I monasteri benedettini italiani nel patrimonio dell’Unesco? A questa candidatura punta e lavora il ministero della Cultura per il 2026, aprendo il dossier per inserire nella prestigiosa lista gli “Insediamenti benedettini altomedievali in Italia”. Dal monastero di Subiaco a quello di Montecassino e poi San Vincenzo al Volturno, San Pietro al Monte a Civate, Sacra di San Michele, San Vittore alle Chiuse di Genga, Sant'Angelo in Formis e Santa Maria di Farfa.
Otto realtà paesaggistiche e monumentali in sei regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Lazio, Marche, Molise, Campania), che insistono in dieci comuni (Capua (CE), Cassino (FR), Castel San Vincenzo (IS), Civate (LE), Fara in Sabina (RI), Genga (AN), Rocchetta a Volturno (IS), S. Ambrogio (TO), Subiaco (RM), Chiusa San Michele (TO).
A promuovere la candidatura la Fondazione Comunitaria del Lecchese insieme al Comitato scientifico, che ha condotto alla selezione di questi straordinari complessi monastici. Il progetto di candidatura mira a testimoniare la nascita del fenomeno benedettino in connessione con l’evoluzione dell’architettura religiosa, con la trasmissione del sapere in Europa. Dopo la riunione di coordinamento, a cura dell’Ufficio Unesco del ministero del 31 maggio 2023, è stato elaborato il dossier per la verifica preliminare da parte degli organismi consultivi dell’Unesco (Icomos per i siti culturali) inviato a Parigi a settembre 2023. Nell’ambito di questa procedura il gruppo di lavoro, coordinato dall’Ufficio Unesco, sta predisponendo gli approfondimenti richiesti. Il percorso di candidatura condiviso con gli organi politici prevede l’invio a Parigi del dossier completo nel 2026 per la valutazione finale nel Comitato del Patrimonio Mondiale del 2027.
«È una richiesta che abbiamo sostenuto con convinzione fin dal primo momento – ha detto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, presenziando oggi a un incontro a Roma per fare il punto sul dossier, con tutti i rappresentanti territoriali e i responsabili dei siti -. I monasteri sono parte integrante e attiva della nostra identità. Sono luoghi che nei secoli hanno rappresentato elementi centrali della vita dei territori e delle comunità italiane. Ogni monastero è stato un faro di cultura che ha trasmesso una grande storia e, inoltre, sono scrigni di arte e bellezza. Per questo è doveroso sostenere questa aspirazione».
avvenire.it
Nessun commento:
Posta un commento