No ragazzi, l'Italia non è Disneyland

C'è da rimanere francamente stupiti ma soprattutto preoccupati del fatto che, per la maggioranza di un campione di ragazzi milanesi delle scuole medie e superiori, il turismo costituisca il volano e la colonna portante della nostra economia. Che è quanto emerge da un'indagine condotta dalla Ipsos di Nando Pagnoncelli per iniziativa di Assolombarda.

Se nella capitale della regione più industrializzata d'Italia i giovani ignorano per lo più che l'industria manifatturiera con il suo indotto è il nerbo del nostro sistema economico, è dato infatti dedurre che una così scarsa conoscenza della realtà economica e sociale del nostro paese sia, a maggior ragione, largamente diffusa fra i loro coetanei nel resto della Penisola.

Naturalmente, c'è da augurarsi che cresca l'apporto del settore turistico, in particolare quello alimentato dall'afflusso di visitatori stranieri nei nostri luoghi di vacanza e nelle nostre città d'arte. E che intanto si provveda a tutelare meglio di quanto non si faccia (come, purtroppo, si deve constatare sempre più di frequente) l'inestimabile patrimonio artistico e culturale, unico al mondo, che abbiamo la fortuna di possedere.

Tuttavia il rischio che gran parte delle nuove leve non sappiano o misconoscano quale sia la spina dorsale dell'economia nazionale non va sottovalutato, se è vero che esse sono il futuro del paese. Da un lato, infatti, seguita a dominare, nella didattica e nei programmi scolastici, una pressoché totale mancanza d'informazioni sullo scenario economico e sociale in cui i giovani vivono e si troveranno prima o poi ad agire; dall'altro, sta prevalendo nella cultura sociale la tendenza a considerare il mondo della fabbrica alla stregua di un'entità residuale, in via di progressiva emarginazione. E, quindi, a ritenere che in un prossimo avvenire il nostro paese ne possa anche fare a meno, perché sarebbe in grado di reggersi su altre risorse e attività succedanee più gratificanti, sebbene non si sappia esattamente quali mai potrebbero essere.

Prima che questo miraggio finisca per contagiare i giovani, attraverso quella cassa di risonanza di tante suggestioni illusorie che sono certi media più in voga, bisogna correre ai ripari. A questo riguardo non bastano, naturalmente, le pur lodevoli iniziative, come quelle assunte di recente, durante la rituale «Settimana della cultura d'impresa», per incontrare i giovani e talora per aprire le porte di alcune imprese facendo vedere loro come e cosa si produce.

Occorre fare assai di più: che le rappresentanze industriali s'impegnino, nel territorio di loro pertinenza, a instaurare, attraverso efficaci strumenti di comunicazione, un dialogo più intenso e ravvicinato con il pubblico dei giovani, in base a programmi di maggior consistenza e continuità nel tempo che valgano a coinvolgerli, ad aiutarli a cogliere la complessità delle cose e a crescere con punti di riferimento certi e credibili. D'altra parte, si tratta di un'esigenza oggi avvertita e condivisa da varie associazioni industriali, come ho avuto modo in questi giorni di riscontrare. Tutto sta a tradurla in pratica in forme adeguate.

Del resto, solo così è possibile far capire che l'impresa è tuttora il nucleo propulsivo della nostra economia sgomberando il campo da certi stereotipi e pregiudizi apparentemente convincenti quanto di più facile maneggio. E promuovere, inoltre, una maggiore attenzione per l'istruzione tecnica, spiegando ai giovani e ai loro famigliari quanta importanza abbia una formazione professionale specialistica sia per un inserimento non precario nel mondo del lavoro, sia in considerazione delle sfide, sul fronte delle innovazioni e della competitività, che il nostro paese deve affrontare per poter sopravvivere nell'ambito del mercato globale.

