Evento: 3°Festival Internazionale del Val di Noto "Magie Barocche": dal 10.06 al 04.09.10
Noto
Neas sarebbe stata fondata da popolazioni sicane, all'epoca della caduta di Troia, sul colle della Mendola. Caduta nelle mani dei conquistatori siracusani, la città assimilò costumi e culto ellenici, e fu elevata a sede di gimnasium. Passata sotto il dominio romano, come città federata, in epoca imperiale fu dichiarata municipium latino, una singolare condizione che procurò alla città notevoli privilegi, tra cui quello di potersi governare con proprie leggi. Conquistata dagli arabi, che ne fecero una roccaforte munitissima, prese il nome attuale e fu capitale di una delle tre valli in cui essi avevano suddiviso la Sicilia. Dopo due secoli di dominio musulmano, nel 1090, Noto trattò la resa con Ruggero. La storia di Noto, però, oltre che dagli uomini è segnata dalla natura: nel 1693, infatti, fu distrutta dal terremoto che colpì l'intera Sicilia Sud orientale. Ideata come un grande teatro senza quinte, concepita come città libera ed aperta, movimentata e continua, Noto risorse sontuosa e superba, sul declivio del colle Meti, alle pendici meridionali dei monti Iblei. La vicenda architettonica della nuova città fu dominata dall'estro artistico di tre architetti, Rosario Gagliardi, Vincenzo Sinatra e Paolo Labisi i quali seppero sviluppare uno strabiliante capolavoro di unità architettonica. Tre diverse personalità che, pur vivendo ed operando in provincia, conferirono alla città un'impronta originale che esula dal rigido linguaggio barocco, arricchendolo di elementi rinascimentali, spagnoleschi e neoclassici e dando vita ad uno stile fantasioso e sognante.
Noto
Neas sarebbe stata fondata da popolazioni sicane, all'epoca della caduta di Troia, sul colle della Mendola. Caduta nelle mani dei conquistatori siracusani, la città assimilò costumi e culto ellenici, e fu elevata a sede di gimnasium. Passata sotto il dominio romano, come città federata, in epoca imperiale fu dichiarata municipium latino, una singolare condizione che procurò alla città notevoli privilegi, tra cui quello di potersi governare con proprie leggi. Conquistata dagli arabi, che ne fecero una roccaforte munitissima, prese il nome attuale e fu capitale di una delle tre valli in cui essi avevano suddiviso la Sicilia. Dopo due secoli di dominio musulmano, nel 1090, Noto trattò la resa con Ruggero. La storia di Noto, però, oltre che dagli uomini è segnata dalla natura: nel 1693, infatti, fu distrutta dal terremoto che colpì l'intera Sicilia Sud orientale. Ideata come un grande teatro senza quinte, concepita come città libera ed aperta, movimentata e continua, Noto risorse sontuosa e superba, sul declivio del colle Meti, alle pendici meridionali dei monti Iblei. La vicenda architettonica della nuova città fu dominata dall'estro artistico di tre architetti, Rosario Gagliardi, Vincenzo Sinatra e Paolo Labisi i quali seppero sviluppare uno strabiliante capolavoro di unità architettonica. Tre diverse personalità che, pur vivendo ed operando in provincia, conferirono alla città un'impronta originale che esula dal rigido linguaggio barocco, arricchendolo di elementi rinascimentali, spagnoleschi e neoclassici e dando vita ad uno stile fantasioso e sognante.
