TORINO / Fino al 29 settembre è possibile visitare al Centro Italiano per la Fotografia una doppia mostra che vede protagonisti i fotografi Larry Fink e Jacopo Benassi

Jacopo Benassi

Il primo, nato a Brooklyn nel 194l, nel corso della sua carriera ha ricevuto i premi Lucie Award for Documentary Photography e l’Infinity Award dell’International Center for Photography (ICP) per Lifetime Fine Art Photography. Il secondo, nato a La Spezia nel 1970, ha recentemente pubblicato il libro “Gli aspetti irrilevanti”, con Mondadori insieme a Paolo Sorrentino. Nell'opera il regista premio Oscar crea 23 racconti a partire da 23 ritratti di Jacopo Benassi.

PERCHE' ANDARE

La mostra antologica "Unbridled Curiosity" del fotografo americano Larry Fink raccoglie oltre novanta immagini, realizzate tra gli anni Sessanta e oggi. Curata da Walter Guadagnini, la selezione in bianco e nero e di grande potenza estetica, mira a evidenziare quei legami tra le persone e tra le persone e i luoghi che Fink, nel corso di tutta la sua carriera, ha saputo immortalare con occhio attento e “sfrenata curiosità”, mischiandosi ai contesti, rubando momenti di intimità e mettendo in evidenza l’anima dei soggetti ritratti. Le grandi battaglie civili, i party esclusivi tra Hollywood e i grandi musei, la vita rurale, le palestre pugilistiche: nulla sfugge all’obiettivo di Fink. 

DA NON PERDERE

La mostra "Crack" del fotografo Jacopo Benassi raccoglie, invece nella Sala Grande e nel lungo corridoio di CAMERA oltre sessanta immagini che compongono la serie. Si tratta di un progetto che il fotografo spezzino ha realizzato mettendo al centro della sua riflessione il rapporto tra classicità e contemporaneità nei corpi e nei legami che gli individui instaurano con uomini e ambienti.

Unbridled Curiosity di Larry Fink / Crack di Jacopo Benassi
Fino al 29 settembre 2019
Luogo: Torino, Camera
Info: 011.0881151

Profumi e sapori asiatici in 1 PIATTO specialità del continente asiatico per chi ama viaggiare anche con il palato

GIORDANIA - MANSAF
Cos’è il mansaf? Un piatto giordano di portata a base di riso, pinoli e agnello. Piatto completo, dunque, che, unendo carne, verdure, spezie, salse, racconta una cucina particolarmente saporita e speziata.

Il monastero sul lago, l'Eremo di Santa Caterina A strapiombo sul Lago Maggiore, uno degli eremi più pittoreschi d'Italia

Santa Caterina del Sasso

Ritiri spirituali, nei quali dedicarsi solo alla preghiera e al lavoro, creando piccole comunità autosufficienti: i monasteri sorgono spesso in luoghi isolati, e non di rado si trovano in località addirittura impervie. Proprio per questo, sono sovente luoghi suggestivi e di grande bellezza. In Italia sono numerosi i monasteri arroccati su alture e incastonati nelle rocce, quasi mimetizzati con la montagna che li ospita, da secoli. È il caso dell’Eremo di Santa Caterina del Sasso, monastero la cui location è a dir poco spettacolare. Si trova infatti abbarbicato su uno strapiombo a picco sul Lago Maggiore.

Non è tanto l’altezza, quanto la sensazione che il complesso sia ‘attaccato’ alla parete rocciosa con una sospensione quasi magica, a renderlo speciale. Man mano che ci si avvicina all’Eremo di Santa Caterina ci si rende conto della perfetta integrazione tra roccia ed ingegno umano, che diventa ancor più sorprendente se si considera che la parte più antica dell’edificio risale al XII secolo. Secondo la tradizione, fu un ricco mercante – Alberto Besozzi – a fondare il monastero: scampato ad un nubifragio mentre attraversava il Lago Maggiore, avrebbe trovato la salvezza in questo tratto di costa, decidendo di ritirarvisi in eremitaggio. Il mercante fece realizzare una cappella dedicata a Santa Caterina d’Egitto, che, nel tempo, fu implementata da due chiese. I frati domenicani che qui si sistemarono nel secolo successivo ampliarono ulteriormente l’eremo, così come i Carmelitani insediatisi nel 1770.

