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DUE STILI DI VACANZA E UNA SENSIBILITÀ PERDUTA. In vetta bando alle mode la montagna ci indica Altro

 GIORGIO PAOLUCCI  - avvenire.it
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ai come in questi giorni le montagne sono affollate. Alberghi, ristoranti, rifugi, malghe, sentieri brulicano di turisti. E può persino capitare di dover fare la coda per salire su una cima. La montagna è sempre di più oggetto di un consumo di massa, e negli anni si è andata smarrendo la valenza profondamente educativa che racchiude in sé. Sono tante le tribù che in questi giorni si muovono in alta quota. C’è la tribù degli arrampicatori che concepisce la montagna come palestra dell’estremo e sfida alle capacità umane. C’è la tribù della funivia e della seggiovia che riduce al minimo indispensabile lo sforzo fisico, considerando la fatica fisica necessaria per raggiungere una meta come un incidente di percorso da ammortizzare con ogni mezzo a disposizione. E c’è la tribù della polenta col capriolo da mangiare nella malga 'à la page', per poter vantare con i colleghi in ufficio un tuffo nelle tradizioni locali.
  Turismo di superficie, al quale spesso tengono bordone le manifestazioni organizzate nelle località di villeggiatura, che finiscono con il proporsi come occasione di consumo e di business, più che come spunto per tornare a guardare la montagna per quel che vale. Già, il guaio è che siamo sempre meno capaci di uno sguardo adeguato, non possediamo più una mente e un cuore capaci di gustare la bellezza del creato, riverbero di una più grande Bellezza.
  Camminando lungo i sentieri, non mancano i segni che rimandano ad Altro: i colori di un fiore, l’eco
di un torrente, il rapace che si libra sulle nostre teste, la marmotta che ci scruta di lontano, le nuvole che rincorrendosi nel cielo svelano o celano ai nostri occhi la magnificenza di una vetta. E le centinaia di croci piantate nei secoli sulle cime dei monti, testimonianza silenziosa di un sacrificio che ha dato nuovo significato alla morte e alla vita.
  Sono i caratteri di un alfabeto che molti tra coloro che passano le vacanze in alta quota non sanno più leggere. Portando ai piedi la scarpa da trekking ultimo grido, saliamo e scendiamo per i sentieri incapaci di cogliere il significato di ciò che incontriamo.
  Informatissimi e profondamente ignoranti, ci crediamo padroni della realtà e siamo estranei a ciò che le dà senso. Abbiamo perduto i 'fondamentali', ma c’è ancora la possibilità di recuperarli se impariamo a guardare le cose con occhi nuovi. La montagna, con la sua maestosità, ci educa a capire quanto è piccolo l’uomo, è il segno che più potentemente di altri ci rimanda ad Altro, ci suggerisce che c’è un Mistero che fa tutte le cose. «Queste montagne suscitano nel cuore il senso dell’infinito», diceva un alpinista vestito di bianco, Giovanni Paolo II, che ha trascorso molte ore delle sue vacanze sui sentieri della Val d’Aosta e delle Dolomiti.
  L’imponente bellezza della natura che si offre ai nostri occhi distratti ma ancora capaci di coglierla, favorisce il rinnovarsi della domanda sull’essere, sull’ordine e l’armonia che presiede la realtà, desta quell’esperienza elementare di cui ogni uomo è capace e che si chiama senso religioso. È una grande palestra di vita e di umanità, la montagna. Proviamo a riscoprirla con occhi nuovi, impareremo di più chi siamo.

