Italia Economia n. 30 del 24 luglio 2019. Enit, aumentano i turisti in Italia, 429 milioni nel 2018


Enit, aumentano i turisti in Italia, 429 milioni nel 2018; Poste, al via il più grande hub logistico d’Italia; Agricoltura, tecnologia nei campi per migliorare competitività, Petrolio volatile, un 2019 incerto per le quotazioni; G7. Stati Uniti e d'Europa più vicini dopo il G7 di Chantilly. Pil. Nuovo declino per il Pil italiano, secondo l'ufficio parlamentare di bilancio, che rivede una crescita decisa solo nel 2020. Vacanze. Sempre più persone scelgono le bici per visitare l'Italia. Commercio. La crisi del commercio non accenna a finire.Lavoro. Una laurea salva dalla disoccupazione e il dipartimento Welfare della Cgil lo mette nero su bianco in un rapporto.Prometeo: A Lampedusa , riciclare conviene! Il 'pesce sprecato' che non finisce in tavola
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Turismo #weddingplanning in Italia

Aumentano le richieste di competenze sempre più specifiche

Sette miliardi di euro: è questo il valore dei matrimoni nel nostro Paese. I dati parlano chiaro e i professionisti che decidono di specializzarsi in questo settore sono sempre più. Secondo le cifre riportate dal più noto portale del settore, matrimonio.com, infatti, le aziende di wedding planning in Italia sarebbero 3.615. Ma se da un lato la figura del wedding planner, seppur con tutte le difficoltà che ancora incontra, sta cercando di acquisire sempre più autorevolezza agli occhi dei futuri sposi, dall’altro lato il settore wedding presenta ancora notevoli carenze di figure professionali ancora più strutturate e di nicchia. Ne è convinta Ines Pesce, professionista del settore marketing e comunicazione, riconosciuta come la prima wedding marketing specialist in Italia. 

«La società è ormai in continua evoluzione, le stesse necessità del mercato stanno cambiando al punto tale da richiedere la nascita di nuove professioni per sopperire alla domanda di professionisti sempre più specializzati. Il matrimonio è ormai considerato al pari di un vero e proprio evento e come tale deve essere gestito, prestando attenzione ad ogni minimo dettaglio - spiega Ines -. Impossibile pensare che oggi tutto dipenda da un singolo wedding planner. Come in ogni organizzazione che si rispetti è necessario avere ruoli precisi pronti ad occuparsi con le loro skill di alcuni aspetti peculiari della giornata».

Tra queste nuove figure che stanno emergendo Ines Pesce ne ha identificate alcune che nei prossimi anni saranno sempre più richieste e nelle quali oggi c’è ancora molta libertà di azione per emergere e costruirsi una solida expertise e professionalità.

Social media wedding concierge
Non c’è evento ormai che non venga vissuto due volte: di persona e sui social. Entrambi rigorosamente in tempo reale, in molti casi. I social network hanno rivoluzionato il modo non solo di comunicare quanto di raccontare e raccontarsi alla propria platea di amici e follower, motivo per il quale il social media wedding concierge potrebbe sicuramente diventare una nuova figura emergente in Italia. Questo ruolo, ideato dalla catena WHotels di New York già qualche anno fa, ha il compito di costruire una narrativa social intorno all’evento che non si limita solo al giorno della cerimonia bensì, eventualmente, comprenderà anche il dietro le quinte del matrimonio: dalla scelta dell’abito da sposa alla creazione di una gallery della luna di miele su Pinterest. Questa professione è quotata in America per ben 3mila dollari a matrimonio e a oggi in Italia non ha ancora un suo professionista di riferimento.
Wedding dog sitter Secondo l'Eurispes, tre famiglie su dieci convivono con un animale da compagnia e nella maggior parte dei casi si tratta di cani (63,3%). La stessa quota di intervistati sacrifica una buona parte del proprio tempo libero per il benessere e le necessità del suo amico animale e il 46,2% di chi ha un animale domestico rinuncia in alcune occasioni ad uscire o a fare un viaggio per non lasciarlo solo. E se ci si sposa? Qui nasce la necessità di un wedding dog sitter, capace di prendersi cura per tutto il giorno del proprio cane, rendendolo partecipe del matrimonio dei propri padroni e, d'altro lato, facendo attenzione che una giornata del genere non gli comporti eccessivo stress. 