Curiosamente, il nome completo del complesso è Eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro. Questo perché nel 1700 avvenne un fatto piuttosto prodigioso: dalla parete di roccia si staccarono dei grossi massi che precipitarono sull’edificio. Ma anziché danneggiarlo, si ‘poggiarono’ sulla cappella originaria incastrandosi, in uno stato di semi-sospensione, arrecando danni minimi alla struttura. Per due secoli i sassi ‘ballerini’ rimasero lì, ma nel 1910 furono rimossi. Attualmente il monastero è gestito dall’ordine dei Francescani, e lo si può visitare tutti i giorni della settimana. Di recente è stato implementato un servizio di ‘ascensore nella roccia’ per chi ha problemi di mobilità.
turismo.it

Cosa rende speciali le maioliche di Deruta

deruta umbria ceramaica maiolica

Sono oltre cinque secoli che la bella cittadina di Deruta, in provincia di Perugia, incanta con le sue preziose creazioni in maiolica la cui tradizione si fonda su tecniche ed abilità antiche che vengono ancora oggi tramandate di generazione in generazione ed insegnate presso le qualificate scuole specializzate.

LA TRADIZIONE
Ricostruire le origini della lavorazione della ceramica derutese non è semplice. Ma, in base alle testimonianze e ai reperti giunti sino ai nostri giorni, è stato possibile stabilire che sin dal medioevo, ed in particolare tra il XV e il XVII secolo, l'attività produttiva è stata sempre fiorente, seppure con qualche periodo di flessione nel XVIII secolo. Ancora oggi le ceramiche derutesi rappresentano uno dei fiori all'occhiello della produzione artigianale umbra e non solo. Gli artigiani locali erano soliti produrre essenzialmente manufatti destinati all'uso quotidiano che, soprattuto in origine, erano caratterizzati da decorazioni semplici basate su combinazioni di pochi colori. Nel corso del tempo, invece, stili e tecniche si evolsero per venire incontro ai nuovi gusti e alle nuove esigenze. Fu così che, per soddisfare le richieste dei nobili clienti italiani e stranieri gli abili artigiani derutesi si specializzarono nella realizzazione di piatti da pompa, destinati alle occasioni importanti, coppe amatorie, impagliate e stemmi nobiliari recanti un ricco repertorio di decorazioni con figure femminili, scene mitologiche, temi allegorici, motivi geometrici, disegni floreali, battaglie e immagini sacre dettagliate e variopinte. Per tenere viva la lunga tradizione ceramica la Scuola d'Arte Ceramica, nel centro storico del paese, si propone come un importante polo di formazione per gli allievi ai quali vengono forniti preziosi strumenti per l'apprendimento delle principali tecniche produttive attraverso corsi di Decorazione, Foggiatura, Tecnologia, Restauro, Raku.

LE CARATTERISTICHE
I manufatti derutesi sono realizzati con differenti tipi di argille impiegate per l'impasto che si differenziano l’un l’altra a seconda dei processi termici, il rivestimento e le tecniche di fabbricazione utilizzate. Si possono reperire sul mercato creazioni, ad esempio, in argilla rossa, porcellana e terraglia. A Deruta, però, il materiale più diffuso è la maiolica, ossia terracotta rivestita di smalto bianco o colorato a copertura della superficie porosa. Il “biscotto” così ottenuto viene, po, dipinto, decorato e spruzzato di vetro liquido in modo da assicurare che i colori rimangano brillanti e resistenti prima di passare per la seconda cottura.

