SS24

A Trieste "BoraMata", festa della Bora

TRIESTE - Una grande festa della Bora, nel cuore di Trieste, con girandole, mostre, spettacoli, installazioni e una vera e propria Galleria del vento, tra piazza Ponterosso e la storica piazza dell'Unità d'Italia: è BoraMata, la kermesse che dal primo al 4 giugno Trieste dedicherà alla Bora, l'elemento che, più di ogni altro, rende riconoscibile la città in Italia e all'estero.
    BoraMata, giunta alla terza edizione, si presenta quest'anno con la novità di una collaborazione con Mittelfest, il festival internazionale di musica, teatro e danza in programma a Cividale del Friuli (Udine), che nel 2017 conclude, proprio con l'Aria, la sua trilogia tematica sugli elementi.
    Con il Festival di Cividale, che è una delle 12 "porte" attraverso le quali la Bora arriva a Trieste, BoraMata condividerà arredi urbani, mostre e installazioni dedicate al vento.
    A Trieste, in piazza Unità, dopo la festa della Repubblica, saranno installate centinaia di girandole, sarà allestita una mostra di fotografie di Andrea Lasorte sulla "Bora nella cronaca", oltre a una rassegna di video della Rai, sarà presentato il nuovo libro dello scrittore Veit Heinichen e sarà illustrata la prima "Guida al Magazzino dei Venti".
    "BoraMata - hanno spiegato gli ideatori, Rino Lombardi, del Museo della Bora, e Federico Prandi, partner organizzativo con la Prandicom - punta a diventare un classico per i triestini e soprattutto per i turisti che amano la Bora. Anno dopo anno, qualcosa cambia, qualcosa resta, per celebrare la madre di tutti i refoli, in una stagione che non è proprio la sua, quando - hanno concluso presentando oggi la manifestazione - è più facile incontrare un borin che una bora vera". 
ansa

Longobardi e Italia,capolavori mai visti

Una grande mostra che fa il punto su quasi vent'anni di nuove ricerche e al tempo stesso spettacolare e multimediale, racconterà la storia dei Longobardi in Italia, gli incroci di cultura e di civiltà, le reciproche contaminazioni. Da settembre a giugno 2018, tre sedi prestigiose, quali il Castello Visconteo di Pavia (fino al 15 dicembre), l'Archeologico di Napoli e l'Ermitage di San Pietroburgo, ospiteranno i circa 300 capolavori, molti dei quali mai esposti prima, provenienti da 80 enti prestatori diversi.
    "Sarà una mostra che lascerà una traccia", ha detto il ministro Dario Franceschini alla presentazione per la stampa, sottolineando l'importanza di mettere a punto iniziative in grado di arrivare al largo pubblico e al tempo stesso dare valore alla ricerca scientifica. Intitolata 'Longobardi. Un popolo che cambia la storia', l'importante esposizione ha appunto lo scopo di rendere meno oscura un'epoca lontana, che nei secoli è stata interpretata dagli studiosi secondo parametri spesso opposti.
ansa

A Ny centro poliartistico trasformabile

NEW YORK - Un gigante in acciaio e vetro su ruote che si trasforma all'occasione. E' 'The Shed', la new entry nel panorama artistico di New York, una struttura che aprirà i battenti nel 2019 e che per flessibilità può essere paragonata a una casa in mattoncini Lego: gli si dà la forma che si vuole.
    Non è fantascienza bensì un edificio che strutturalmente sarà sia uno spazio coperto che può contenere 1200 persone sedute e fino a 3000 in piedi oppure uno spazio aperto da quasi duemila mq. Concettualmente un vaso di Pandora da cui tirare fuori ogni forma di arte.
    Visto a distanza The Shed sembra un hangar in movimento, che si sposta in direzione est-ovest, ossia geograficamente verso il fiume Hudson. Futurismo quindi nell'area che sarà il futuro di New York, Hudson Yards, sulla 34ma strada e ad un paio di isolati dal fiume Hudson, con dirimpettaio, l'Highline, il famoso parco sopraelevato recuperato da vecchi binari ferroviari.
ansa

