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Santuario. Nel manto di Maria a Oropa la devozione che sfida il tempo

Per la quinta volta dal 1620 il santuario piemontese si prepara alla storica celebrazione dell’incoronazione che si tiene una volta ogni 100 anni. Migliaia di «ex voto» in pezze di stoffa

Come può resistere la fede cristiana in un mondo sempre più secolarizzato, che tende a renderla sempre più ininfluente? Come può tornare a essere attrattiva? Esiste ancora un popolo cristiano? Sono interrogativi con i quali si misura da tempo la Chiesa, e su cui discutono teologi, sociologi, intellettuali. Ci sono persone che dimostrano quanto sia decisiva una proposta che parli al cuore della gente in maniera semplice, diretta e coinvolgente. In questo senso Papa Francesco offre l’esempio più significativo e autorevole. E ci sono anche esperienze e luoghi che si rivelano attrattivi e 'contagiosi', capaci di suscitare una rinnovata attenzione al cristianesimo. 

Qualcosa del genere sta accadendo al santuario di Oropa, in provincia di Biella, da secoli meta di pellegrinaggio e oggetto di una diffusa devozione popolare alla Madonna. Nel 2020 verrà celebrato il quinto centenario dell’Incoronazione di Maria, una cerimonia che si ripete ogni secolo a partire dal 1620. Unitamente alle corone che il 30 agosto dell’anno prossimo saranno poste sulla testa della statua della Madonna e del Bambino Gesù, verrà preparato un manto che 'vestirà' la sacra immagine. Un manto del tutto speciale, che nella parte esterna sarà confezionato da un’azienda del Biellese mentre l’interno sarà un patchwork realizzato cucendo i pezzi di tessuto inviati al santuario da chi desidera testimoniare il suo rapporto con la Vergine. C’è chi ha mandato un pezzo del vestito di nozze, della tuta da lavoro, di un grembiule da cucina, di un lenzuolo, di una giacca, di una gonna...

Ogni tessuto è accompagnato da un breve scritto dove si racconta il significato che per chi lo ha spedito, il legame con un momento significativo della propria esistenza o con qualcuno di cui si prende cura affidandolo a Lei. Sono storie, preghiere, suppliche, ringraziamenti che raccontano di una fede popolare ancora viva, di un desiderio di rapporto diretto con il Mistero. Ecco alcuni esempi. «È un lembo del taschino della mia uniforme da poliziotto, dove ho sempre tenuto la Tua immagine, ricevendo sempre grande protezione. Grazie». «Ci ricorda la prima accoglienza a cui abbiamo detto di sì e il desiderio di avere un figlio nostro. Dopo 11 anni di matrimonio, figli naturali non ne sono arrivati, ma abbiamo aperto la casa ad altri e siamo grati per la pienezza di vita che viviamo e per la nostra storia». «Rappresenta il mio cammino di giovane sposa e madre, il tuo prezioso aiuto di quando mio marito fu licenziato ed ero a casa con due bambini. Ti abbiamo invocata con fede e mentre doveva andare a un colloquio in un’azienda, la macchina si è bloccata ed è stata la sua fortuna: l’incontro con una persona ha risolto questo problema in meglio. Grazie, Vergine santissima». «Rappresenta la fatica del nostro papà durante le ore di lavoro nel turno di notte per mantenere dignitosamente e con amore la sua famiglia». «Questo pezzo di stoffa ha un valore affettivo molto grande: fa parte del mio abito da sposa e conta già 53 anni! L’ho conservato come una reliquia perché per me ha significato il formarsi di una famiglia».

Fascino che permane: «Sono già arrivati più di cinquemila pezzi – dice don Michele Berchi, rettore del santuario di Oropa –. Ogni tessuto e ogni messaggio aprono squarci commoventi di vita e testimoniano il rapporto speciale che tante persone vivono con Maria. La devozione mariana si diffuse tra i nostri monti a partire dal quarto secolo per opera di Sant’Eusebio e questo luogo continua a essere meta di visite, anche da parte di chi non è credente ma cerca una luce che illumini un cammino di ricerca. Per tante persone in questo santuario è iniziato o si è approfondito un misterioso dialogo personale con la Madonna: penso a migliaia di giovani venuti qui a preparare gli esami universitari o ad affidare il loro imminente matrimonio e a quanti chiedono la salute per la persona amata. Nel tempo sono cambiate le forme: certi gesti della tradizione come le processioni o le fiaccolate sono meno vicini alla sensibilità dei giovani, che sono più attratti da esperienze come i pellegrinaggi o i percorsi a piedi lungo luoghi significativi per il loro valore storico o artistico. Quello che perdura nel tempo è il fascino della Madonna e il suo legame con il Mistero incarnato, e la quantità di tessuti e messaggi arrivati testimonia un cristianesimo che parla al cuore dell’uomo, legato all’esperienza intima delle persone».
Si sta cucendo un vestito povero quanto ai materiali, ma ricchissimo di vita vissuta. Il mantello mariano è un simbolo di protezione