IL TERRITORIO
Per scoprire ed approfondire i più interessanti segreti sulla produzione delle ceramiche derutesi l'appuntamento è presso il Museo Regionale della Ceramica, ospitato all'interno dell'ex Convento di San Francesco, nato nel 1898 da un'idea del notaio Francesco Briganti che fondò il "Museo artistico pei lavoranti in maiolica". Durante la visita è possibile ammirare oltre 6000 oggetti prodotti dal Medioevo fino Novecento disposti in ordine cronologico in un percorso espositivo che si sviluppa in 14 sale disposte su tre livelli. Il museo, inoltre, custodisce il prezioso pavimento della chiesa di San Francesco di Deruta, considerato uno dei più pregevoli esempi della produzione locale.

GLI INDIRIZZI
Per ammirare le produzione di una delle aziende storiche di Deruta vale la pena concedersi una sosta presso la sede della Ditta Ubaldo Grazia, la cui fondazione risale al XVI secolo. A testimonianza della qualità della produzione, l'azienda è stata inserita dal ‘The Economist’ nella lista delle più rilevanti attività a conduzione familiare ancora operanti. Al suo interno, inoltre, è stato allestito nel 2001 il Museo Grazia con ben 690 opere esposte attraverso le quali ricostruire la storia, le origini e l’evoluzione della produzione della famiglia. Tra le aziende di spicco della tradizione derutese spicca, inoltre, la produzione di Sambuco, specializzata nelle creazioni a tema religioso. Presso la U.Grazia Maioliche di Deruta, infine, è possibile prendere parte ad interessanti corsi di pittura su maiolica.

turismo.it

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone

TRACCE DI MONETE BIZANTINE RILEVATE SULLA SINDONE

UNO STUDIO CONTRADDICE I RISULTATI DEL CARBONIO14 Tracce di possibili monete bizantine sono state rilevate sulla Sindone. Il lavoro dei ricercatori dell'Università di Padova e statunitensi, pubblicato sul Journal of Cultural Heritage, ipotizza che, anche prima dell'anno 1000, varie monete auree bizantine con il volto di Cristo siano state strofinate con la Sindone. L'ipotesi potrebbe essere quella di produrre reliquie per contatto. Il tutto contraddirebbe il risultato della radiodatazione al Carbonio-14, eseguita nel 1988, che ha datato la Sindone intorno al XIV secolo.
ansa





VENEZIA CONTRO IL DEGRADO, ORA ANCHE SMOKE FREE

PROGETTO GREEN PUÒ PARTIRE DA RIALTO E SAN MARCO Venezia come Tokyo, libera dal fumo di sigarette. Per ora è solo un'idea, ma il sindaco Brugnaro ci sta lavorando. Il progetto di una città smoke free potrebbe partire dalle aree a più alta frequenza turistica, come Rialto e San Marco. Sul fronte green, Venezia ha già deciso di mettere al bando la plastica nei locali pubblici a partire dalla primavera 2021.
ansa

Musei. A Palazzo Pitti nuove sale dedicate alle icone russe dei Medici

Particolare della “Decollazione del Battista” di bottega moscovita (fine del XVI- inizio del XVII secolo) della collezione delle Gallerie degli Uffizi. L'opera sarà esposta a Palazzo Pitti