Wedding show manager
Oggi un evento come il matrimonio non può che avere tra i suoi obiettivi quello di essere estremamente accattivante anche per il social dell’estetica per eccellenza: Instagram. Diventa quindi fondamentale riuscire a creare momenti d’intrattenimento tali da stupire i propri ospiti. Basti pensare al matrimonio più social degli ultimi anni, quello di Chiara Ferragni e Fedez, i quali hanno sorpreso i propri invitati montando un Luna Park. Gli sposimillennials pongono infatti parecchia attenzione sul divertimento dei propri ospiti durante il ricevimento, la classica band musicale perciò non basta più. Qui entra in gioco il wedding show manager, un professionista specializzato in show per matrimoni che propone agli sposi spettacoli come il cake mapping, la digital singer, performer vari e circensi.
Wedding e-commerce
Pur acquistando quotidianamente sempre più beni di consumo online, gli sposi ancora oggi prediligono la via tradizionale dell’acquisto nei negozi fisici per quel che concerne l’organizzazione del matrimonio. Che sia la scelta della wedding planner, il fotografo, il fiorista o, ancor più, l'abito da sposa, l'acquisto si conclude in atelier e gli sposi sono disposti a fare anche parecchi chilometri pur di incontrare il professionista giusto per il loro evento. Se però è vero che l'America è pioniera di tendenze, l'ultimoWedding Industry Report Usa (2018) informa che su un totale di 54,4 miliardi di dollari spesi per il giorno del sì, gli acquisti online (via computer o smartphone), hanno raggiunto gli 8,2 miliardi di dollari e i vestiti da sposa nel 14% dei casi sono stati acquistati sul web. Un dato che oggi non è ancora considerevole ma che deve essere sicuramente tenuto in considerazione per entrare in maniera innovativa nel mercato dei matrimoni e sfruttare così un futuro vantaggio competitivo.
Wedding influencer
L'influencer nel mondo wedding è ancora oggi quel professionista del settore con un certo seguito che racconta la propria professione e che, incidentalmente, fornisce agli sposi informazioni utili sull'organizzazione delle nozze. In Italia sono ancora molto poche le figure che possono essere definite “di riferimento” e, quindi, influenti nel mondo wedding. Ovvero manca un vero personaggio di spicco in grado di influenzare le scelte d'acquisto degli sposi diversamente dalle note testate di settore.
«Ci troviamo di fronte a cinque professioni che possono davvero avere un impatto incisivo sul mondo del wedding e che rappresentano delle opportunità lavorative per chi nutre una forte passione nei confronti di questo settore: come per ogni attività, un’intensa formazione e una pratica costante possono portare a raggiungere l’eccellenza professionale», conclude Ines Pesce. 

