«Giubileo è cultura», ha detto l'arcivescovo Fisichella, presentando il calendario delle iniziative, tra cui la proiezione del primo film di De Sica-Zavattini. Grande musica con Händel e Shostakovich
Un momento della conferenza stampa sulle iniziative culturali del Giubileo - Paolo Galosi
avvenire.it
«Il Giubileo è cultura». Oltre naturalmente ad essere un evento di natura spirituale. Con questo slogan, nella Sala Stampa della Santa Sede è stato presentato dall'arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero dell'Evangelizzazione (da cui dipende l'organizzazione giubilare) il programma culturale dell'Anno Santo ordinario del 2025. In particolare, per il momento, una Rassegna musicale, sul motto “Armonie di speranza”, e una serie di mostre, dal titolo “I cieli aperti”, compresa un'esposizione di icone russe, ucraine e siriache e alcuni dipinti di Marc Chagall e di Salvador Dalì.
Il Giubileo, com'è noto sarà aperto la notte di Natale di quest'anno, mentre la Bolla ufficiale di indizione verrà pubblicata il prossimo 9 maggio. Tre i concerti in programma nei prossimi mesi, ha anticipato monsignor Rino Fisichella. Il primo domenica 28 aprile, alle 17.30, presso la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, dove verrà eseguito per intero il celebre Messiah di G.F. Haendel, «un’opera molto conosciuta ma non sempre realizzata in pienezza», ha sottolineato l'arcivescovo. A eseguirla sarà l’Ensemble fiorentina dei “Musici del Gran Principe” diretta dal giovane Maestro Samuele Lastrucci. Un secondo appuntamento è in programma il 3 novembre, alle 18 presso l’Auditorium di Via della Conciliazione, e vedrà protagonista l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal Maestro Jader Bignamini, attualmente Direttore musicale della Detroit Symphony Orchestra, che eseguirà la Quinta Sinfonia di Dimitri Shostakovich realizzata nel 1937. Il terzo appuntamento sarà realizzato in prossimità dell’apertura della Porta Santa. Alle 18 del 22 dicembre, presso la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, la Cappella Sistina si esibirà in diverse composizioni polifoniche di Palestrina, Perosi e Bartolucci. «Con i suoi 1500 anni di storia, la Cappella Sistina sotto la direzione del Maestro Marcos Pavan consentirà di vivere i giorni immediati l’apertura del Giubileo alla luce di una genuina contemplazione del mistero della fede cantato da un Coro conosciuto nel mondo intero e che eccezionalmente si esibirà nella città di Roma», ha sottolineato Fisichella.
Per quanto riguarda l'arte figurativa i protagonisti saranno Chagall e Dalì. «Un’opera d’arte, incontrata nel modo giusto, è una porta spalancata, un varco tra visibile e invisibile, materiale e soprannaturale», ha detto don Alessio Geretti, curatore delle mostre e collaboratore esterno del Dicastero per l’Evangelizzazione. Ci sarà anche la nuova edizione della Mostra “Cento presepi in Vaticano”, che quest’anno sarà organizzata in collaborazione con il Comune di Roma, «partner speciale anche per ruolo particolare del sindaco come Commissario straordinario del Giubileo«. A novembre, invece, è in programma una mostra sulle icone d’Oriente: una ventina di opere provenienti dall’Ucraina, dalla Russia e da vari Paesi del mondo, grazie alla collaborazione con i Musei Vaticani. «In un mondo in cui siamo continuamente assediati dall’immagine – ha commentato don Geretti – l’ antidoto sono le icone del mondo orientale, che quasi impongono pace, profondità, distacco dal normale genere di immagini figurative che siamo abituati a incontrare». Due gli eventi dedicati ad altrettanti grandi figure di artisti, rispettivamente tra novembre e gennaio e entro l’estate: Salvador Dalì, probabilmente nella sagrestia del Borromini a Sant’Agnese, e Marc Chagall, nella chiesa di San Marcello al Corso. Di quest'ultimo, Geretti ha sottolineato come «non si possa annoverare nel mondo cristiano, eppure è stato uno dei pochissimi esponenti del mondo ebraico ad aver esplicitamente riconosciuto il fascino di Cristo». Dalì, invece, «anche se non si può certo definire un cattolico regolare – ha proseguito Geretti – senza dubbio è stato un uomo più vicino alla fede in Cristo di quello che si potrebbe immaginare: non soltanto per le sue opere esplicitamente di soggetto cristiano, ma proprio per il suo percorso che lo ha avvicinato all’esperienza della fede».
Anche il cinema farà parte del programma con la rassegna "Volti e controvolti della speranza", che inizierà il prossimo 14 aprile per concludersi il 21 aprile, a Roma, presso la Sala della comunità “Cinema delle Province” (Viale delle Province, 41). Monsignor Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze sociali ne ha illustrato i contenuti. Il film di apertura è “La porta del cielo”, “un film molto importante, il primo della straordinaria coppia De Sica-Zavattini”, ha detto Viganò a proposito della pellicola, che verrà proiettato in una copia recentemente restaurata. «Girato tra marzo e giugno del 1944, durante l’occupazione neonazista della Capitale, il film è uscito nel 1945 ma è sparito immediatamente dalle sale», ha ricordato Viganò. «Fu fortemente sostenuto dalle gerarchie ecclesiastiche, al punto che fu quasi totalmente girato nella basilica di San Paolo fuori le mura». Nella sua realizzazione fu coinvolto anche Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI, allora sostituto della Segreteria di Stato. Gli altri film della rassegn asono On life (2023) di James Hawes, con il premio Oscar Anthony Hopkins nei panni del filantropo inglese Nicholas Winton; La chimera (2023) di Alice Rohrwacher con Josh O’Connor e Isabella Rossellini; Perfect Days (2023) di Wim Wenders: Foglie al vento (2023) di Aki Kaurismäki. Poi altri titoli usciti qualche anno fa nelle sale: L’intrepido (2013) di Gianni Amelio, Silence (2916) di Martin Scorsese, Chiara (2002) di Susanna Nicchiarelli Il concerto (2009) di Radu Mihăileanu. Susanna Nicchiarelli e Radu Mihăileanu saranno presenti per dialogare con il pubblico. Chiude la rassegna il film Cristo proibito (1951) di Curzio Malaparte, al centro del quale – ha spiegato Viganò – «c’è la consapevolezza delle necessità che, per metter fine allo spargimento sangue, è necessario che qualcuno si assuma il male, come ha fatto Cristo, e faccia così smettere la catena ininterrotta catena di violenza».
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