A Tarquinia la più antica tomba etrusca dipinta

È stata scoperta a Tarquinia ( Vt) la più antica tomba dipinta nella necropoli dei re e principi etruschi – definiti dalle fonti antiche «lucumoni» – del VII secolo a.C. Il ritrovamento è avvenuto durante la terza campagna di scavi dell’Università degli Studi di Torino e della soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, coordinata da Alessandro Mandolesi.
Le ricerche hanno portato alla luce un imponente accesso, con larga gradinata a cielo aperto, relativo al più grande tumulo funerario di Tarquinia di età orientalizzante, detto «della Regina» (ovvero dei decenni centrali del VII sec. a.C.), che con quello «del Re» costituisce una maestosa coppia di sepolcri.
Attraverso questo ingresso gli archeologi sono arrivati alla tomba di un personaggio di spicco della comunità, di rango probabilmente reale. Il locale è in gran parte rivestito di un consistente intonaco bianco in gesso alabastrino, secondo una modalità nota a Cipro, in Egitto e nell’area siro-palestinese.
L’intonaco ha restituito tracce di pitture costituite da una fascia orizzontale di colore rosso, che doveva svilupparsi su tutti i lati dell’ingresso, sopra la quale si individua, al momento, una raffigurazione di incerta lettura, che potrebbe essere un animale dalle valenze religiose. I labili dipinti sono ottenuti secondo la più antica tecnica pittorica (assimilabile alla tempera) ricordata dalla storiografia artistica (in particolare da Plinio il Vecchio), inventata in Grecia fra l’VIII e il VII secolo a.C. Le fonti antiche citano la presenza a Tarquinia, nel VII secolo a.C., di importanti personaggi stranieri pienamente inseriti nel tessuto sociale. Fra questi è noto il ricco mercante greco Demarato di Corinto che, sposatosi con una nobildonna locale, era ritenuto il padre del re di Roma Tarquinio Prisco.
Se il prosieguo degli scavi confermerà la datazione dei decori, si tratterebbe appunto della più antica manifestazione di pittura funeraria tarquiniese.
Questa scoperta si aggiunge all’altra molto importante avvenuta lo scorso anno, con il ritrovamento della più antica tomba etrusca a due camere affiancate (la cosiddetta Tomba Gemina), destinata ad accogliere le spoglie di due nobili personaggi, morti forse contemporaneamente per un tragico evento.
Le ricerche si inseriscono all’interno del progetto «Via dei Principi» destinato alla valorizzazione turistico­culturale dei tumuli monumentali della necropoli di Tarquinia.
avvenire 6 agosto 2010