Puglia: 'Festival Innovazione' alla Fiera del Levante dall'1 al 3 dicembre

Bari, 28 nov. - (Adnkronos) - Saranno oltre 100 gli stand per la seconda edizione del Festival dell'Innovazione, promossa dalla Regione Puglia, dall'Agenzia regionale per la Tecnologia e l'Innovazione, dalle cinque universita' pugliesi, dal Cnr, dall'Enea con la collaborazione della Fiera del Levante, che si svolgera' a Bari dall'1 al 3 dicembre nei padiglioni della Campionaria. Finanziata dal programma operativo Fesr 2007-2013 per 500mila euro, la manifestazione si snodera' attraverso quattro macro aree tematiche: Innovention (Innovation+Invention), che racchiude i temi dedicati alla meccatronica, all'aeronautica, all'Ict e ai nuovi materiali; Land, dedicata alle biotecnologie, alle scienze della vita, all'agroindustria, all'energia e all'ambiente; Imagination, in cui trovano spazio le innovazioni legate all'industria della creativita', al turismo, ai beni culturali, alla formazione, alla comunicazione, alla pubblica amministrazione; InnovAbilia, dedicata alle innovazioni per la qualita' della vita. Ad illustrare il Festival i tre assessori regionali Loredana Capone (sviluppo economico), Nicola Fratoianni (Politiche giovanili) ed Elena Gentile (Solidarieta' sociale) e i due presidenti, dell'Arti Giuliana Trisorio Liuzzi e della Fiera del levante Domenico Lacirignola. ''Un lavoro straordinario realizzato con strumenti finanziari insufficienti e per questo ci impegneremo nelle pieghe del prossimo bilancio a trovare ulteriori risorse', ha commentato Fratoianni che ha anche parlato del Festival come di ''una grande occasione per discutere e per rappresentare una rete di interventi che altrimenti non avrebbero alcuna relazione tra di loro. Il fattore competitivita' e innovazione quale fattore di crescita strategica per la regione Puglia - ha continuato - e' l'elemento chiave delle politiche di sviluppo della giunta regionale che attraversa trasversalmente i diversi settori, dalle tecnologie alle imprese, dai diversamente abili alle politiche giovanili e alla creativita'''.

Il turismo per gli italiani: solo vacanze a chilometri zero

Ormai è un dato di fatto: il 60% degli italiani preferisce le microvacanze e sta dicendo addio alle vacanze “lunghe”.In questi ultimi anni, infatti, le ferie classiche, da quattro notti e oltre, stanno definitivamente lasciando il passo al microturismo territoriale cambiando radicalmente gli orizzonti turistici italiani. Un fenomeno in continua crescita che, oltre a mettere in luce nuovi protagonisti e aprire le porte a settori commerciali definiti finora di nicchia, richiede necessariamente un coordinamento di tutti coloro fra istituzioni, associazioni e produttori che agiscono sul territorio. Il tutto per arrivare a realizzare un’alleanza per il territorio”.

Claudio Nardocci, 54 anni, Presidente dell’Unpli (Unione Nazionale delle Pro Loco) a capo di un’organizzazione di 600 mila iscritti che operano in seimila sedi sparse in tutto il territorio italiano, spiega in questa intervista al nostro giornale la nuova politica della più potente e diffusa organizzazione di volontariato che opera in Italia.


Secondo Lei quali sono i fattori che hanno determinato questo nuovo modo di fare vacanza?

“Inizialmente si pensava che questo fenomeno fosse legato alla bassa congiuntura economica ma con il passare del tempo ha svelato un lato per nulla congiunturale. Nel 2008, secondo il dato ufficiale Istat, gli italiani alle vacanze tradizionali hanno preferito le vacanze brevi, quelle che durano da una a tre notti fuori casa”.

Da cosa nasce questa scelta?

“Da una parte abbiamo la minore attitudine dei turisti a concentrare aspettative e investimenti nelle vacanze lunghe e dall’altra la voglia di riappropriarsi del proprio territorio”.

Quindi possiamo parlare di vacanze a “chilometri zero”?

“Proprio così anche se è bene precisare che con questa definizione si intende sia il raggio di distanza limitato che la tendenza culturale dei turisti a riscoprire e rivalutare i territori vicini. Secondo quanto segnalato dagli albergatori a Pasqua 2010 il 17,5% dei clienti proveniva dalla stessa regione in cui era situato l’hotel, il 35% da una regione confinante per un totale del 53. Non si tratta di un dato occasionale visto lo scorso Natale era il 54%. Inoltre sempre nel 2009 i microvacanzieri non hanno fatto solo una vacanze a chilometri zero: il 26% ne ha fatte oltre 5 ed il 7% almeno 10. Insomma l’Italia, come il resto dell’Europa, sta dicendo addio al modello tradizionale di vacanze”.

