BARI - L'annaffiatoio trattiene l'acqua, senza perderne una goccia, e all'occorrenza è capace di distribuirla armoniosamente sulla terra dando origine alla vita.
E' uno strumento umile che, attraverso la sua semplicità, rivela il senso profondo del nostro tempo: la necessità di aver cura degli elementi base della vita.
L'annaffiatoio è il tema della mostra 'La Parsimonia dell'acqua', a cura di Roberto Marcatti e Cintya Concari dell'associazione no profit H2O Milano in collaborazione con il ceramista Agostino Branca; dalle Scuderie di Palazzo Gallone di Tricase, dove ha riscosso un grande successo, il progetto nei prossimi mesi si sposterà in altre 5 città della Puglia: Bari, Foggia, Taranto, Brindisi e Lecce.
L'esposizione racconta le virtù di un semplice annaffiatoio e invita gli osservatori ad apprezzare l'ingegno e il valore di questo prezioso strumento a disposizione dell'uomo attraverso 27 opere di artisti nazionali e internazionali. Ogni opera mostra le diverse declinazioni dell'annaffiatoio con un messaggio comune: creatività significa reinterpretazione e capacità di riusare. Nei prossimi mesi le mostre, programmate dal Polo Biblio Museale della Regione Puglia e sostenute dall'Acquedotto Pugliese, sono previste a Bari negli spazi del Palazzo AQP di via Cognetti, per poi proseguire nella Biblioteca Magna Capitana di Foggia, nella Biblioteca Acclavio di Taranto, nel Museo Ribezzo di Brindisi e nel Museo Castromediano di Lecce.
"Siamo orgogliosi di sostenere questo progetto - ha commentato Tina De Francesco, componente del CdA dell'Acquedotto pugliese - che offre una nuova filosofia di vita partendo da un prodotto, l'annaffiatoio, che conduce a un nuovo paradigma, quello del riutilizzo. Un valore in cui Acquedotto Pugliese investe ogni giorno curando il ciclo integrato dell'acqua, dalla fonte, alla distribuzione, al recupero, fino al riutilizzo in agricoltura".
"Da quasi vent'anni - ha sottolineato la curatrice Cintya Concari - salvaguardiamo la risorsa acqua attraverso la cultura del progetto. Ecco perché gli annaffiatoi in mostra non vogliono rappresentare solo una merce, ma esprimere una nuova sacralità dell'oggetto stesso; a tale proposito non possiamo più parlare di semplice 'riciclo', ma di una nuova progettualità di cui tutti noi abbiamo bisogno".
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