A Palermo la storia del Castello a mare



PALERMO - Il 27 maggio 1860 le artiglierie del Castello a mare e delle navi borboniche in rada vomitarono su Palermo fuoco e morte. Il compianto Rosario La Duca ha dedicato numerose pagine al baluardo posto all'imboccatura del porto, carcere dalle oscure segrete, sede vicereale e poi dell'Inquisizione. Forse per la sua storia, nel 1922, il forte venne distrutto fra l'indifferenza generale per far posto all'ampliamento del porto. Solo qualche voce di intellettuale si levò alta in difesa. Grazie all'impegno di storici, architetti e archeologi, primo fra tutti proprio La Duca, da un ventennio il sito dove sorgeva è sede di ricerche per riportare alla luce le consistenti fabbriche superstiti, fra cui spicca la torre aragonese. "Il Castello a mare, un poderoso baluardo difensivo nel porto di Palermo" è il titolo della mostra documentaria, allestita nel cortile Maqueda del Palazzo reale, dedicata al Castello attraverso i secoli. Un'iniziativa che conduce al convegno del prossimo luglio di Unesco Sicilia con l'obiettivo di ottenere un ampliamento del percorso arabo-normanno. Il Castello a mare è, infatti, con le chiese della Magione e della Maddalena e il castello di Maredolce e la Cuba, fra i principali candidati ad entrare nell'itinerario della World Heritage List, anche perché il Molo Sammuzzo sarà il nuovo hub delle grandi navi da crociera e il Castello potrebbe così diventare l'apertura del percorso arabo normanno dal mare. La mostra, su progetto di Marco Failla, è divisa in cinque sezioni accompagnate da un esaustivo repertorio iconografico.
    Nelle prime tre sono illustrate le vicende storiche e architettoniche del Castello a mare dalle origini fino al suo recupero; la quarta sezione descrive lo stato attuale; l'ultima offre ipotetiche proposte di fruizione che raccontano virtualmente il sito futuro. Il Castello a Mare è già documentato nel XII secolo come Castrum inferior, per distinguerlo dal Castrum superior (il Palazzo Reale). Era costituito da un impianto con alte torri collegate da cortine murarie, che racchiudevano un baglio; un primo ampliamento è datato XV secolo sotto Ferdinando il Cattolico. Utilizzato come dimora dei vicerè di Sicilia dal 1517 al 1553, il Castello fu rafforzato dal Ferramolino. Nel 1860 fu incamerato dallo Stato italiano, venne adibito a caserma del Regio Esercito d'Italia (Caserma Orsini) fino al 1922 quando venne raso al suolo.
    Quarant'anni dopo l'area con i resti del Castello a mare passò all'Ente autonomo del porto. Nel frattempo, il cemento e le costruzioni abusive avevano coperto le tracce dell'ex fortezza.
    Fino agli anni '80, quando fu iniziato il recupero dell'area, riportando alla luce le antiche strutture del castello, che dal 2009 è stato riaperto al pubblico. Nell'anno di Palermo Capitale Italiana della Cultura, la mostra è promossa dal Comitato del sito seriale Unesco "Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale", realizzata dalla Fondazione Patrimonio Unesco Sicilia con il Lions Club Palermo Host. All'inaugurazione interverranno l'assessore regionale ai Beni Culturali Sebastiano Tusa, il direttore della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso, il direttore della Fondazione Unesco Sicilia Aurelio Angelini, Francesco Montemagno (Lions Sicilia), Francesco Bertolino a capo della Commissione Cultura del Comune di Palermo, Marilena Volpes, già direttore generale dell'assessorato regionale ai Beni Culturali e l'attuale direttore generale, Sergio Alessandro. La mostra è aperta fino al 3 luglio.

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