Amazon, prima libreria 'fisica' a NY

(ANSA) - NEW YORK, 25 MAG - Amazon sbarca a NY e sceglie il Time Warner Center, a due passi da Central Park e da una delle Trump Tower, per la sua prima libreria newyorkese. Una scelta non causale che la colloca nel 'cuore' dell'industria editoriale e lontano dalle poche celebri librerie, come The Strand a Union Square, sopravvissute al ciclone degli ebook e della stessa Amazon. Con Amazon Books i 'Bestseller' vanno in soffitta e lasciano il posto ai libri che hanno avuto rating elevati dai lettori, ovvero un punteggio superiore a 4,8 su Amazon.com. La libreria si basa proprio sui 20 anni di dati raccolti online nell'organizzare i libri in vendita. I volumi sono tutti senza prezzo: per conoscerlo si può usare l'app Amazon sul cellulare o andare a uno degli scanner elettronici nel negozio. Il pagamento è rigorosamente senza contanti.
    Amazon continua così a crescere. Un investimento da 10.000 dollari in Amazon 20 anni fa, vale ora 4,9 milioni di dollari, con i titoli del colosso passati da 2 a un passo dai 1.000 dollari.

Star Wars: ciak sulle Dolomiti di Belluno

AURONZO DI CADORE - La bellezza e l’imponenza delle Dolomiti di Belluno conquistano anche il cinema: si sono concluse da poco nel Cadore le riprese dello spinoff di Star Wars, che racconta le vicende dell’eroe Han Solo, interpretato dal giovane attore Alden Ehrenreich nel ruolo che fu di Harrison Ford. Per le scene del film - di cui ancora si conoscono pochi dettagli tranne il titolo che per ora è Red Cup - sono stati scelti alcuni tra i luoghi più spettacolari delle Dolomiti, patrimonio dell’Unesco: il lago di Misurina, i boschi delle Tre Cime di Lavaredo e del Monte Piana. Solo da maggio del 2018, data di uscita del film nelle sale, si potranno rivedere sul grande schermo le scene ambientate nel bellunese. Nasce così tra gli amanti della celebre saga cinematografica, ideata da George Lucas, un motivo in più per recarsi sulle Dolomiti venete tra Auronzo, Cortina e Dobbiaco, alla scoperta dei luoghi dove si sono svolte alcune riprese. Tra gli appassionati di Star Wars, c’è, infatti, un maniacale interesse per la ricerca dei luoghi dove sono stati girati gli episodi e gli altri film legati alla saga. Le tante location, spettacolari e riconoscibili, invitano a un viaggio intorno al mondo, dalla Spagna alla Thailandia, dall’Irlanda alla Tunisia, dalla California all’Islanda.
Prima di arrivare in Veneto per lo spinoff, la troupe aveva girato alcune scene a Fuerteventura nelle Canarie e, sempre in Spagna, la capitale di Naboo descritta nel secondo episodio, L’attacco dei cloni, era ambientata a Siviglia nella monumentale plaza de España, seppur in parte ritoccata al computer. 
Ecco, dunque, alcune delle più belle location, protagoniste della celebre saga cinematografica. L’isola irlandese di Skellig, patrimonio dell’Unesco al largo della costa del Kerry, è il rifugio di uno dei protagonisti de Il Risveglio della Forza, episodio VII; nello stesso film c’è anche una scena di un combattimento in un paesaggio di magma e neve, decisamente alieno: è la zona del vulcano Krafla con il suo cratere largo dieci chilometri nell’Islanda nordorientale, precisamente nella regione di Mývatn, zona famosa per chi gira film di fantascienza. Gran parte dell’episodio è ambientato nel deserto di Abu Dhabi e in parte nella base militare di Greenham Common, in Inghilterra, e nei boschi della contea di Gloucestershire, al confine con il Galles.
Nell’episodio VI, Il ritorno dello Jedi, le scene degli inseguimenti volanti tra gli alberi giganti della luna boscosa di Endor sono ambientate nei parchi della California, esattamente nel parco nazionale di Redwood, 550 chilometri a nord di San Francisco.
L’episodio III, La vendetta dei Sith, ha una scena su un vulcano in eruzione: è l’Etna e la sua lava venne usata per girare il duello sul pianeta Mustafar. Sempre in questo episodio il pianeta dei Wookie dà rifugio a Han Solo e agli altri in fuga; le scene furono girate in un paesaggio tropicale, cioè in una baia a pochi chilometri da Phuket, in Thailandia. Le montagne innevate di Alderaan, nel Grindewald svizzero, servirono al regista George Lucas per raccontare la bellezza del pianeta dei Naboo. Infine il fiume Li della provincia di Guangnxi, in Cina, era lo sfondo per descrivere il pianeta di tutti gli Wookie, pelosi guerrieri giganti. 
Nell’episodio II, L’attacco dei cloni, le sale della reggia di Caserta divennero la sede della monarchia reggente di Theed, capitale del pianeta; sempre in questo film il cavaliere Jedi e la regina Naboo cercano un luogo tranquillo per coronare il loro sogno d’amore e lo trovano in una villa su un imprecisato lago di un piccolo pianeta verde: in realtà è villa del Balbianello a Lenno, sul lago di Como.
Nel primo episodio, La minaccia fantasma, la casa di Anakin, il bambino prescelto dalla “Forza”, è ambientato nel villaggio fortificato berbero del deserto di Tataouine, in Tunisia, sulla collina di Soltane. Sempre in Tunisia nel IV episodio, Una nuova speranza, la casa di Owen Larsen, zio di Luke Skywaker, è in un chott, tipico ricovero berbero, nel deserto di Nefta, nella Tunisia occidentale. Nello stesso episodio ci sono scene girate tra le dune di sabbia della Death Valley californiana, tra la Sierra Nevada e il Mojave Desert, mentre la base della ribellione sul pianeta Yavin, da dove parte l’assalto alla Morte Nera, è girata a Tikal, in Guatemala: i grandi edifici di pietra persi nella giungla tropicale sono in realtà gli antichi templi della foresta guatemalteca, protetti dall’Unesco. 
Infine, nell’episodio V, L’impero colpisce ancora, le scene del combattimento per difendere la base segreta del pianeta ghiacciato di Hot sono girate sull’enorme ghiacciaio norvegese di Hardangerjøkulen, nella contea di Hordaland, partendo dal villaggio di Finse.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Bronzi, Mantegna e Bernini, i capolavori dei 5 musei che rimangono senza direttore