Le dimensioni del manto che vestirà la statua della Vergine e del suo strascico non sono prevedibili, legate come sono alla quantità di tessuti che arriveranno entro l’8 dicembre, ultima data per la consegna al santuario. «Sarà un work in progress, un’esperienza che non è figlia di un progetto elaborato a tavolino ma legata al popolo che la sta generando giorno per giorno – commenta Alessandra Alberto, ideatrice dell’iniziativa –. Sta prendendo corpo un vestito povero quanto ai materiali di cui è composto ma ricchissimo di vita vissuta. Nella storia dell’arte il manto della Madonna è un simbolo di protezione che unisce tutto il popolo, ognuno potrà dire 'lì ci sono anch’io'. Il manto esprime il desiderio di ricucire le divisioni, e in questo senso assume un significato di grande attualità e di positività per una società frantumata e per tante persone che vivono lacerazioni nella loro vita».

Ora et labora: il manufatto sta prendendo forma tra le antiche mura del monastero di San Giulio sul lago d’Orta, dove le suore benedettine cuciono i pezzi di stoffa inviati dal santuario di Oropa. In una lettera al rettore scrivono: «Ogni frammento di tessuto che passa tra le nostre dita ha per noi una voce arcana, un messaggio silenzioso e vibrante, al punto da crearci un senso di sofferenza nel prendere in mano le forbici per intagliare tessere più piccole del tessuto arrivato. Tutto viene eseguito a mano, cambiando filo in base alla gradazione cromatica di ogni tessera, con piccoli punti quasi invisibili. Tutto viene lavorato a mano e con il cuore orante, perché desideriamo cucire le tessere non solo al tessuto ma anche, attraverso la preghiera, al cuore di Dio».
da Avvenire
Nel manto di Maria a Oropa la devozione che sfida il tempo

Santuario di Oropa, restauri nel 500° dell'incoronazione della Madonna nera

Le impalcature circondano il Santuario di Oropa. I restauri sono iniziati (Roberto Ramella)

Sono ormai avviati i lavori di restauro della Basilica superiore del santuario di Oropa (Biella) che termineranno nella primavera del prossimo anno, a pochi mesi dal quinto centenario dell’Incoronazione della statua della Madonna. Un intervento indispensabile, dopo il distaccamento di una lastra di marmo nelle pareti interne della Basilica avvenuto nel 2017.
«Gli interventi più urgenti per garantire la messa in sicurezza della Basilica e la sua riapertura riguardano i rivestimenti e le strutture in pietra della facciata principale, il rivestimento delle colonne interne, le colonne del pronao esterno, i rivestimenti marmorei interni, i rivestimenti della cupola di rame alta 60 metri, i cornicioni laterali della Basilica, il ripristino delle guaine di copertura, la manutenzione straordinaria di alcune coperture in lose e il completamento della facciata principale» spiega l’architetto Emanuela Baietto, direttore lavori. Lavori che coinvolgono quasi tutte ditte locali offrendo opportunità di rilancio per il territorio.
Lavori ingenti – una spesa di 3,5 milioni di euro – che sono stati avviati grazie a una cordata, guidata da Franco Ferraris, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, che vede coinvolte Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Fondazione Cariplo, Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, Biverbanca, Banca Sella, Banca Simetica, Alicanto Capital, Conferenza episcopale italiana, Unione industriale biellese, Camera di commercio di Biella e Vercelli, Oftal ( Opera federativa trasporto ammalati Lourdes).
«Pur essendo giunto in diocesi da pochi mesi – commenta il vescovo di Biella Roberto Farinella – ho avuto modo di ammirare fin da subito la collaborazione e la presa a cuore del nostro caro Santuario nell’urgenza di provvedere ai necessari lavori di restauro. Sappiamo che per la sua storia la grande chiesa, inaugurata negli anni ’60, è diventata il naturale coronamento della bellezza dell’intero complesso del Santuario. Le sue dimensioni permettono di poter accogliere i grandi pellegrinaggi che salgono a Oropa per venerare la sacra effigie della Madonna bruna».
Una devozione e un’affluenza di pellegrini di cui è testimone il rettore Michele Berchi: «Ogni anno, in questo santuario vengono accesi circa 120mila lumini alla Madonna. È una cifra impressionante, soprattutto se si calcola che coloro che fanno questo atto di devozione non sono la maggioranza dei fedeli e, inoltre, che i fedeli non rappresentano che una parte dei frequentatori di Oropa. Penso che agilmente potremmo moltiplicare per quattro questo numero per averne l’ordine di grandezza adeguato per comprendere quante persone salgono annualmente al Santuario di Oropa».
E della «capacità» di Oropa di «mettere insieme il meglio delle risorse umane, spirituali, affettive ed economiche» dice sempre il rettore: «È proprio la fede come è vissuta a Oropa, quella fede genuina del popolo di Dio affezionato alla sua Regina, una fede aperta a tutti, capace di far spazio a tutti senza barriere e divisioni, consapevole del contributo che può dare a tutti e del bisogno del contributo di tutti che rende possibile che Oropa e… sì, anche la Madonna di Oropa, sia di tutti; che qui, a Oropa, tutti possano sentirsi Figli di una Regina, come annuncia lo slogan del 2020».
Avvenire