da Avvenire
Palazzo Pitti a Firenze accoglierà all'interno di nuove sale la storica collezione di 78 icone russe raccolte dai Medici e soprattutto dai Lorena nel corso del Settecento e dell'Ottocento. L'allestimento, per la prima volta permanente, sarà ambientato in quattro grandi sale affacciate sul cortile al piano terra di Palazzo Pitti e decorate con affreschi seicenteschi. Al termine dei lavori, previsto
entro Natale, le sale entreranno a far parte del normale percorso di visita della ex reggia.
Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt presenta oggi il progetto a Mosca, nell'ambito di una conferenza internazionale.
L'insieme di 78 icone costituisce la più antica collezione del genere al mondo al di fuori della Russia e risale in buona parte al
secondo quarto del XVIII secolo.
Non è noto quando queste icone russe siano giunte in Italia e per quali vie. Si sa però che si trovavano già a Firenze nel 1761: forse dono di qualche ambasciatore al granduca o, più probabilmente, omaggio della comunità ortodossa di Livorno a Francesco Stefano di Lorena, che aveva autorizzato la costruzione in città della chiesa di rito ortodosso della Trinità, eretta fra il 1757 e il 1760.
I due esemplari più antichi, però, un’icona mariana e quella raffigurante laDecollazione del Battista, databili fra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII, erano entrate nelle collezioni dei Medici e si trovavano fra le suppellettili della cappella di Palazzo Pitti già nel 1639.
Nel 1796 iniziò una diaspora delle icone: un tempo accolte agli Uffizi, finirono per la maggior parte depositate prima alla villa medicea di Castello, dove rimasero fino all'inizio dello scorso secolo, per esser poi spostate all'Accademia - dal 1958 al 1968 - quindi a Palazzo Pitti e di nuovo, dal 1984, all'Accademia. Nel 2013 la preziosa raccolta venne di nuovo trasferita agli Uffizi, dove durante la stagione natalizia del 2014 fu esposta in una mostra organizzata dagli Amici degli Uffizi.
Tra le opere più significative della collezione, i due pannelli che compongono il Menologio, ossia il calendario delle festività religiose ortodosse divise per semestri, da settembre a febbraio e da marzo a gennaio: ogni icona si compone di venti file orizzontali con scene sacre e e figure di santi, ciascuna identificata da un'iscrizione.
Le tavole sono sempre rimasti agli Uffizi, per la loro evidente importanza, come l'icona con Santa Caterina d'Alessandria, databile al 1693-1694 grazie al punzone nella oklad di argento dorato (il rivestimento metallico che copre alcune parti delle icone). La principessa martire è raffigurata con attributi molto simili a quelli dell'arte occidentale: la palma e la ruota del martirio, i libri e la sfera armillare che alludono alla sua vasta conoscenza. L'opera è attribuita all'atelier del Palazzo dell'Armeria, la bottega che
lavorava alla corte dello zar nel palazzo del Cremlino a Mosca, ed è affine allo stile di Kirili Ulanov, uno dei più noti maestri
dell'atelier moscovita fra XVII e XVIII secolo.
"C'è un filo rosso che unisce, attraversando la storia, la Russia all'Italia, ed in particolare Firenze - spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt - Ad esempio, sulle rovine della residenza medicea di Pratolino i Demidoff fecero costruire la loro magnifica villa, e una targa su un palazzo proprio in Piazza Pitti, davanti alla Reggia granducale, ci ricorda che qui, nel gennaio del 1869, Fedor Dostoevskij completò il suo capolavoro L'idiota.L'importantissima raccolta di icone degli Uffizi, forte di ben 78 esemplari, è una precoce testimonianza di questo legame, e finalmente, per la prima volta, essa potrà essere ammirata nel suo splendore - e nella sua completezza - dai turisti di tutto il mondo".
Le sale che verranno dedicate alle icone russe non sono mai state interamente e permanentemente aperte al pubblico. Le pareti e i
soffitti affrescati nel '600 saranno valorizzati dall'allestimento curato dall'architetto Mauro Linari, che ha ideato un percorso con
teche leggerissime e ben armonizzate agli ambienti. Da dicembre, con l'apertura ufficiale, sarà regolarmente visibile anche un altro
spazio, finora accessibile solo saltuariamente nell'ambito di eventi ed occasioni speciali: la Cappella Palatina, con gli affreschi
ottocenteschi di Luigi Ademollo ed il suo antico organo. Sarà un accostamento quindi tra tradizione cattolica e immagini del culto ortodosso, visibili nelle sale adiacenti.

