India: Ladakh, magia sul tetto del cielo. Monasteri arroccati sulla roccia, Il luogo sacro

(Foto di Francesca Brunati e Antonio Crepax)
Un paesaggio lunare punteggiato da oasi di verde e da monasteri arroccati su speroni di roccia, quasi sospesi ai bordi di valli strette e profonde o in cima ad alture affacciate su aridi altopiani. E poi giganti che oltrepassano i settemila metri fino a sfiorare il cielo, i laghi di alta quota con le acque che mettono in mostra mille gradazioni di blu, azzurro e verde e le dune di sabbia incorniciate da picchi nevosi. Parte da un luogo sacro dove lo Zanskar si incontra con l’Indo, il viaggio attraverso il Ladakh, terra in cui si mescolano la spiritualità buddhista e la dura vita di montagna. Dopo una prima tappa a Leh (3.500 m.), il capoluogo della regione circondata dalle catene montuose del Karakorum e dell'Himalaya, quel punto di incontro tra i due fiumi è perfetto per cominciare ad esplorare quest’angolo di Tibet rimasto per ragioni politiche in territorio indiano. Da lì molti i percorsi per raggiungere, a piedi, in bici, in moto o più comodamente in macchina, i Gompa Thiksey (Thiske , Stakna e Hemis ( qui durante il festival locale viene esposto il thangka su seta più grande del mondo), oppure Alchi, fondato nell’ XI secolo e ricco di pitture murali di inestimabile valore, e Lamayuru, tra i più spettacolari . E poi l’ascetico Rizong, arrampicato sulle roccia, al termine di un’impervia vallata: fondato nel 1831 da Lama Tsultim Nima sotto l'ordine Gelukpa, i ‘berretti gialli’, è soprannominato anche il ‘paradiso per la meditazione’ ed è noto per le sue regole molto severe.
Ma il Ladakh offre anche un’esperienza irripetibile: percorrere la strada carrozzabile più alta del mondo per ‘scavallare’ il Kardung La a quota 5.602 metri . E da lì scendere ai 3.300 metri delle valli dei fiumi Shyok e Nubra – alimentato dai ghiacciai del Karakorum - attraverso praterie verdeggianti, ruscelli, yak e marmotte himalayane giganti e pacifiche fino alle dune sabbiose dove vivono i cammelli bachtriani, ricordo delle grandi carovane che passavano di lì nel loro viaggio tra Tibet e Turkestan.
Per restare sempre in alta quota, una delle mete più suggestive è il lago Tso Moriri, il più vasto della regione del Rupshu, l'altopiano dell'Himalaia tibetano dell'India abitato dai nomadi chang-pa. Situato a 4600 metri di altitudine, è lungo 23 chilometri e ampio quasi cinque, ed è attraversato dal confine con la Cina. Nelle sue acque cristalline dai toni blu e azzurro intenso si riflettono monti altissimi, perennemente innevati che sfiorano anche i 7000 metri . Sulle sue sponde c’è il piccolo villaggio di Korzok, l’unico insediamento antico, con monastero e dove è possibile incontrare le donne nei loro abiti tradizionali e i copricapo di pietre turchesi.
Lungo la strada per raggiungere Tso Moriri, dopo aver costeggiato per molti chilometri l’alto Indo, e attraversato valli, altopiani e pascoli incontaminati, non è escluso avvistare anche la gazzella e la capra tibetana, asini selvatici, aquile e uccelli rari. Una deviazione porta invece al lago bianco, lo Tso Kar, dove i depositi di sale fanno risaltare le sfumature turchesi e dove nidificano anche il gabbiano testa bruna e l’oca indiana
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