(di Gloria Ravidà)
Sono partiti a piedi da Palermo, davanti all'albero dedicato a Giovanni Falcone, per arrivare a Gela: quattordici giorni di viaggio, circa 300 chilometri di cammino per lanciare un messaggio e fondare una "Repubblica Nomade". Provenienti da tutta Italia, circa 40 camminanti concluderanno domani a Gela il loro il viaggio a cui, tra gli altri, ha aderito anche lo scrittore mantovano Antonio Moresco che, tra una sosta e l'altra, spiega l'origine della la singolare iniziativa. "Stiamo attraversando la Sicilia a piedi dormendo dove capita, condividendo la fatica e i disagi del cammino. Il cammino scioglie le differenze e in una terra come la Sicilia, investita dalle ultime tragiche migrazioni di donne e uomini provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente che vogliono raggiungere l'Europa cercando la salvezza, assume un significato di condivisione".
I protagonisti di questo singolare viaggio, suddiviso in quattordici tappe, sono un gruppo di uomini e donne che si unisce per camminare, prendendo decisioni insieme, percorrendo strade sterrate, boschi, montagne, vie asfaltate, dormendo in palestre o dove i comuni offrono alloggio. I "nomadi" quest'anno hanno scelto la Sicilia per lanciare un messaggio nella terra dei migranti che arrivano ma anche dei siciliani che vanno via a causa della crisi, per dire che le frontiere devono "essere aperte" e per fondare una repubblica di camminanti. E' il loro quarto viaggio: nel 2011 hanno camminato da Milano a Scampia, quartiere degradato di Napoli, per protestare contro quello che definiscono "un forte sentimento antimeridionale"; nel 2012 hanno raggiunto, camminando per mezza Italia, L'Aquila, per dire che non solo la città abruzzese è terremotata ma anche tutta l'Italia; l'anno scorso, invece, sono arrivati a Strasburgo e hanno consegnato a Martin Schulz una lettera in cui criticavano "una Europa solo economica". Adesso è la volta della Sicilia. "In certi posti di questa terra - aggiunge lo scrittore Moresco - la povertà si tocca con mano.
Abbiamo visto paesi con case disabitate perché i siciliani sono emigrati, luoghi che danno una idea d'indifferenza. Non è la stessa cosa leggere le statistiche e vedere il paese vero, che soffre. E che noi vogliamo testimoniare attraverso una repubblica, in cui si decide insieme e ci si rispetta, che è nomade perché sceglie il cammino a piedi e il suo messaggio irradiante. Dopotutto siamo tutti in cammino e siamo tutti nomadi". (ANSA).