Israele, scoperta l'antica chiesa degli Apostoli

Cafarnao, Israele
PERCHE' SE NE PARLA
Scoperta l'antica chiesa degli Apostoli, che sarebbe stata costruita sopra la casa in cui abitarono gli apostoli Pietro e Andrea a Cafarnao, sulle rive del lago di Tiberiade. "Penso non vi siano dubbi che sia la chiesa descritta dal viaggiatore cristiano Villibaldo", ha riferito all'agenzia stampa Dpa, Mordechai Aviam, archeologo del Kinneret accademic college. Al momento si ritiene sia stato portato alla luce solo un terzo della costruzione originale, con pavimenti ornati da mosaici. Sotto la chiesa gli archeologi sperano di poter trovare i resti della casa dei due apostoli. 

PERCHE' ANDARCI
Cafàrnao è un'antica città della Galilea, in Israele, sita esattamente sulle rive nord-occidentali del lago di Tiberiade. Secondo i Vangeli, qui vi abitò Gesù dopo aver lasciato Nazareth, e qui iniziò la sua predicazione, compiendo anche numerosi e noti miracoli. Poi, nei secoli successivi, fu abbandonata: tra i resti che sono riemersi, ritrovati nel XX secolo, anche una sinagoga costruita con colonne di marmo, risalente al II secolo.

DA NON PERDERE
Quasi tutte le attrattive storiche di Tiberiade risalgono al XVIII sec. Uno dei principali luoghi d’interesse è sicuramente la Tomba di Maimonide (1135-1204), tra i più importanti pensatori nella storia dell’Ebraismo. Gradevole è il passeggio lungo il Tayylet, il lungomare cittadino, da dove ci si può imbarcare per le gite sul lago. Poco distante si trova anche il Tiberias Archaeological Park, con reperti risalenti a varie epoche storiche. Infine la moschea el-Bahri, che da poco ospita il Municipal Museum. 

PERCHE' NON ANDARCI 
Qui fa sempre caldo e il sole è il protagonista meteorologico assoluto. Se d’inverno la temperatura media si attesta sopra i venti gradi, d’estate si raggiungono facilmente i quaranta gradi. 

COSA NON COMPRARE 
Tantissimi, ovviamente, i souvenir legati alla religione: dalle riproduzioni dei luoghi ai rosari, dalle statuette dei santi ai lumi. Tantissime, anche, le riproduzioni "falsamente originali": c'è addirittura chi vende i sandali di Gesù. Meglio non speculare troppo sulla fede.
turismo.it

n arrivo a Roma Bacon, Freud e la Scuola di Londra Al Chiostro del Bramante oltre 45 opere di artisti della "School of London"

Francis Bacon

Francis Bacon e Lucian Freud ma anche Michael Andrews, Frank Auerbach, Leon Kossoff e Paula Rego saranno i protagonisti della mostra Bacon, Freud, La Scuola di Londra. Opere della TATE in programma al Chiostro del Bramante dal prossimo 26 settembre. Grazie a uno straordinario prestito della Tate di Londra, la pittura di sei artisti con opere dal 1945 al 2004 rivelerà in maniera diretta e sconvolgente, la natura umana fatta di fragilità, energia, opposti, eccessi, evasioni, nessun filtro, verità. 

PERCHE' ANDARE

Curata da Elena Crippa la mostra metterà in scena oltre quarantacinque dipinti, disegni e incisioni di artisti raggruppati nella “School of London”. Artisti eterogenei, nati tra l’inizio del Novecento e gli anni Trenta, immigrati in Inghilterra per motivi differenti che hanno trovato in Londra la loro città, il luogo dove studiare, lavorare, vivere. Ricordiamo che Francis Bacon (1909-1992) nasce e cresce in Irlanda per poi arrivare in Inghilterra quindicenne. Lucian Freud (1922-2011) scappa dalla Germania per sfuggire il nazismo, lo stesso succede, pochi anni dopo a Frank Auerbach. Michael Andrews è invece norvegese e incontra Freud suo professore alla scuola d’arte. Leon Kossoff è, invece, nato a Londra da genitori ebrei russi mentre Paula Rego lascia il Portogallo per studiare pittura nelle scuole inglesi. Tanti i temi presenti in mostra come gli anni della guerra e del dopoguerra, storie di immigrazione, tensioni, miserie e insieme, desiderio di cambiamento, ricerca e introspezione, ruolo della donna, dibattito culturale e riscatto sociale. 