Come recuperare tutti i significati di un viaggio

Quando il treno sfrecciava nella notte

di Antonio Spadaro

"E il treno corre forte il treno va lontano / e il quadro cambia sempre là dietro al finestrino", cantava alcuni anni fa Riccardo Cocciante.
In tempi di voli low cost, quando il viaggio viene tutto assorbito dalla destinazione, anche i più giovani stanno modificando le loro abitudini. Partire zaino in spalla non significa più, forse, conoscere stazioni tutte differenti le une dalle altre, dormire in carrozze più o meno comode, cullati da un treno che sfreccia nella notte verso mete che possono anche cambiare da un momento all'altro. Oggi significa sempre più spesso organizzare spostamenti da aeroporti tutti uguali verso mete già ben previste e organizzate in rete con largo anticipo.
Tutto questo semplifica i contatti e gli spostamenti, e dunque è cosa in sé buona. Tuttavia forse è a rischio il senso stesso del viaggio inteso come tragitto, approssimazione, fatica, e persino incertezza. E tutto questo era garantito dal treno: "il treno corre forte e il treno adesso vola / sulle distese immense di ciclamini viola / sulle colline dolci coperte da lenzuola", proseguiva Cocciante. E così ci diceva che in fondo guardare dal finestrino è guardare il mondo come una pinacoteca vivente nella quale lo sguardo è chiamato a godere di uno spettacolo che non è in grado di fermare.
Dal 1972 la chiave immancabile per accedere a questo viaggio era ed è l'InterRail, cioè un biglietto ferroviario che consente la libera circolazione all'interno dei trenta Paesi per cui può essere emesso. Al di là delle singole tipologie di biglietto, il senso dell'InterRail è quello di fare un viaggio in cui la carta geografica diventa come quel gioco nel quale unendo puntini numerati compare una figura che i puntini in sé non facevano presagire.
L'emozione di unire questi puntini ci viene data da Europe by InterRail, una pubblicazione di duecento pagine che, insieme al biglietto acquistato, viene offerta gratuitamente a coloro che decidono di mettersi in cammino sulle strade ferrate. Chi riesce a sfogliare questo libretto in inglese ricco di immagini farà un'esperienza singolare: vedrà cartine che, superando i confini nazionali, uniscono mete e costruiscono percorsi al limite tra realtà e fantasia, ma che hanno una caratteristica: la loro fattibilità.
Non stupisce una linea rossa che congiunge Sopot in Polonia e che, attraversando Amsterdam e Parigi scende fino a Porto per poi giungere a Siviglia e risalire verso Barcellona per poi prendere la strada che da Bari porta ad Atene e ancora a Sofia fino a Bucarest e oltre. Per non parlare dei tragitti interni alla Scandinavia o a quelli che percorrono il Mediterraneo del Nord.
Questa singolare guida al viaggio che da immaginario si fa possibile è scritta a sei mani da Marco Delfiol, Paolo Papotti e Antonio Pedro Nobre, giovani adulti - tra i 32 e i 35 anni - che hanno alle spalle lunghe esperienze dirette di viaggio. I due autori italiani sono alla loro seconda collaborazione in scritture di viaggio in treno dopo il volume Dal Marocco a Capo Nord pubblicato da Terre di Mezzo. Papotti, che lavora del campo della ricerca di ingegneria informatica tra Italia e California, ha fondato il più grande sito italiano dedicato al viaggio indipendente (www.inter-rail.it) ma è anche narratore abile. Come quando il treno muove, un suo romanzo (Padova, Messaggero, 2003), ci aveva entusiasmato. Lì Papotti vedeva l'InterRail come metafora della vita: non il vagabondaggio ramingo che un'inutile "ideologia" del viaggio ci ha spesso suggerito, ma la consapevolezza di avere un biglietto da spendere bene, con il gusto della scoperta, della conoscenza, della formulazione, passo dopo passo, di una meta.
In quel suo libro colpiva il fatto che il percorso era sempre ritmato da un'accelerazione vitale, capace di mettere in questione il protagonista e le scelte della propria esistenza con un'intensa capacità introspettiva. Il disimpegno nichilista è quanto di più lontano da quelle pagine, e la domanda che da sostanza alla trama è: "Cosa mettere al centro della vita?". Quella lenta e profonda maturazione dall'adolescenza a una maturità interiore era compendiata da una cripto-citazione di san Paolo: "quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato".
Da quel libro a Europe by InterRail il tempo è passato, ma l'emozione dell'esperienza autentica è rimasta inalterata. Col turismo di massa il viaggio rischia di perdere di significato e di diventare un semplice percorso ai confini della nostra cella da detenuti. Il viaggio in questo caso diventa pura "evasione". E oggi si collega ad aeroporto, albergo, taxi, ristorante.
Certo sono indiscutibili i benefici della tecnologia che accorcia le distanze e unisce il mondo. È tuttavia necessario pensare come la dimensione esplorativa della vita rischi di andar perduta. Marco Delfiol, Antonio Pedro Nobre e Paolo Papotti, con l'impegno a rielaborare le loro esperienze in libri, associazioni e attività, ci dicono invece che il viaggio non è mai un semplice passatempo, ma un'esperienza che è in grado di lasciare tracce profonde.


(L'Osservatore Romano - 4 agosto 2010)

TURISMO: LEGAMBIENTE, CRESCE OFFERTA AZIENDE ATTENTE A NATURA

(ASCA) - Roma, 2 ago - Risparmiano energia, differenziano i rifiuti, offrono servizi di mobilita' sostenibile, informazioni ambientali, gastronomia eccellente con prodotti tipici e il meglio del made in Italy.