Peter Assman, da oltre un anno alla guida del Ducale di Mantova, ha già ricevuto dal direttore generale Musei del ministero la comunicazione che da oggi non è più direttore. Per gli altri quattro è questione di ore. I cinque direttori coinvolti dalle due sentenze emesse dal Tar del Lazio, ha spiegato oggi annunciando il ricorso al Consiglio di Stato il ministro avvocato Dario Franceschini, verranno tutti sostituiti da interim.
Tra loro non c'è il parco archeologico di Paestum, perché il ricorso che lo riguarda - si legge nella sentenza del tribunale amministrativo - è stato escluso per un vizio di forma.
Ecco quindi, in ordine alfabetico, chi sono i cinque direttori top costretti, almeno per il momento a preparare valige e scatoloni:

1) PETER ASSMAN (PALAZZO DUCALE DI MANTOVA): 63 anni, storico dell'arte. Austriaco, ha studiato e lavorato anche a Firenze, al Deutsches Kunsthistorisches Institut. Dal 2002 al 2012 è stato presidente dell'associazione dei musei austriaci. Ha diretto l'Obersterreichischen Landenmuseen di Linz e il Museo Angerlehner in Thalheim bei Wels. Ha curato numerose mostre. Insegna alla Johannes Kepler Universitat di Linz e all'Università di Vienna. Dal 2011 è nel Comitato scientifico del Museo del Castello del Buonconsiglio di Trento.
Il Palazzo Ducale di Mantova è ubicato nella zona nord-orientale della città si estende tra la riva del lago Inferiore e Piazza Sordello, l'antica Piazza di San Pietro. La famiglia Gonzaga (signori, marchesi ed infine duchi della città di Mantova) ne fa la propria residenza dal 1328 al 1707, quando l'ultimo duca, Ferdinando Carlo, è costretto all'esilio. Il palazzo, inizialmente composto da corpi di fabbrica di età diverse, trova forma organica nella seconda metà del XVI secolo, quando diviene un unico imponente complesso architettonico di 35.000 metri. Con il dominio austriaco alcuni ambienti della corte sono riadattati in luoghi di rappresentanza e durante il regno di Maria Teresa d'Austria l'edificio assume la denominazione di Palazzo Reale. Il Palazzo ducale di Mantova, fu un punto di riferimento per la storia dell'arte con l'arrivo a Mantova del Pisanello già nel primo Quattrocento, e, successivamente, con la presenza di Andrea Mantegna. Dopo l'abbandono del XIX secolo, il Palazzo Ducale è dall'inizio del Novecento oggetto di restauri e diventa sede museale statale. Oltre alla galleria di pittura, alle sezioni di archeologia e scultura, di notevole importanza sono gli appartamenti e il Castello di San Giorgio, in cui si trova la famosa "Camera degli sposi", affrescata dal Mantegna, con scene di vita dei Gonzaga.
2) MARTINA BAGNOLI (GALLERIA ESTENSE MODENA): 53 anni, storica dell'arte. Nata a Bolzano, si è laureata in storia dell'arte a Cambridge e nel 1999 ha conseguito il Ph.D. con lode alla Johns Hopkins University di Baltimora. Dal 2003 ha lavorato al Walters Art Museum di Baltimora. Vanta esperienza in musei statunitensi, come la National Gallery of Art di Washington.