E’ possibile fare un l’identikit del “microvacanziere”?

“Direi proprio di no, perché il microturismo è una tendenza generale che taglia trasversalmente tutti i ceti sociali partendo dai lavoratori autonomi fino ad arrivare ai più giovani. Grazie alla nuova spinta venuta dai protagonisti del territorio come enogastronomia, associazionismo e tutela del territorio, i microturisti possono avere accesso all’immenso patrimonio culturale materiale e immateriale del nostro Paese costituito da borghi riscoperti, ambienti, prodotti enogastronomici di nicchia. Il tutto unito dalla riscoperta, da parte dei turisti, dello stare insieme in modi diversi e più gratificanti”.

Ma quali sono i protagonisti del microturismo?

“Questo tipo di offerta turistica che vede le Pro Loco in prima linea ha portato alla ribalta nuovi protagonisti, come ad esempio, i Bed&breakfast, gli agriturismi o i produttori di miele. Allo stesso tempo si sono aperte nuove frontiere nel settore commerciale a cui si aggiunge il proliferare di mercatini di fine settimana. Purtroppo questo tipo di fenomenologia sociale ed economica è cresciuta in modo creativo ma disordinato, insomma a cespuglio”.

Quale strategia è necessaria per fare decollare definitivamente le “vacanze brevi”?

“E’ indispensabile che le istituzioni nazionali e locali mettano a punto nuove politiche e che, nello spirito della sussidiarietà, diano all’associazionismo privato e alle forme di imprenditorialità diffuse nel territorio, la chance di nuove forme di collaborazione per la promozione del territorio. E’ arrivato il momento che questo tipo di turismo nato per lo più in forma occasionale si sviluppi strutturalmente”.

E questa alleanza per il territorio nascerà?

“Abbiamo fatto le prove generali a Trapani durante un convegno al quale hanno partecipato amministratori locali, dirigenti delle Pro Loco provenienti da tutto il Paese, studiosi di alcune università italiane, produttori di tipicità e le nuove professioni nate intorno al micro turismo territoriale: Bed&breakfast, agriturismo, produttori di conserve ed altro. Ne è nata una proposta operativa: costituire il tavolo permanente degli “attori del territorio” intanto per alcune cose operative come il calendario degli eventi, le informazioni e la comunicazione. Il resto verrà da se. La nuova alleanza è partita”.