Sono le strutture turistiche ''amiche dell'ambiente'' aderenti all'etichetta ecologica di Legambiente Turismo che, anche quest'anno al termine dei controlli, segnala le migliori.

Ben 20 strutture, fra hotel, campeggi, residenze turistico alberghiere, b.&.b., agriturismi, osterie, ristoranti e anche aziende turistiche non ricettive segnalate ''per aver onorato gli impegni obbligatori concordati ed in piu' introdotto innovazioni nell'uso razionale delle risorse naturali e nella tutela dell'ambiente'' .

Sette sono suggerite dagli esperti di Legambiente Turismo per la migliore gestione e sono: l'Agriturismo Acquaviva di Manciano nella Maremma Toscana; l'Hotel Montemerlo di Fetovaia all'Isola d'Elba; l'Hotel Villa Crespi di Orta San Giulio (No); l'Hotel Imperiale di Gatteo a Mare (Fc), l'Hotel Conero2 di Numana nella Riviera del Conero; il Gajeta Hotel Residence di Gaeta (Lt), l'Hotel Borgo Piani della Bruca Scalea (Cs) (si tratta di una new entry del 2010).

Per la gastronomia invece si sono distinti l'Azienda Agricola La Coroncina di Belforte del Chienti (Macerata) e l'Agriturismo Agramater di Colmurano (Macerata).

Per la comunicazione sull'ambiente e il territorio circostante sono stati segnalati: il Camping Don Antonio di Giulianova (Teramo) e il Casale Camalda di Serravalle nel Parco delle Foreste Casentinesi.

Per l'impegno ecologico del personale e' stato segnalato l'hotel Abner di Riccione; per la mobilita' sostenibile il Gruppo locale di Cetara (nella Costiera Amalfitana) e l'Hotel Alexander di Gabicce Mare (PU).

Tra le strutture ''amiche del clima'' figurano 6 aziende (il Camping bungalow Park Thaiti Village di Lido delle Nazioni, Comacchio (Fe); l'Hotel Bahamas di Lido di Savio, Ravenna; l'Agriturismo La Ca' dell' Alpe di Rialto, Savona; l'Hotel Il Cormorano di Grisolia (Cosenza); l'Hotel Villa Rosa di Cesenatico (Fc); l'Hotel Magic di Riccione (Rn).

''Il successo crescente dell'etichetta ecologica di Legambiente Turismo - ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - e' un segnale forte di quanto sia aumentata in questi ultimi anni l'attenzione nei confronti della protezione e la cura dell'ambiente soprattutto in un settore, come quello turistico, che piu' di ogni altro deve puntare sulle risorse naturali e paesaggistiche del Paese. L'attenzione verso il risparmio delle risorse e il rispetto del territorio diventano, anche attraverso questa etichetta, un valido strumento di promozione per le aziende ma soprattutto un'ulteriore garanzia di qualita' per una clientela sempre piu' sensibile alla salvaguardia dell'ambiente''.

Paesi Arbereshe - Tradizioni ed ospitalità

Partirà il prossimo lunedì 2 agosto il Progetto Culturale dell’Assessorato alle Minoranze Linguistiche della Provincia di Cosenza, curato da A. S. Promotion, riguardante l’allestimento di una serie di gazebo adibiti a punti informativi e divulgativi, con materiale disponibile e notizie su lingua, cultura e tradizioni delle minoranze dei Comuni arbreshe e occitano