Contadini: piedi per terra e tante idee in testa


Che bell'incontro quello con Federico Cremasco di Polcenigo, grazioso paese della zona collinare delle Prealpi Friulane. Ha creato Fred Jerbis, una piccola azienda di liquori che distilla tutto ciò che offre la natura intorno. Nell'antico bar, proprio di fronte al laboratorio, ho assaggiato i suoi prodotti ispirati a ricette del primo dopoguerra: il Vermut, il Bitter, l'Amaro, il Fernet e il Gin di camomilla. Mi ha impressionato la purezza di quei profumi, la nettezza della riconoscibilità, l'amore per la botanica che riesce ad esprimere un nuovo racconto. Pochi metri più un là, in un locale vintage, La Taverna, Diego Zambon ed Egor Riet propongono una teoria di prodotti tutti a base di zafferano, coltivato in loco. Anche qui una filiera che va dalla terra al consumatore. Invece a Maniago il macellaio Alessandro Antonini ha riabilitato l'antenato di un antico salame prodotto in Ungheria: si chiama Salame di Barba Nane. Lo rivende accanto alla Pitina, che è un salume speziato e saporoso, orgoglio di queste terre. Da un paio d'anni il nipote ha accettato di gestire una sorta di wine bar, dove chi si siede assaggia questi salumi superbi con un bicchiere di Friulano. Ma la cosa che mi ha colpito è che nell'osteria di fronte, Alla Casasola, condotta da due ragazzi romeni, Marian e Florina, han detto: «Bene, allora l'aperitivo lo vengono a prendere da te». Si chiamano sinergie, e se penso che questa rinascita succede in una terra che nel 1963 venne ferita dalla tragedia del Vajont mi sento rinfrancato. Ma queste non sono soltanto sinergie: è un modo umano di affrontare il futuro. Il Corsera nei giorni scorsi ha lanciato il sasso del "Reddito di contadinanza", su cui si è aperto un dibattito dopo l'appello sottoscritto da Andrea Segre e Susanna Tamaro, che parte dalla domanda su cosa rimanga di quell'annuncio dell'allora ministro Martina del "ritorno alla terra". L'intuizione era buona, ma l'applicazione sembra non appartenere ai pensieri dei politici, che poi sanno bene che tutto si affossa nelle pastoie di una burocrazia soffocante. E non c'è rimedio, nonostante tutti dicano di voler semplificare. A pensar male viene da dire che la burocrazia soffocante è un salvacondotto elettorale a cui tutti alla fine si possono aggrappare per indicare la fonte di un fallimento. Il reddito di contadinanza fa il verso a una legge che a quanto pare non ha avuto gli esiti sperati, soprattutto in termini di maggiore occupazione. Per cui associarlo al mondo contadino induce a qualche perplessità, quasi una reminiscenza della cultura dei "contributi". In realtà è un pensiero nobile: perché non incentivare iniziative come quelle sopra menzionate, tornando a rimettere in moto le cattedre ambulanti che promossero la formazione nella campagne? Vogliamo parlarne, prendendo sul serio una spinta d'impresa che viene dal basso?
Avvenire

Reportage. I turisti ritornano a Stromboli. «Ma niente sarà come prima»

