Il '68 spagnolo tra Pop y protesta Dalle piazze a Carrà-Bosé, incontri, film, mostre

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ROMA - Il fenomeno politico delle utopie e l'influenza sui movimenti sociali attuali. La Guerra Fredda, le contestazioni in piazza, ma anche l'esplosione della cultura pop. A cavallo tra due paesi così vicini eppure, al tempo, così differenti, come Spagna e Italia. A 50 anni dal quel vento di protesta giovanile che cambiò per sempre il mondo e nel pieno di un anno di celebrazioni, il '68 rivive in Pop y Protesta (1968-2018), due mesi di dibattiti, cinema, musica, letture e mostre, da Milano a Salerno, voluti dall'Ambasciata di Spagna, in coproduzione con Fondazione Musica per Roma.
"Ogni anno, in occasione del 12 ottobre, Festa nazionale spagnola, ci concentriamo intorno a un tema - spiega il consigliere culturale dell'Ambasciata, Jon De La Riva - Lo scorso anno era il cammino di Santiago, il prossimo sarà la Cultura capitale, in omaggio a Matera. Quest'anno raccontiamo cosa è accaduto tra un paese sotto la dittatura di Franco e un altro democristiano, ma con un Partito comunista fortissimo, mentre con coraggio si protestava per chiedere una società diversa". "Dobbiamo aprire le orecchie per capire cosa è accaduto nel mondo in questi 50 anni di cultura e arte - commenta l'ad di Musica per Roma, José R. Dosal - Non si può dimenticare quello che il '68 ha significato per la Spagna, l'antica Cecoslovacchia, Parigi, il Messico".
Ad aprire il programma è dunque, il 10 ottobre, il dibattito su Il patrimonio del '68. Utopie e realtà (Studi Storici Gaetano Salvemini di Torino), ma si parlerà anche del '68 nel giornalismo in Spagna e in Italia (Istituto Cervantes, Roma); degli esiliati spagnoli in Italia (Reale Accademia di Spagna, Roma) e delle utopie del '68 oggi (Cervantes, Roma). Senza prescindere dalla grande rivoluzione pop-culturale, arrivata dagli Stati Uniti anti-guerra del Vietnam e dall'Inghilterra della Swinging London e fiorita poi nella Dolce Vita, nel nuovo cantautorato spagnolo, nella minigonna esibita contro una società ancora fortemente maschilista. Ecco allora che saranno due icone 'contese' da Italia e Spagna, come Lucia Bosé e Raffaella Carrà, le protagoniste il 13 ottobre all'Auditorium Parco della musica di Roma: insignite dell'Onorificenza al Merito Civil a nome Felipe VI e poi al dibattito moderato da Alaska e Gabriella Carlucci, con Paco Clavel, Juan Sanchez, Alejo Stivel. "Forse proprio perché Franco era così chiuso verso gli Usa - prosegue De La Riva - in quegli anni abbiamo vissuto una forte apertura verso l'Italia. Siamo cresciuti con Pasolini, Visconti, Fellini: una cultura popolare che aveva un suo messaggio di protesta".
L'arte spagnola anni '50 e '60 sarà poi al centro della mostra La poetica tra astrazione e figurazione (Cervantes, Roma), mentre l'argentino Marcelo Brodsky racconta '1968, il fuoco delle idee' in 40 scatti rilavorati oggi, dal massacro di Tlatelolco alle manifestazioni meno note di Madrid, Melbourne o Dakar (Real Academia de Espana, Roma). Fino alla VII Mostra del Cinema Iberoamericano, con otto documentari recuperati dal Centro de Estudios Mexicanos en Espana e dal Cervantes (12-14 ottobre, Casa del Cinema di Roma e 17-18 ottobre Università di Salerno).

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