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Trekking Peaks del Khumbu, Nepal




Kathmandu. Quest'anno il Nepal è stato letteralmente abbandonato dai turisti. Si ipotizza un calo del 70% delle visite, dopo il terremoto dell'aprile scorso. La città è deserta ed è strano non trovare la solita coda interminabile agli sportelli per la compilazione dei visti d'ingresso. L'assenza di turismo e di movimento tra le strade della capitale è probabilmente anche legata al fatto che il Nepal è ora soggetto ad una sorta di embargo (non dichiarato ufficialmente) da parte dell'India, suo principale fornitore per le materie prime e per il cibo. E' dura constatare come un popolo pacifico e ospitale come quello nepalese, già pesantemente messo alla prova dal recente terremoto, debba anche subire questo atto di forza da parte l'India. Fra i nepalesi, c'è chi osanna la Cina per l'importante soccorso prestato dopo la catastrofe e perché continua ad esportare i prodotti nepalesi.

Attualmente, gas, benzina e viveri vengono distribuiti settimanalmente e in modo razionato; la benzina può essere acquistata sul mercato nero a 5 euro al litro! Come potrete immaginare, sono pochi a potersi permettere la spesa e così nessuno circola per le strade. Il risvolto positivo della faccenda è che in questo modo, forse, si ridurranno i livelli di emissione di CO2; il paese ha infatti un tasso di inquinamento elevatissimo per via dello smog e dei fumi dovuti alla combustione di legna e carbone.

Da quanto spiega la gente del posto, alla base di questa imposizione di embargo sembra esserci la volontà dell'India di intervenire sulla prima costituzione democratica del paese, nata di recente, che, allo stato attuale, non terrebbe conto di certe richieste avanzate dalle minoranze indù Madhese e Tharu, che abitano la parte bassa del Nepal (Terai), al confine con l'India.

Tornando alla nostra spedizione, fuori dall'aeroporto di Tribhuvan, incontriamo Chhongba, il nostro amico Sherpa. A capo della sua piccola ma ben organizzata agenzia, ci accompagna ormai da anni nei nostri viaggi in Nepal. L'obiettivo che abbiamo scelto questa volta è il Trekking Peaks. Chhongba ci spiega che il governo, che si occupa anche della gestione dell'intera categoria di montagne riconosciute come "trekking peaks", ha recentemente cambiato la loro classificazione, catalogandole ora come "expedition peaks"; tale modifica è stata probabilmente fatta con l'intento di aumentare così il costo dei permessi. Bisogna sapere che i trekking peaks riguardano montagne per le quali è più facile e veloce ottenere l'autorizzazione, grazie a una burocrazia più snella, rispetto a quella richiesta per l'altra categoria di cime (Nonostante ciò, quel giorno ho dovuto ugualmente passare buona parte del pomeriggio per firmare documenti al Ministero!). Essi rappresentano, inoltre, una valida alternativa ai soliti trekking "da colle a colle". È sufficiente pagare un permesso di 500 euro a gruppo per scalare bellissime montagne di 6000 metri; alcune di queste, come il Cholatse o il fianco nord dei Kwangde, sono davvero impegnative, ma ve ne sono anche di più semplici, come ad esempio l'Island Peak.

Quest'anno, i miei compagni di viaggio sono: Massimo Lamperti di Milano e Jean Pierre Fosson di Champoluc. La nostra destinazione è il Parchermo, una cima di 6173m. Si tratta di una splendida montagna, posta al confine tra il Khumbu e la valle del Rolwaling; la sua scalata è relativamente semplice, per il fatto di essere un itinerario esclusivamente su neve, con pericoli oggettivi abbastanza limitati e un'altitudine alla portata di molti.

Giunti a Kathmandu, aspettando di organizzare gli ultimi preparativi per il trekking, ne approfittiamo per girare tra le vie della città e vedere come questa è cambiata dopo il terremoto. Raggiunta Durbar Square, è impossibile non notare le profonde crepe sui vecchi monumenti della piazza, ora puntellati da fatiscenti ponteggi in bamboo; la casa della Khumari (la dea bambina) è completamente sorretta da pali. Buona parte dei templi, molti costruiti tra il XIV e XVI secolo, sono sfortunatamente crollati. A ricordare il loro antico splendore, sono rimaste le basi in pietra sulle quali sorgevano. Paiono come tanti altari e guardandoli non si può fare a meno di pensare al pesante prezzo che il Nepal ha dovuto pagare, l'aprile scorso, con più di ottomila vittime.