Turisti tra le case di Ginostra. Sullo sfondo lo Stromboli

avvenire
«Quello che doveva fare, lo ha fatto», capita di sentirsi ripetere, una volta che si mette piede sull’isola di Stromboli, versante di Ginostra, il villaggio più colpito dalla violenta e improvvisa esplosione parossistica del 3 luglio scorso. Trentacinque abitanti circa, solo 20 d’inverno, 120 case in totale che ospitano nei mesi estivi fino a 350 turisti, più i visitatori giornalieri che giungono in gita sul vulcano: in questo borgo, da sempre senza auto né illuminazione pubblica, due settimane dopo il grande scoppio gli arrivi di turisti sono ripresi.
Li si vede sbarcare dagli aliscafi, dopo giorni in cui i portelloni si aprivano solo per scaricare qualche pacco. «La gente dimentica in fretta, ma ci sono danni che non si vedono ad occhio nudo», dice il ragazzo che imbusta pane e verdure in una delle due botteghe del villaggio, accanto alla chiesa a sbalzo sulla scogliera. Dietro, si staglia 'Iddu', il vulcano nero incenerito, che fa da sfondo a ogni costruzione bianca del paese e a ogni fico d’India scampato alle fiamme.
A “lui” si finisce per puntare di continuo lo sguardo, voltando spesso le spalle allo spettacolo maestoso del mare e delle altre Eolie. Sullo Stromboli è ancora in corso un’alta attività esplosiva: lo riferisce l’ultimo comunicato del Laboratorio di Geofisica Sperimentale dell’Università di Firenze. Lo si percepisce anche senza bollettini: il vulcano tuona, fuma e di notte dà un rosso intenso, ipnotico al cielo.
Si assesta, dicono in paese, «fa il suo lavoro normale, o quasi» commenta il signor Pasquale Giuffrè che in 71 anni, tutti trascorsi qui, non aveva mai visto niente del genere. Suo figlio Gianluca è molto attivo nel borgo, è stato lui a scrivere – «di getto» ci dice – una lettera al presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, invitandolo sull’isola per rendersi conto dei danni. «Abbiamo ottenuto lo stato di calamità e ora attendiamo che da Roma dichiarino lo stato d’emergenza. Hanno già quantificato in 20 milioni di euro l’ammontare dei costi per mettere in sicurezza, prima delle piogge, il versante bruciato e il costone che dalla chiesa scende al porto». Sull’isola Musumeci è arrivato in visita subito. Se sarà lo stesso anche per i fondi, si vedrà.
Dal pomeriggio dello scoppio e per quattro giorni, abitanti e volontari hanno ripulito il paese dal materiale lavico che lo aveva ricoperto. «Ora cerchiamo di tornare alla normalità, consapevoli che potrebbe ricapitare, tra un anno o tra 20» prosegue Giuffrè. «Quello che è successo ci ha segnato profondamente, però il morale sta risalendo. Certo non si dimentica, il mio rapporto con il vulcano è cambiato». I residenti riprendono vita e attività, incalzati dagli aliscafi e dai passeggeri in vacanza. «Nella settimana dell’esplosione in tanti hanno cancellato le prenotazioni. Ora cerco di tranquillizzare i miei ospiti, ma nel profondo non sono ancora tranquilla io» dice Antonietta Favorito nella grande casa dove ha diverse stanze in affitto.
Chi da anni interpreta i segni e i suoni del vulcano è la guida Mario Pruiti, fondatore della cooperativa di guide vulcanologiche Magmatrek. Vive nell’abitazione più alta del villaggio, verso Punta del Corvo. «Ero in casa quando c’è stata l’esplosione, in 30 secondi è iniziato a cadere materiale caldo. Ho visto una massa che si alzava e ci si buttava addosso, toglieva il respiro. La mia bambina di due anni era sul terrazzo» racconta. «Io sono stato fortunato, avevo 4mila litri d’acqua dietro casa, ho fatto quello che potevo: capire dove tirava il vento, spegnere il fuoco attorno».
Dice, come molti a Ginostra, di aver visto per la prima volta il vulcano fare quello che i più anziani in tante occasioni avevano descritto, ricordando l’esplosione del 1930. «È un piromane lo Stromboli. Ma è più quello che il vulcano dà, rispetto a quello che si prende. Nella parte alta il responsabile è lui, nella parte bassa, invece, è l’uomo». L’area che si è salvata dal fuoco era quella più pulita dalle sterpaglie. «Questo è il punto, la pulizia: ora che non siamo più una società agricola e gli interessi sono altrove, non c’è alcun re-investimento sul territorio dei soldi che arrivano dal turismo. Se si deve proteggere Ginostra si cominci dall’alto verso il basso, non viceversa: in quota ci sono terrazzamenti lavorati dall’uomo più di 5mila anni fa».
I muretti a secco si vedono bene, ora che la vegetazione è carbonizzata, lungo il sentiero percorso anche dal giovane escursionista di Milazzo morto nell’esplosione: «È stato trovato a 20 metri sopra la panchina di Punta del Corvo, in una zona di vegetazione fitta che è bruciata. Non troppo lontano da casa mia» prosegue la guida. «Questo povero ragazzo è stato sfortunato. E, invece, in tanti noialtri siamo stati fortunati. Ho deciso che se mia figlia vorrà restare qui, quando dovrò farle un regalo, sarà una cisterna d’acqua. Invece di pensare ad aumentare posti letto, in quest’isola comprare cisterne e avere cura del territorio come si faceva nel passato sono i migliori investimenti per il futuro».