Pellegrini in India

Nell’ambito del progetto dell’incontro cristianesimo e induismo, per il secondo anno l’Opera romana pellegrinaggi propone un itinerario nell’India del Nord, da New Delhi a Goa, che prevede la visita ai santuari classici dell’induismo fino al distretto di Goa, dove con san Francesco Saverio approdarono gli evangelizzatori nel 1542, e si stabilirono in particolare le comunità portoghesi.
In una repubblica federale di 3.204.349 kmq con una popolazione di circa un miliardo dove la religione induista rappresenta l’80%, l’islamica l’11%, i sikh il 2%, i buddisti lo 0,7%, seguiti poi dai giainisti e dai cristiani – la regione nord-ovest di Delhi e del Rajasthan (Jaipur) rappresenta una parte dell’immenso territorio, che comprende 25 Stati e 7 territori, ma è pur sempre la porta d’ingresso dell’India (Delhi). Per terminare nel più piccolo Stato dell’India: Goa, con una superficie di 3.702 kmq e una popolazione di 1.250.000, molto più a sud, sul mare arabico, ai confini del Kanataka (Bangalore).
Il Taj Mahal.
Il Taj Mahal
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Delhi o New Delhi
È considerata la "porta dell’India del nord", vasta e caotica, ma ricca di storia e di monumenti: è la capitale federale della Repubblica indiana e la terza città più popolosa dell’India (10.000.000 di abitanti). Il centro della città nuova (New Delhi) è l’immensa piazza circolare, detta Cannaught Place che, attraverso l’arteria stradale del Masturba Gandhi Marg (l’India Gate), introduce agli imponenti palazzi governativi d’epoca inglese. A sud del Rajpath – vasto viale circondato da aiuole e laghetti – vi è l’imponente complesso monumentale del Qutb Minar. Di valore architettonico la chiesa cristiana di Gesù e Maria. Nel 1948 Gandhi è assassinato da un fanatico indù in un parco pubblico cittadino.
Agra
È il centro più noto dell’India, soprattutto per il Taj Mahal, considerato una delle meraviglie del mondo, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1983. Fatto costruire dall’imperatore Moghul Shahjehan nel 1631 in memoria della moglie Mumtaz Mahal, morta durante il parto del 14° figlio dopo 17 anni di matrimonio. È il monumento più famoso dell’India, la cui costruzione fu completata solamente nel 1653 e richiese l’impiego di 20.000 operai. Il Forte Rosso, patrimonio dell’Unesco dal 1983, costruzione di vasta estensione che si affaccia sul fiume Yamuna, iniziata dall’imperatore Akbar e poi ampliata dai successivi imperatori. Non tutti i monumenti conservati all’interno sono visibili, tra cui la Moti Masjid (moschea della perla) in marmo. Sosta e visita alla casa di Madre Teresa di Calcutta.
Viaggio in India 1986: Giovanni Paolo II prega sulla tomba del Mahatma Gandhi a New Delhi.
Viaggio in India 1986: Giovanni Paolo II prega sulla tomba
del Mahatma Gandhi a New Delhi (foto Giuliani).
Jaipur
La capitale del Rajasthan, che è il territorio più vasto dell’India del nord. Il paesaggio è pittoresco con flora e fauna di grande varietà e bellezza. Con Delhi e Agra forma il triangolo turistico tipico dell’India – riflette i veri colori e le note caratteristiche dell’India tradizionale, quella dei sari e dei turbanti, come dei gioielli. Le caratteristiche della città sono offerte dalla fortezza Fort Amber che si raggiunge a dorso di festosi e pacifici elefanti. Alla base c’è il lago Mota, dove si immergono gli elefanti, che portano i turisti. La "Città Rosa", così chiamata dal colore dell’arenaria impiegata per la costruzione degli edifici più antichi, sorge nel letto di un lago asciutto, circondata da colline in cima alle quali torreggiano fortezze dalle mura merlate. Infine si possono vedere il palazzo di città del maharaja con il suo museo, l’osservatorio astronomico Jantar Mantar e ammirare il palazzo dei venti.
Goa
L’identità di Goa si può riassumere in una singolare fusione tra due culture diverse, quella latina e quella orientale, e tra due religioni, l’induismo e il cristianesimo. Qui infatti le donne in sari multicolori affollano le chiese cattoliche, le vie cittadine si chiamano "rua" e la gente, non di rado, porta nomi portoghesi. Visita del Bom Jesus, considerato il maggior esempio di architettura cristiana in Asia: contiene la tomba e le spoglie mortali di san Francesco Saverio, che è il patrono di Goa. Visita di Old Goa, la parte storica che ha conservato intatta l’eredità portoghese con le chiese e i monumenti sorti nel periodo coloniale, chiese risalenti al ’500 e ’600, dal tipico stile rinascimentale, barocco e manuelino: chiesa di Nostra Signora dell’Immacolata, cattedrale della Se, chiesa e convento di San Francesco d’Assisi, chiesa di Sant’Agostino, chiesa di San Gaetano, chiesa e convento di Santa Monica.
Bombay (Mumbay)
È la porta d’ingresso dell’India del sud, la sua metropoli più moderna e popolosa, il suo centro economico e finanziario. Capitale dello Stato del Maharashtra, ha 15.000.000 di abitanti, con il maggior tasso d’incremento demografico. Mumbay ha meno storia e monumenti di Delhi. I più significativi: la famosa passeggiata cittadina costituita dal lungomare, detto Marina Drive, il tempio jainista e le torri del silenzio, la casa-museo di Gandhi e altri stupendi monumenti di Bombay risalenti all’epoca della dominazione inglese, come la Victoria Station.

di Gian Luigi Boschi / vitapastorale novembre 2010