Pochi giorni a Kathmandu, prima di partire per Lukla, destinazione raggiungibile solo con un volo interno, perché non vi sono strade percorribili, eccetto un sentiero che porta all'interno del Shagarmata National Park. Giusto il tempo di organizzare il viaggio con i portatori e iniziamo il trekking nella valle del Khumbu. In una settimana circa, a piedi, saremo al campo base del Parchermo.

Lasciata Lukla, il primo villaggio che incontriamo è Namche Bazar, anche detto "capitale degli Sherpa". Per arrivarci, hanno recentemente costruito un altro ponte tibetano, lungo 250m e posto a circa 100 metri da terra. Veramente aereo! Raggiunta Namche, la strada per il campo base prende a sinistra, inoltrandosi in una lunga valle che porta al confine con il Tibet; questo itinerario è stato utilizzato per secoli e anche tuttora, i Tibetani lo scelgono per entrare in Nepal per commerciare o per fuggire dalla dittatura Cinese.

Il posto è magnifico. Man mano che si sale, si intravedono le altissime montagne innevate dell'Ama Dablam, dell'Everest, del Lhotse e dell'infinita catena dei Kwangde. Sono così maestose che mettono quasi soggezione! All'interno della valle del Khumbu è possibile effettuare stupendi trekking e scalate, al cospetto di montagne incantevoli.

Per raggiungere il campo base, ci spostiamo di volta in volta, pernottando nei numerosi lodge, posti lungo il percorso; per chi non lo sapesse, i lodge sono dei piccoli alberghetti, davvero molto accoglienti, con stufa e camere per due persone. Pernotteremo sempre in queste strutture, a parte due notti che passeremo in tenda: una al campo base e una al campo 1, prima di raggiungere la cima del Parchermo. I miei compagni ed io siamo già stati in Nepal diverse volte, insieme abbiamo salito cime come quella dell'Island Peak, del Lobouche, del Nireka e del Phrilapcha. Resistere al fascino di queste montagne è davvero difficile, una volta respirata l'aria del Nepal, non si può fare a meno di ritornarci.

La nostra ascensione alla cima del Parchermo è stata resa più difficile dal freddo di quei giorni e dalle forti raffiche di vento in quota. Ragione per cui, il raggiungimento della vetta è stato per noi motivo di una soddisfazione ancora maggiore.

Le cime, come quelle citate poco fa, si salgono relativamente in fretta, rispetto agli Ottomila. Questo, ovviamente per la considerevole differenza di quota, ma non solo: la vicinanza ai villaggi, la comodità di accesso e il relativo basso costo dei permessi (tutte le montagne in Nepal sono proibite ad eccezione di quelle negli elenchi governativi) fanno di queste vette una meta ideale per chi vuole vivere un'esperienza himalayana senza la fatica di un Ottomila (ciò non toglie che, anche per affrontare un 6000m si debba arrivare sufficientemente preparati e allenati), oppure per chi vuole tentare di aprire una via nuova. Le possibilità sono infinite, fatevi avanti!

Guida Alpina Rudy Buccella, planetmountain.com

Island Peak (Imja Tze) 6189m
cresta sud ovest, III/AD in neve
Lobouche Peak- 6119m
cresta sud, III/D in neve

Kwangde - 6187m
cresta sud, III/D neve e misto
parete nord, III/ED+ neve ghiaccio misto
Parchermo- 6187m
cresta nord, III/D- in neve

Nireka - 6120m
cresta ovest, III/D in neve ghiaccio

Pharilapcha 6014m
parete est, III/D+ neve misto

Kiajo Ri
parete est, III/D+ neve misto

Cholatse 6440m
cresta sud ovest, IV/TD neve chiaccio

Bibliografia: Sommets du Nepal, Jean Annequin Paul Grobel (Glenat). Himalaya Alpine Style, Andy Fanshawe Stephen Venables. The Trekking Peaks of Nepal, Bill O'Connor