DA NON PERDERE

Fra i progetti speciali di DART Chiostro del Bramante segnaliamo il racconto di mostra che è stato affidato alla voce narrante di Costantino D’Orazio, storico dell’arte e saggista. La speciale audioguida accompagnerà i visitatori in un percorso di approfondimento e in un viaggio nella Londra dell’epoca, raccontando non solo gli artisti e le opere, ma i retroscena di un periodo tanto affascinante.

Bacon, Freud, la scuola di Londra. Opere della TATE
Dal 26 settembre al 23 febbraio 2020
Luogo: Roma, Chiostro del Bramante
Info: 06 68 80 90 35
Sito: www.chiostrodelbramante.it

turismo.it

I grandi del '900 e il vetro

 © ANSA

La colomba dai riflessi biancastri realizzata da Pablo Picasso nel 1966 sarà di certo più il pezzo più ammirato. Ma altrettanto affascinanti sono le bolle di 'Spaziale Verde' di Lucio Fontana dell' anno prima, le Figure di colori diversi di Raymond Dauphin del 1974, il Mostro azzurro di Max Ernst del 1964, la Donna Italiana di Oskar Kokoschka del 1954, la Famiglia di Jean Hans Arp, anche questa del 1964. Sono tra le sculture in vetro di maggior spicco delle 16 riunite nella mostra "Trasparenze d' Autore", in programma dal 7 al 29 settembre al Politeama di Tolentino (Macerata). E' l' occasione per ammirare da vicino il frutto della collaborazione tra alcuni dei maggiori protagonisti dell' arte del Novecento e il "maestro dei maestri vetrai" Egidio Costantini, creatore della "Fucina degli Angeli". L' esposizione, organizzata dall'Associazione Casale delle Noci, è allestita nel centro culturale per le arti e lo spettacolo della cittadina marchigiana, rifunzionalizzato dall'architetto Michele De Lucchi, per volere dell'imprenditore Franco Moschini. L' obiettivo dell' associazione è "favorire la conoscenza dell'artigianato di qualità che integra competenze tradizionali con arte e design". Un mix che in questo caso tocca livelli di qualità straordinaria.
Il movimento artistico per l'Arte del Vetro fu fondato da Egidio Costantini nella prima metà degli anni '50. La sua prima collaborazione con Oskar Kokoschka, uno dei grandi nomi del secolo scorso, risale al 1952. Dal loro incontro nasce appunto la Fucina degli Angeli, che viene battezzata con questa definizione elegante nel 1955 da Jean Cocteau. "Per Fucina degli Angeli - spiegano gli organizzatori - il poeta, scrittore e disegnatore francese intendeva il luogo (la fucina) dove gli artisti (gli angeli) si potevano incontrare per realizzare assieme l'Arte del Vetro. E così è avvenuto: la Fucina è stata il luogo fisico ma anche ideale dove gli artisti e le loro idee hanno dato vita a straordinarie forme, colori e volumi di vetro". Le opere in mostra sono quindi "il frutto della capacità di Costantini di interpretare e tradurre con il vetro il tratto artistico di quanti hanno voluto collaborare con lui". La Fucina degli Angeli rappresenta, ancora oggi, l'unico movimento d'arte apparso nel campo del vetro che abbia saputo realizzare dei capolavori immortali accogliendo molti tra i più grandi artisti del '900. La Mostra di Tolentino, curata da Paola Ballesi, presenta opere concesse da alcune collezioni private e sarà aperta al pubblico, con ingresso gratuito, tutti i giorni dalle 17 alle 20, nella sala Polivalente del Politeama, in corso Garibaldi 80 a Tolentino (MC).
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