Istituita nel 1854 da Francesco V d'Austria d'Este e collocata dal 1894 nell'attuale sede del Palazzo dei Musei, la Galleria Estense comprende quattro saloni e sedici salette espositive dedicate a quel cospicuo patrimonio artistico accumulato dai duchi d'Este fin dagli anni gloriosi della signoria ferrarese. Orientate verso un aristocratico collezionismo dai molteplici interessi, le raccolte estensi comprendono la ricca quadreria, che racchiude un pregevole numero di dipinti dei secoli dal XIV al XVIII, fra i quali un gruppo dedicato alla pittura padana, diverse sculture in marmo e terracotta; un nutrito nucleo di oggetti d'arte applicata che costituivano parte del sontuoso guardaroba ducale, oltre a diverse collezioni specifiche quali quelle dei disegni, dei bronzetti, delle maioliche, delle medaglie, degli avori e degli strumenti musicali. Tra le opere di maggiore rilievo si segnalano La Pietà di Cima da Conegliano, la Madonna col Bambino del Correggio, il Ritratto di Francesco I d'Este del Velazquez, il Trittico di El Greco, il busto marmoreo di Francesco I d'Este del Bernini ed il Crocefisso di Guido Reni.
3) EVA DEGLI INNOCENTI (MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI TARANTO): 41 anni, archeologa. Nata a Pistoia, si è laureata a Pisa dove ha frequentato anche la Scuola di Specializzazione di Archeologia; ha poi conseguito il dottorato di ricerca europeo presso l'Università di Siena in Storia, archeologia e archivi del Medioevo. E' stata Direttrice del Servizio dei beni culturali e del museo/centro d'interpretazione Coriosolis della Comunità dei Comuni Plancot Ple'lan in Bretagna. Dal 1995 al 2008 ha condotto scavi archeologici in Italia e in Tunisia.
Il Museo Nazionale Archeologico di Taranto è fra i più importanti d'Italia e fu istituito nel 1887. Il Museo occupa fin dalle origini l'ex Convento dei Frati Alcantarini, costruito a metà del XVIII secolo e, in seguito ad interventi di ingrandimento a metà del XX secolo, l'adiacente corpo settentrionale dell'Ala Ceschi. Nelle vetrine risaltano le bellissime oreficerie, arricchite da paste vitree e pietre colorate, le terrecotte policrome ancora di tradizione greca, ossi, avori, e soprattutto vetri colorati importati che caratterizzano le sepolture ad incinerazione di età imperiale, fino ai frammenti di eccezionale eleganza di un sarcofago in marmo con scena di assalto alle navi. La sezione dedicata alla città dal tardoantico all’età bizantina offre una vasta documentazione dei pavimenti musivi dell’edilizia pubblica e privata, con motivi geometrici e figurati policromi e materiali da scavi stratigrafici recenti (Villa Peripato, Palazzo delli Ponti, Cattedrale di S. Cataldo) che hanno fornito dati rilevanti per la ricostruzione del centro antico in tali fasi cronologiche. 
4) PAOLO GIULIERINI (MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI): 48 anni, archeologo. Nato a Cortona, si è laureato in archeologia e specializzato in etruscologia nell'Università di Firenze. Direttore del Museo dell'Accademia Etrusca e della città di Cortona, dove lavora dal 2001. Ha maturato una lunga esperienza nella direzione museale.
Il primitivo impianto dell’edificio, rimasto incompiuto e destinato alle Scuderie Vicereali, di cui resta oggi solo il portale in piperno sul lato occidentale lungo via Santa Teresa, fu costruito nel 1585 per ordine del viceré di Spagna, don Pedro Giron, dall’architetto Giovanni Vincenzo Casale. La struttura venne trasformata, tra il 1610 ed il 1615, ad opera dell’architetto Giulio Cesare Fontana, al fine di trasferirvi gli Studi (antica Università). Il progetto iniziale, che prevedeva la realizzazione di una fabbrica caratterizzata da un corpo centrale a due piani, sopraelevato rispetto alle due ali laterali ad un solo livello, non fu portato a termine essendone stati completati solo l’ala occidentale ed il corpo centrale. La facciata, riccamente decorata, presentava una successione di finestre e nicchie alternate, interrotta soltanto dal portone