Tale Progetto consentirà alla Provincia di Cosenza di intervenire ad un evento di portata interregionale, la quarta edizione del Festival “Ethnoi - Culture , Linguaggi, Minoranze”, per la valorizzazione delle Minoranze Culturali ed Etnolinguistiche, che si svolgerà venerdì 30 luglio a San Marco dei Cavoti, Benevento, manifestazione dedicata alla divulgazione della cultura di minoranza linguistica. Anche qui troveranno ospitalità per tre giorni le peculiarità della lingua, delle tradizioni e della cultura arbreshe e occcitana. Il Progetto della Provincia di Cosenza, denominato “Paesi arbereshe - tradizioni e ospitalità”, si prefigge la promozione della cultura arbereshe e occitana, nonchè la progettazione, l’organizzazione e la gestione di attività e servizi a supporto del sistema turistico calabrese, attraverso lo sviluppo e la realizzazione di eventi d’intrattenimento e di promozioni culturali. Esso è rivolto alla creazione di punti di promozione itineranti attraverso i quali, ciascun paese di minoranza arbereshe, potrà promuovere luoghi, programmi culturali, prodotti tipici locali, ristorazione e produzione culturale in generale, all’interno di strutture turistiche ricreative situate nel territorio provinciale, che rimarranno attivi in varie zone per tutto il mese di agosto. Il Progetto sarà presentato nei dettagli alla Stampa ed alle Tv pubblica e private nel corso della Conferenza Stampa indetta per domani mercoledì 29 Luglio, alle ore 11.30. presso la Sala degli Stemmi della Provincia di Cosenza. Intervengono il Presidente della Provincia Mario Oliverio, l’Assessore Provinciale alla Cultura Maria Francesca Corigliano, la Dirigente del Settore Dott.ssa Antonella Gentile. Sono stati invitati a partecipare anche tutti i Sindaci dei Comuni di Minoranza Lingistica ed, in particolare, quelli coinvolti nel Progetto che sono Vaccarizzo Albanese, San Demetrio Corone, Santa Sofia D’Epiro, San Giorgio Albanese, San Cosmo Albanese, Aquaformosa, Civita, Castroregio, Cerzeto, Falconara Albanese, Firmo, Frascineto, Lungro, Plataci, San Basile, San Benedetto Ullano, Santa Caterina Albanese, San Martino di Finita, Spezzano Albanese.
www.newz.it

TURISMO: COLLI BERICI FANNO IL 'PIENO' DI SAGRE E FESTE

(ANSA) - VICENZA, 28 LUG - L'area dei Colli Berici, comprendente una ventina di comuni vicentini a sud del capoluogo, non ''chiude i battenti'' per fine luglio e agosto.

Sino a dopo Ferragosto e' ricco il programma di sagre, feste paesane e ricorrenze patronali organizzate da comuni, Pro Loco e associazioni. A Mossano, per quattro giorni, da venerdi' 30 luglio e sino al lunedi' successivo, si terra' la Festa della Trebbiatura, storica manifestazione a carattere culturale e gastronomico, con la possibilita' di degustare i prodotti locali, in particolare vino, olio e prosciutto; prevista anche un'esposizione di mestieri, con la messa in scena delle varie fasi della trebbiatura. Ad Orgiano, dal 29 luglio al 4 agosto, annuale Sagra di San Gaetano, che proporra' stand gastronomici con specialita' locali, pesca di beneficenza e parco divertimenti. Domenica 1 agosto ad Alonte si terra' l'''Anguriata Alpina sotto il cielo d'estate'' promossa dal gruppo Ana locale. Altro evento a Campiglia dei Berici, dal 5 al 9 agosto, con la Sagra della Madonna della Neve, antica festa paesana in localita' Pavarano, con la possibilita' di gustare la cucina locale immersi nel verde. Ad Agugliaro, dal 6 al 27 agosto, viene riproposta la Sagra di San Bortolo, con stand gastronomico che proporra' carne alla brace e pesce fritto.

L'area dei Colli Berici e' famosa soprattutto per i vini e per questo a Barbarano Vicentino, martedi' 10 agosto, la sera di San Lorenzo, viene organizzata la manifestazione ''Calici di stelle'', con esposizione di stand e assaggi di vini proposti delle aziende vinicole della zona. A Sarego, dall'11 al 16 agosto, Sagra dell'Assunta, che congloba nel suo ambito la Festa del pesce fritto. A Villa di Fimon di Arcugnano, dal 13 al 16 agosto, Sagra di San Rocco con cene e degustazioni a base di lepre. (ANSA).