L'Arco di trionfo, lungo il corso, segna l'inizio della città. Sormontato da tre simboliche sculture - una torre merlata (la potenza), un cane (la fedeltà), un pellicano (il sacrificio) - il monumento fu eretto in occasione di una visita a Noto di Ferdinando Il di Borbone che lo inaugurò nel 1838. La porta reale fu costruita col caratteristico calcare dorato utilizzato, nel secolo precedente, per edificare chiese e palazzi della città. La chiesa di San Francesco all'Immacolata si innalza, in cima ad un'imponente scalinata, sulla destra del corso. Fu costruita, con l'annesso convento, tra il 1704 ed il 1745. La chiesa è ad un'unica navata, secondo l'uso francescano. Tutte bianche, le pareti sono decorate con stucchi di stile rococò. La chiesa di Santa Chiara, opera del Gagliardi, espressione di un delicato barocco, fu costruita nel 1785. L'interno, piccolo e ovale, ornato di stucchi e putti, è scandito da dodici colonne ed è uno dei più interessanti esempi delle soluzioni spaziali di questo architetto. Il monastero del SS. Salvatore è il più grande edificio della città, costruito tra il 1710 ed il 1791 su un'area rettangolare di 11.000 mq. Piatti pilastri gemelli incorniciano al primo piano le grandi finestre il cui ricco decoro ricorda lo stile plateresco portoghese. Segue un'ala sporgente che ha la funzione di chiave nella concezione costruttiva; si eleva imponente come una torre su costruzioni e cupole circostanti, e non lascia adito a dubbi sulla superiorità di questo convento rispetto agli altri ordini. Quest'impressione è sottolineata dal ricco decoro in pietra e dalle inferriate in ferro battuto. L'omonima chiesa, edificata sul finire del Settecento, si eleva su un ampio piazzale. La sua particolarità è l'evidenza, sulla sua facciata, del passaggio dal barocco al classicismo. La cattedrale, che sorge in cima ad una monumentale scalèa, fu iniziata già pochi mesi dopo il terremoto, ma fu completata solo nel 1770. La facciata, spoglia di ornamenti e stravaganze, incorpora motivi barocchi ed elementi classici. Le tre navate della chiesa sono divise da alti pilastri con doppie lesene. Nella cappella di fondo della navata destra è custodita l'Arca argentea del santo patrono della città, San Corrado. Di fronte alla cattedrale si trova Palazzo Ducezio, sede del Municipio. Progettato dall'architetto Sinatra, il palazzo, rialzato rispetto alla piazza su cui sorge, fu costruito tra il 1746 ed il 1830 su un'unica elevazione. Cento anni dopo vi fu sovrapposto un secondo piano che purtroppo ha compromesso la linea neoclassica originaria. Interessante, all'interno, il salone di rappresentanza, ricco di ori e stucchi.
Poco lontano si trova Palazzo Villadorata, che prospetta su via Nicolaci, una stretta traversa del corso. L'ampia facciata è movimentata da panciuti balconi in ferro battuto sorretti da mensole d'ogni sorta, con figure antropomorfe e zoomorfe tra volute ed arabeschi, che rappresentano la manifestazione più accentuata del barocco netino. Costruito nel 1731, il palazzo, che fu a lungo residenza dei principi di Villadorata, di recente è stato per buona parteacquistato dal comune. Esso conta novanta vani, con le volte affrescate con dipinti settecenteschi.
Quest'impressione è sottolineata dal ricco decoro in pietra e dalle inferriate in ferro battuto. L'omonima chiesa, edificata sul finire del Settecento, si eleva su un ampio piazzale. La sua particolarità è l'evidenza, sulla sua facciata, del passaggio dal barocco al classicismo. La cattedrale, che sorge in cima ad una monumentale scalèa, fu iniziata già pochi mesi dopo il terremoto, ma fu completata solo nel 1770. La facciata, spoglia di ornamenti e stravaganze, incorpora motivi barocchi ed elementi classici. Le tre navate della chiesa sono divise da alti pilastri con doppie lesene. Nella cappella di fondo della navata destra è custodita l'Arca argentea del santo patrono della città, San Corrado. Di fronte alla cattedrale si trova Palazzo Ducezio, sede del Municipio. Progettato dall'architetto Sinatra, il palazzo, rialzato rispetto alla piazza su cui sorge, fu costruito tra il 1746 ed il 1830 su un'unica elevazione. Cento anni dopo vi fu sovrapposto un secondo piano che purtroppo ha compromesso la linea neoclassica originaria. Interessante, all'interno, il salone di rappresentanza, ricco di ori e stucchi. Poco lontano si trova Palazzo Villadorata, che prospetta su via Nicolaci, una stretta traversa del corso. L'ampia facciata è movimentata da panciuti balconi in ferro battuto sorretti da mensole d'ogni sorta, con figure antropomorfe e zoomorfe tra volute ed arabeschi, che rappresentano la manifestazione più accentuata del barocco netino. Costruito nel 1731, il palazzo, che fu a lungo residenza dei principi di Villadorata, di recente è stato per buona parteacquistato dal comune. Esso conta novanta vani, con le volte affrescate con dipinti settecenteschi. Nel mese di maggio la via Nicolaci è protagonista di una tradizionale "Infiorata". La via è chiusa in fondo dalla chiesa di Montevergine, attribuita all'architetto Sinatra. Esternamente a forma concava, chiusa tra due torrette laterali, nel suo interno è ad un'unica navata, scandita da colonne corinzie. La chiesa del Crocifisso è il secondo tempio della città dopo la cattedrale. Essa sorge nella parte alta di Noto, nella piazza Mazzini. Progettata dal Gagliardi (1715) è la più ricca di opere d'arte. All'interno, oltre a due leoni stilofori in pietra, di epoca romanica, recuperati dalle macerie dell'omonima chiesa dell'antica città, si conserva la statua in marmo bianco della Madonna della Neve, del 1471, opera di Francesco Laurana.
fonte: REGIONE SICILIA
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