principale e dai due secondari laterali. Le finestre, con cornici variamente ornate, erano sormontate da vasi marmorei situati sui frontoni e da medaglioni con mezzi busti, mentre nelle nicchie erano statue antiche con integrazioni moderne. Il cornicione del palazzo era completato da una balaustrata in marmo con vasi e pinnacoli. Anche il corpo centrale era sormontato da statue ai lati del timpano, e da vasi ed obelischi ad affiancare una piccola struttura ad arco con la campana dell’orologio. Nell’edificio l’Ateneo napoletano rimase per oltre un secolo e mezzo fino al suo trasferimento nel Real Convitto del Salvatore nel 1777. Sul finire del Settecento gli architetti Ferdinando Fuga, prima, e Pompeo Schiantarelli, poi, si apprestarono ad ampliare il vecchio Palazzo degli Studi per convertirlo a Museo universale, secondo il modello culturale enciclopedico allora in voga: «per uso del Real Museo di Portici, la Quadreria di Capodimonte, la Gran Libreria Publica, le Scuole per le tre Belle Arti (Pittura, Scultura ed Architettura), e la Stanza per lo studio del Nudo». In questi anni il Palazzo perse quasi tutte le sue decorazioni scultoree e, innalzato di un piano, assunse l’aspetto più compatto ed imponente che ancora oggi lo caratterizza. I laboratori per le Scuole di Belle Arti furono collocate nelle stanze dell’ala orientale del primo piano articolate intorno al grande Salone della Meridiana, così chiamato per la presenza di un orologio solare installatovi quando in origine l’ambiente fu destinato ad Osservatorio astronomico. La sala, affrescata da Pietro Bardellino con un’epigrafe celebrativa ed una scena allegorica dedicata a Ferdinando IV insieme alla moglie Maria Carolina come protettori delle scienze e delle arti, nonché, alle pareti, diciotto tele di Giovan Battista Draghi di soggetto storico, fu poi trasformata in Biblioteca. Tra il 1821 ed il 1825 l’architetto Pietro Bianchi, dopo averne terminato i lavori di restauro, completò l’edificio, con l’ampliamento dell’angolo nord-orientale, curando inoltre la sistemazione della statua di Ferdinando I di Borbone raffigurato sotto le spoglie di Minerva, eseguita da Antonio Canova, in una nicchia appositamente disegnata nel mezzo dello scalone monumentale del Museo. Il primo allestimento del Real Museo Borbonico, intrapreso da Michele Arditi nel 1807, poté considerarsi concluso nel 1830 secondo i criteri dell’epoca, tipologici e per classi di materiali, con l’aggiunta di altre immissioni per donazione o acquisto e dai reperti provenienti dagli scavi eseguiti nei territori del Regno di Napoli. Nel 1860, con l’Unità d’Italia, il Real Museo Borbonico divenne proprietà dello Stato, assumendo la nuova denominazione di “Museo Nazionale”. Tra il 1863 ed il 1875 oltre ad arricchirsi della notevolissima collezione Santangelo, esso venne completamente riordinato da Giuseppe Fiorelli, secondo un criterio tipologico. Alla nuova riorganizzazione operata da Ettore Pais tra il 1901 ed il 1904 fecero seguito sistemazioni di singole collezioni, rese possibili anche dalla disponibilità di nuovi spazi creatisi con i trasferimenti, nel 1925, della Biblioteca nel Palazzo Reale di Napoli e, nel 1957, della Pinacoteca nell’attuale Museo di Capodimonte. Rimasero così in questa sede soltanto le ricche collezioni di antichità, cosicché il Museo iniziò ad assumere la sua odierna identità di Museo Archeologico. L’edificio museale è anche sede della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei.

