai vertici di Promuovitalia.
L’ALLARME LANCIATO DAL RAPPRESENTANTE DEL MIBACT
È illuminante, rispetto al clima aziendale, nonché al calo di volumi registrati a partire dal 2012, il contenuto di una nota riservata al capo di gabinetto del Mibact da parte di Nicola Favia.
Quest’ultimo è il rappresentate del ministero nel CdA di Promuovitalia
fino a marzo di quest’anno, momento in cui Favia rimette il proprio
mandato per impossibilità di esercitarlo. Ebbene nella missiva il
rappresentante del Mibact parla di una “società balcanizzata con disastrosi effetti sulla sua operatività, di fatto ormai paralizzata”
, di “clima interno alla società di terrore”, di “ripercussioni
negative su tutte le commesse in essere”. Poi Favia fa un’accusa grave
nei confronti di Costanzo Jannotti Pecci: “il presidente reputa di usare
il CdA come mero strumento per ratificare ora per allora il suo
operato, senza alcuna possibilità di controllo”.
IL DIRIGENTE CHE AFFITTAVA LE CASE DI SUA MADRE AI TIROCINANTI
La lettura della documentazione riservata
offre poi ulteriori elementi, utili ad inquadrare in quale paradossale
situazione si è venuta a trovare Promuovitalia. Favia denuncia la “mancata formalizzazione del procedimento disciplinare verso un dirigente (Antonino Bussandri, ndr) […] che ha procurato danno alla società nell’assegnazione a se stesso di alcuni appalti”.
La vicenda a cui fa riferimento Favia, in parte già narrata da Wired, è quella che ruota attorno ad Antonino Bussandri, dirigente accusato dall’ex dg di Promuovitalia di aver “autorizzato
e proposto in più riprese la formalizzazione di contratti di affitto
sottoscritti dalla Società con la sig.ra Cristina Moschini (madre di Bussandri, ndr),
a partire dal 4 luglio 2006 per un valore di oltre 300mila euro
nell’ambito di programmi formativi affidati alla sua responsabilità”. Montera, l’11 luglio 2013, proporrà il licenziamento di Bussandri, ma Pecci e Ostillio salveranno il dirigente
che, dopo la cacciata di Montera, torna tranquillamente ad occuparsi
dei medesimi progetti formativi. Gestiti da Promuovitalia attraverso
decine di milioni di euro messi a disposizione dall’Unione Europea per
formare figure utili al rilancio del turismo. In realtà, come ha raccontato Repubblica, parte dei fondi europei sarebbero stati utilizzati per formazione fantasma e falsi tirocini a ultra sessantenni.
LE DENUNCE ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA
A precedenti commesse ed a fatti relativi alla gestione aziendale si riferisce una lettera di Favia dell’8 novembre 2013.
“I fatti esposti – scrive l’8 novembre 2013 al ministro Bray il
segretario generale del Mibact – sono peraltro di tale gravità e con possibile rilevanza penale da consigliare l’invio della relazione alla Procura della Repubblica”.
Passano poco meno di 3 mesi ed un ampio fascicolo entrato in nostro
possesso, che contiene anche la relazione di Favia, viene inviato alla
Procura della Repubblica ed alla Procura della Corte dei Conti. Le due
missive, nelle quali viene riportata la frase finale “sembrerebbero
emergere aspetti che potrebbero formare oggetti dell’attività di
competenza di codesta Procura”, sono siglate da Roberto Rocca, dirigente del settore turismo presso il Mibact.
LE STRANE COINCIDENZE
Lo stesso Rocca è protagonista, nei mesi
successivi, di un fatto singolare. Il 7 aprile 2014 esce infatti sul
periodico “Quotidiano Arte.it” un articolo particolarmente pesante nei suoi confronti,
dove, tra le altre cose, si afferma che il dirigente avrebbe fatto
assumere un parente prossimo presso Promuovitalia. “Nessun mio nipote ha
mai lavorato ad alcuni titolo presso Promuovitalia” – ci ha detto con
fermezza Rocca. Che nel frattempo ha presentato una querela per
diffamazione.
La singolarità della vicenda sta nel fatto che, come abbiamo potuto appurare, Claudio Carpineti, scelto da Pecci quale successore di Montera alla direzione generale di Promuovitalia, firma,
proprio il giorno stesso dell’uscita del pezzo, un contratto di
consulenza alla Mirabilia srl, società editrice di “Quotidiano Arte.it”.
Il pezzo giunge peraltro pochi giorni dopo che lo stesso Rocca, in una
lettera indirizzata a Pier Luigi Celli, allora Presidente dell’Enit, ed
al capo di Gabinetto del ministro Franceschini, con cui invita ad
“assumere tutte le forme di tutela e controllo della contabilità della
Società”.
I CONTI NON TORNANO, MA SPESE E CONSULENZE CONTINUANO
Una contabilità, quella di Promuovitalia,
che, guardando al bilancio predisposto prima dell’arrivo del
liquidatore, avrebbe tra l’altro dovuto permettere di onorare i
contratti in atto. A partire da quello strategico con Unicity, la società che da giugno del 2012 gestiva i contenuti editoriali del portale Italia.it e che si è vista risolvere unilateralmente la convenzione prima della scadenza naturale, prevista per il maggio del 2015.
La mossa del liquidatore fa il paio col mancato pagamento dei redattori
del portale da febbraio e che ha prodotto nelle settimane scorse le
dimissioni del suo direttore editoriale. E si spiegherebbe col fatto che
Promuovitalia ha terminato da tempo la liquidità. Eppure i soldi
dovrebbero esserci. I conti del bilancio 2013 mai approvato evidenziano
come in cassa, sul capitolo specifico denominato “Portale Nazionale del
Turismo” al 31 dicembre 2013 risultano ancora 2,53 milioni di euro.
Che quindi non è dato sapere come possano essere stati utilizzati.
Senza considerare poi che, nonostante il pessimo stato dei conti,
proprio nel 2013, aumentano del 30% i compensi di Cda e collegio sindacale.
E per altre “partite” si riescono a trovare le risorse: è di 80mila
euro il conto per una consulenza della ISPO di Renato Mannheimer, un
meeting all’Hotel Bernini Bristol (5 stelle!), un paio di eventi in
Puglia!
DOVE SONO FINITI 6,5 MILIONI?
Infine non c’è chiarezza attorno ad altri 6,5 milioni di euro,
che entrano nelle casse di Promuovitalia, come si ricava da una
dichiarazione di Favia, alla fine del 2013. La somma è un anticipo, da
parte del MISE, sulle attività del progetto più corposo (Lavoro e Sviluppo, ndr), che
però nel 2013 subisce una battuta d’arresto. C’è dunque da chiedersi
come siano stati utilizzati quei soldi e soprattutto cosa potrà essere
stato rendicontato al Mise per giustificare l’erogazione.
Forse sarà il liquidatore a chiarire il
mistero. Ma molto più probabilmente sarà la magistratura a spiegarci
cosa è accaduto negli ultimi anni in Promuovitalia.
wired.it
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