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Pasolini, 45 anni da morte, omaggi dal cinema a teatro e una dedica

Quarantacinque anni fa moriva Pier Paolo Pasolini: omaggio dal luogo della residenza pasoliniana la Torre di Chia (Viterbo)

Pasolini pirata romantico e profeta incompreso. Ricordo del poeta a quarant'anni dalla morte.....
Omaggio nel quarantesimo anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini di Giuseppe Serrone, scrittore, teologo e giornalista free lance dal titolo "E la luna t'accompagna": 
"Una strada: le radici che non avevano alberi sono le vere strade di un bosco. La luna dava spazio a una stella e il vento, respirando tra le foglie l'accarezzava e formava un triangolo senza base aperto verso l'infinito e la luna ti accompagna. Pietre e pietre: il tempo rovina le cose e il rumore dell'acqua riporta la melodia delle cose e il passo d'un uomo solo, sfiora la strada di radici. 
Pier Paolo come il candore di una foglia la tua penna scrive e il tuo occhio immagina scene di storie passate, tra rami e rami secchi, tra felci e querce, le fessure dei muri, le buche di un masso, trapassi irrequieti di ore proibite! 
Che cosa è il bene o il male? Forse la strada di un poeta o un artista o un regista si perde tra sogni e profeti di un tocco di blu! 
T'accompagna la luna, Pier Paolo, e come la stella ricevi la luce da storie mai scritte o frasi non dette racchiuse tra un ago e la freccia veloce, la mano d'un re, tradito e rinato." (di Giuseppe Serrone) 

Pier Paolo Pasolini

 Chia, mentre gira le prime sequenze del Vangelo Secondo Matteo, Pasolini visita un fortilizio medioevale abbandonato. Se ne innamora. È la primavera del 1964. Nel 1966 scrive che vorrebbe andare a vivere dentro quella Torre che non può comprare, "nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri". Al Poeta sembra che in quel luogo incantato la natura abbia giocato a fare il verso all’arte, illusa innocenza d’un cosmo perfetto e gioioso. L’acquisto del diruto immobile si realizza nell’autunno 1970. Pasolini vi soggiornerà spesso negli ultimi anni di vita. Spedirà da lì non poche delle sue Lettere Luterane: l’estrema denuncia dell’apocalisse antropologica (le aberranti derive culturali indotte dal potere neocapitalista sul tessuto più intimo della vita nazionale, sul millenario patrimonio artistico, sul paesaggio agrario e sulla forma delle città). Intimamente connessa e necessaria a questo tema sarà l’appassionata, profetica invocazione del Processo alla corrotta casta democristiana, colpevole d’un "errore di interpretazione politica che ha avuto conseguenze disastrose nella vita del nostro paese". 
Nella vita di ogni artista c'è un luogo dell'anima, un centro geografico tangibile dove l'ispirazione fluisce libera, aprendo la strada alla creatività. Per Pier Paolo Pasolini - scrittore, regista, poeta - questo luogo è stato Chia, un grumo di case così piccolo che per rintracciarlo su una carta stradale occorre una lente d'ingrandimento, ammesso che poi ci si riesca davvero, a trovarlo, perché non è cosa facile: bisogna guardare nella provincia di Viterbo, laddove già questa declina verso l'Umbria, e seguire idealmente la Statale 675 che da Orte va verso Vitorchiano. 
«A Chia, Pasolini ha lasciato un ottimo ricordo. Si recava spesso nelle case della gente, si intratteneva con loro, era gentile e disponibile. Fece molto per il paese, creò una squadra di calcio per i più giovani, istituì un premio per chi lo abbelliva...». A raccontare lo scrittore-regista nei suoi aspetti quotidiani, magari minimi, ma proprio per questo più veri è Giuseppe Serrone. 
Lui non ha mai incontrato di persona Pasolini, ma la passione per questo luogo, che pare attrarre personaggi al di fuori degli schemi, li unisce al di là del tempo e dello spazio: «Quando arrivai a Chia sapevo ben poco di Pier Paolo... In realtà l'ho scoperto grazie ai racconti della gente, che tratteggiavano una personalità affabile e gentile, che mi ha subito incuriosito». 

fonte: 9 giugno 2005 - di Marco Scataglini - larepubblica.it 


 

Sono passati 45 anni da quel 2 novembre 1975, nel quale all'idroscalo di Ostia, è stato ucciso Pier Paolo Pasolini. Fra le iniziative per rendere omaggio al poeta e regista c'è il debutto del documentario: In un futuro aprile - Il giovane Pasolini di Francesco Costabile e Federico Savonitto, distribuito online dalla Tucker Film puntando sul circuito digitale dei cinema italiani di qualità.

    www.iorestoinsala.it, che lo renderà disponibile nelle programmazioni virtuali di 50 sale italiane.
    L'appuntamento è fissato per lunedì 2 novembre e la visione sarà introdotta, alle 20.30, dai due registi, collegati in live streaming via Zoom e intervistati dal critico Federico Pontiggia. Il film non fiction racconta Pasolini e la sua giovinezza friulana. Assieme a Costabile e Savonitto, la ripercorre il cugino del poeta, Nico Naldini, qui nella sua ultima intervista, nella quale ricorda come "l'arrivo dei Pasolini a Casarsa all'inizio dell'estate, dopo un soggiorno al mare, era per me il momento più felice dell'anno". Per l'anniversario, inoltre sulla piattaforma Chili Tv dal 2 novembre sarà disponibile "Pasolini prossimo nostro", documentario diretto da Giuseppe Bertolucci (2006) che racchiude la lunga intervista del giornalista tedesco Gideon Bachmann con Pasolini, il cast e la troupe di "Salò o le 120 giornate di Sodoma", sul set del film. "Il documentario (che ha debuttato nel 2006 alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia in Orizzonti Doc) - spiega il produttore Angelo Draicchio - ha la valenza di un definitivo testamento intellettuale" Infine, tra le altre iniziative, quella del che il 2 di novembre alle 18 proporrà in live streaming dal palcoscenico del teatro a platea vuota la lezione-concerto con e l'enfant prodige del violino, Clarissa Bevilacqua e il musicologo Roberto Calabretto. Insieme celebreranno la passione del cineasta per Johann Sebastian Bach con l'esecuzione della Suite BWV 1001 per violino solo, in un evento realizzato in collaborazione con il Centro Studi Pasolini di Casarsa. (ANSA).
   

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