5) CARMELO MALACRINO (MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI REGGIO CALABRIA): 46 anni, archeologo e architetto. Nato a Catanzaro, si è laureato in architettura a Firenze e specializzato in Archeologia e architettura antica ad Atene. Dal 2010 è ricercatore di storia dell'architettura nel Dipartimento di architettura e territorio dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria. Nel 2005 ha conseguito un dottorato in Storia dell'architettura a Venezia.
Il nuovo Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria rappresenta uno dei rari esempi di edificio progettato e realizzato per accogliere collezioni museali. Palazzo Piacentini si affaccia sulla Piazza De Nava, nel centro storico della città. L'area è molto ben servita da un punto di vista dei trasporti, adiacente alla stazione ferroviaria Reggio-Lido e proprio grazie all'ottima posizione di cui gode risulta facilmente raggiungibile sia da mezzi pubblici che privati, sia per chi si muove all'interno del centro cittadino (presenti numerosi parcheggi) sia per chi arriva dall'esterno (non è lontano il collegamento all'Autostrada A3). Il Museo è stato oggetto di un significativo intervento di recupero (c.a. 11.000 mq) che è consistito nella riqualificazione architettonica dell'edificio storico e nella realizzazione di una struttura ampliata ed organizzata sia sotto l'aspetto del percorso museale che dell'allestimento. Il completamento della nuova struttura offre al pubblico un Museo moderno, progettato in base a standard qualitativi internazionali, sia in termini di allestimenti che per la multimedialità, interattività ed aree espositive. Il MArRC è uno dei Musei archeologici più rappresentativi del periodo della Magna Grecia, con importanti collezioni, noto al mondo grazie all'esposizione permanente dei famosi Bronzi di Riace, accoglie anche una vasta esposizione di reperti provenienti da tutto il territorio calabrese. Il nuovo percorso museale ha inizio dall'alto, con una sezione dedicata alla Preistoria e si sviluppa fino al piano terra attraverso l'esposizione delle grandi architetture templari dei territori di Locri, Kaulonia e Punta Alice, garantendo una continuità spaziale e logica che ha il suo epilogo con l'esposizione dei materiali, ognuna provvista di testi esplicativi e supporti dedicati, ha l'obiettivo di "raccontare" al visitatore la Storia della Calabria. Al piano seminterrato la dotazione delle Sale espositive è integrata da tre spazi destinati alle Mostre temporanee.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA