Il mese di dicembre è, per tradizione, un tripudio di luci per le strade, di alberi decorati nelle case o nelle piazze, di presepi, di mercatini, di rappresentazioni teatrali e di regali: nei Paesi cristiani le celebrazioni religiose natalizie, che iniziano con l’Avvento e terminano con l’Epifania, si intrecciano con il folclore locale.
Si comincia in Provenza il 4 dicembre, quando si festeggia santa Barbara, patrona dei minatori: durante questa giornata si seminano chicchi di grano e alcune lenticchie in un piatto ricoperto di muschio e si annaffiano fino a Natale. E’ un rito di buon auspicio per il raccolto di primavera e per ottenere fortuna e abbondanza. Il 6 dicembre è il giorno di san Nicola, protettore dei bambini, e nei Paesi germanici e del centro Europa si festeggia con regali e cene. E’ una tradizione antichissima e la sua festa cade il giorno in cui il vescovo Nicola di Myra, vissuto in Licia tra il III e il IV secolo, visitava le case dei più poveri regalando dolci e giocattoli. Se in Austria il santo porta doni ai bambini la notte tra il 5 e il 6 dicembre e si contrappone al cattivo Krampus, spaventosa maschera in legno e pelli di animali, in Germania san Nicola riempie di doni le scarpe ben lucidate o le lunghe calze dei bambini.
Il 13 dicembre è il giorno di santa Lucia, che viene festeggiata in modo spettacolare nei Paesi scandinavi: figura popolare e amata dai bambini, rappresenta un mix di riti pagani e cristiani. La tradizione nacque in Germania dove, con la Riforma luterana e la proibizione del culto dei santi, la distribuzione dei doni ai bambini era passata da san Nicola a una giovane vestita di bianco con una corona di candele poste sul capo, che faceva regali la notte tra il 24 e il 25 dicembre. Quando la tradizione arrivò in Svezia, la festa venne spostata al 13 dicembre e venne mantenuta la figura della giovane con le candele in testa. Nei Paesi scandinavi, infatti, si sceglie con un bando la “Lucia ufficiale” che deve avere lunghi capelli biondi, occhi azzurri e non più di vent’anni; la prescelta deve portare una corona di sette candele sul capo e, dopo una lauta colazione, guidare all’alba del 13 dicembre un corteo per le vie del centro di ogni città o borgo, seguita da altre ragazze che portano in mano un lumino e intonano canti.
Anche il 24 dicembre viene festeggiato in modo diverso nei vari Paesi: in quelli cattolici e anglicani si celebra con una cena e la messa di mezzanotte - tranne in Grecia, dove la messa è all’alba – che in Spagna si chiama misa del gallo, la messa del gallo: secondo la tradizione, annunciò al mondo la nascita di Gesù. Durante questa serata viene completato anche l’allestimento del presepe con la figura del Bambino: tra quelli, anche viventi, più celebri ci sono i napoletani, i più antichi e spettacolari, quelli polacchi, coloratissimi, i presepi provenzali con statuine in ceramica dipinta a mano e quelli tedeschi che sono vere rappresentazioni teatrali (Krippenspiel).
Il 25 dicembre è il giorno di Natale, quando si preparano pranzi faraonici e ci si scambiano i regali portati da Babbo Natale, tranne in Russia dove arriva Nonno Gelo, Ded Moroz, vestito con un lungo abito blu o bianco, accompagnato dalla fanciulla della Neve. In Spagna, invece, sono i re Magi a farlo il 6 gennaio, mentre in Danimarca e in Norvegia il compito spetta ai folletti Nisser che indossano pantaloni grigi, zoccoli in legno e un cappello a punta.
Il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, si festeggia scambiandosi regali e mangiando dolci: è il giorno in cui i re Magi venuti dall’Oriente portano oro, incenso e mirra in dono a Gesù. Tra i Paesi dove questa tradizione è molto sentita ci sono l’Italia, in particolare le regioni del centro e del sud dove si organizzano cortei e sfilate in costume, e la Spagna dove i re Magi sfilano per le strade principali e transennate delle città a cavallo, sui carri o a piedi per portare i doni ai bambini.
Ci sono anche i Paesi ortodossi, come la Russia, dove il Natale si festeggia il 7 gennaio, secondo l’antico calendario giuliano. Nelle principali chiese si celebra con preghiere, salmi e le suggestive Krestnyu Khod, processioni con luminarie, fiaccole e le sacre icone. Termina il Natale la funzione solenne del Patriarca di Mosca e della Russia, Cirillo I, nella cattedrale del Cristo Salvatore, vicino al Cremlino.
Chi segue i riti armeni festeggia, invece, il 19 gennaio, anche se, adeguandosi ai riti cristiani, Garante Baba, il Babbo Natale armeno, porta i regali ai bambini la sera del 5 gennaio, mentre il 6 s’imbandiscono le tavole per ospitare, come nelle migliori tradizioni, amici e parenti. Soltanto nella chiesa armena di Gerusalemme, dove si festeggiano i tre riti – cristiano, armeno e ortodosso – il Natale cade secondo il calendario giuliano, il 19 gennaio.
Ovunque i simboli che uniscono tutte le tradizioni restano l’albero decorato, i mercatini ricchi di doni e di cibo, presenti nelle grandi città e nei piccoli borghi di montagna, e i canti religiosi: l’addobbo dell’albero per le feste è un rito nato in Francia alla fine del Settecento, mentre la prima canzone natalizia risale al 1818. Era Stille Nacht, tradotta in italiano Astro del ciel, e venne cantata in una chiesa di Oberndorf, nel Salisburghese austriaco. Più antica, invece, è l’arte di decorare porte e finestre con edera, agrifoglio e vischio, nata in epoca vittoriana in Gran Bretagna, proprio quando si diffuse l’abitudine di appendere un ramo di vischio in casa, sotto il quale darsi un bacio portava fortuna. In Austria, in Germania e nel nordest d’Italia si decora la corona dell’Avvento con nastri, statuine, dolci e quattro candele che rappresentano le quattro domeniche precedenti il Natale. Tra gli alberi più belli e famosi da ammirare ci sono quelli storici di Londra, a Trafalgar Square, dove ogni dicembre svetta un gigantesco albero decorato con tantissime luci e colori. Anche quello di New York è famoso e molto amato: svetta nel Rockfeller centre e la sua accensione viene accompagnata da una concerto di star americane. Splendente e affascinante è quello di Praga, circondato dal celebre mercatino di Natale e incastonato tra gli antichi palazzi del centro. Il più grande del mondo, infine, è quello di Gubbio, adagiato sulle pendici del monte Ingino che sovrasta la città medioevale, con oltre 300 sorgenti luminose collegate da 8.500 metri di cavi elettrici.
La tradizione di allestire presepi, che rappresentano la nascita di Gesù, è molto antica e il primo a usare statue per raccontare e celebrare la nascita divina fu nel 1223 Francesco d’Assisi; la tradizione poi divenne popolare e si diffuse in particolare nel Regno di Napoli nel XVI secolo. Qui si radicò e ancor oggi, oltre alle statuette classiche della santa famiglia, dei re Magi, dei pastori e dei figuranti dei mestieri, si usa la rappresentazione, spesso caricaturale, di personaggi famosi dello spettacolo, della politica e dello sport. A San Gregorio Armeno, la strada partenopea nella quale sono stati creati i più famosi presepi del mondo, ogni anno si rinnova l’amore per quest’arte: la via è piena di piccole botteghe ricavate dal pianterreno di vecchi palazzi, dove sono in vendita pezzi originali, lavorati artigianalmente.
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