È Lui il bastone del nostro cammino

di Antonio Maria Mira - avvenire.it 1 agosto 2010


La salita. È l’elemento che caratterizza la nostra prima tappa sul 'Camino de Santiago'. Che l’accompagna, la racconta. Su verso O’ Cebreiro, 12 chilometri da Vega de Valcarce, 600 metri di dislivello, fino a raggiungere quota 1293, splendido balcone sulle valli galiziane. Salita come metafora della vita, come faticosa crescita, insieme.

Aiutando chi, meno abituato, arranca sulle volte del sentiero. Insieme come abbiamo passato la notte, tutti e cinquanta nella grande palestra del paese.

Negli albergue, gli ostelli per pellegrini, non c’era posto per tutti. E allora fuori stuoini e sacco a pelo per un sonno rigeneratore prima di affrontare la salita. Sveglia alle 5.30, colazione comunitaria (anche così ci si conosce meglio). Una preghiera al Signore, di ringraziamento e di richiesta di sostegno, 'bastone del nostro cammino'. Gli incontri con Lui, lungo il nostro sentiero, si ripetono.

Ogni chiesetta è aperta per i pellegrini, col tavolo dove apporre i timbri sulla 'Credential del Peregrino' per documentare di aver percorso almeno 100 chilometri a piedi e ottenere la Compostela, il documento che certifica la partecipazione al 'Camino'.

Così nella minuscola San Juan Bautista a Ruitelan, nell’aerea San Andreas a La Faba (siamo a più di metà tappa e c’è anche una freschissima fontana) e nella bellissima chiesa preromanica di Santa Maria a Real a O’Cebreiro.

Occasioni di preghiera, a piccoli gruppi, mentre la fila si sgrana. Ma nessuno è lasciato da solo. Chi ha più fiato ed esperienza dà una mano ai novelli. Compaiono le prime vesciche e i miracolosi cerotti che tutti i camminatori conoscono bene. Intanto il sentiero sale nel bosco di querce e castagni, seguendo il corso del rio Valcarcel, prima in terra poi a pietroni, lucidati dal passaggio di migliaia di pellegrini. E sono proprio tanti quelli che incontriamo.

Un saluto e via. Il sentiero esce dal bosco, tra praterie e profumati cespugli di macchia. Ecco la grande lapide che segna il confine tra la Castiglia e la Galizia e che ci annuncia 152,5 chilometri a Santiago. Un ultimo strappo e siamo a O’Cebreiro, dove nel 1207 un gruppo di monaci costruì un ospedale per i pellegrini.

Noi, invece, siamo attesi da un’altra accogliente palestra.

Vacanze: italiani non sanno risparmiare

ROMA - Il 40% degli italiani si considera abbastanza bravo a risparmiare quando organizza le proprie vacanze ed il 49% si dice addirittura molto bravo e capace di accaparrarsi tutti gli sconti e le migliori offerte disponibili. Ma la realtà sembra ben diversa. A rivelarlo è il portale Expedia che ha intervistato oltre 500 maggiorenni. La ricerca evidenzia però come gli italiani si caratterizzano per il minor numero di giorni a disposizione per i propri viaggi rispetto agli utenti delle altre nazionalità e per la disponibilità a spendere di più per singola notte di soggiorno in hotel.

I viaggiatori tricolori, sembrano quindi peccare di eccessiva fiducia nelle proprie capacità senza però impegnarsi troppo nell'attività di ricerca e valutazione delle soluzioni più convenienti. L'11% che confessa qualche difficoltà a riguardo, lamenta soprattutto la lunghezza e la difficoltà della ricerca delle migliori offerte all'interno dei siti, non sempre facilmente reperibili (49%). Si tratta di una problematica più sentita dalle donne (56%), rispetto al 39% degli uomini.

