E’ stata scoperta a Termini Imerese e all’interno della Chiesa di Santa Maria della Misericordia (divenuta parte del Museo Civico), una rappresentazione della pesca del tonno, incisa su di una lapide funeraria.
Fanno sapere dalla Soprintendenza: “E’ una interessantissima ricostruzione con la pesca del tonno, attività marinara che da sempre ha costituito una fonte primaria di approvvigionamento alimentare e di ricchezza commerciale per la Sicilia”.
La pesca del tonno è una nota attività tradizionale e millenaria della marineria della Sicilia. Ne è un esempio il cratere siceliota a figure rosse, vanto del Museo Mandralisca di Cefalù, oppure il fatto che, fino a qualche anno addietro, la mattanza dei tonni era uno spettacolo bello e violento, che attirava il turista interessato alle suggestioni etnografiche dell’isola.
Sulla lapide funeraria, rinvenuta all’interno dell’edificio nei pressi dell’abside, era incisa una scena nella quale sono rappresentate le fasi della pesca e della lavorazione del tonno, compreso il momento della tradizionale “mattanza“.
Sono incisioni vivide che mostrano un sistema di reti da pesca collegate tra loro, sostenute da galleggianti semilunati, dove si muovono barche e tonni dalle varie dimensioni. La parte inferiore della lapide invece, riporta le varie fasi della lavorazione del pescato, quale la scolatura e la pulizia del pescato accuratamente appeso a testa in giù.
Un personaggio sembra sovraintendere le operazioni di pesca, in quanto posto in una posizione di rilievo ed all’interno di un piccolo edificio fortificato e rappresentato con i particolari architettonici quali cupole, guglie, finestre e portali. Tutti quanti ben caratterizzati. Potrebbe effettivamente trattarsi del Rais citato nell’iscrizione in latino tardo, dove sono riportati il nome del defunto, quello dei figli e la data della morte.
Il reperto era stato utilizzato come copertura di una delle numerose cripte rinvenute all’interno della chiesa e sembra risalire – dall’analisi preliminare dei dati – alla seconda metà del XVI secolo.
L’intervento di scavo è stato diretto da Marina Volpes e realizzato dagli archeologi della Soprintendenza Stefano Vassalo e Monica Chiovaro, con la collaborazione in cantiere Cooperativa archeologica R-Evolution e in particolare di Giusi Scopelliti e le Amministrazioni comunali di Termini Imerese.
palermo.blogsicilia.it
Fanno sapere dalla Soprintendenza: “E’ una interessantissima ricostruzione con la pesca del tonno, attività marinara che da sempre ha costituito una fonte primaria di approvvigionamento alimentare e di ricchezza commerciale per la Sicilia”.
La pesca del tonno è una nota attività tradizionale e millenaria della marineria della Sicilia. Ne è un esempio il cratere siceliota a figure rosse, vanto del Museo Mandralisca di Cefalù, oppure il fatto che, fino a qualche anno addietro, la mattanza dei tonni era uno spettacolo bello e violento, che attirava il turista interessato alle suggestioni etnografiche dell’isola.
Sulla lapide funeraria, rinvenuta all’interno dell’edificio nei pressi dell’abside, era incisa una scena nella quale sono rappresentate le fasi della pesca e della lavorazione del tonno, compreso il momento della tradizionale “mattanza“.
Sono incisioni vivide che mostrano un sistema di reti da pesca collegate tra loro, sostenute da galleggianti semilunati, dove si muovono barche e tonni dalle varie dimensioni. La parte inferiore della lapide invece, riporta le varie fasi della lavorazione del pescato, quale la scolatura e la pulizia del pescato accuratamente appeso a testa in giù.
Un personaggio sembra sovraintendere le operazioni di pesca, in quanto posto in una posizione di rilievo ed all’interno di un piccolo edificio fortificato e rappresentato con i particolari architettonici quali cupole, guglie, finestre e portali. Tutti quanti ben caratterizzati. Potrebbe effettivamente trattarsi del Rais citato nell’iscrizione in latino tardo, dove sono riportati il nome del defunto, quello dei figli e la data della morte.
Il reperto era stato utilizzato come copertura di una delle numerose cripte rinvenute all’interno della chiesa e sembra risalire – dall’analisi preliminare dei dati – alla seconda metà del XVI secolo.
L’intervento di scavo è stato diretto da Marina Volpes e realizzato dagli archeologi della Soprintendenza Stefano Vassalo e Monica Chiovaro, con la collaborazione in cantiere Cooperativa archeologica R-Evolution e in particolare di Giusi Scopelliti e le Amministrazioni comunali di Termini Imerese.
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