Interrogati sui più efficaci accorgimenti per riuscire a risparmiare nella prenotazione delle proprie vacanze, gli italiani identificano come soluzione ottimale nel 64% dei casi la prenotazione con maggiore anticipo (sebbene si distinguano in Europa per l'abitudine a prenotare molto sotto data, in media solo 25 giorni prima della partenza) e per il 61% l'attenta ricerca di offerte e sconti. Segue un 48%, che crede sia più conveniente partire in bassa stagione. A loro avviso le destinazioni più convenienti dell'estate 2010 saranno il mare europeo (39%), seguito dalle capitali europee (18%) e dalle destinazioni italiane (14%).

ansa

I Colori del lago


Il sito tematico (www.coloridellago.it) promuove un turismo ecosostenibile organizzando escursioni, naturalistiche e storico-archeologiche, di taglio decisamente inusuale ma in intelligente sintonia con l’ambiente incontaminato della Tuscia. La sua coordinatrice, Vera Risi, guida autorizzata, è una giornalista di cultura e costume che ha abbandonato Roma e tutto per andare a vivere in questi luoghi “magici”, come ama definirli: è lei a guidare chi “è affetto dalla mia stessa febbre dell’esplorazione”.

Le sue uscite hanno l'obiettivo di mettere in contatto diretto la persona con la natura, con la dimensione del tempo (passato e presente) e con gli animali per ristabilire quel feeling tra umano e ambiente che spesso in città si perde. Le escursioni (a piedi, in bicicletta o a cavallo) permettono di scoprire questi luoghi incontaminati e inesplorati attraversando quella che in passato era l’Etruria: “Anche se emergono le tracce lasciate dai Romani e gli affascinanti resti del cupo Medioevo e dello splendente Rinascimento – spiega Risi - quella che riaffiora continuamente è la preesistente cultura etrusca: emerge tra le sepolture affrescate di Tarquinia, tra le necropoli rupestri di Castel d’Asso, Norchia e Blera, tra le tombe a camera e gli altri resti misteriosi che questo nobile popolo ci ha lasciato”.

Noi suggeriamo di farsi portare ai laghi di Vico e Mezzano che, coi loro corsi d’acqua limpidi e gelidi, scavano le rocce vulcaniche creando canyon e forre dalle profondità vertiginose, nelle quali è dolcissimo smarrirsi.

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Bolsena, gastronomia chilometro zero

Il lago di Bolsena vanta acque molto pulite e ricchissime di pesci grazie non solo alla scarsa urbanizzazione delle sue coste, ma anche al fatto che negli anni ‘90 alcuni pescatori del territorio hanno creato due incubatoi ittici che garantiscono l’ecosistema del lago (una pesca responsabile quindi, attenta al ripopolamento delle acque).

In zona si possono gustare i coregoni (pesci d’acqua dolce talmente pregiati da essere chiamati “le spigole di lago”) e le anguille (citate persino da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia per come si rivoltano per l’onde… e da Dante Alighieri nel girone dei golosi perché di esse era ghiotto papa Martino IV, che per dar loro miglior sapore le affogava nella vernaccia).

La cucina, povera e semplice, vanta anche ottimi legumi, come il delicato Fagiolo del Purgatorio, la raffinata Lenticchia di Onano e il gustoso Cece del solco dritto di Valentano, tutti ottenuti ancora con tecniche agricole tradizionali. Altro ottimo prodotto è la patata dell’Alto Viterbese, talmente buona da essere celebrata con una sagra che si svolge nel mese di agosto.

E poi l’aglio rosso di Proceno, dal sapore forte, dal profumo intenso e dalla buona digeribilità. Infine, non si può trascorrere qualche giorno in questo territorio senza gustare l’agnello o il maiale a bujone, una cottura fatta con conserva di pomodoro, salvia, rosmarino e peperoncino che conferisce a queste carni un gusto unico.
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